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Italia, Libia, Onu, Francia e petrolio

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Il Littore
view post Posted on 23/3/2011, 14:56




L'importante per ora è che il cornuto col naso grosso abbia ceduto.
 
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view post Posted on 23/3/2011, 15:00
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A proposito di cornuti, avresti dovuto sentire il ministro francese in TV...

Libia:Nato non avra' pilotaggio politico
Lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Alain Juppe'

PARIGI, 23 MAR - La Nato non esercitera' il 'pilotaggio politico' delle operazioni in Libia. Lo ha detto il ministro degli esteri francese, Alain Juppe'. La Nato - ha precisato - interverra' in Libia come 'strumento di pianificazione e di condotta operativa' nell'applicazione di una no-fly zone aerea.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mo...1532281305.html
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view post Posted on 23/3/2011, 20:24

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Non cantiamo vittoria troppo presto, noi possiamo provare a gabbare la francia, ma anche la francia ha la sua brava diplomazia e il suo peso superiore al nostro per tanti versi. Potrebbero benissimo accordarsi dando un comando nato di facciata, magari ad un ufficiale francese, e continuerebbe tutto come e peggio di prima con la sola dfferenza che almeno sapremmo ciò che combinano e visto mai qualche agente segreto in libia passi qualche informazione. :D
 
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Van Hanegem
view post Posted on 23/3/2011, 20:24




Secondo voi ci sono Francia e G.B. dietro questi "ribelli"?
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 23/3/2011, 20:58




puo essere che cerchino di manovrarli in qualche modo......ma che sia tutta 'farina del loro sacco' ne dubito....
 
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Van Hanegem
view post Posted on 23/3/2011, 21:16




Se però mettiamo insieme la crisi libica, che penalizza l'Italia, le scalate ad alcune nostre aziende da parte dei francesi e la campagna stampa internazionale nei nostri confronti si potrebbe pensare ad uno scenario preparato ad hoc...
 
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view post Posted on 23/3/2011, 21:29

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Secondo me hanno solo preso, giustamente, la palla al balzo.
Sciocchi noi a lasciarci sempre prendere in contropiede.
Anche riguardo le scalate francesi, la colpa è dei nostri covernicchi che per degli introiti veloci una tantum svendono le imprese di stato. Che vengono comprate da chi può.
 
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Van Hanegem
view post Posted on 23/3/2011, 21:39




Io dico che se Gheddafi avesse firmato quel trattato con Francia e/o G.Bretagna adesso sarebbe ancora lì... Parlo già al futuro.
Questa è una guerra neocoloniale. Molto sporca.
 
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Il Littore
view post Posted on 23/3/2011, 22:47




CITAZIONE (Van Hanegem @ 23/3/2011, 20:24) 
Secondo voi ci sono Francia e G.B. dietro questi "ribelli"?

I soldi che usano i ribelli provengono da questi due esempi di democrazia :wub:

Mi ricorda tanto - come modello - un certo finanziamento di un certo paese d'oltreoceano fatto in un paese asiatico contro l'invasione di un ex paesone comunista e cattivo :B):
SPOILER (click to view)
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Peccato che poi questi soggetti si comportarono da ingrati :(
 
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Van Hanegem
view post Posted on 23/3/2011, 22:55




Ah, ovviamente ora c'è la gara a chi fa prima a tappare la bocca a Gheddafi. Per sempre.
 
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view post Posted on 24/3/2011, 10:51
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CITAZIONE (Gabriele79 @ 23/3/2011, 20:24) 
Non cantiamo vittoria troppo presto, noi possiamo provare a gabbare la francia, ma anche la francia ha la sua brava diplomazia e il suo peso superiore al nostro per tanti versi. Potrebbero benissimo accordarsi dando un comando nato di facciata, magari ad un ufficiale francese, e continuerebbe tutto come e peggio di prima con la sola dfferenza che almeno sapremmo ciò che combinano e visto mai qualche agente segreto in libia passi qualche informazione. :D

Quoto il tuo post. Difatti in TV c'era un tale che ha detto una cosa di questo genere e ha aggiunto che i "ribelli" in realtà sarebbero mercenari pagati dalle potenze ora coinvolte. Come ha riportato anche Van, se Gheddafi avesse avuto buoni accordi con tali potenze, probabilmente sarebbe ancora sul suo trono.
 
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view post Posted on 24/3/2011, 12:12
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Dopo i primi bombardamenti dell'Onu, si è aperta una fase incerta, quella del "ora che facciamo?". Se potessimo intermediare, Gheddafi e Onu permettendo, forse si riuscirebbe a ottenere qualche vantaggio...
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Berlusconi: Rais si fermi, l'Italia non e' in guerra
Juppe': "Continueremo i raid aerei". Merkel: "Serve l'embargo petrolifero completo"

ROMA - Gheddafi ordini il cessate il fuoco e poi si aprira' una fase di mediazione. E' il messaggio del premier Silvio Berlusconi, in un colloquio con il Corriere della Sera, nel quale il presidente del Consiglio afferma: ''siamo tutti tesi a chiedere a Gheddafi un vero cessate il fuoco, la fine delle ostilita' da parte del Colonnello e' la condizione sine qua non per ogni mediazione. Dopo si potra' aprire la fase della diplomazia''. In questo momento, secondo il premier, ''nessuno puo' dire qualcosa di certo sugli esiti e sulla durata della missione - aggiunge - Mi sembra che ancora una mediazione non sia matura. La pensano cosi' anche Vladimir Putin e personalita' come l'ambasciatore libico Abdullahfed Gaddur che conosce bene la situazione a Tripoli''. Il capo del governo, inoltre, si dice convinto che Gheddafi sia ''ancora fiducioso di potercela fare perche' ha il controllo pieno della capitale''. ''Abbiamo ottenuto non solo il pieno coordinamento Nato di tutte le operazioni della missione ma anche l'applicazione puntuale della risoluzione Onu. La coalizione e' impegnata a difendere la popolazione civile, l'Italia non e' entrata in guerra e non vuole entrarci''. Sono le parole del presidente del Consiglio. Quanto agli obiettivi della missione, Berlusconi sottolinea che ''era gia' tutto chiaro da sabato, quando la missione e' stata decisa''. ''Ne ho parlato con il premier inglese, David Cameron - aggiunge il premier - e con il segretario di stato americano Hillary Clinton ed erano perfettamente d'accordo''. Rispetto all'affidamento del coordinamento delle operazioni alla Nato, il presidente del Consiglio parla di ''assunzione piena di responsabilita'''. ''Ripeto, sono tutti d'accordo - prosegue Berlusconi - c'e' solo qualche resistenza da parte francese''. Il capo del governo si dice poi soddisfatto dell'accordo trovato nella maggioranza sulla risoluzione che impegna il governo italiano nella crisi libica e parla di condizioni come quella ''sul ritorno piu' rapido possibile ad uno stato di non conflittualita''', oltre che ad un possibile ''pattugliamento del Mediterraneo'' con l'impegno dell'Unione Europea. ''E' una mozione pienamente in linea con quanto pensa tutta la maggioranza - afferma Berlusconi - A Bruxelles e insistero' con i colleghi europei perche' vengano accettati gli impegni previsti nel documento''.

NATO ANCORA NELL'IMPASSE; RAID A TRIPOLI, 18 MORTI - Tornerà a riunirsi oggi il Consiglio atlantico dopo il nulla di fatto ieri nell'ennesima riunione su un accordo in seno alla Nato sul ruolo dell'Alleanza all'interno della coalizione internazionale in Libia. Sarà l'ammiraglio Rinaldo Veri, responsabile del comando navale della Nato per il Mediterraneo a capo della componente marittima dell'operazione per l'embargo di armi alla Libia. Stamattina Veri terrà nella sede del comando Nato di Napoli una conferenza stampa sull'embargo. La crisi libica sarà al centro oggi anche delle riunioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York e del Consiglio europeo a Bruxelles. Nuove forti esplosioni fra ieri sera e stanotte in un'area militare di Tripoli: ufficiali libici hanno mostrato 18 corpi carbonizzati "tra militari e civili". Spari di contraerea e diverse esplosioni sono stati uditi stamattina a Tripoli, nel sesto giorno dell'offensiva della coalizione internazionale contro le forze governative libiche di Muammar Gheddafi.

JUPPE', CONTINUEREMO I RAID AEREI - La coalizione internazionale, comandata da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, ''continuera' i raid aerei'' su bersagli militari in Libia. Lo ha detto il capo della diplomazia francese Alain Juppe'.''Colpiremo i mezzi militari e nient'altro'', ha detto il ministro degli Esteri a radio RTL. ''I raid continueranno il tempo necessario'', ha aggiunto sottolineando che l'inizio delle operazioni lo scorso sabato e' ''stato un successo''. L'obiettivo e' di proteggere la popolazione civile'', ha ricordato Juppe'. Interrogato sui tiri della coalizione che avrebbero colpito i civili, Juppe', citando i militari, ha risposto: ''e' esattamente il contrario''.

MERKEL, SERVE EMBARGO PETROLIFERO COMPLETO - La cancelliera tedesca Angela Merkel ha chiesto un ''embargo petrolifero completo'' contro la Libia, oltre ad ''ampie restrizioni al commercio'' del paese. ''Spero che alla fine troveremo una posizione comune su questo punto'', ha detto la Merkel durante un intervento al Bundestag riferendosi al consiglio europeo di Bruxelles.

www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mo...1587570705.html
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 24/3/2011, 13:20




l'essenziale è che gheddafi se ne vada,sul rsto si puo discutere ....ma io credo che ci si illuda se si pensa che gheddafi possa accettare un cessate il fuoco....la sua concezione di cessate il fuoco è:voi la smettete di bombardare e io continuo leggitimamente a bombardare le citta dissidenti,'questioni di ordine pubblico'.....certo al limite si puo fare finta di non vedere ;)
 
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view post Posted on 24/3/2011, 13:35
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Credo che le forze Onu non siano troppo convinte di ciò che stanno facendo. La stessa popolazione libica è minacciata dai loro raid aerei. Forse anche Gheddafi, nonostante le spacconate, preferisce un accordo.
 
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Char08
view post Posted on 24/3/2011, 14:07




Il dibattito sulla Libia in Senato
Nel nuovo equilibrio mediterraneo l'Italia non può essere defilata”
- articolo di Gaetano Quagliariello

Nel nuovo contesto internazionale, la politica estera del centrodestra italiano ha saputo coniugare il rispetto di un atlantismo non a corrente alternata - incurante del fatto che alla Casa Bianca vi fosse George Bush o Barack Obama - con una strategia di attenzione verso il Mediterraneo. Sarebbe suicida per il nostro Paese mostrarsi defilato o addirittura assente nel momento in cui gli equilibri del Mediterraneo vengono messi in discussione". E' un passaggio dell'intervento di Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl, durante il dibattito sulla Libia a Palazzo Madama. Di seguito, il testo integrale dell'intervento.
Signor Presidente, colleghi Senatori, signori del Governo, a dispetto di tanti profeti di sventura la maggioranza si appresta a dare oggi in quest'aula una prova di compattezza. Ringraziamo l'esecutivo per la sensibilità nei confronti del ruolo del Parlamento, che in altre analoghe occasioni non fu mostrata da quella stessa parte politica che oggi ha ritenuto di polemizzare anche su questo aspetto.
Giungiamo a questo appuntamento con una risoluzione unitaria, che impegna il governo a condurre la sua azione tenendo ben saldi allo stesso tempo il rispetto degli impegni verso la comunità internazionale e la tutela degli interessi dell'Italia. E nell'auspicare fin da ora che le opposizioni sappiano far prevalere il bene della nazione sulla facile rendita di una polemica di parte, diciamo con chiarezza che ci rifiutiamo di guardare alla crisi libica dal buco della serratura delle dinamiche interne alla politica italiana, come se il frangente che stiamo attraversando consentisse di essere piegato all'esigenza di colpire questo o quell'altro avversario. Il momento richiede ben altra consapevolezza.
Presidente, colleghi, signori del governo, quando il mondo era diviso in due blocchi, le politiche europee - quelle dei sei, per intenderci - erano una variabile del quadro internazionale. I margini di autonomia dei singoli Paesi erano estremamente ristretti, e si agiva soprattutto cercando di influenzare l'Europa in senso più o meno atlantico. In quegli anni, per opera di uomini come Fanfani, Gronchi, Mattei, l'Italia tentò più volte di svolgere una politica autonoma nel Mediterraneo, soprattutto sul versante energetico, in nome di quella politica che fu definita "neo-atlantica" per il suo collocarsi al confine, e a volte addirittura oltre il confine, tra legittimità ed eresia.
Da allora il mondo è cambiato, l'Europa si è sempre più allargata, l'asse franco-tedesco è saltato e gli Stati nazionali hanno recuperato una concezione originaria della politica estera, piuttosto che devolverla interamente a un continente che ancora in questi giorni, purtroppo, ha mostrato tutte le sue difficoltà a interpretare un indirizzo unitario. In questo nuovo contesto, la politica estera del centrodestra ha saputo coniugare il rispetto di un atlantismo non a corrente alternata, incurante del fatto che alla Casa Bianca vi fosse George Bush o Barack Obama, con una strategia di attenzione verso il Mediterraneo. Una strategia che, grazie anche ai buoni rapporti con la Russia, potesse consentire di arrivare laddove in altre epoche altri uomini si erano dovuti fermare, facendo passi in avanti lungo la strada dell'indipendenza energetica e chiudendo pagine tristi della nostra storia nazionale. Perché vedete, cari colleghi, non si può essere politicamente corretti a giorni alterni. Non si può un giorno festeggiare i centocinquant'anni dell'unità d'Italia e il giorno appresso dimenticare che il nostro Paese fu protagonista di una brutta pagina di colonialismo già a partire dal 1911, ragion per cui chiudere quel capitolo con atti di riconciliazione per noi era comunque un obbligo, anche di carattere morale.
Non si può dimenticare neppure quello spartiacque epocale che è stato l'11 settembre 2001, e il recupero di Gheddafi al fronte anti-terroristico che indusse tutti gli Stati europei a cominciare proprio dalla Francia e dalla Gran Bretagna a compiere gesti distensivi nei suoi confronti, e spinse Romano Prodi, presidente della Commissione Europea, a dichiarare: "Lo dico con chiarezza: sono stato io a sdoganare Gheddafi, a iniziare l’attenuazione del suo isolamento internazionale. Lo feci quando mi fu chiaro (e le informazioni in mio possesso si rivelarono esatte) che il Colonnello stava mettendo da parte la politica di tensioni, guerre e inquietudini che fomentava nell’Africa subsahariana".
E' questo il contesto nel quale ci muoviamo. Ed è in questo stesso contesto che un grande interprete del XXI secolo come Samuel Huntington, da una parte profetizzò pur senza augurarselo che al mondo diviso in blocchi sarebbe seguito uno scontro di civiltà, e dall'altra evidenziò senza alcun riflesso ideologico ma come constatazione di fatto l'incontenibile tendenza all'espansione della democrazia nel mondo. Queste interpretazioni mettono in evidenza la cifra drammatica di questo secolo, ovvero la coesistenza di due tendenze storiche in conflitto fra loro: da una parte il rischio di sbocchi integralisti, dall'altra la spinta verso processi di democratizzazione e libertà.
Purtroppo non è possibile dividere con una linea netta queste due tendenze, come pure qualcuno vorrebbe. Né si può dividere con una linea netta il bene e il male, valutando delle dinamiche del mondo solo i rischi, o privilegiando solo le opportunità. Gli scenari con i quali ci confrontiamo non sono esenti da chiaroscuri, e per questo chi ritiene che si possa agire al riparo da ogni contraddizione e in nome di un principio di coerenza tanto astratto quanto assoluto si pone fuori dalla storia, e insegue certezze fittizie invece di perseguire l'intelligenza - nel senso letterale - e la comprensione dei fenomeni. Ed è esattamente su questa dicotomia che si colloca il dibattito che ha segnato la situazione nordafricana e in particolare la crisi libica.
Signor Presidente, colleghi Senatori, signori del Governo, la nostra risoluzione si fa carico responsabilmente della drammatica contraddizione dei tempi e degli avvenimenti. Non propone una semplificazione manichea. Corona un percorso di serietà che si addice alla serietà dei tempi che stiamo vivendo. Il testo che la maggioranza offre alla discussione del Senato è il frutto di un approfondimento ulteriore della situazione rispetto alla deliberazione delle Commissioni congiunte nell'immediatezza del precipitare degli eventi. Questo approfondimento ha consentito alla maggioranza di presentarsi oggi convintamente e consapevolmente coesa, chiarendo anche quei punti di sospensione che l'urgenza della situazione aveva determinato.
Nel merito, non possiamo non rilevare come alcune delle nostre istanze stiano già diventando tema di attuale realizzazione: cito ad esempio la richiesta di attribuzione di un ruolo centrale alla Nato, che l'America sostiene e per la quale la posizione della stessa Francia sta creando condizioni favorevoli.
Noi riteniamo che non ci si possa tirare indietro rispetto a un impegno internazionale frutto di un lavoro diplomatico intenso, che ha prodotto la non scontata rinuncia di Russia e Cina all'esercizio del potere di veto e la non contrarietà della Germania, anch'essa non scontata. E, per rispetto della comunità di cui l'Italia fa parte, non possiamo non sottolineare di quale strumento innovativo e moderno l'Onu abbia inteso dotarla, dando corpo, forza e un nuovo orizzonte al principio del mantenimento della pace e della sicurezza nel mondo lontano dagli stilemi pacifisti.
Sarebbe suicida per il nostro Paese mostrarsi defilato o addirittura assente nel momento in cui gli equilibri del Mediterraneo vengono messi in discussione: ma se affermiamo che sarebbe suicida, lo facciamo proprio in nome di quegli stessi interessi nazionali che al nostro Paese impongono di adottare un surplus di prudenza, di evitare fughe in avanti, e di pretendere dai partner europei una assunzione di responsabilità.
Su questa strada ci auguriamo che anche l'opposizione possa convergere. Se non lo farà, e lo dico senza alcuna strumentalità, ci auguriamo che spieghi perché. Che dimostri insomma un interesse effettivo a questo dibattito e non dia neanche l'impressione di voler piegare un tema così importante a esigenze domestiche, ad evidenziare divisioni che non ci sono, perché questo non le farebbe onore.
www.loccidentale.it/node/103760
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D'Alema dice: "Europa debole per prevalenza Leghe"

Edited by Peppero - 24/3/2011, 14:16
 
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