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La polemica contro Dante Alighieri

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Peppero
view post Posted on 25/1/2014, 19:00 by: Peppero
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C'è un tizio, un certo Gherush92, non so se persona seria o troll, che ha attaccato il Dante dandogli dell'antisemita e omofobo e lanciato una campagna per l'abolizione del suo studio nelle scuole. Concetti deliranti. Al suo scritto (qui incluso, primo della lista), destinato al nostro ministro, seguono diverse risposte.
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Gherush92
Comitato per i Diritti Umani
VIA LA DIVINA COMMEDIA DALLE SCUOLE
ovvero razzismo istituzionale mascherato da arte

Data: 2012-01-06
Autore: Gerush92

Oggi esiste una recrudescenza di antisemitismo e di razzismo. Ebrei, Rom, immigrati, mussulmani, omosessuali avvertono e vivono una condizione di pericolo. Il razzismo non è mai stato veramente sradicato e viene trasmesso persino nelle scuole.

Le scuole, comprese quelle ebraiche ed islamiche, adottano i programmi ministeriali e il problema è la cospicua presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche. Vengono insegnati testi antisemiti, sia nella forma che nel contenuto, sia nel lessico che nella sostanza, senza che vi sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo. Un esempio emblematico è la Divina Commedia, caposaldo della letteratura italiana.

La costruzione architettonica dell’Inferno scaturisce dalla caduta di Lucifero sulla terra che provoca una voragine. L’ultimo cerchio (il Cocito), riservato ai traditori, è costituito da quattro zone: la Caina, l’Antenora, la Tolomea, la Giudecca dove sono rispettivamente puniti i traditori dei parenti, della patria, degli ospiti e dei benefattori. La zona più profonda, destinata ai peccatori più spregevoli e aberranti, è chiamata la Giudecca dall’ebreo Giuda Iscariota (da cui potrebbe provenire la parola sicario), neiVangeli “ladro”, “diavolo”, “traditore”, “cospiratore” insieme ai Farisei e agli Scribi e colpevole di deicidio. Giuda si trova in una delle tre bocche di Lucifero, quella centrale, posta nella “faccia vermiglia” che rappresenta l’odio e l’invidia, attributi contrari al “primo amore”, una delle caratteristiche della Trinità. Giuda, traditore di Gesù e della chiesa, diversamente da Bruto e Cassio condannati quali traditori dell’impero, non solo viene maciullato nelle fauci di Lucifero, con il capo dentro la bocca e le gambe che penzolano fuori, ma è scuoiato a sangue, essendo la sua colpa più grave di quella dei suoi compagni di pena.

“Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.

A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ’l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.

«Quell’anima là sù c’ha maggior pena»,
disse ’l maestro, «è Giuda Scariotto,
che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.”
(Inf. XXXIV, 54-63)

Il canto XXXIV è una tappa obbligata di studio e gli allievi delle scuole ebraiche non sono certo esonerati dal programma. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: “Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell’apostolo che tradì Gesù)”; “giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore” (De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo. Studiando la Divina Commedia i giovani ebrei sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico; essi imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti.

Nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti. “Con Caifas, e puniti allo stesso modo, stanno in questa bolgia Anna, suocero di lui e pontefice, e tutti gli altri che ebbero parte in quel concilio, che fu mala sementa per gli ebrei, poiché né derivò, come giusta vendetta di dio, la distruzione di Gerusalemme compiuta da Tito e la dispersione e la rovina di tutto il popolo giudaico” (N. Sapegno).

“Io cominciai: «O frati, i vostri mali...»;
ma più non dissi, ch’a l’occhio mi corse
un crucifisso in terra con tre pali.

Quando mi vide, tutto si distorse,
soffiando ne la barba con sospiri;
e ’l frate Catalan, ch’a ciò s’accorse,

mi disse: «Quel confitto che tu miri,
consigliò i Farisei che convenia
porre un uom per lo popolo a’ martìri.

Attraversato è, nudo, ne la via,
come tu vedi, ed è mestier ch’el senta
qualunque passa, come pesa, pria.

E a tal modo il socero si stenta
in questa fossa, e li altri dal concilio
che fu per li Giudei mala sementa».

Allor vid’io maravigliar Virgilio
sovra colui ch’era disteso in croce
tanto vilmente ne l’etterno essilio.” (Inf. XXIII, 109-126)

Nel canto V del Paradiso leggiamo:

Siate, Cristiani, a muovervi più gravi:
non siate come penna ad ogne vento,
e non crediate ch’ogne acqua vi lavi.

Avete il novo e ‘l vecchio Testamento,
e ‘l pastor de la Chiesa che vi guida;
questo vi basti a vostro salvamento.

Se mala cupidigia altro vi grida,
uomini siate, e non pecore matte,
sì che ‘l Giudeo di voi tra voi non rida! (Par. V, 73-81)

Questi versi, un’anticipazione delle legge razziali di epoca fascista (Arre), introducono i Protocolli dei Savi Anziani di Sion di Nylus, noto libercolo antisemita che trattò il “Pericolo Ebraico” e provocò persecuzioni e rovina degli Ebrei in Russia e in tutta Europa.

Nel canto XXVIII dell’Inferno Dante descrive le orrende pene che soffrono i seminatori di discordie, cioè coloro che in vita hanno operato lacerazioni politiche, religiose e familiari. Maometto è uno scismatico e l’Islam è una eresia. Al Profeta è riservata una pena atroce: il suo corpo è spaccato dal mento al deretano in modo che le budella gli pendono dalle gambe, immagine che insulta la cultura islamica. Alì, successore di Maometto, invece, ha la testa spaccata dal mento ai capelli:

Già veggia, per mezzul perdere o lulla,
com' io vidi un, così non si pertugia,
rotto dal mento infin dove si trulla.

Tra le gambe pendevan le minugia;
la corata pareva e 'l tristo sacco
che merda fa di quel che si trangugia.

Mentre che tutto in lui veder m'attacco,
guardommi e con le man s'aperse il petto,
dicendo: "Or vedi com' io mi dilacco!

vedi come storpiato è Mäometto!
Dinanzi a me sen va piangendo Alì,
fesso nel volto dal mento al ciuffetto.

E tutti li altri che tu vedi qui,
seminator di scandalo e di scisma
fuor vivi, e però son fessi così. (Inf. XXVIII, 22-36)

L’offesa è resa più evidente perché il corpo “rotto” e “storpiato” di Maometto è paragonato ad una botte rotta, oggetto che contiene il vino, interdetto dalla tradizione islamica. Nella descrizione di Maometto vengono impiegati termini volgari e immagini raccapriccianti tanto che nella traduzione in arabo della Commedia del filologo Hassan Osman sono stati omessi i versi considerati un’offesa.

Anche i sodomiti, cioè coloro che ebbero rapporti "contro natura", sono puniti nell’Inferno:

D’anime nude vidi molte gregge
che piangean tutte assai miseramente,
e parea posta lor diversa legge.

Supin giacea in terra alcuna gente,
alcuna si sedea tutta raccolta,
e altra andava continüamente.

Quella che giva ’ntorno era più molta,
e quella men che giacëa al tormento,
ma più al duolo avea la lingua sciolta.

Sovra tutto ’l sabbion, d’un cader lento,
piovean di foco dilatate falde,
come di neve in alpe sanza vento. (Inf. XIV, v.19-30)

I sodomiti, i peccatori più numerosi del girone, sono descritti mentre corrono sotto una pioggia di fuoco, condannati a non fermarsi. Nel Purgatorio i sodomiti riappaiono, nel canto XXVI, insieme ai lussuriosi eterosessuali.

Esiste una sorta di “negazionismo” che nega i contenuti razzisti nei programmi scolastici: la bellezza, secondo i canoni occidentali, tiranneggia qualsiasi messaggio e opere come la Commedia, acclamata come capolavoro dell’umanità, benché esprima inequivocabilmente contenuti razzisti, viene valutata per il suo valore estetico e simbolico. La Commedia è considerata opera di indiscusso valore universale, con buona pace degli studenti e dei professori ebrei ed islamici e della loro identità violata.

E’ uno scandalo che i ragazzi, in particolare ebrei e mussulmani, siano costretti a studiare opere razziste come la Divina Commedia, che nell’ invocata arte nasconde ogni nefandezza. Antisemitismo, islamofobia, antiromani, razzismo devono essere combattuti cercando un alleanza fra le vittime storiche del razzismo proprio su temi e argomenti condivisi come la diversità culturale.

La continuazione di insegnamenti di questo genere rappresenta una violazione dei diritti umani e la evidenziazione della natura razzista e antisemita del nostro paese di cui il cristianesimo costituisce l’anima. Le persecuzioni antiebraiche sono la conseguenza dell’antisemitismo cristiano che ha il suo fondamento nei Vangeli e nelle opere che ad esso si ispirano, come la Divina Commedia. Deve essere messo in evidenza il legame culturale e tecnico-operativo con i vari tentativi di esclusione e di sterminio, fino alla Shoah. Certamente la Divina Commedia ha ispirato i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, le leggi razziali e la soluzione finale.

Chiediamo, pertanto, al Ministro della Pubblica Istruzione, ai Rabbini e ai Presidi delle scuole ebraiche, islamiche ed altre di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti.

www.gherush92.com/news_it.asp?tipo=A&id=2985
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Seguono le risposte a questo individuo

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L'appello è stato lanciato quasi due mesi, ma solo ora ha avuto l'onore della ribalta delle cronache, suscitando perplessità, incredulità e anche ironia
"Dante è antisemita e va abolito dai programmi scolastici". La proposta-choc dell'Associazione Gherush92

Lo scorso gennaio l’associazione Gherush92 – Comitato per i diritti umani, consulente speciale per il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, e che svolge progetti di educazione allo sviluppo, diritti umani, risoluzione dei conflitti, razzismo, antisemitismo, islamofobia, ha pubblicato sul suo sito l’appello “Via la Divina Commedia dalle scuole”. Ora, a distanza di due mesi, la notizia di questo appello è stata ripresa dalle agenzie rimbalzando un pò ovunque, e accolta, a dir la verità, più che con accesi dibattiti, con molta diffidenza e anche un certo scherno. I commenti sulle pagine di facebook che hanno fatto circolare la notizia, da questo punto di vista, ne sono un chiaro specchio.
Il nocciolo della questione, secondo Gherush92, sta nella “cospicua presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche” previste dai programmi ministeriali, adottati dalle scuole pubbliche come da quelle private, incluse quelle ebraiche ed islamiche. “Vengono insegnati testi antisemiti, sia nella forma che nel contenuto, sia nel lessico che nella sostanza, senza che vi sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo. Un esempio emblematico è la Divina Commedia, caposaldo della letteratura italiana” si legge nell’appello.

Come esempio viene portato il canto XXXIV dell’Inferno di Dante:

“Da ogne bocca dirompea co’ denti
un peccatore, a guisa di maciulla,
sì che tre ne facea così dolenti.

A quel dinanzi il mordere era nulla
verso ’l graffiar, che talvolta la schiena
rimanea de la pelle tutta brulla.

«Quell’anima là sù c’ha maggior pena»,
disse ’l maestro, «è Giuda Scariotto,
che ’l capo ha dentro e fuor le gambe mena.”
(Inf. XXXIV, 54-63)

“Il canto XXXIV – spiegano quelli di Gherush92 – è una tappa obbligata di studio e gli allievi delle scuole ebraiche non sono certo esonerati dal programma. Il personaggio e il termine Giuda e giudeo sono parte integrante della cultura cristiana: “Giuda per antonomasia è persona falsa, traditore (da Giuda, nome dell’apostolo che tradì Gesù)”; “giudeo è termine comune dispregiativo secondo un antico pregiudizio antisemita che indica chi è avido di denaro, usuraio, persona infida, traditore” (De Mauro, Il dizionario della lingua italiana). Il significato negativo di giudeo è esteso a tutto il popolo ebraico. Il Giuda dantesco è la rappresentazione del Giuda dei Vangeli, fonte dell’antisemitismo. Studiando la Divina Commedia i giovani ebrei sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico; essi imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti. Nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti. ‘Con Caifas, e puniti allo stesso modo, stanno in questa bolgia Anna, suocero di lui e pontefice, e tutti gli altri che ebbero parte in quel concilio, che fu mala sementa per gli ebrei, poiché né derivò, come giusta vendetta di dio, la distruzione di Gerusalemme compiuta da Tito e la dispersione e la rovina di tutto il popolo giudaico’ (N. Sapegno).”

La ragione di questo appello, che si conclude con la richiesta “al Ministro della Pubblica Istruzione, ai Rabbini e ai Presidi delle scuole ebraiche, islamiche ed altre di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti” è motivata dal fatto che “la Divina Commedia, pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo” ha detto Valentina Sereni, presidente di Gherush92, all’agenzia AdnKronos.

L’articolo di Paolo di Stefano sul Corriere della Sera di oggi, 13 marzo, bolla semplicemente come, “sciocca”, “insensata e anacronistica” la richiesta avanzata da Gherush92, anche perchè, scrive, “se dovessimo estendere i nostri criteri del politicamente corretto a tutta la letteratura del passato, pochissimo si salverebbe”. Il fatto è, conclude Di Stefano, che “la richiesta di Gherush92 rivela la pochissima fiducia negli insegnanti”, incapaci a quanto si può intuire “di comunicare una banalità: la distanza che ci separa dalla cultura del passato. Avvicinare Dante a noi, depurandolo, sarebbe un imperdonabile peccato di antropofobia”.

“Il Giornale”, nell’articolo di Luigi Mascheroni, usa toni, se si vuole più duri, parlando di “cultura del piagnisteo” – “la cultura del piagnisteo non conosce limiti, né senso del pudore, nè della critica” – di “delirio del politically correct” – “dalla stucchevole moda del politicamente corretto alla letale dittatura dell’ignoranza, il passo è (stato) fatto”.

Sulla questione sollevata da Gherush92 numerosi sono stati gli interventi anche di critici e intellettuali, riportati in larga misura dall’articolo dell’Adnkronos. Maurizio Cucchi, per esempio, poeta, critico letterario e traduttore, ha detto: “I vantaggi che si possono trarre dalla lettura e dallo studio della Divina Commedia sono così tanti che affermazioni di questo genere sono soltanto ridicole. Se non si capiscono i vantaggi che un poema come la Divina Commedia, che forse è il più grande di tutti i tempi e di tutte le letterature, è in grado di dare, siamo davvero di fronte alla dittatura dell’ignoranza”.

Giulio Ferroni, storico della letteratura, critico letterario e scrittore, professore ordinario di letteratura italiana alla Sapienza di Roma, ha affermato: “La Divina Commedia va letta nel suo contesto storico. Ci si potrà pure mettere qualche nota in più – prosegue Ferroni – ma sarebbe follia rinunciare allo studio di un capolavoro che ha contribuito a costruire l’immagine dell’umanità, pur partendo dai suoi ovvi limiti storici. La Divina Commedia ha anzi aperto la via al progresso, al riconoscimento dell’altro”.

Più comprensivo è parso Giorgio Rembaudo, presidente dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (Anp), secondo il quale l’abolizione dello studio della Divina Commedia “non avrebbe senso”; diversamente, ha detto, “può averne corredare l’apparato critico che l’accompagna in materia di razzismo, omofobia, islamofobia e simili, tenendo comunque presente che l’opera di Dante non può certo essere giudicata con i criteri di oggi”.

Anche un attore di teatro come Gigi Proietti è intervenuto nel dibattito, esprimendo a sua volta perplessità e anche una certa incredulità. “La Divina Commedia l’ho studiata a scuola, come tutti e con i limiti di tutti – ha detto – l’ho riletta da adulto rivalutandola e poi l’ho interpretata da attore e non mi pare proprio di essere diventato razzista né omofobico. E poi per gli italiani Dante è l’Italia, in qualche modo la rappresenta”. ”Che Dante sia una colonna portante della nostra cultura, della nostra lingua, non c’è certo bisogno che lo dica io. E’ ridicolo giudicarlo con il metro di oggi e poi io diffido sempre di coloro che dicono che bisogna eliminare qualcosa”.

“Ma è uno scherzo?” ha chiesto Edoardo Nesi, scrittore, Premio Strega nel 2011. ”Il nostro passato non si cancella. La Divina Commedia fa parte della storia della letteratura mondiale: bisognerà che questa idea revisionista che gira per il mondo si plachi prima o poi. E che qualcuno rientri nel senso comune”. ”E’ come se si volesse raddrizzare la Torre di Pisa – aggiunge lo scrittore – come se il passato dovesse essere piegato alle esigenze più bizzarre del presente. Sono del tutto contrario a queste proposte”.

www.mosaico-cem.it/articoli/dante-e...zione-gherush92
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Associazione Gherush92: "Via la Divina Commedia dai programmi scolastici"
Generale - Secondo l'associazione l'opera di Dante presenta "contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza"

«La Cultura del piagnisteo non conosce limiti, né senso del pudore, né critica» Scrive Il Giornale.

Si chiama Gherush92 l'associazione secondo la quale la Divina Commedia andrebbe eliminata dai programmi scolastici, o almeno letta con maggiori riserve e accortezze. La stessa associazione bolla l’opera come antisemita, antimusulmana, omofoba e, recipiente di luoghi comuni, stereotipi e frasi razziste.
Si consiglia di astenersi dal rispondere, potrebbero dipingere le opere di Pasolini come un “pitale”.

Difficile indovinare in questi tempi di curiosi cambiamenti se finirà per prevale l'ossessione del politically correct o l'ignoranza e la malafede nell'ultimo delirio che ha portato la proposta-choc di togliere la Divina Commedia di Dante Alighieri (in programma dal terzo anno nei licei classici e scientifici) da parte di un’organizzazione non governativa (ma estremamente ammanicata) di ricercatori e professionisti che hanno il plauso del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, in veste di consulente speciale.

Valentina Sereni, Presidente di Gherush92 ha dichiarato che il poema «presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che che nella sostanza e viene proposta senza che vi sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all'antisemitismo e al razzismo». I canti che vengono messi sotto accusa son in particolare il XXVIII dell'Inferno (28' in numeri arabi per par codicio, cioè quello che tratta di Maometto «rotto dal mento in fin dove si trulla»), il XXXIV (34', quello di Giuda dove si accuserebbe che il significato di “giudeo” possa essere esteso all'intero popolo di religione ebraica),il XXVI del purgatorio (26',quello dove sono puniti di supplizio i lussuriosi e i sodomiti).

«Non vogliamo che vengano imposte censure ne roghi-assicura la Sereni (“e ci mancherebbe!” penserebbe la letteratura se si potesse impersonificare)- ma vorremmo che si riconoscesse senza ambiguità che nella Commedia vi sono contenuti offensivi (sic) razzisti (sic) e categorie discriminate (sic). L'arte non può essere al disopra di qualsiasi giudizio critico».
Verissimo,ma non si può nemmeno (a causa di una contesto storico,che testimonia le vedute e che - se contestualizzato - ne giustifica i toni) cancellare dai programmi una colonna portante dei programmi scolastici (fin troppo politicizzati) che la rendono la Divina Commedia oggetto di studio e lettura adatta alla formazione.
Lo studio della stessa stimola infatti una conoscenza critica che possa fungere da riflessione sul percorso che anche la cultura ha compiuto nel corso degli anni.

«Pensare di interpretare e giudicare la divina commedia con i criteri,i principi,l'impostazione filosofica e culturale di oggi declinandoli al pensiero dell'uomo di sette secoli fa-è delirante».Sigla sempre Il Giornale. Non a caso per “contestualizzare” esistono già numerosi apparati critici che vengono accostati alle edizioni scolastiche come Sapegno, Bosco-Reggio, Pasquini-Quaglio (per citarne alcuni) atti a motivare e spiegare determinate espressioni a volte arcaiche, nonchè scritte in "Volgare" (a scanso di equivoci).

Tra lo sdegno del mondo letterario nei confronti del dilagante buonismo che vorrebbe porre “la foglia di fico papale sui genitali della letteratura”, c'è chi ironizzando (come fa il poeta Maurizio Cucchi) propone un messaggio a mio avviso più attendibile della bacchettona Gherush92: «I vantaggi che è in grado di dare un poema come la divina commedia,forse il più grande di tutti i tempi e di tutte le letterature sono abbondantemente superiori a qualsiasi rischio di incomprensione.»

In virtù di questi accorgimenti dell'illustre associazione, che si è concessa questa acuta critica letteraria, possiamo dispensare una lista di altre letture che potrebbero essere criticati secondo i criteri politici,etici e sociologici dei nostri giorni:

I tre Moschettieri di Alexandre Dumas- Assenza di quote rosa
Moby Dick di Herman Melville- Antianimalista
Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas- Evasione e Riciclaggio di denaro
Le 120 giornate di Sodoma di Donatien-Alphonse-François de Sade- Neanche citiamo le violazioni
L'Isola del tesoro di Robert Stevevenson- Pirateria ed Evasione fiscale
Il ritratto di Dorian Grey di Oscar Wilde – Libertinaggio e sfruttamento della prostituzione
Pippi Calze Lunghe di Astrid LindGren - Pedagociamente pericoloso
Il giro del mondo in 80 giorni - Istigazione del gioco d'azzardo ai danni dello stato
Oliver Twist di Charles Dikens - Sfruttamento minorile

Per Unistudenti, Davide Bartoccini

www.unistudenti.it/generale/associa...-scolastici/813


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