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Il "mito" del Che. Ovvero "la benevolenza gay nei confronti dei persecutori" .

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Van Hanegem
view post Posted on 11/5/2010, 19:28




Corriere della Sera.

- Lettera a Paolo Mieli

Sono rimasto molto turbato da quel passaggio della sua risposta a proposito di Guevara in cui lei ricorda che, all'inizio degli anni Sessanta quando era ancora all'Avana, il Che si segnalo' nella dura repressione degli omosessuali a Cuba. Questo dettaglio mi ha rattristato in primo luogo per il fatto in sè, ma soprattutto perché non ne avevo mai saputo nulla. E, dal momento che non ho motivo di mettere in dubbio la fonte di tale informazione - una rivista, il Diario di Enrico Deaglio, che di certo non è pregiudizialmente ostile a Fidel Castro - mi domando perche' di queste cose la sinistra italiana non abbia mai adeguatamente parlato.

Alessandro Borroni, Milano

Risposta di Paolo Mieli:

Caro signor Borroni, mi stupisco del suo turbamento. Se e' in eta', dovrebbe sapere che tutti i Paesi a regime dittatoriale - siano essi dittature di destra o di sinistra - si segnalano, oltre che per la repressone di ogni forma di dissidenza, per la persecuzione degli omosessuali. Tutti, senza eccezione alcuna. Ed e' consuetudine, purtroppo, che le organizzazioni politiche dei gay prendano atto sì di questo fenomeno, talvolta ne facciano oggetto di denuncia, ma, al momento della scelta tra Paesi dove gli omosessuali sono liberi di fare quel che vogliono e Paesi dove invece sono vessati, non diano il benche' minimo valore a quella che dovrebbe essere, per così dire, la ragione sociale delle loro associazioni.
Clamoroso sotto questo profilo il comportamento di tali organizzazioni in occasione della guerra in Iraq, Paese che sotto il dispotico regime di Saddam Hussein in materia di rapporti con gli omosessuali non ha fatto eccezione all'enunciato di cui sopra. Ai primi di dicembre il Consiglio nazionale dell'Arcigay (l'associazione di sinistra che difende i diritti degli omosessuali e vanta centotrentamila tesserati) si e' detto contrario alla guerra angloamericana all'Iraq perche' "nulla di positivo apporterebbe alla comunità "lgbt" - lesbica, gay, bisessuale, transessuale - dell'Occidente e tanto meno a quelle dell'Oriente". Su ventuno aventi diritto al voto, tredici si sono espressi a favore della mozione ispirata alle posizioni del correntone Ds, tre contro (il presidente del Circolo di Siena Giacomo Andrei, il consigliere al municipio primo di Roma Antonio Trinchieri e il presidente del circolo triestino Marco Reglia), cinque si sono astenuti. "E ci fu qualcuno che avrebbe voluto espellerci per aver votato contro quell'ordine del giorno che ci e' stato imposto senza poterne modificare una riga", ha poi raccontato Andrei. "Siamo sicuri che compito dell'Arcigay sia quello di esprimersi contro gli Stati Uniti e a favore dell'Iraq ? Che debba lanciarsi in spericolate analisi di politica internazionale, avventurarsi in risibili previsioni geopolitiche, prodursi in inutili auspici pacifisti ?", si e' chiesto in quell'occasione Daniele Scalise sul Foglio , quotidiano su cui tiene una preziosa rubrica su questi temi.
Conosco bene la risposta alle domande poste da Scalise: gli omosessuali sono cittadini come gli altri ed è dunque normale oltreché legittimo che in occasione di una guerra esprimano un'opzione pacifista (come del resto ha fatto un'alta percentuale di italiani). Ovvio. Quel che pero' stupisce e' che le tali associazioni politiche sempre (sottolineo: sempre) in caso di controversia tra Paesi in cui i gay sono maltrattati e Paesi in cui sono invece rispettati, prendano in modo più o meno diretto le parti dei primi. Come è possibile che mai, neanche in un caso, per associazioni come l'Arcigay il rispetto dei principi di liberta', tolleranza, democrazia facciano pendere la bilancia a favore dei Paesi che tali valori li hanno fatti propri, contro quelli che invece li hanno calpestati? Mistero. Un mistero che e' indissolubilmente legato alla mancata spiegazione del perche' nessun membro di tali organizzazioni - fatte le dovute (scarse, scarsissime) eccezioni - abbia avvertito l'esigenza di approfondire il tema dell'impegno attivo di Guevara nella campagna contro i «maricones». E qualcuno di loro, probabilmente, non si e' posto alcun problema quel mattino che ha deciso di indossare una maglietta con l'effigie del Che. Curioso, no ?

www.oliari.com/comunismo/cheguevara.html


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Che Guevara:scomode verità.

Nel 2004 Bernal interpretò il Comandante Guevara ne “I Diari della motocicletta" [...] Quel film coglieva un momento esaltante della vita del “Che”, che assumeva tratti eroici addirittura quasi cristiani. C’è dell’altro, però, nella rocambolesca storia di Ernesto Guevara [...] E’ una storia che in pochi raccontano e che le stesse associazioni omosessuali solo a tratti hanno avuto voglia di sottolineare, perché stona con una certa idea di sinistra militante amica che, ahimè, nella storia si è spesso scontrata con una realtà di oppressione altrettanto atroce di quella esercitata dalle dittature di destra. Con il passaggio di poteri da Batista a Castro, nel 1959, Ernesto Guevara assunse un ruolo di assoluto primo piano nel regime e venne nominato provvisoriamente Procuratore Militare con il compito di reprimere gli oppositori della rivoluzione. Nelle maglie dei Tribunali finiscono per sua espressa volontà molti religiosi, tra cui lo stesso Arcivescovo de L’Avana, e moltissimi “maricones” cioè omosessuali. Guevara elabora una sorta di piano di razionalizzazione delle carceri, decidendo di specializzarne alcune nella rieducazione dei gay, tra i quali si contano innumerevoli artisti cubani. Il “Che” realizza campi di lavori forzati ed elabora personalmente i regolamenti penitenziari, che fissano le punizioni corporali per i più facinorosi: taglio dell’erba con i denti, immersione nei pozzi di raccolta dei liquami di fogna, lavori agricoli eseguiti nudi. E’ su questi regolamenti che nascono le “Unità Militari per l’Aiuto alla produzione”, dei veri e propri lager, tra cui la “Nueva Carceral de la Habana del Est”, che ospita gli omosessuali, riconosciuti anche solo tramite delazione. Secondo le descrizioni che alcuni dissidenti hanno dato di queste prigioni i detenuti erano stipati in celle di 6 metri per 5 nelle quali venivano montate 22 brandine, ciascuna occupata da due detenuti. Venne persino realizzato un campo di rieducazione per i gay tra i 12 ed i 15 anni, allontanati dalle scuole per evitare contaminazioni della nascente gioventù rivoluzionaria. Un noto poeta cubano omosessuale, Reinaldo Arenas, subì l’esperienza del carcere sotto la dittatura castrista, erede di questo sistema elaborato da Guevara, nel corso degli anni ’70. Ne racconta l’esperienza un film che ha avuto un certo successo nel 2000 “Before night falls”. [...] Perché è così difficile sentir parlare di questo disumano Ernesto Guevara? Su internet alcuni reduci raccontano dei “maricones” uccisi personalmente, con colpi di pistola alla tempia, dal grande “Che”, ma se poi si leggono le sue biografie ufficiali di tutto ciò non resta traccia. Persino Wikipedia glissa sul tema e afferma, con grande distacco, che esistono giornalisti e storici che hanno sostenuto che egli abbia avuto un ruolo nella creazione del sistema carcerario cubano e nulla aggiunge invece sulle atrocità di cui quel sistema si è reso protagonista anche contro i gay. Soltanto di recente il regime castrista, pur non avendo abolito l’articolo 303 del codice penale che proibisce le manifestazioni pubbliche dell’omosessualità, appare ammorbidito nei toni nei confronti del tema gay, ma molti ritengono si tratti di un maquillage effettuato per intenti di buona pubblicità. Di molto altro ci sono soltanto “rumors” (si parla di campi di raccolta delle persone sieropositive, realizzati negli anni’80 e ’90), che non potranno trovare conferme o smentite prima della fine della dittatura. Per il momento direi che è il caso di dimenticarsi il “Che” Bernal, e di goderselo nei film di Almodovar.

http://sebastiantriveneto.blogspot.com/200...ode-verita.html

Segnalo poi un interessante articolo di Massimo Caprara(segretario personale di Palmiro Togliatti per un ventennio) intitolato Che Guevara sconosciuto

Spietato e crudele. Responsabile del sistema di repressione di migliaia di dissidenti e oppositori. Ecco quel che non si sa, o non si vuol dire, di Che Guevara, compagno di lotta del dittatore comunista Fidel Castro e idolo di tanti pacifisti cattolici


http://www.storialibera.it/epoca_contempor...a%20sconosciuto
 
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view post Posted on 14/5/2010, 16:59
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Ho visto il film su Reinaldo Arenas tempo fa e so che ha vinto anche alcuni premi. Il titolo è "Prima che sia notte". Ho letto anche alcuni articoli a riguardo, testimonianze di sopravvissuti ormai anziani, che descrivevano le barbarie commesse dai militari a danno dei civili. Robe tipo percosse a suon di musica, incatenamenti che bloccano la respirazione e persino induzione al suicidio. Arenas fu vittima di torture ma anche fortunato, perchè riuscì a fuggire da quell'inferno. Ancora oggi, infatti, le torture a Cuba vanno di moda...
 
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eveline1
view post Posted on 14/5/2010, 18:05




<< Ancora oggi, infatti, le torture a Cuba vanno di moda...>>

Peccato non vi siano sottoposti gli italiani che vanno a fare turismo sessuale....

Van mi sono concentrata sull'articolata risposta di Mieli.Interessante.
 
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Van Hanegem
view post Posted on 14/5/2010, 18:11




Sì, interessante.
Bisognerebbe sviluppare il tema.
Naturalmente tanti negano questi fatti.
Ma personaggi come Mieli, Caprara e Deaglio non mi pare possano essere tacciati di anticomunismo viscerale.
La repressione degli omosessuali non era prerogativa solo dei regimi di destra.
 
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eveline1
view post Posted on 14/5/2010, 18:17




Mai detto il contrario.Credo che destra e sinistra abbiano,anzi, trovato,in questa particolare discriminazione,un reale punto di convergenza,in molto aiutati da quella vena di ineludibile bigottismo che da sempre accompagna le intime determinazioni politiche e sociali degli italiani.
 
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eveline1
view post Posted on 14/5/2010, 18:45




Non ammiro particolarmente Castro.
 
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view post Posted on 20/5/2010, 09:57
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CITAZIONE (eveline1 @ 14/5/2010, 19:05)
<<ancora oggi, infatti, le torture a Cuba vanno di moda...>>
Peccato non vi siano sottoposti gli italiani che vanno a fare turismo sessuale....

Cosa vuol dire "vanno a fare turismo sessuale"? Se non ci fosse la prostituzione non esisterebbe quello che tu chiami "turismo".
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 20/5/2010, 12:22




vuol dire che i pedofili italiani e non andrebbero perseguiti e messi in galera ,anche con il contributo del governo italiano ,che del resto mi pare si sia mosso in questa ottica per esempio nei confronti di paesi com ela cambogia e la thailandia.....
per turismo sessuale penso propio che eveline volesse riferirsi soprattutto a quello che sfrutta i minori
 
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view post Posted on 30/3/2013, 18:38
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Io facevo riferimento alle escort e ai rapporti tra adulti. Che io sappia a Cuba la pedofilia è un crimine e ci sono anche pene severe ed equivalenti al nostro ergastolo. Ritengo l'opinione di eveline ("Peccato non vi siano sottoposti gli italiani che vanno a fare turismo sessuale") lontana dalla realtà. A Cuba tutti subiscono torture, italiani inclusi.

Scagionato, ostaggio della burocrazia cubana. «Torture per farmi parlare»
Da mesi è recluso a L’Avana con altri due italiani per la morte di una dodicenne avvenuta durante un festino a luci rosse. Ma lui quel giorno era in Veneto

VERONA — «Siamo in prigione da quattro mesi in condizioni igienico sanitarie insopportabili ». Luigi Sartorio scrive dal carcere Combinado De Est, a L’Avana, dove è rinchiuso assieme ad altri due italiani (il fiorentino Simone Pini e il mantovano Angelo Malavasi) e dove resta anche se è innocente, almeno stando a quanto assicura il suo avvocato. Il legale del 44enne imprenditore di Bussolengo è in attesa di ulteriori documenti in grado di provare la sua presenza in Italia il 14 maggio dello scorso anno. In quella data, una ragazzina di 12 anni è morta a Bayamo, nel sud dell’isola, a causa di un cocktail di droghe assunto durante un festino hard in cui, secondo la polizia cubana, c’era anche lui, Luigi Sartorio, ex-proprietario di un negozio di ottica a Verona. Da sei mesi l’uomo si trova dietro le sbarre nella capitale cubana, accusato di concorso in omicidio, istigazione alla prostituzione e spaccio di stupefacenti.

Accuse che gli sono state mosse dalla polizia dell’isola al momento del suo arresto, avvenuto il 2 luglio scorso, ma dalle quali l’uomo, secondo persone a lui molto vicine, sarebbe già stato scagionato nei giorni a ridosso del Natale. In un’anteprima di giudizio a pochi giorni dal Natale, l’autorità giudiziaria de L’Avana «avrebbe ritenuto Luigi Sartorio innocente - dicono alcune fonti citando l’avvocato difensore assegnato d’ufficio all’uomo dalle autorità cubane - perché non presente al momento dei fatti». Non colpevole, dunque. La stessa posizione che da mesi, ormai, sostengono i suoi famigliari e quanti dall’Italia si stanno adoperando per risolvere la sua vicenda. «Sono tranquilla perché so che Luigi è innocente, lo so fin dall’inizio di questa storia - ha dichiarato la sorella dell’imprenditore - e lui mi ha confidato di avere fiducia nell’attività della magistratura ». Ieri, il consulente di Sartorio e il suo avvocato, Alberto Maule, avevano assicurato che «Luigi quel giorno era in Veneto, dov’era tornato il 2 aprile ed è ripartito il 28 maggio, abbiamo tantissima documentazione che lo prova ». I due hanno già fornito all’ambasciata italiana a Cuba una serie di documenti firmati a sostegno della loro tesi: biglietti aerei, ricevute di visite mediche, dichiarazioni controfirmate che documentano la presenza dell’uomo nell’ufficio del suo avvocato a Vicenza, e la testimonianza che lo stesso Sartorio, il 17 maggio, aveva rilasciato alla Procura di Vicenza nell’ambito di un’indagine per alcuni reati di usura.

Ma dall’isola, l’avvocato d’ufficio che segue il caso dell’imprenditore veronese ha fatto sapere che i documenti non bastano e, in una mail inviata a un consulente vicentino che si interessa al caso, ha chiesto che gli venga recapitata una nuova prova: una dichiarazione originale, firmata dal procuratore di Vicenza o dal comandante della guardia di finanza locale, in cui sia specificata in modo chiaro la sua presenza in Italia nel giorno del festino hard, il 14 maggio scorso. «Ci metteremo qualche giorno per fornire questa prova, per gli altri documenti ci sono voluti quasi dieci giorni» ha commentato un amico di Sartorio, in forma anonima, che in tono polemico ha aggiunto: «Abbiamo fatto sempre tutto da soli perché la Farnesina e l’ambasciata italiana a Cuba non ci hanno aiutato, se ne sono disinteressati». Intanto, il 44enne resta in carcere e si dice vittima di fame e torture. Lo scorso ottobre, ha inviato una lettera all’ambasciata italiana sull’isola, in cui svela i dettagli legati al suo arresto e alla falsa confessione resa: «Mi hanno preso il 2 luglio a Holguin, mi hanno messo in una cella larga due metri e lunga due metri e mezzo senza luce, aria e acqua. Mi hanno obbligato a sostenere che ero presente alla festa: io, anche per colpa della mia inesperienza e delle torture subite, ho accettato dichiarando che ero presente» si legge nella lettera, che termina con un appello alle autorità italiane a Cuba: «Vi chiedo di prendere una posizione forte nei nostri confronti, stiamo vivendo un dramma senza fine».

Gian Maria Collicelli

http://corrieredelveneto.corriere.it/vicen...249851650.shtml
 
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Res Publica
view post Posted on 24/5/2013, 16:57




Il Che era omofobo e razzista, così come Fidel che ha fatto autocritica solo di recente per le sue posizioni.
Cuba è comunque un regime con censura e monopartitismo.
 
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tuarek
view post Posted on 29/8/2013, 19:38




Un regime che forse non durerà tanto. Alla morte di Castro potrebbero esserci tra famigliari lotte per il potere e per i soldi conservati nelle banche estere.
 
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11 replies since 11/5/2010, 19:28   522 views
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