Rocco Spatu |
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| Se un soldato che combatte per il proprio Paese si trova nell'unica condizione di scegliere se morire per un proiettile nemico O morire per un proiettile "amico" (ma -comunque- morire), qualcuno al Comando Supremo dovrebbe iniziare ad avere seri, serissimi dubbi sulla propria condotta della guerra. I regolamenti e la loro applicazione c'entrano ben poco come giustificazione. E il prosieguo della guerra provò come solo iniziando a trattare i soldati come esseri umani, anziché come cadaveri con cui coprire i reticolati, fece ricomparire quello spirito e quel valore nei singoli che furono determinanti a non cedere sul Piave e sul Monte Grappa. Ma l'incapace Cadorna a questa comprensione non arrivò mai, neppure dopo le 11 battaglie dell'Isonzo che precedettero il disastro di Caporetto...
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