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L'Italia oltre l'Italia

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view post Posted on 31/8/2015, 21:07
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Un interessante articolo sull'Italia non piu' in Italia.

Un’Italia sconfinata

Quali sono i veri confini dell’Italia? Un elenco dei confini "naturali" del Belpase: Nizza, Venezia Giulia, Dalmazia, Svizzera, Malta e Corsica.

di Danny Joy


NIZZARDO

Lo spartiacque alpino a nord del monte Pelat (che si trova in Francia, a sud ovest del Colle della Maddalena) è determinato dai geografi in maniera univoca. Invece, a sud di esso, taluni dividono la Regione geografica italiana da quella francese per una linea che lascia alla Francia il bacino del fiume Varo e all’Italia quella del Roja, ponendo i limiti della costa ligure al paesino della Turbia, vicino Monaco; i più invece fanno ricomprendere nell’Italia anche tutto il bacino del Varo, includendo nell’Italia geografica anche la città di Nizza. Il confine geografico quindi sarebbe molto prossimo a quello storico della Contea di Nizza, territorio appartenuto agli stati italiani dal Medioevo fino al 24 marzo 1860, quando fu ceduto da Camillo Benso conte Cavour alla Francia di Napoleone III in seguito al Trattato di Torino.

Fino ad allora, Nizza (denominata “Nizza Marittima” per la vicinanza alle Alpi Marittime, oppure “Nizza di Provenza” per la parlata franco-provenzale della città) era una provincia del Regno di Sardegna come Torino, Alessandria, Cuneo, ecc., sotto la sovranità dei Savoia. Il territorio della Contea includeva anche l’odierna provincia di Imperia (allora Porto Maurizio) e aveva tre distretti: Nizza Marittima, Sanremo e Porto Maurizio. In essa vi era il piccolo stato di Monaco, governato da secoli dalla nobile famiglia ligure Grimaldi, il quale fino al 1848 comprendeva anche le cittadine di Mentone e Roccabruna.

Nella cartina allegata si può vedere la differenza tra il confine occidentale della Contea di Nizza con lo spartiacque geografico; alcuni paesi geograficamente italiani ma già politicamente francesi, come ad esempio Mas, erano già stati savoiardi fino al 1713, anno in cui i confini tra i due stati furono leggermente ritoccati.

Stilare una descrizione etnico-linguistica della zona non è semplice; fino al 1860 non vi sono mai stati censimenti che distinguessero tra francesi ed italiani, anche perché la lingua francofona di questa zona non era il francese ma il franco-provenzale. Ad ogni modo, da testimonianze e documenti dell’epoca si evince che nei paesi ad est della Turbia (compresa Monaco) il dialetto era ligure; nelle vallate interne la parlata locale, andando da est ad ovest, digradava dal ligure al franco-provenzale; Tenda e Briga Marittima, nella val Roja, avevano un dialetto particolarissimo che ancor oggi sopravvive, vicino al ligure, ma non di tipo francese; la parlata della città di Nizza era franco-provenzale con influssi liguri. In ogni caso, l’italiano non era certo considerato una lingua “straniera”, dal momento che i documenti ufficiali erano scritti, tranne qualche breve parentesi come quella napoleonica, in italiano. Nizza Marittima ha dato i natali a tanti italiani famosi, primo fra tutti Giuseppe Garibaldi.

Il limite costiero della Contea di Nizza era il fiume Varo; il Ponte San Lorenzo sulla via Aurelia, tra Nizza Marittima e Antibo (o Antibes in francese) univa il Regno di Sardegna alla Francia. Il mar Ligure stesso veniva chiamato tale fino a Nizza; a torto oggi i geografi considerano “mar Ligure” solo le acque ad est della costa di Ventimiglia: sono cambiati i confini politici, ma non certo quelli geografici. Anche la denominazione “Costa azzurra” è molto politica e poco geografica, in quanto la si fa partire dalla dogana dei Balzi Rossi (tra Ventimiglia e Mentone) fino a Provenza inoltrata.

Nel 1860 la Contea fu ceduta alla Francia per assicurarsi la neutralità di quest’ultima nelle operazioni di conquista del Sud. E’ ipotizzabile che il governo francese non avesse nessun interesse a mantenere le caratteristiche italiane in una regione appena acquisita da uno stato in via di formazione il quale, con gli anni, avrebbe potuto rivendicare il territorio appena ceduto. Certa è l’intensa opera di francesizzazione che venne effettuata negli anni successivi, e che ebbe effetto soprattutto nella città di Nizza Marittima, da allora divenuta ufficialmente “Nice”, e solo “Nizza” per gli italiani, ritraducendo la nuova toponomastica francese. Fu favorita una progressiva diffusione della lingua francese a danno di quella italiana: ad esempio vennero chiuse tutte le pubblicazioni dei giornali italiani (come "La voce di Nizza"); furono cambiati persino molti cognomi degli autoctoni ("Bianchi" => "Leblanc"; "Del Ponte" => "Dupont" ecc.). L’italianità di Nizza è andata scomparendo a mano a mano: negli anni trenta nel centro storico si parlava – accanto al dialetto – ancora italiano, ora invece il francese predomina nella città e nella regione; l’italiano comunque resta la seconda lingua del capoluogo. Cultura autoctona è rimasta maggiormente nei paesi dell’interno oltre che a Mentone e nello stato di Monaco, dove l’inflessione dialettale è tuttora di tipo ligure. Interessante inoltre è vedere che una buona fetta di cognomi dei residenti nel nizzardo è italiano: ad esempio si trova "Giorgi" e "Delrivo" a Poggetto Tenieri, "Baldacci" e "Paolini" a Guglielmi, "Rosso", "Andreoli" e "Ceccarini" alla Turbia ecc.

Nel 1947, in seguito al Trattato di Parigi, furono ceduti alla Francia il comune di Tenda e parte dei comuni di Briga Marittima, Valdieri e Olivetta San Michele; anche queste zone furono immantinente soggette a francesizzazione. Una certa fetta della popolazione, per aver scelto di non diventare di cittadinanza francese, prese la via dell’esodo.

Altri territori, di estensione limitata ma di grande importanza strategica, furono annessi alla Francia a guerra finita: il passo del Monginevro, la Valle Stretta del monte Tabor (ad ovest di Bardonecchia), il passo del Moncenisio ed una parte del territorio del Piccolo San Bernardo col celebre ospizio (vedi cartine 3 e 4). In queste zone non vi sono paesi, ma tutt’al più gruppi di case; la francesizzazione è avvenuta per lo più nella toponomastica.

Un’altra piccola zona, geograficamente italiana, è politicamente straniera (in questo caso svizzera): quella comprendente i paesi di Sempione e Gondo. In ambedue le località la parlata è tedesca.

Di contro, il Regno di Sardegna ha ceduto in tempi diversi vari territori transalpini piuttosto estesi alla Francia: la valle dell’Ubaja con Barcelonnetta nel 1713 (trattato di Utrecht) e tutta la Savoia nel 1860. Ambedue le regioni sono a parlata franco-provenzale. La valle dell’Ubaia, interamente montuosa, è costituita attualmente da tredici comuni, i più importanti dei quali sono Barcelonnetta e Jausiers. La Savoia invece è la regione di provenienza dei Re d’Italia, i quali a malincuore la cedettero a Napoleone III; fino allora aveva come capoluogo Ciamberì (italianizzazione del franco-provenzale Chambery) ed era costituita dai seguenti circondari (tra parentesi i rispettivi capoluoghi): Savoia propria (Ciamberì), Alta Savoia, Sciablese (Thonon), Fossignì (Bonneville), Genevese (Annecì), Moriana (San Giovanni di Moriana), Tarantasia (Moutier). Dopo il 1860 fu divisa negli attuali dipartimenti di Savoia e Alta Savoia. Nonostante che sia sempre stata a parlata francese, l’italiano era comunque abbastanza conosciuto se tuttora, in qualche paesino interno, vi è qualche anziano che lo parla.

Per completezza è necessario citare la questione del confine politico in prossimità della vetta principale del Monte Bianco la quale, contrariamente a quanto taluni sostengono, non appartiene alla Francia ma è equamente divisa tra i due stati confinanti. Infatti i confini postunitari definiti tra Italia e Francia stabilivano che la linea confinale passasse per la cima del Monte Bianco; da allora non sono mai stati ritoccati da alcun trattato.

SVIZZERA ITALIANA

La Svizzera Italiana comprende tutto il Canton Ticino e la valle Mesolcina del Cantone dei Grigioni; vanno incluse in essa anche le valli Bregaglia e di Poschiavo, fisicamente staccate dalla restante parte. In tali zone si parla quasi esclusivamente l’italiano ed il dialetto è di tipo lombardo. Si ricorda che il Canton Ticino fu ceduto dal Ducato di Milano alla Svizzera nella prima metà del Cinquecento; esso fino alla seconda metà dell’Ottocento faceva parte delle diocesi di Milano e Como. Le comunicazioni a tutt’oggi sono più intense con l’alta Italia che con la restante Svizzera.

Rientrano nei confini geografici d’Italia anche la Val Monastero (Cantone dei Grigioni) ed il passo del Sempione (Cantone Vallese); gli abitanti di questi due lembi di terra sono di parlata rispettivamente ladina e tedesca. Di contro vi sono alcuni piccoli territori appartenenti all’Italia politica ma geograficamente transalpini: la Val di Lei e Livigno.

VENEZIA GIULIA

Altra regione geografica della Penisola Italiana è la Venezia Giulia, che ne determina i limiti orientali. Il confine politico in questa zona si discosta notevolmente da quello naturale: è italiano il piccolo territorio transalpino di Tarvisio, una volta di parlata tedesca (Tarvis); la Repubblica, di contro, non comprende che una piccola porzione della Venezia Giulia. Il confine infatti, anziché seguire lo spartiacque principale delle Alpi, traccia un percorso molto irregolare tagliando in due la città di Gorizia ed escludendo dall’Italia: l’alta valle dell’Isonzo e dei suoi affluenti, il Carso, l’Istria, le valli della Piuca e di Circonio (l’appartenenza di queste valli al territorio della Penisola è controverso), il Quarnaro (con le isole Cherso, Lussino e Veglia) e la costa liburnica con Fiume. Il confine orientale italiano tra le due guerre mondiali includeva invece la quasi totalità della Venezia Giulia e seguiva in massima parte lo spartiacque naturale; rimanevano escluse dal Regno d’Italia: la conca di Circonio, la valle dell’Eneo, la Liburnia da Fiume a Buccari e l’isola di Veglia ed erano ricomprese piccole porzioni transalpine nei pressi di Idria e del monte Nevoso.

Amministrativamente la regione Venezia Giulia era allora suddivisa in quattro province: Trieste, Gorizia, Pola e Fiume. Gli sloveni e i croati costituivano insieme la metà circa della popolazione totale ed erano concentrati per lo più nelle campagne e: nell’alta valle dell’Isonzo, dell’Idria e del Vipacco (Tolmino, Caporetto, Idria, ecc.), nella zona di Postumia Grotte, di Villa del Nevoso e di San Pietro nel Carso, nella Liburnia e nell’Istria interna, zone queste estese ma con bassa densità di popolazione. La dussivisione tra sloveni e croati ricalca press’a poco l’attuale confine di stato tra Slovenia e Croazia. Gli italiani erano soprattutto nelle città e nei paesi maggiori (Trieste, Gorizia, Fiume, Pola, Parenzo, Rovigno d’Istria, Capodistria, Albona ecc.) e nell’Istria occidentale e meridionale. La suddivisione tra italiani e slavi ricalcava fino a Trieste l’odierno confine tra Italia e Slovenia, mentre in Istria la situazione era molto più complessa, tanto che era impossibile definire una linea di demarcazione italiani – slavi. D’altra parte vi erano pochissime zone della Venezia Giulia dove italiani o slavi erano totalmente assenti. Le percentuali degli italiani a Pola e Fiume erano dell’ 80 % circa. Il carattere culturale predominante di buona parte de regione è sempre stato italiano e molti slavi – al contrario degli italiani – erano bilingui. La pulizia etnica operata a partire dal 1943 da Tito e pagata col sangue di 20 mila italiani morti tra foibe e campi di concentramento e la conseguente emigrazione dei 350 mila italiani ha quasi completamente slavizzato la Venezia Giulia, segnando così la morte di una cultura che per secoli aveva caratterizzato la zona. Oggi in Venezia Giulia si contano circa 30 mila italiani, che sperano in future leggi che li proteggano adeguatamente.

DALMAZIA

La Dalmazia è quel territorio della costa adriatica orientale che va dalla baia di Buccari fino alla foce del fiume Boiana ai confini con l’Albania. La Dalmazia non appartiene geograficamente alla Regione italiana, ma costituisce un territorio a sé, geograficamente staccato dalla Jugoslavia interna per mezzo delle Alpi Dinariche e totalmente differente da essa sia per ragioni climatiche che etniche, in quanto gli slavi dalmati hanno usi e costumi molto differenti da quelli dell’interno. La Dalmazia per tutto l’Ottocento e fino agli anni venti del Novecento era composta da una affatto trascurabile minoranza di italiani, che amministravano quasi la metà dei comuni del territorio. Gli italiani erano concentrati soprattutto sulle isole (Arbe, Lissa, Cùrzola, Lèsina, Brazza ed altre) e nelle città costiere in primis Zara (circa il 70 % di italiani negli anni Venti), ma anche Spalato, Traù, Ragusa di Dalmazia, Càttaro ed altre minori. Inoltre, italiana era la cultura dominante di tutta la Dalmazia, in quanto residuo della plurisecolare dominazione della Repubblica di Venezia. I moti irredentisti in Dalmazia furono molto vivi nella seconda metà dell’Ottocento, ma furono spesso soffocati dall’Impero austro-ungarico che temeva la nascente potenza italiana. Il Patto di Londra del 1915 prometteva all’Italia il dominio di parte della Dalmazia, ma tale promessa fu negata al trattato di Versailles per la ferrea opposizione del presidente americano Wilson. Furono annesse all’Italia solo Zara, Làgosta e l’arcipelago di Pelagosa.Tale "vittoria mutilata" ebbe come conseguenza l’esodo della quasi totalità degli italiani dalmati.

La città di Zara fu l’ultima roccaforte dell’italianità della Dalmazia e resistette fino al 1944 quando in seguito a quasi 60 massicci bombardamenti americani i partigiani di Tito entrarono nella città mettendola a ferro e fuoco e uccidendo centinaia di italiani. Ora la Dalmazia è composta nella totalità della popolazione da slavi (croati ed in piccola parte montenegrini e bosniaci). La presenza italiana è ridotta a poco più di trecento unità, dislocate a Zara e a Spalato. Un dialetto di tipo veneto viene parlato da qualche anziano sia a Zara che in alcune isole (Cùrzola, Lèsina).

MALTA

I confini marittimi meridionali d’Italia sono ben definiti considerando come italiane le isole che si ergono dalla zolla della penisola e tunisine quelle facenti parte della piattaforma africana. Pertanto sono italiane:

*Malta e il suo arcipelago
*Linosa
*Pantelleria
*Lampedusa con l’isolotto di Lampione
*le isole Kerkenna
*l’isola posta al largo della Tunisia verso la Sardegna denominata La Galita.

CORSICA

La Corsica ha anch’essa cultura, usi e storia italiani. In epoca medievale fu contesa da Pisa e Genova che, dopo la battaglia della Meloria (1284), ne rimase padrona. L’occupazione genovese è mal ricordata dai corsi, contrariamente a quella di Pisa che ne plasmò il dialetto. Il 1768 è l’anno della perdita della Corsica: la Repubblica di Genova vendette l’isola alla Francia, che da anni ambiva al possesso dell’isola per un maggior controllo del Mediterraneo. Le truppe francesi (giunte a Bastia già dal 1764) sbarcarono nella restante Corsica nel 1769 e piegarono facilmente le resistenza dei corsi guidati da Pasquale Paoli. Insieme alla Corsica divenne francese la toscana isola di Capraia, che però sarà ceduta alla Toscana con la pace di Vienna del 1815. Nell’Ottocento cominciò lentamente il processo di francesizzazione della Corsica, che divenne sempre più inesorabile, tanto che agli inizi del Novecento l’italiano era quasi scomparso. Solo nelle chiese l’uso dell’italiano tardò a sparire: addirittura nel 1969 nelle montagne di Aiaccio un prete predicava ancora in italiano. Una ripresa dell’italianità della Corsica si manifestò tra le due guerre mondiali ad opera di alcuni intellettuali quali Bertino Poli, Petru Giovacchini, ecc.. Nel 1942 la Corsica fu occupata – ma non annessa – dall’Italia, ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 tornò nelle mani della Francia. A tutt’oggi nell’isola permangono caratteri italiani: il dialetto della sua parte meridionale è affine al gallurese mentre il corso del nord è una parlata di tipo toscano. Tracce di genovese si riscontrano a Bonifacio, un tempo luogo di prigione di galeotti genovesi. Una curiosità (che forse non tutti sanno): Napoleone nacque ad Aiaccio solamente un anno dopo la cessione della Corsica alla Francia.

Questo è uno degli articoli selezionati tra quelli ricevuti in seguito alla richiesta fatta in questi mesi ai lettori di limesonline nell’ambito dell’iniziativa Esiste l’Italia? e Disegna l’Italia di inviarci dei loro contributi.

www.limesonline.com/unitalia-sconfinata/2845


Ho aggiunto il nome dell'autore, un certo di Danny Joy
http://temi.repubblica.it/limes/unitalia-s...ata?printpage=1


Edited by Peppero - 3/9/2015, 00:04
 
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view post Posted on 3/9/2015, 11:20
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patriota-doc

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Meraviglioso sunto e quanta pazienza nel ricercare i confini, le notizie storiche e le lingue!
Evviva l'Italia!
 
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view post Posted on 3/9/2015, 13:28
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Concordo, testo interessante...
 
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view post Posted on 3/9/2015, 18:30
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Cavaliere Errante

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Peppero,

Danny Joy pero' dev'essere il suo nick. Ho googolato e non trovo nessuno scrittore con quel nome.
 
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Daniele Italico
view post Posted on 3/10/2015, 17:31




A me gli ex-domini genovesi e veneziani (Creta, Cipro, Nasso, Corfu', Zante etc.) non dispiacerebbero. :bomba:
 
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view post Posted on 1/11/2015, 19:10

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A parte le terre irredente sulle quali + o - tutti concordiamo (Corsica, Istria, Ticino, Malta, Dalmazia, Nizza, Fiume, ed io aggiungerei i Grigioni) certo non mi dispiacerebbero alcuni altri territori, in base all'esperienza delle repubbliche marinare, come cita Daniele:
Tabarca, Caletta e Goletta in Tunisia, Saseno in Albania, magari Galata in Turchia e Gibilterra.
Per motivi piu` recenti, male non farebbero le isole Anish, disabitate ma strategicamente rilevanti.

Edited by dardanide - 3/11/2015, 09:48
 
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mo-mo1
view post Posted on 20/2/2016, 07:20




Ho letto il testo iniziale con qualche mese di ritardo. Un po' di precisazioni circa la cosiddetta "SVIZZERA ITALIANA". Questa definizione, per molti assolutamente non convincente, era stata coniata per un uso radiotelevisivo in riferimento alla lingua italiana parlata non solo in Ticino ma anche nei Grigioni... Era per evitare di dire Radio o TV ticinese. Così, ora, c'è la RSI (Radiotelevisione della Svizzera italiana). Inoltre c'è l' OSI (Orchestra della Svizzera italiana) e qualche altro ente. SVIZZERA ITALIANA non è quindi un ente specifico: esistono invece, molto separati, due Stati sovrani, ovviamente repubbliche, che sono la Repubblica e Cantone Ticino e il Kanton Graubünden, Chantun Grischun e Canton Grigioni. Sono due fra i 26 Stati che compongono la Confederazione. Poi:... il Ticino non è stato ceduto dal Ducato di Milano alla Svizzera. Erano i "cantoni svizzeri" che dominavano il ducato a cavallo fra la fine del 1400 e l'inizio del 1500 a trattenerlo per essi dopo la battaglia di Marignano vinta dai francesi. In realtà quei 2812 km2 si chiamavano "baliaggi italiani", in pratica gli attuali 8 distretti (Mendrisio, Lugano, Bellinzona, Locarno, Vallemaggia, Riviera, Blenio e Leventina). Ora il Ticino (repubblica dal 1803) ha 355'000 abitanti, capitale Bellinzona e un PIL di 27 miliardi di franchi. Assolutamente a parte le quattro valli meridionali dei Grigioni (Mesolcina, Calanca, Bregaglia e Valposchiavo) con 15'000 abitanti. La lingua italiana è la sola ufficiale sia in TI, sia nei comuni delle valli GR citate. Quanto ai maggiori rapporti del TI con l'Italia rispetto alla CH: beh non è proprio vero. L'integrazione del TI nella Svizzera è totale dalla Costituzione del 1848. Il TI è divenuto ricco perché svizzero. Purtroppo i rapporti con l'Italia sono mediocri per non dire pessimi. Il maggior partito ticinese, la Lega dei Ticinesi è populista e vivacemente antieuropeo... dove per EU, in Ticino, si intende soprattutto ITALIA, anzi "Fallitalia" come scrive il settimanale del movimento "Mattino della domenica". Il mondo è bello perché è variato dice una nota battuta e quello Svizzero, quello ticinese o grigione è un mondo molto diverso da quello oltre i suoi confini e, noi, ce ne compiacciamo. Buon weekend, se volete altre informazioni,...a disposizione.
 
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view post Posted on 25/2/2016, 01:56

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A proposito di informazioni, sappi che la "Fallitalia" non e` mai fallita in 150 anni, un primato che condivide, mi pare, proprio con la sola Svizzera ;)
riguardo al termine "Svizzera italiana" vedo che viene utilizzato anche in altre lingue https://de.wikipedia.org/wiki/Italienische_Schweiz con lo stesso identico significato con cui viene utilizzato qui e che non pari aver colto (dal tuo riferimento ad enti): insieme delle regioni della Svizzera in cui si usa la lingua italiana.
Nulla esclude che questi territori si trovino in due "Stati sovrani", pur parte della confederazione (con integrazione totale, aggiungi).
Per maggiori rapporti tra TI e IT rispetot a TI e resto della cH ci si riferisce agli scambi economic ed umani.
Non ti stupira` sapere che in TI sono residenti piu` cittadini italiani che non svizzeri di altri cantoni.
In particolare 1/5 di tutti i residenti in TI sono cittadini italiani. In piu` vi sono circa 60mila transfrontalieri. Dal verso opposto abbiamo circa 30mila ticinesi che risiedono in Italia.
Di contro gli svizzeri non ticinesi residenti in TI sono solo l'8%.
Dal punto di vista economico, similmente vediamo che il primo partner commerciale del cantone, sia per le importazioni che le esportazioni e` l'Italia.
Cio` riscontrato, non mi e` chiaro in cosa si manifesti che i rapporti siano pessimi.
http://www4.ti.ch/fileadmin/DT/temi/piano_...frontaliera.pdf
 
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view post Posted on 26/2/2016, 11:37
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Cavaliere Errante

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mo-mo1 tu stai saltando una parte della storia, il Ticino è stato ceduto dal Ducato di Milano alla Svizzera qualche secolo prima dei fatti che hai menzionato
 
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mo-mo1
view post Posted on 26/2/2016, 15:07




Il Ticino, innanzitutto, era a quei tempi solo un fiume. I Cantoni svizzeri, interessati dalla realtà Lombarda, avevano occupato le terre citate poi ufficializzate come cosiddetti "baliaggi italiani" governati da un lanfogto che si avvaleva di un lanscriba (traduzioni semplificate di landvogt e di landschreiber). Per tre secoli le attuali terre ticinesi sono state sottomesse a Uri (Leventina), Uri, Svitto e Unterwalden (le altre valli superiori), i 12 cantoni di allora le rimanenti regioni. Poi la breve Repubblica elvetica e poi, con l' Atto di mediazione di Napoleone, l'indipendenza nel 1803 e, nel 1848 l'attuale realtà come stato federato sul modello USA. Certo che, nei secoli scorsi, il concetto di confine non era quello attuale, certamente più vago.
 
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view post Posted on 10/3/2016, 12:06
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Cari amici, mi trovo anche stavolta in perfetta sintonia con Dardanide.
Chi usa questo epiteto, ''fallitalia'', e' quasi esclusivamente sostenitore della lega ticinese, che, come tutti sappiamo, ha circa un migliaio di tesserati e ha copiato la propaganda politica da quella della lega nostrana. Politica e chiacchere, dunque. Nulla di piu' nulla di meno.
Certamente, la lega ticinese non rappresenta gli oltre trecentomila abitanti del Ticino o gli oltre otto milioni di abitanti dell'intera Svizzera. Sono briciole se messe a confronto con l'intera torta.
E' quindi poco attendibile la diceria sui mediocri o addirittura pessimi rapporti tra Italia e Ticino/Svizzera. La realta' dimostra esattamente l'opposto, vi sono ottimi rapporti e a confermarlo e' la Svizzera stessa, che di recente ha partecipato all'Expo di Milano facendo buoni affari e ha inoltre detto che l'Italia e' il suo terzo partner commerciale dopo la Germania e l'America. Svizzeri felici di fare affari con l'Italia.
Nel caso potesse sfuggire a qualcuno, secondo recenti stime in Italia fino ad alcuni anni fa vivevano e lavoravano oltre 51mila svizzeri, un numero in crescita di circa 500 unita' l'anno. Non male per un Paese che qualcuno ha il coraggio di chiamare ''fallitalia''. :D
Naturalmente non ci sono solo scambi commerciali e investimenti come gli oltre 26 miliardi di CHF di qualche anno fa, ma anche relazioni culturali.
Proprio così, la cultura italiana e' profondamente radicata in quella nazione. Una lunga storia. Come dice il direttore dell'Archivio storico della città di Lugano, persona preparata e piu' che attendibile, il Canton Ticino ''Apparteneva al Ducato di Milano e fu ceduto ai confederati all'inizio del XVI secolo''. Cio' conferma appunto quanto soprascritto dall'amico armigero.
 
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mo-mo1
view post Posted on 13/3/2016, 19:55




Qualche statistica sulla Città di Lugano, il maggiore comune della Repubblica e Cantone Ticino.
(dati al 31 dic. 15)

abitanti 68'677
di cui 16'367 "attinenti" cioè cittadini del comune di Lugano (23.83%)
- 14'515 attinenti di altri comuni ticinesi (21.13%)
- 10'634 confederati cioè cittadini di altri cantoni (15.49%)
- totale 41'516 cittadini svizzeri pari al 60.45%

- stranieri 27'161 (39.55% !!!)

... Come si nota quasi il 40% della popolazione luganese non ha il passaporto rosso. L'assenza totale del cosiddetto "Jus soli" (aborrito in vali strati dell'opinione pubblica italiana) rende difficile la naturalizzazione. Sono richiesti 10 anni di domicilio nel medesimo cantone, integrazione buona, conoscenza della lingua del posto, superamento di un esame di civica e accettazione da parte del parlamento comunale del luogo di residenza. Quindi, in CH, vige lo "Jus sanguinis". Accettata la doppia nazionalità. I naturalizzati svizzeri possono mantenere attivamente la nazionalità originaria. Gli stranieri residenti o domiciliato hanno tutti i doveri degli svizzeri (imposte) e non hanno nessun diritto civico (voto, elezione). Certo che le cifre degli stranieri in CH stupisce gli italiani. Visti dalla CH le percentuali di stranieri nel Bel Paese è relativamente modesta rispetto a quasi il 25% della Confederazione. Tutto sommato di grossi problemi non ce ne sono, la tradizione multiculturale, l'attrattività economico-finanziaria del Paese hanno indotto gli svizzeri a darsi istituzioni certamente dure nei confronti degli stranieri. Ma, per tutti, va bene così.
 
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view post Posted on 27/3/2016, 16:32
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patriota-doc

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Mo-mo1, vuoi farmi intendere che in Svizzera e' tutto rose e fiori?
Perdona il mio scetticismo. :D
Le campagne di propaganda anti-stranieri e anti-Islam, specialmente quelle contro la costruzione di minareti appoggiate pure dal Consiglio Federale sono la dimostrazione lampante che la Svizzera ha gli stessi problemi di integrazione che puoi trovare nel resto d'Europa, mentre per quel che concerne il numero di stranieri ricordo che il giornalista Paolo Del Debbio durante la conduzione di Quinta Colonna menziono' alcuni Comuni italiani dove il numero degli immigrati era quasi superiore a quello degli italiani la' residenti!
Anche in Italia puoi trovare la doppia nazionalita' e vige lo Jus sanguinis perche' lo jus soli è considerato solo in casi eccezionali e per darti un idea devi essere nato sul posto e ivi risiedervi per lungo tempo e il riconoscimento su carta legale lo ottieni dopo il diciottesimo anno di eta'.
 
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mo-mo1
view post Posted on 27/3/2016, 19:00




Se leggi bene la mia frase finale noterai che ho scritto delle istituzioni "certamente dure" con gli stranieri. Il Paese (la Confederazione)va meglio di quasi tutti gli altri Paesi del continente. Certamente la xenofobia, non il razzismo, è abbastanza radicato storicamente soprattutto nei cantoni germanofoni e in Ticino. E' una forma di difesa come tante altre. Gli italiani non naturalizzati sono indubbiamente "stranieri" anche (o forse soprattutto) in Ticino. La differenza è l'assenza di "ghetti" come esistono invece in alcune città italiane (cinesi a Milano per esempio). L'integrazione nelle istituzioni e nei modi di vita svizzeri deve essere elevata. Un certo rigido inquadramento istituzionale (certamente democratico...!), una diffusa mania svizzera della delazione sono accettati da chi ha lavoro, ben pagato, nella Confederazione. Nei giorni scorsi si è parlato di una vera o presunta debolezza istituzionale del Belgio in relazione a quanto successo: in Svizzera, ancor più pluriligue, vi è la fortissima "elveticità" a tenere unito il Paese. Difficile capirlo all'estero ma è così. Un po' tardi, Buona Pasqua!
 
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mo-mo1
view post Posted on 17/4/2016, 03:27




Non svicoliamo con l'incidente di Renzi... La stampa, le radio e le TV svizzere, si sono scatenate nel citare le ingenue, incredibili e al tempo stesso provocatorie affermazioni dell'ex sindaco di Firenze. Poi, in serata (venerdì scorso) il boy scout toscano ha tentato di correggersi ma ha peggiorato la situazione. Poverino... si crede furbo ed è ignorante, si comporta da show men ed è una canaglia. Il fatto è che, il 1° giugno, è invitato alla maxi-mega-super inaugurazione di Alptransit San Gottardo, sarà a Bodio, a 75 km oltre il confine italosvizzero. Ci sarà magari qualcuno che gli darà un prospetto con dati geografici e un manuale di buona creanza. Ci sarà una costosa scorta di polizia per evitare che qualcuno, in Ticino, buchi le gomme della sua auto blu o lo fermi per spaccargli il muso... O magari sarà portato sul posto con un elicottero dell'esercito CH. Può anche darsi il caso che l'ambasciatore svizzero a Roma Giancarlo Kessler gli consegni una protesta del Governo federale con l'implicito invito a rinunciare all'invito. Magari niente di tutto ciò. La reazione dei ticinesi alla provocazione del premier italiano è stata corale e ha impressionato anche i confederati d'Oltralpe. Un chiaro segno che, con la svizzeritudine e l'appartenenza della Repubblica e Cantone Ticino alla Svizzera non si scherza e non si transige. Il Ticino non è un' "Italia oltre l'Italia"...: è Svizzera punto e basta. Siamo in chiaro? Anche se non vi piace... W LA SVIZZERA !!!
 
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