| Un altro articolo su Polo IL CASO «Marco Polo croato? Falso, è solo marketing» Inaugurato un museo a Curzola, secondo i dalmati isola natale dell’esploratore. Romanelli: «Tentativo per attirare turisti». Gli storici: operazione senza fondamentiIn tutto sono appena 279 km quadrati e poco più di 17 mila abitanti.Ma una cosa è certa: non demordono facilmente. Dopo la pre-inaugurazione in Cina a Yangzhou (che era stata presenziata dall’ex presidente croato Stjepan Mesic), nei giorni scorsi a Korcula (o Curzola, in italiano) ha aperto definitivamente i battenti il museo dedicato a Marco Polo. Al centro delle sale (e dell’attenzione dei turisti potenziali) i viaggi, le scoperte, ma anche la vita quotidiana dell’«esploratore », perché, come non hanno mancato di sottolineare gli organizzatori nella nota diffusa durante la presentazione, Marco Polo è (a detta loro) «Il personaggio più noto originario di Korcula che nel XIII secolo visitò la lontana e sconosciuta Cina ». Proprio sulla paternità dei natali di Marco Polo, si è scatenata da tempo una querelle che sembra non trovare soluzione.
«Ho visto con raccapriccio questo ennesimo tentativo di assumersi una paternità inesistente - dice Beppe Gullino, docente di Storia moderna all’università di Padova- il problema è che a quel tempo i certificati di nascita spesso non c’erano, quindi non abbiamo un documento per mettere fine ufficialmente a questo scempio. Mai dati storici sono chiari: il padre di Marco Polo era un mercante veneziano, la madre era veneziana, e lui stesso ha sposato una donna veneziana e ha avuto con lei figli cresciuti a Venezia. Senza contare che, a partire dal nome (Marco, più veneziano di così non si può), per arrivare a quello che lui stesso chiama "ritorno in patria", altra scenografia non si vede nelle sue memorie che quella della città lagunare ». Insomma, che il primo vagito di Marco Polo sia stato fatto in terra dalmata (che all’epoca, però, era d’influenza veneziana a tutti gli effetti), oltre ad essere del tutto improbabile, poco importerebbe. La formazione e la vita di Marco Polo hanno infatti una collocazione precisa: Venezia. Come se non bastasse, poi, c’è il «titolo» del Milione a parlar chiaro. Omeglio, il titolo originario, scritto in lingua d'oeil, come il libro stesso: Le livre de Marco Polo citoyen de Venise, dit Million, où l'on conte les merveilles du monde (il libro di Marco Polo, cittadino di Venezia, detto Il milione, dove si raccontano le meraviglie del mondo).
«Non c’è nessun fondamento scientifico in questa millantata paternità - spiega Alvise Zorzi, storico veneziano - Marco Polo non è un personaggio immaginario, di lui ci restano svariati documenti, a partire dal testamento di suo padre. La famiglia Polo, infatti, era nota a Venezia fin dal X secolo». Maallora, perché questo fiorire di falsi storici? «Vanno avanti da un bel po’ di tempo - dice Giandomenico Romanelli, docente dell’Università di Ca’ Foscari ed ex direttore della Fondazione Musei civici di Venezia - cose di questo tipo però si possono affermare soltanto con documenti alla mano, altrimenti si tratta soltanto di pure operazioni di marketing per i turisti». E in effetti, «la paternità ritrovata» di Marco Polo, puzza di marketing. Specialmente se si considera che l’offerta speciale dei ticket d’ingresso è rivolta niente meno che ai cittadini cinesi, che entreranno sempre gratis nel museo. «Per fare concorrenza a Venezia ci vuole ben altro - ha detto il sindaco Giorgio Orsoni, - si tratta solo dell’ennesimotentativo di appropriazione di miti veneziani che lungo le coste della Dalmazia accade da tempo. Niente di nuovo. E niente di preoccupante. Ciò che vale, in questo, è soltanto il giudizio degli storici, e quand’anche i natali fossero (e non sono) di Curzola, Marco Polo rimane e rimarrà sempre un veneziano ». E mentre le istituzioni veneziane fanno spallucce, la «rivisitazione storica» continua. D’altra parte l’ha scritto anche Calvino, quando, nelle sue Città invisibili (cap VI) fa parlare Marco Polo con il Kubilai Khan: «Le immagini della memoria, una volta fissate con le parole, si cancellano - disse Polo - forse Venezia ho paura di perderla tutta in una volta, se ne parlo. O forse parlando d'altre città, l'ho già perduta a poco a poco». Sarà andata così anche nelle ricostruzioni degli storici di Curzola..
Alice D’Estehttp://corrieredelveneto.corriere.it/venet...406953990.shtml
|