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Posts written by Peppero

view post Posted: 9/8/2021, 14:09 Garbatella centenaria, l’arte popolare e raffinata dei murales - »Arte e Letteratura
Per essere belli, sono belli. Però preferirei vederli all'interno di edifici o al chiuso, lontani da intemperie o comunque protetti dagli agenti atmosferici. Se il palazzo perde intonaco, il dipinto si sgretola e diventa una cosa orrenda, una macchia antiestetica e visibile a tutti. Tra l'altro è pure difficile che qualcuno si faccia avanti per restaurare l'opera. In quel caso, l'amministratore nonché i condomini dello stabile si troverebbero in difficoltà...

Garbatella centenaria, l’arte popolare e raffinata dei murales
Cento anni di vita e festeggiarli attraverso i murales, espressione artistica che restituisce decoro e impreziosisce le facciate dei palazzi. Anche sotto questo profilo, il rione Garbatella non finisce di stupire. Infatti, passeggiando per le sue strade, troviamo degli splendidi murales realizzati negli ultimi anni da street artist di fama internazionale. La Garbatella è confinante con Tor Marancia, altro quartiere in cui la street art è molto diffusa.

Anche alla Garbatella è possibile ritrovare murales, forma d’arte che rappresenta pezzi della storia centenaria del quartiere
In Piazza Damiano Sauli, angolo via Passino, si trova l’immagine gigantesca dell’ostessa Clementina a cui si attribuisce il nome del quartiere , titolo dell’opera “Oh my darling Clementine” ed è frutto del lavoro sinergico di Solo e Diamond. Dipinto agli inizi del 2020 in occasione del centenario del quartiere, la tecnica usata nel murales è quella delle bombolette spray: è stato disegnato nel cuore dei lotti popolari e il suo stile ricorda il pop.
Più classica è l’opera coeva dell’artista venezuelano Gomez, situata in via Fincati . Il murale sembra quasi un’opera caravaggesca, ritrae due enormi mani: una con un chiodo ai polsi e l’altra che porge dei fiori. Il suo nome è “Preghiera al tramonto”.
Questi due murales sono frutto della volontà delle guide turistiche romane in favore delle popolazioni terremotate di Prata d’Ansedonia, frazione dell’Aquila duramente colpite nel 2009: grazie alle visite guidate anche a quei dipinti, si dovevano raccogliere destinati alle popolazioni colpite dal terremoto. L’esplosione della pandemia hanno impedito l’obiettivo.

L’immagine del partigiano Enrico Mancini si trova in Piazza Bartolomeo Romano. Ricordiamo che Mancini è uno dei martiri trucidati nelle Fosse Ardeatine dai nazisti.
Passando sotto l’arco di Piazza Sant’Eurosia, ci si trova sulla meravigliosa via Antonio Rubino ai cui lati sorgono numerose case con giardini fioriti. Sulla facciata di una di queste abitazioni si trova un murale modesto ma piuttosto antico: è dedicato ad Alberto Sordi, che nel 1951 girò nella vicina chiesa di San Filippo neri il film “Mamma mia che impressione”, e di fianco all’immagine dell’attore troviamo anche l’elenco di tutti i suoi film.

Il 12 dicembre 2020 a Garbatella è stato inaugurato in via Guglielmo Massaia 40 il murale realizzato da Leonardo Crudi sul grande muro di un palazzo Ater. Il pezzo , che ci invita a conoscere uno dei più grandi artisti a tutto tondo nel mondo underground contemporaneo, è stato realizzato nell’ambito del progetto “Centenario di Garbatella”, inserito nel programma culturale cittadino chiamato ROMARAMA 2020.

L’ opera riproduce Victor Cavallo al secolo Vitolo, eclettico personaggio vissuto proprio qui a Garbatella. Il volto e le mani sono realizzati con il sapiente uso della penna bic. Nel pezzo di Leonardo Crudi campeggia la scherzosa esclamazione “Ecchime” che l’artista amava declamare quando incontrava qualcuno.

Il 15 giugno 2021 sulla facciata di un palazzo Ater, all’inizio di via Ignazio Persico, è stato scoperto un murale dedicato ad Alberto Sordi, l’attore che meglio di altri ha saputo incarnare la romanità ed è stato sempre amato dalla gente semplice. L’opera è dello street artist Lucamaleonte, le cui opere sono sparse un po’ in tutta la città e in particolare a Casal Bernocchi, sulla via Ostiense. Lucamaleonte, nella circostanza ha lavorato con il patrocinio della Regione Lazio e la collaborazione di Ater per conto della Fondazione Roma Cares della AS Roma, per celebrare i 101 anni dalla nascita del grande attore, ritratto nei panni del Marchese del Grillo.

Il murale di Alberto Sordi in via Persico fa parte di un trittico realizzato sempre da Lucamaleonte per ricordare tre grandi figure artistiche romane in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia: sordi, così, si aggiunge all’immagine di Gigi Proietti in via Tonale al Tufello e di Anna Magnani in via della Vanga al Tiburtino III.

Quindi occhi bene aperti, anche a questo tipo di opere d’arte.

Articolo di Anna Rita Mancini

Foto di Giovanni Casolaro

https://www.visitareroma.eu/garbatella-cen...ta-dei-murales/

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view post Posted: 9/8/2021, 13:44 Legionari romani in Cina - »Storia d'Italia
E' un capitolo della Storia romana molto interessante e poco studiato, quello della via della seta. A questo si allacciano anche altri argomenti, come quello dei legionari romani che si sono smarriti in Cina...


Storia In Cina ci sono discendenti degli antichi Romani?
Leggenda o verità storica?


Nella regione cinese di Gansu vivono molti orientali con tratti somatici tipicamente europei: potrebbero discendere da alcuni legionari romani dispersi lungo la via della seta. Si tratterebbe delle milizie guidate da Marco Licinio Crasso, sconfitte nel 53 a.C. dai Parti a Carre (oggi Harran, in Turchia) e sparite senza lasciare traccia. Forse alcuni che non riuscirono a tornare in patria giunsero in Cina, in questa zona, come schiavi.

Prove archeologiche. A parziale conferma di questa ipotesi ci sono gli scavi di Liquian (un villaggio nel Gansu), che hanno riportato alla luce una fortificazione simile a quelle degli antichi Romani. Un esame genetico ha inoltre rivelato origini caucasiche nella popolazione locale.

Emilio Vitaliano per Focus Storia

https://www.focus.it/cultura/storia/in-cin...-antichi-romani


Il forte Jiayuguan nella provincia cinese di Gansu. In questa regione probabilmente si fermarono alcuni legionari romani che avevano combattuto nel 53 a.C. a Carre, guidati da Marco Licinio Crasso.
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L'Ultima
Legionari romani in Cina

Storie. Tra evidenze scientifiche e studi di autorevoli sinologi, finte rovine ricostruite nel deserto del Gobi a beneficio dei visitatori ed esami del Dna sulle popolazioni locali, prende definitivamente quota la «romanità» dell’antica città di Liqian
di Gianni Maniscalco Basile



Nel 36 a.C., il generale cinese Ch’en T’ang cinse d’assedio la fortezza di Chihchih (Zhizhi), caposaldo orientale dei domini di Jzh-jzh, Shan-yü (re-imperatore) degli Hsiung-nu (Unni), ai confini dell’Impero cinese. Le cronache cinesi raccontano che durante una delle sortite dei difensori della fortezza un drappello di circa 150 soldati si era disposto nella formazione da battaglia «a squame di pesce» (lín).

Dopo la conquista della fortezza, Ch’en T’ang, che aveva forzato gli ordini dell’Imperatore falsificandone un decreto per iniziare quella campagna bellica, aveva esibito all’ imperatore e alla corte imperiale, a dimostrazione del suo successo, una serie di tavole dipinte che illustravano le diverse fasi dell’assedio e della conquista della fortezza unna.

In un saggio famoso dei primi degli anni ’40, Homer Dubs, un sinologo di Oxford, aveva sostenuto la tesi che la formazione da battaglia «a squame di pesce» non fosse che la «testuggine» romana – un modo di disporsi dei soldati a piedi con gli scudi tenuti in alto di piatto e sovrapposti ai margini a formare una difesa contro le salve di frecce scagliate «a candela» e a quel tempo sconosciuta agli Unni. E, in un saggio di poco posteriore, dopo che il sinologo olandese J.J.. Duyverdak nel 1938, aveva scoperto delle tavole che descrivevano la battaglia di Chihchih, Dubs aveva poi affermato che l’esibizione di quelle tavole doveva probabilmente riflettere il costume dei trionfi romani nel corso dei quali venivano mostrati, appunto, dei dipinti ad illustrazione della gloria in battaglia del generale trionfatore.

La tesi di Dubs è che alcuni del legionari, dopo la disfatta romana di Carre contro i Parti nel 53 a.C., fossero sfuggiti alla prigionia viaggiando verso oriente e fossero stati adibiti dagli Hsiung-nu nella difesa di Chihchih; che essi avessero impiegato in battaglia la formazione «a testuggine» e che avessero poi consigliato al conquistatore cinese di mostrare i segni della sua vittoria come era d’uso nei trionfi romani, con i dipinti esibiti alla corte.

Oltre alla «testuggine» e ai dipinti della conquista di Zhizhi, un ulteriore elemento pareva confermare la presenza di un drappello di legionari romani in Cina nella seconda meta del I secolo a.C.: «a quei «legionari» venne concesso di insediarsi in una nuova città, da loro fondata, ai confini Nord-occidentali dell’Impero cinese, nella regione dell’odierno Gansu, e questa città venne chiamata Liqian. Liqian era il nome che nelle antiche fonti cinesi indicava Roma e il suo «impero».
La tesi di Dubs fu accolta dapprima con un notevole scetticismo ma nel tempo altri indizi a sostegno apparvero all’orizzonte scientifico della questione.

Negli anni ’80 del secolo scorso, nella regione del Kara-kamar, nell’odierno Uzbekistan, l’antica Bactria, vennero scoperte delle iscrizioni di difficile lettura, una delle quali secondo Riccardo Cardilli – uno degli studiosi che hanno con più profondità affrontato la questione – sarebbe certamente latina e con alta probabilità attribuibile a un legionario romano. Il luogo dell’iscrizione, a quasi 1700 kilometri dalla più orientale delle iscrizioni latine mai rinvenute, sarebbe sulla via del viaggio dei legionari verso Liqian.

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La tesi della romanità dell’insediamento di Liqian è ora stato accolto in Cina come un fatto accertato e in un recente volume. The Roman Legions that Vanished, pubblicato in versione bilingue (cinese e inglese) nel Gansu nel 2007, se ne raccolgono fatti e testimonianze scientifiche. Della città resta oggi ben poco: il frammento di un antico muro, un padiglione e un colonnato (di finte rovine) eretti al tempo d’oggi nelle vicinanze a segnare il luogo dell’antica città. Ma in tempi recenti, elementi ulteriori hanno appoggiato la tesi di Dubs.

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Nella regione attorno a Liqian, oggi vivono dei cinesi dai tratti somatici insoliti per quelle regioni. Studi sul Dna degli abitanti della zona hanno mostrato notevoli somiglianze del loro patrimonio genetico con quello caucasico. Molti di loro hanno capelli rossi e occhi azzurri e in alcune delle sepolture scoperte da poco si sono trovati scheletri di uomini alti più di un metro e ottanta: tutte caratteristiche somatiche del tutto estranee a quelle delle popolazioni sino-mongoliche dell’area.
Queste caratteristiche somatiche sono evidentissime nel personaggi che appaiono ai visitatori d’oggi nelle vicinanze del muro «romano» di Liqian: uomini con gli occhi a mandorla, capelli rossicci, zigomi per nulla mogolici, vestiti di corazza, elmo, gambali e armati di gladium.

I legionari dunque (dopo la sconfitta di Crasso a Carre nel 53 a.C. o forse più probabilmente a seguito della ritirata di Marco Antonio nell’altra sfortunata campagna contro i Parti nel 36 a.C.), dopo un viaggio di molte migliaia di miglia verso oriente, avevano trovato una nuova casa in una città fondata da loro col nome cinese di Roma ai margini del deserto di Gobi e nuovi concittadini ai confini settentrionali dell’altro grande impero del loro tempo.

Come ha scritto un noto orientalista italiano, Mario Bussagli, i legionari romani, «deportati nelle regioni dell’est (…) devono essere riusciti a fuggire e devono aver ritrovato, sotto la variegata insegna di Chihchih (ma poi anche dell’imperatore cinese n.d.a.) quella dignità e quella libertà che sembravano perdute per sempre».

https://ilmanifesto.it/legionari-romani-in-cina/

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I romani in Cina. Di Alberto Rosselli.
Che mercanti romani abbiano raggiunto via mare l’India, l’Indocina e perfino la Cina è cosa nota da tempo. Si sa infatti che, tra il I° e il II° secolo d.C., navi onerarie romane salpate dallo scalo egiziano di Berenice (Mar Rosso) erano solite percorrere con una certa regolarità il Mar Rosso, giungendo nel porto di Aden che a quel tempo fungeva da cerniera tra il mondo marittimo occidentale e quello orientale. Da Aden, probabilmente a bordo di navi locali o indiane, i mercanti romani facevano poi vela, approfittando dei monsoni (il famoso vento di Ippalo dal nome del navigatore greco che lo scoprì) verso Conchin (l’attuale Bombay) per caricare spezie e seta. L’esistenza di un sostenuto interscambio commerciale marittimo tra Impero Romano, India e Cina e la presenza di mercanti greci e latini a Conchin e in altre località asiatiche è stata dimostrata dal ritrovamento (in India, ma anche in Cina) di attrezzi, oggetti e monete romane del periodo di Antonino Pio e Marco Aurelio (II secolo d. C). Assolutamente ignorata o accantonata da molti storici, almeno fino a non molti anni fa, era però l’ipotesi che i romani fossero riusciti a raggiungere l’Impero Celeste non per mare ma lungo una rotta terrestre (la cosiddetta “Via della Seta”). Si riteneva infatti poco credibile che, date le enormi distanze e l’ingombrante presenza dell’Impero dei Parti (forte entità politico-militare quasi sempre in guerra con Roma), si fosse verificato un contatto di questo tipo. Tuttavia, gli studi più recenti sull’argomento, cioè su un “incontro”, anche se fortuito, tra civiltà romana e cinese, sono stati approfonditi con successo da diversi studiosi occidentali (tra i quali il professor Raffaele Adinolfi, docente di Storia delle Esplorazioni presso l’Università di Salerno) ed in seguito avvalorati da un gruppo di archeologi e antropologi cinesi protagonisti, nel 1989 e nel 1992, di due importanti scoperte. (1)

Il 9 Novembre 1989, una spedizione scientifica cinese si recò nella regione del Gansu, a Lou Zhuangzi, località situata 400 chilometri a nord di Lanzhou, riportando alla luce antichi resti lignei e suppellettili di probabile fattura romana. Non solo. Durante gli scavi, un contadino del posto riferì agli scienziati la storia di una donna cinese custodiva nella sua abitazione alcuni antichi e strani rotoli di carta che tuttavia un giorno bruciò per fare ardere della legna. Sui resti non intaccati dalle fiamme sembra che fosse riportata un’iscrizione orizzontale vergata in una lingua ignota: CR.S. LEG.ON. FUIM. Scritta che gli scienziati tradussero in CRASSI LEGIONIS FUIMUS.

Nel 1993, altri residuati, questa volta di costruzioni, armi ed oggetti di fabbricazione romana risalenti al primo secolo d.C. vennero ritrovati da un altro gruppo di archeologi cinesi, in una località del Gansu chiamata Lijian. E successivamente, una équipe di antropologi inviati da Pechino per indagare sulla scoperta, effettuò approfonditi studi comparativi sugli abitanti della zona, scoprendo che molti di essi mostravano tratti somatici tipicamente mediterranei, e che erano soliti praticare la tauromachia e compiere uno strano rito sacrificale dei buoi di chiara origine romana.

Venne inoltre scoperto un muro di cinta molto antico di argilla compressa, lungo oltre 10 metri, alto 1-2 e spesso fino a 3 metri. Secondo le testimonianze della gente del posto sembra che agli inizi degli anni ‘70, la costruzione si sviluppasse per circa 100 metri, ma che in seguito fosse stata in parte demolita per ricavare mattoni. Sempre nel medesimo sito, gli archeologi cinesi ritrovarono a pochi metri sotto la superficie alcune dozzine di reperti archeologici: vasellame metallico, calderoni di ferro e brocche di porcellana e argilla. I contadini del posto riferirono che in passato, durante la costruzione di alcune fondamenta di alcune abitazioni, era stato rinvenuto del vasellame decorato con disegni a cordicelle (gli studiosi cinesi ipotizzarono che la datazione di questi reperti risalisse alla dinastia Han orientale 25 – 220 d.C.) (2). Non lontano dalla muraglia, un contadino del villaggio di Xinghua disse di avere rinvenuto uno strano arnese di legno lungo 3 metri, dotato di aste trasversali parallele. Il reperto fu poi collocato nel Centro Culturale del distretto e gli archeologi che ebbero modo di studiarlo espressero l’opinione che si trattasse di uno strumento adoperato dai soldati romani per edificare il muro di cinta formato da giganteschi blocchi lignei. Avendo notato i particolari caratteri somatici di alcuni individui del villaggio di Xinghua, gli archeologi della spedizione vollero un consulto da parte di antropologi che, una volta giunti sul posto, esaminarono con attenzione un campione di popolazione, scoprendo che effettivamente molti soggetti mostravano tratti somatici mediterranei, quali naso adunco e orbite profonde. Tutti questi indizi portarono gli scienziati cinesi a dedurre che in un lontano passato alcuni soldati romani, molto probabilmente appartenenti alle legioni di Crasso sconfitte nel 54 a Carre dalle armate dei Parti, abbiano per vie traverse raggiunto la Cina (il paese dei Seri, come veniva chiamato) lasciando in loco una discendenza. D’altra parte, notizie circa un possibile arrivo e stanziamento di uomini mediterranei nel Gansu in passato era già stato ipotizzato, e in buona parte provato, da più di uno storico cinese. Rimaneva da vedere se questi uomini bianchi proiettati a migliaia di chilometri di distanza dalle loro terre di origine fossero effettivamente romani.

Notizie circa la sorte dei soldati romani ce le fornisce lo storico cinese Ban Gu, autore della storia della Dinastia Han Occidentale (206 a.C. – 9 d.C.). Nel 36 a.C. l’imperatore Gan Yen-Shou, dietro suggerimento del suo ambizioso consigliere Chen-Tang, mosse verso occidente, fino a raggiungere la città di Zhizhi (l’attuale Dušanbe nel Kazakistan) mettendola a sacco. Secondo il manoscritto di Ban Gu, i cinesi si trovarono di fronte ad una città circondata da enormi blocchi di legno e ad un esercito composto da 1.500 soldati bianchi muniti di una strana corazza a maglie sottili e di scudi circolari. I cronisti cinesi riportano poi, con dovizia di particolari, l’inusuale vallo eretto intorno alla città: un classico esempio dell’arte militare romana. I cinesi riferirono di una duplice palizzata di tronchi appuntiti e di un profondo fossato verso l’esterno di essa. La relazione parla inoltre di 145 strani e coraggiosi soldati dalle fattezze non asiatiche fatti prigionieri al termine della battaglia. Questi vennero in seguito deportati nel distretto di Fanmu (l’attuale Yongchang): località che i cinesi ribattezzarono con il nome di Lijian termine con il quale essi erano soliti chiamare le terre occidentali, compreso l’Impero Romano. Secondo informazioni raccolte dallo storico Ban Gu, gli strani soldati incontrati dalle armate cinesi sembra appartenessero ai resti dell’esercito di Licinio Crasso che nel 54 a.C. (cioè 18 anni prima) era stato sconfitto dai Parti.

Come è noto, tra il 58 e il 51 a.C., i triumviri Giulio Cesare, Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso si trovarono impegnati su tre fronti particolarmente impegnativi: Cesare nelle Gallie, Pompeo in Spagna e Crasso in Medio Oriente. Desideroso di acquistare una fama analoga a quella dei suoi colleghi, verso la fine del 55 a.C. Crasso, alla testa di sette legioni per un totale di circa 45.000 uomini, partì alla volta della Siria con il preciso scopo di abbattere il potente impero dei Parti e conquistare nuovi, ampi territori. Dopo alcuni iniziali successi, il 9 giugno del 53, dopo essere stato abbandonato dagli alleati Armeni, egli venne pesantemente sconfitto dal generate parto Surena presso Carrae (località del regno di Osroene; oggi Haran, in Turchia)e successivamente decapitato da un ufficiale parto chiamato, pare, Exatre.

Nella battaglia morirà anche il figlio del triumviro,Publio Licinio Crasso. Dei 40.000 legionari che avevano partecipato alla disastrosa contesa se ne salvarono appena un quarto. Ventimila caddero sul campo, mentre altri 10.000 vennero fatti prigionieri dai Parti che, secondo una loro abitudine, li trasferirono a marce forzate nella parte orientale del loro regno, fino all’oasi di Meru, in Margiana. Successivamente, nel 20 a.C., l’Impero Romano concluderà un trattato di pace con i Parti richiedendo invano la restituzione dei prigionieri superstiti. Questi, infatti, non erano più nelle mani dei parti, ma dimoravano ormai da tempo, all’insaputa di Roma, in una remota e sconosciuta regione della Cina.

FINE

NOTA: Nel 1977, il professore Raffaele Adinolfi diede alle stampe un libro molto interessante: “I rapporti tra l’Impero Romano e la Cina antica” (Edizioni Massimo, Napoli) nel quale avanzò alcune ipotesi al riguardo. Adinolfi seguì le tracce di Mortimer Wheeler, autore de “La civiltà romana oltre i suoi confini” (Einaudi, Torino 1963) e di J. Innes Miller, autore di “Roma e la via della spezie (dal 29 a.C. al 641 d.C.)” (Einaudi, Torino, 1974).

206 a.C.-220 d.C: Alla dinastia Qin succede quella degli Han, fondata da Liu Bang con capitale Chang’an presso l’attuale Xi’an (Han occidentale) e a Luoyang (Han orientale). Il confucianesimo diventa l’ideologia ufficiale della classe dominante (136 a.C.). È di questo periodo l’invenzione della carta (105 a.C.). L’impero comincia una politica di espansione in Asia centrale. Si apre “La via della seta” (114 a.C.) intensificando il commercio con le province romane dell’Asia Minore.


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In un villaggio cinese i discedenti Antica Roma
Test del dna rivelano: a Liqian i 'figli' dei legionari di Marco Crasso. Tantissimi i turisti

SHANGHAI - Un piccolo pezzo di storia romana in Cina. Un villaggio nella provincia nord occidentale cinese del Gansu, Liquian, sta diventando meta di migliaia di turisti e una delle nuove attrazioni nel paese perche' in esso vivono cinesi dall'aspetto occidentale che ricordano, con parate militari, danze, e dimostrazioni di battaglie, gli antichi romani. Nella piazza di Liqian una dozzina di persone - vestite con armature e dotate di scudi - attraggono con finte battaglie e parate frotte di turisti.
Secondo gli antropologi la popolazione locale potrebbe essere la discendenza di un esercito romano. Situato lungo la via della seta, una rotta commerciale di circa 7000 chilometri che collegava l'Asia e l'Europa più di 2.000 anni fa, il villaggio di Liquian e' divenuto noto alle cronache quando nel 1990 alcuni archeologi vi trovarono i resti di un antico forte e notarono che molti dei suoi abitanti avevano caratteristiche fisiche simili a quelle degli occidentali. Test del DNA condotti nel 2005 hanno poi confermato che alcuni degli abitanti del villaggio sono infatti di origine straniera, il che ha portato molti esperti a concludere che sono i discendenti dei soldati dell' esercito romano guidato dal generale Marco Crasso.
Nel 53 ac, Crasso venne sconfitto e decapitato dai Parti, una tribu' che occupava quello che oggi e' l'Iran, mettendo fine all'espansione romana verso l'oriente. Ma 6000 elementi dell'esercito guidato dal figlio primogenito di Crasso fuggirono e non furono mai piu' ritrovati. Molti antropologi ritengono dunque che gli attuali abitanti di Liquian sarebbero i discendenti di quei soldati scomparsi. Una teoria che pero' non convince tutti. Alcuni studiosi infatti ritengono che non ci sono ancora prove certe che dimostrino questa connessione. Nell'agosto del 2010 intanto, nell'intento di attrarre sempre piu' turisti, a Liqian e' stato costruito un nuovo complesso architettonico nello stile dell'impero romano. Sembra inoltre che un produttore cinematografico di Pechino intenda presto realizzare un film sulla storia del villaggio.

https://www.ansa.it/web/notizie/canali/inv..._695631975.html


Cina e Roma unite dalla città dei legionari, Liqian
La Cina e Roma sono più vicine di quanto possa sembrare, nonostante i 7000 km di distanza. Un nome ed una storia antica le unisce: è Liqian. In quel distretto sperduto, al confine con il deserto dei Gobi, si rinnova una tradizione, confermata anche dal Dna degli abitanti: l’insediamento di una guarnigione dell’Impero romano in fuga dalla guerra con i Parti.
E’ lì che, nel distretto dello Yongchang, che per celebrare quanto avvenuto nel 53 a.C., una volta l’anno i membri di antiche famiglie locali si vestono con paramenti simili a quelli dei soldati romani e si recano presso una costruzione che ricorda un tempio romano.
La storia riferisce che lungo le tracce cancellate della Via della Seta, si sarebbe persa una legione di circa 6000 soldati romani, guidati dal primogenito del generale Marco Crasso. Era il 53 a.c. e per le fonti storiche quei legionari, sfuggiti alla guerra contro i Parti, sono misteriosamente scomparsi. I discendenti delle milizie di Crasso, decapitato dagli antenati dei persiani nei territori dell’ attuale Iran, si sarebbero stabiliti tra Tibet e Turkestan, oggi regione del Qinghai, per evitare di essere eliminati dai guerrieri cinesi dell’imperatore Wu, dinastia Han.
Gli archeologi sono riusciti ad avere conferma della tesi rinvenendo i resti di fortificazioni nella zona di Liqian. E i genetisti hanno fatto il resto confermando che nelle popolazioni del posto (in almeno il 46% dei casi) scorre sangue “romano” e si posseggono caratteri somatici occidentali.
Per gli storici questa vicenda rivela che i due imperi più potenti al mondo per quell’epoca, erano venuti a contatto e che ci sono state, al di là degli scambi commerciali della cosiddetta Via della Seta, contaminazioni sociali.

https://www.visitareroma.eu/cina-e-roma-un...gionari-liqian/
STORICO.CINA_.ROMA2_
view post Posted: 9/8/2021, 12:41 Per la 1a volta italiana riceve medaglia Dirac - »Scienza, Tecnologia e Informatica
Congratulazioni alla scienziata Buonanno...

Medaglia Dirac, prima volta per l’Italia: è la fisica Alessandra Buonanno (che lavora in Germania)
Oltre a essere la prima italiana la scienziata è la seconda donna in assoluto a ricevere uno dei principali premi scientifici internazionali. Con lei sono stati premiati i fisici Thibault Damour, Frans Pretorius e Saul Teukolsky
di F. Q. | 9 Agosto 2021

Un record assoluto per l’Italia anche questo. Per la prima volta la medaglia Dirac, uno dei principali premi scientifici internazionali, è stata assegnata a una ricercatrice italiana, Alessandra Buonanno, che lavora in Germania, nell’Istituto Max Planck per la Fisica gravitazionale di Potsdam. Assegnata dal Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam (Ictp), la medaglia Dirac premia Buonanno per le sue ricerche teoriche alla base della rilevazione delle onde gravitazionali. Oltre a essere la prima italiana, Buonanno è la seconda donna in assoluto a ricevere la medaglia Dirac. Con lei sono stati premiati i fisici Thibault Damour, Frans Pretorius e Saul Teukolsky.
Laurea, master e dottorato all’Università di Pisa in Italia, la scienziata è ricercatrice associata al Cern e ha conseguito un post dottorato presso l’Institut des Hautes Etudes Scientifiques (IHES) in Francia e il premio Richard C. Tolman al California Institute of Technology negli UsaA (1999-2001). Nel dendo e prestigioso curriculum si legge anche incarichi all’Institut d’Astrophysique de Paris (IAP) (2001-2004) e Laboratoire Astroparticule et Cosmologie (APC ) a Parigi (2005) con il Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS). Professoressa Associato (2005-2010), Professore di Fisica (2010-2014), Professore di College Park (dal 2014) presso l’Università del Maryland. Membro scientifico e direttore del Max Planck Institute for Gravitational Physics (Albert Einstein Institute) (dal 2014). Professore onorario all‘Università Humboldt di Berlino e all’Università di Potsdam (dal 2017).


https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/0...rmania/6286827/

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view post Posted: 9/8/2021, 11:43 Spacciatore straniero insulta Italia e poliziotti - »Segnalazioni Anti-Italianismo
Se questo è un uomo (integrato)...

Spacciatore marocchino si riprende mentre insulta l’Italia e i poliziotti ai quali sputa anche addosso, ma dopo un anno è ancora fra noi
Genova – Ormai sono padroni a casa nostra. Nel video si vede uno spacciatore marocchino riprendersi, circa un anno e qualche mese fa, di fronte alla questura di una città della Liguria, mentre minaccia, e insulta agenti di polizia sputando loro addosso. Scopo del magrebino quello di recuperare i proventi di una sua attività illecita, lo spaccio di stupefacenti sequestrati nei giorni precedenti dalle forze dell’ordine. Il marocchino, originario di Casablanca, ci risulta essere ancora in Italia.
https://www.alessandriaoggi.info/sito/2021...-fra-noi-video/

marocco
view post Posted: 9/8/2021, 11:31 Belgio. Strage di Marcinelle e retorica su accoglienza - »Italia nel Mondo
Una tragedia raramente ricordata...

La strage di Marcinelle e la retorica dell’accoglienza
di Francesco Pezzuto - 8 Agosto 2021

Marcinelle, 9 ago – Alle ore 8.11 dell’otto agosto 1956 un fumo acre e denso penetra le viscere del sottosuolo di Marcinelle, in Belgio. Tra i pozzi e le gallerie della miniera di carbone di Bois du Cazier 262 uomini trovano la morte, intrappolati e asfissiati. Tra le vittime si annoverano 136 minatori italiani. Le difficoltà nel raggiungere i pozzi più profondi appaiono subito evidenti: l’incidente ha tranciato i cavi dell’alta pressione e i fili del telefono, è impossibile comunicare e muovere i carrelli elevatori. Con il passare dei giorni la possibilità di trovare dei sopravvissuti, salvati da sacche di ossigeno create dalle porte taglia fuoco, diventa sempre più flebile. Il dispaccio definitivo giunge il 23 agosto, è scritto in italiano e recita: “Tutti cadaveri”.
Quella di Bois du Cazier era una delle decine di miniere di carbone nelle quali vennero impiegati gli italiani. Non si trattava di emigranti, come in tanti oggi vorrebbero far credere per alimentare la retorica dell’accoglienza “dovuta”. Quel senso di colpa sociale da inculcare al nostro popolo, per rendere accettabili le logiche speculative dell’immigrazione di massa, forzata e indotta. Lo scorso luglio la presidente della Camera, Laura Boldrini, nell’inaugurare il Parco dello zolfo ad Ancona, ha ricordato la tragedia di Marcinelle, dove si era recata in visita nel 2013, spiegando: “In Belgio i nostri emigranti erano chiamati ‘musi neri’, anche quelli partiti da qui, e a loro non affittavano neanche le case. Non potevano entrare nei locali perché c’era il divieto per gli animali e i ‘musi neri’. E i musi neri eravamo noi”.

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La Boldrini, però, dimentica di spiegare come mai oltre 50mila italiani avessero deciso improvvisamente di abbandonare casa e famiglia per andare a fare i minatori in Belgio. In questa colpevole amnesia storica la presidente della Camera è in buona compagnia, perché tanti, troppi, vorrebbero rimuovere la vergogna del Protocollo italo – belga. Al termine della seconda guerra mondiale il Belgio si ritrovava con gli impianti di estrazione intatti ma con poca manodopera.

Il governo De Gasperi, seguito del Clnai e costituito da Dc, Pci, Psi, Pli e Partito d’Azione, dopo aver annullato la socializzazione del lavoro e delle imprese attuata dalla Repubblica sociale italiana, pensava bene di cedere manodopera in cambio di carbone. Un vero e proprio baratto che identificava la forza lavoro come merce.
Migliaia di manifesti furono affissi in tutta Italia, fogli che definivano il Belgio come un paradiso in terra nel quale sarebbero stati garantiti lavoro, vitto e alloggio. La realtà era chiaramente ben diversa. Gli operai venivano scelti in base all’età (non dovevano superare i 35 anni) e alle caratteristiche fisiche, caricati su treni merci dei quali ignoravano la destinazione e nei quali rimasero chiusi per giorni mentre attraversavano l’Europa. Al loro arrivo compresero in quale truffa lo Stato li avesse coinvolti. Vivevano nei campi di concentramento insieme ai soldati tedeschi imprigionati in guerra, altri ancora in baracche di lamiera gelide in inverno e infuocate nei mesi estivi. Il salario garantiva a stento la possibilità di acquistare poche volte al mese pane e pasta, per integrare la zuppa annacquata servita quotidianamente come pasto.

Il lavoro serviva per compensare l’acquisto del carbone da parte dell’Italia, a loro sarebbe rimasto poco o nulla, di certo non la libertà: quella l’avevano persa al momento della firma del contratto. Non avevano scelta, sarebbero dovuti rimanere lì almeno per un anno, la maggior parte di loro venne ingannata, non avendo alcuna assistenza sindacale, e nelle miniere ci rimase fino alla morte o per oltre un decennio. Gli italiani erano “i musi neri”, deportati in massa per soddisfare le esigenze del capitale e gli equilibri economici fra Stati. Una lezione che dovrebbe servire da monito per quanto accade oggi, evitando di ripetere gli orrori commessi.

Francesco Pezzuto


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view post Posted: 9/8/2021, 11:17 De Felice: Italia denunci Germania e Norvegia a Corte europea - »Italia e UE
I buonisti diranno che De Felice mette il dito nella piaga. La domanda che ci facciamo tutti però è sempre quella. Perchè l'Italia deve farsi carico dei clandestini e non la Norvegia, la Germania e gli altri paesi d'Europa? Il Governo tace ma la domanda resta ed è sempre attuale...

Ong, parla l’ammiraglio De Felice: “Il governo denunci Germania e Norvegia alla Corte europea”
di Cristina Gauri - 8 Agosto 2021

Roma, 8 ago — «La Sea Watch 3 è territorio tedesco come i ponti della Ocean Viking sono pezzi di territorio norvegese»; ne consegue che «la Germania è responsabile per i migranti illegali sulla Sea Watch 3, così come è la Norvegia per quelli a bordo della Ocean Viking». Così parla l’ammiraglio (ris) Nicola de Felice, sottolineando la necessità di denunciare alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) «il Governo tedesco e quello norvegese per le continue illecite attività delle navi Sea Watch 3 e Ong Ocean Viking, rappresentando con determinazione le violazioni delle disposizioni della Convenzione di Vienna da parte della Germania e della Norvegia che non si attengono al Trattato Ue di Dublino». In sunto: le navi Ong battenti bandiera degli Stati Ue extra-Italia che recuperano clandestini al largo delle coste della Libia, se ne devono poi fare carico consegnandoli ai rispettivi Paesi Ue di bandiera.

«La nave Sea Watch 3 dell’omologa Ong della discussa Carola Rackete ha ottenuto l’autorizzazione dall’Italia per sbarcare a Trapani i 257 clandestini che hanno pagato i mercanti di esseri umani per essere trasportati sotto bordo alla nave tedesca. Altri 549 illegali stanno arrivando con la nave norvegese Ocean Viking».

Clandestini che, come da prassi, dovrà gestirsi l’Italia… Ma dove sta scritto che dobbiamo farcene carico noi?

«Lo Stato di Bandiera della Sea Watch 3 è la Germania che, avendo concesso la propria bandiera, ha attribuito la propria nazionalità e l’ordinamento giuridico a quella nave. La nazionalità comporta la soggezione della nave e dell’equipaggio alla sovranità della Germania. In pratica, la Sea Watch 3 è territorio tedesco come i ponti della Ocean Viking sono pezzi di territorio norvegese. Ora, sappiamo che il Regolamento di Dublino dell’Unione Europea stabilisce i criteri e i meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli Stati membri da un cittadino di un paese terzo. In particolare, l’articolo 13 stabilisce che il migrante che ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale. Ne consegue che è la Germania responsabile per i migranti illegali sulla Sea Watch 3 così come è la Norvegia per quelli a bordo della Ocean Viking».

Come risolvere questa controversia?

«La Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati del 1969, riconoscendo l’importanza dei trattati come fonte del diritto internazionale e come mezzo per sviluppare la cooperazione pacifica delle nazioni, constatando che la regola pacta sunt servanda è universalmente riconosciuta, permette di risolvere le controversie riguardanti i trattati attraverso mezzi pacifici e in conformità ai principi della giustizia e del diritto internazionale. È dunque giunto il momento da parte del Governo italiano di chiamarlo in causa denunciando alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) il Governo tedesco e quello norvegese per le continue illecite attività delle navi Sea Watch 3 e Ong Ocean Viking, rappresentando con determinazione le violazioni delle disposizioni della Convenzione di Vienna da parte della Germania e della Norvegia che non si attengono al Trattato Ue di Dublino».

Quali altri provvedimenti sarebbe utile intraprendere?

«Questa azione deve essere immediatamente intrapresa parallelamente con il richiamo dei nostri ambasciatori da Berlino e da Oslo, convocando anche gli ambasciatori tedesco e norvegese in Italia, imponendo il rispetto del regolamento di Dublino ovvero chiedendo di ammainare la bandiera da quelle navi. Cosa non formale, ma sostanziale poiché senza bandiera quelle navi non possono navigare pena il sequestro delle stesse e l’arresto del loro equipaggio da parte della Marina militare di qualsiasi altra nazione. Il Governo italiano ha tutte le carte in regola, basate su diritto internazionale, per chiedere che i migranti illegali siano portati direttamente in Germania e in Norvegia. L’Italia deve tornare ad essere rispettata come Stato di diritto sovrano. È incomprensibile come tutto ciò non sia stato ancora realizzato a meno che non si abbiano gli attributi o le condizioni per farsi rispettare dagli altri Stati che sempre perseguono i propri interessi nazionali. Ministro degli Esteri, se ci sei batti un colpo!».

Cristina Gauri

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view post Posted: 9/8/2021, 11:05 Una lunga storia di odio per la nazione - »Patria e Nazione
Sintesi molto interessante. Nella foto, il Britannia...

La sinistra italiana: una lunga storia di odio per la nazione
Di Francesco Carlesi

Roma, 4 mar – Difficilmente nella storia dei partiti e degli ambienti politici internazionali si può trovare tanto livore antipatriottico come nella cosiddetta sinistra italiana. Sin dalle loro origini, movimenti e partiti di sinistra hanno cavalcato la polemica contro il popolo italiano e i suoi vizi atavici, in nome di «ideali universali» d’importazione, con risultati che ancora scontiamo sulla nostra pelle. Uno dei casi più clamorosi risale alla Prima guerra mondiale, quando il Partito Socialista Italiano si schiera contro l’intervento del nostro Paese nel conflitto: molti di loro dicono «non aderire, non sabotare» alimentando al contempo il sogno, al motto «proletari di tutti il mondo unitevi», dell’unione internazionale di classe contro i nazionalismi. Peccato che nessun partito socialista europeo seguì l’esempio, fattore che contribuì a mettere in ridicolo la propaganda anti-patriottica di uomini del PSI come Matteotti, mentre migliaia di soldati combattevano per difendere i confini della nazione.

Come se non bastasse, al termine del conflitto i socialisti si distinsero per le offese ai reduci e una serie interminabile di agitazioni, occupazioni e violenze. Quel periodo sanguinoso, noto come «biennio rosso», originava dal tentativo di fare una rivoluzione sull’esempio della Russia del 1917. La fascinazione verso Mosca portò alla nascita del Partito Comunista d’Italia nel 1921, con il preciso scopo di aderire ai 21 punti dell’Internazionale comunista promossi da Lenin. A spazzare via i sogni rivoluzionari ci pensò il giovane movimento fascista, che in pochi anni distrusse gli avversari sia sul piano “fisico” che ideologico. Successivamente si aprì un raro periodo in cui nel nostro paese la tematica nazionale andò di pari passo con quella sociale: reduci e uomini d’ordine convivevano con sindacalisti rivoluzionari e intellettuali come Giuseppe Bottai, in nome di una terza via puramente italiana, connotata da corporativismo e socializzazione. Con il ritorno dei comunisti e la fine del conflitto si rifece vivo l’antico odio per la nazione. La furia ideologica si manifestò nella guerra civile e nella «strategia della tensione» messa in atto con gli attentati partigiani, mentre chi parlava di concordia nazionale come Giovanni Gentile venne brutalmente assassinato. In nome dell’ideale comunista le stragi colpirono anche i “moderati” antifascisti, come a Porzus.

Nel dopoguerra, oltre alle rappresaglie partigiane, arrivò un convinto appoggio a Tito, testimoniato dalle incredibili parole di Togliatti: «È assurdo pensare che il nostro partito accetti di impegnarsi in una lotta contro le forze antifasciste e democratiche di Tito. In questo senso del resto la nostra organizzazione di Trieste ha avuto da me personalmente istruzioni precise: la sola direttiva da darsi è che le nostre unità di partigiani e italiani di Trieste e della Venezia Giulia collaborino in modo più stretto con le unità di Tito». Questo atteggiamento contribuì a stendere un velo sul dramma delle foibe e sul successivo esodo italiano dalla Venezia Giulia. Non solo, gli esuli vennero spesso accolti con sputi e insulti dai comunisti, che li bollavano perlopiù come fascisti in fuga dal «paradiso comunista». Solo dopo più di 50 anni e con la caduta del Muro di Berlino si è riuscito a parlare di questa profonda ferita nazionale, occultata in nome della solidarietà internazionale del PCI con la Jugoslavia e il comunismo internazionale (e ancora oggi minimizzata da circoli fuori dalla storia come l’ANPI).

Alla luce di questa vicenda, è facile capire come i comunisti italiani di Togliatti, ospite in Russia per lungo tempo negli anni del fascismo, seguissero pedissequamente ogni indicazione ideologica proveniente da Mosca, che ricopriva inoltre di rubli il partito. Sono gli anni in cui esporre un tricolore veniva considerato quasi un reato e un’apologia di fascismo. Ben inseriti nei gangli della cultura, dell’accademia e della magistratura, i militanti comunisti contribuirono a far lievitare l’autorazzismo antinazionale, in nome della lotta di classe e della rivoluzione comunista. Nelle manifestazioni giovanili, anche Mao poteva diventare un simbolo, invece che Mazzini, Oriani, Garibaldi. Le prime crepe all’ortodossia ideologica del PCI, da parte soprattutto della corrente “migliorista”, non arrivarono nel segno di un sano orgoglio nazionale, ma strizzando l’occhio all’altra superpotenza: gli Stati Uniti d’America. Negli infuocati anni ‘70 cominciò la lenta strategia d’avvicinamento di alcuni esponenti comunisti verso i liberal americani e uomini d’alto livello della politica a stelle e strisce. Giovanni Amendola si incontrò più volte con Brzezinski, stratega del Pentagono, studioso dell’URSS e in quel periodo presidente della Commissione Trilaterale. Sergio Segre ebbe rapporti con ambienti americani attivi a Roma (come il diplomatico Robert Boies) così come il suo successore agli affari esteri del PCI Giorgio Napolitano. Il suo viaggio in USA ai tempi del sequestro Moro fu clamoroso, tanto come le sue parole distensive verso la NATO e la sua visita al CFR. Duane Clarridge, all’epoca “capostazione” CIA a Roma, ha parlato addirittura di un’infiltrazione organica dei servizi americani all’interno del partito comunista, in cui diversi esponenti «sbavavano per entrare al governo».

L’occasione arrivò dopo gli intensi anni ’80, segnati da un leader sovranista come Craxi, alfiere di uno dei pochi «socialismi tricolori» secondo Giano Accame e non a caso odiato dai comunisti. Siamo nei primi anni ’90, in prima fila nel PCI ci sono Occhetto e Napolitano, il «comunista preferito di Kissinger», che hanno compiuto un viaggio negli States nel 1989 incontrando il gotha politico e economico americano. Lo scompaginamento della prima Repubblica dettato dagli scandali di Tangentopoli è la ghiotta occasione per il più grande partito della sinistra italiana, che viene risparmiato dalle inchieste. Il protagonista giudiziario Di Pietro, che ha contatti con il “falco” USA Michal Ledeen, una volta lasciata la toga verrà eletto in parlamento con l’appoggio della sinistra.

Dopo la parentesi Berlusconi, finalmente l’ex PCI arriva al potere. Ma quello di cui parliamo non è più una forza sociale, ma un partito mutato geneticamente, sempre più plasmato sul modello dei democratici americani. L’unica continuità è nell’impostazione antinazionale: i cavalli di battaglia sono i diritti umani, l’europeismo “senza se e senza ma” e le liberalizzazioni che demoliscono il patrimonio industriale italiano. Prodi, uno dei presenti al celebre incontro sul panfilo «Britannia», svende letteralmente l’IRI, con le banche americane che incassano laute consulenze. Una continua politica suicida che perdura fino ai giorni nostri: politiche di genere e diritti civili sono le pallide battaglie ideologiche per nascondere il totale abbandono a cui sono lasciati i lavoratori italiani e l’interesse nazionale.

Una nutrita critica proveniente dalla stessa sinistra (Bagnai e Gallino tra gli altri) ha da tempo messo in luce le ipocrisie di una classe dirigente totalmente svenduta al livellamento della globalizzazione e allo straniero, sia esso a Washington o a Bruxelles. Napolitano è rimasto protagonista, prima avallando la guerra in Libia, clamorosamente lesiva dei nostri stessi interessi, poi orchestrando un “colpo di Stato dolce” (per dirla alla Tremonti) per scalzare Silvio Berlusconi. Il tutto a favore del “tecnico” Monti ma soprattutto dell’ormai abituale alleato: la democrazia USA, ancora meglio se con il primo presidente nero (cioè “buono” secondo il PD-pensiero) Obama. Guerre “umanitarie”, investitori esteri, modello sociale anglosassone, complessi d’inferiorità verso lo straniero, diktat europei, immigrazione selvaggia: tutto, purché non questa «rozza» e «razzista» Italia.

Francesco Carlesi


https://www.ilprimatonazionale.it/approfon...-nazione-41155/

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view post Posted: 8/8/2021, 15:06 Olimpiadi Tokyo 2020. - »Sport e Competizioni
Ultima medaglia di queste Olimpiadi, quella di bronzo della squadra azzurra di ginnastica ritmica, le nostre farfalle sono state bravissime...

Le Farfalle volano sul bronzo: è la quarantesima medaglia per l'Italia!
Alessia Maurelli, Agnese Duranti, Daniela Mogurean, Martina Centofanti e Martina Santandrea terze alle spalle di Bulgaria e Russia
dal nostro inviato Riccardo Crivelli
8 agosto - TOKYO

Farfalle in volo sul podio. Arriva dalla ritmica l’ultima medaglia azzurra di questa favolosa Olimpiade giapponese, la quarantesima di una spedizione da record: l’Italia della d.t. Manuela Maccarani è di bronzo alle spalle di Bulgaria e Russia. Torniamo sul podio dopo 9 anni, lasciandoci così alle spalle la delusione del quarto posto Rio.
IMPRESA—
La capitana Alessia Maurelli, Agnese Duranti, Daniela Mogurean, Martina Centofanti e Martina Santandrea, tutte tesserate per l’Aeronautica, hanno ottenuto un punteggio complessivo di 87.700 (44.850 con le palle, 42.850 con cerchi e clavette) con due esibizioni eleganti, convincenti e senza sbavature sulle musiche di Butterfly-Ninja e dell’Albero della Vita: in particolare la seconda rotazione è stata interpretata con grande concentrazione e qualità. E’ la terza medaglia olimpica di sempre per la ritmica italiana dopo l’argento di Atene 2004 e il bronzo di Londra 2012. Oro alla Bulgaria con 92.100 che interrompe dopo 21 anni il dominio russo: le campionesse uscenti sono d’argento con 90.700. La Bielorussia, che ci precedeva dopo la prima rotazione, è crollata con i nastri e le clavette finendo quinta.

https://www.gazzetta.it/olimpiadi/discipli...274730936.shtml




Tokyo 2020, Italia da record: 40 medaglie e podi tutti i giorni Malagò: "Bronzo farfalle suggella un'edizione storica"
La medaglia di bronzo delle Farfalle nella ginnastica ritmica, alle Olimpiadi di Tokyo 2020 regala all'Italia un'altro record: ha conquistato almeno una medaglia in tutti i giorni di gara delle Olimpiadi giapponesi.
"L'Italia Team vola alto, come le Farfalle. Splendido bronzo nell'All Around di ginnastica ritmica e 40ª medaglia a Tokyo 2020. Grazie alle campionesse guidate da Emanuela Maccarani che ci regalano un altro primato: Italia a podio tutti i giorni. Il suggello a un'edizione storica!", ha scritto su Twitter il presidente del Coni Giovanni Malago' commentando la 40esima e ultima medaglia vinta dall'Italia ai Giochi di Tokyo con il bronzo delle Farfalle.

www.adnkronos.com/tokyo-2020-itali...50OLEWDXcX7U4gp

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view post Posted: 7/8/2021, 14:27 Vacanze 2021, scatta l'esodo d'agosto - »Libera Discussione
Ferragosto si avvicina e così pure il traffico fantozziano...

Vacanze 2021, scatta l'esodo d'agosto
Traffico sostenuto sulle strade italiane

Estate 2021, partenze al via per le vacanze d'agosto. Traffico da bollino nero questa mattina, rosso oggi pomeriggio e domani secondo Viabilità Italia. Se la spiaggia resta la meta preferita, con il timore di assembramenti cresce il turismo in montagna e la riscoperta della bellezza dei piccoli borghi.
https://www.adnkronos.com/vacanze-2021-sca...hpXra77iyV3SJcc

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view post Posted: 7/8/2021, 14:18 Palamara scende in politica con un suo simbolo - »Società e Mondo Politico
Hanno provato anche altri giudici, ma hanno fatto fiasco...

Luca Palamara scende in politica: «Corro da libero cittadino con un mio simbolo»
di Giuseppe Alberto Falci

L’ex presidente dell’Anm si candida per il collegio di Roma-Primavalle lasciato libero dalla deputata Cinquestelle Emanuela Del Re
Chiusa la porta della magistratura, ora Luca Palamara punta a entrare nel porticato del Parlamento. E lo fa a due giorni di distanza dalla sentenza delle sezioni unite della Cassazione che ha bocciato il suo ricorso contro la radiazione. Riposta la toga nell’armadio, come lui stesso ha ammesso, l’ex presidente dell’Anm decide di candidarsi nel collegio uninominale di Roma Monte Mario-Primavalle, vacante da quando la grillina Emanuela Del Re è stata nominata rappresentante speciale dell’Ue per il Sahel.
Alle tre del pomeriggio Palamara convoca i cronisti nella storica sede del Partito radicale, in via di Torre Argentina. Al suo fianco c’è il leader del Partito radicale Maurizio Turco, il quale mette subito in chiaro: «È dal 1989 che il Partito radicale ha deciso di non presentarsi alle elezioni in quanto tale». E se gli eredi di Marco Pannella non ci sono, allora da chi sarà sostenuto l’espulso dalla magistratura?

A oggi dice di candidarsi con una sua lista, con tanto di simbolo dove si vede una dea che regge una bilancia e il cognome dell’ex magistrato. Di fatto, spiega, la sua discesa in campo è utile «a dare più forza al racconto» sul sistema delle correnti che ha denunciato nel libro con il direttore di Libero Alessandro Sallusti. In parallelo continuerà a difendersi nel processo in cui è imputato a Perugia, impugnerà davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo la sentenza «ingiusta» contro la sua espulsione dalla magistratura, e sosterrà i referendum sulla giustizia proposti dai Radicali e dalla Lega di Salvini. Li firma tutti, eccezion fatta per quello sulla responsabilità civile dei magistrati.

Alla fine della conferenza stampa la novità è rappresentata dalla candidatura. Ha avuto contatti con la coalizione di centrodestra? «Da parte mia non c’è preclusioni né per la destra, né per la sinistra», risponde. Semplicemente, insiste, «voglio sposare i problemi di alcuni territori, partendo dal basso».

Tuttavia l’impressione è che voglia essere più una mossa per vedere l’effetto che fa. Nel Palazzo nessuno si è scomposto. Anzi. L’azzurro Maurizio Gasparri boccia Palamara: «Lo cacciano dalla magistratura in maniera definitiva e allora propone la sua candidatura, come se il Parlamento fosse il ricettacolo di tutti gli errori del Paese. Non sarà eletto. Cerca solo protagonismo, venderà qualche libro, apparirà grazie alla par condicio qui e là». E anche Guido Crosetto di Fratelli d’Italia storce il naso: «Palamara in politica? Beh, non mi pare nulla di nuovo, molti magistrati fanno politica dal mattino alla sera, a favore o contro alcuni partiti».


https://www.corriere.it/politica/21_agosto...c0bccb575.shtml

view post Posted: 7/8/2021, 13:46 Olimpiadi Tokyo 2020. - »Sport e Competizioni
Conyedo mi ha fatto sudare freddo. La scuola turca come quella russa o quella americana è piuttosto forte. Quando l'atleta turco, più giovane e agguerrito del nostro ha cominciato a raccogliere punti, ho pensato che era giunta la fine. Mi sbagliavo. Un azione tecnica improvvisa, una rovesciata dell'italiano con schienata del turco ed ecco che l'Italia ha ricominciato a sperare. Abbiamo guadagnato dei punti e infine conquistato il bronzo nella lotta stile libero. Grande Abraham Conyedo...

Fantastico Conyedo! Batte il turco Karadeniz e conquista il bronzo Abramo”, arrivato a giocarsi il terzo postodopo i ripescaggi, parte piano e poi trova la presa giusta: con lui l’Italia è a 39 medaglie
Dal nostro inviato Stefano Arcobelli

Il bronzo fantastico di Abramo, cubano d’Italia. Abraham Conyedo Ruano batte il turco Suleyman Karadeniz e sale sul podio olimpico dei 97kg. Parte con un atteggiamento un po’ dimesso l’azzurro, che infatti va sotto nei primi due minuti 0-2. Dopo il break Abramo trovala presa per ribaltare il punteggio sul 5-2 ma si va al challenge a 17” dalla fine. Abramo è premiato di un altro punto. È medaglia! Cinque anni fa aveva ottenuto lo stesso metallo l’altro cubano d’Italia, Frank Chamizo che ieri era rimasto sotto il podio nei 74 kg. Ora arriva la medaglia numero 39 della spedizione tricolore, una medaglia quasi inattesa ma molto pesante a conferma che anche la lotta ha i suoi assi.
Raggiante, a fine gara, il lottatore dell'Esercito: “Questa medaglia significa tutto per me, è la mia vita, ciò per cui ho lavorato negli ultimi cinque anni. La prima dedica che voglio fare è per il mio allenatore, che per me è come un padre. Il mio avversario, il turco Karadeniz lo avevo già affrontato e per batterlo ho dovuto cambiare strategia e fare un lavoro molto intenso. Alla fine ha vinto chi lo desiderava di più”.



Chi è—
Abraham De Jesus Conyedo Ruano, per tutti Abramo, è nato a Villa Clara il 7 ottobre del 1993. La lotta è sempre stata la vita di questo ragazzo serio e molto professionale, anche religioso. Difende la bandiera cubana sino al 2015, trionfando ai Giochi Olimpici Giovanili di Singapore nel 2010 e poi ai Panamericani nel 2015. Tre anni dopo comincia il suo iter azzurro mettendosi in evidenza con due bronzi, uno mondiale nel 2018 a Budapest e uno europeo nel 2020 a Roma. Grazie a questi successi ha ottenuto la cittadinanza italiana per meriti speciali. Finché si qualifica a Tokyo nel torneo di qualificazione di Sofia. Ai Giochi debutta con una vittoria netta contro il romeno Saritov, poi cede all'americano Snyder nei quarti e finisce ai ripescaggi, fino alla vittoria di oggi. Non sono frequenti le medaglie azzurre nella lotta olimpica ai Giochi: i precedenti appartengono a Claudio Pollio a Mosca ‘80 con l’argento, e a Frank Chamizo a Rio 2016. L’altro bronzo è del cubano Reineris Salas Perez, che ha battuto l’olimpionico di Londra e bronzo di Rio, l’azero Sharifov dopo un 3-3 rocambolesco. La finale è tra il russo Sadulaev e l’americano Snyder che aveva battuto nei quarti Abramo d’Italia.

La finale—
La finale dei 97 kg è andata 6-3 al russo Sadulaev che ha dominato l’americano Snyder. Il motto di Abramo è “ non parlarmi di problemi, ma di soluzioni”. Così ha superato la questione della medaglia mancata ieri dal favorito azzurro, Chamizo, e in silenzio ha risolto il problema…


https://www.gazzetta.it/olimpiadi/discipli...256729569.shtml





Tokyo: Lotta 97 kg, medaglia di bronzo per Conyedo
Ciclismo su pista, Italia settima nella Madison. Ginnastica ritmica, Baldassarri sesta. Italia alla finale di ritmica. Basket, Usa vince a fatica. C'è anche finale calcio Brasile-Spagna

L'azzurro Abraham Conyedo ha conquistato la medaglia di bronzo nella prova di lotta libera categoria 97 kg dell'Olimpiade di Tokyo, battendo (6-2) nella finale per il terzo posto il turco Suleyman Karadeniz. "Questa medaglia significa tutto per me, è la mia vita, ciò per cui ho lavorato negli ultimi cinque anni. La prima dedica che voglio fare è per il mio allenatore, che per me è come un padre", ha detto Conyedo dopo aver conquistato la 39/a medaglia dell'Italia a Tokyo 2020.
"Il mio avversario, il turco Karadeniz - dice ancora -, lo avevo già affrontato e per batterlo ho dovuto cambiare strategia e fare un lavoro molto intenso. Alla fine ha vinto chi lo desiderava di più".

Milena Baldassarri ha concluso al sesto posto la prova individuale di ginnastica ritmica delle Olimpiadi di Tokyo 2020. L'oro è stato vinto da Linoy Ashram (Israele), argento alla russa Dina Averina, bronzo alla bielorussa Alina Harnasko.

L'Italia ha chiuso al settimo posto la finale olimpica della specialità Madison di ciclismo su pista. La coppia azzurra formata da Elia Viviani e Simone Consonni ha conquistato 11 punti. La medaglia d'oro è stata vinta dalla Danimarca con 39 punti, argento alla Francia (35), bronzo alla Gran Bretagna (27).

Ai Giochi di Tokyo altro oro olimpico per gli Stati Uniti d'America nel golf. Dopo la vittoria di Xander Schauffele in campo maschile, Nelly Korda si conferma la regina mondiale tra le proette trionfando nella gara individuale femminile con un totale di 267 (67 62 69 69, -17) colpi. Al Kasumigaseki Country Club (East Course, par 71) di Saitama, la numero uno del world ranking si mette al collo la medaglia del metallo più prezioso resistendo alla rimonta di Mone Inami e della neozelandese Lydia Ko, costrette a giocarsi l'argento al playoff dopo aver chiuso con 268 (-16) colpi. Allo spareggio ha la meglio la giapponese, che grazie ad un par si aggiudica il secondo posto. Medaglia di bronzo per Lydia Ko che, dopo il secondo posto di Rio 2016, trova un altro podio storico. Giulia Molinaro, la migliore tra le italiane, chiude 46/a con un totale di 286 (75 71 70 70, +2) colpi davanti a Lucrezia Colombotto Rosso, 59/a con uno score di 302 (75 74 75 78, +18).

La mattinata dell'Olimpiade giapponese si è aperta, quasi all'alba per via delle condizioni climatiche, con la maratona femminile che si è svolta a Sapporo e ha visto, come da previsioni, il successo delle atlete del Kenya. L'oro è andato a Peres Jepchirchir con il tempo di 2 ore 27'20", l'argento a Brigid Kosgei. Solo 32/a l'azzurra Giovanna Epis, staccata di quasi otto minuti.

Attimi di paura per l'israeliana Lonah Chemtai Salpeter che, mentre era quarta e mancavano quattro chilometri all'arrivo, ha ceduto di schianto e si è dovuta fermare, subito soccorsa, sconfitta dalla fatica e soprattutto dal caldo e dall'umidità opprimente, nonostante fossero le prime ore del mattino.

Quanto al resto del programma, l'Italia aspetta buone notizie dalle Farfalle della ginnastica ritmica, andata in finale con il terzo punteggio. Meglio delle azzurre hanno fatto solo Bulgaria e Russia ma in finale si riparte da zero.

L'oro del basket uomini è andato come previsto allo squadrone degli Usa, che però ha faticato più del previsto per battere una Francia che non si è mai arresa, perdendo di soli cinque punti: 87-82.

Un colpo all'arcata sopraccigliare e il sangue che scorre sul volto e macchia di rosso il karategi: nonostante la ferita l'azzurra Silvia Semeraro è riuscita a portare a termine con una vittoria il match contro la turca Hocaoglu Akyol. Ma tutto ciò non è bastato per superare il turno nella categoria +61 chili della specialità kumite del karate alle Olimpiadi di Tokyo 2020. All'italiana, al termine del match, sono stati applicati due punti di sutura, senza alcun'altra conseguenza fisica.

Nella serata nipponica, a Yokohama, c'è la finale del calcio maschile tra il Brasile di Dani Alves e Richarlison e la Spagna dei sei che hanno disputato anche gli Europei. Il pronostico è apertissimo. Carlo Mornati, capodelegazione azzurro alle olimpiadi estive, parla di "scommessa vinta" per l'Italia ma lancia l'allarme in chiave Giochi invernali. "Se non cambiano i protocolli Covid e le regole di ingaggio, il prossimo febbraio a Pechino non va nessuno. La Cina e' chiusa, non ci sono voli, serve una quarantena in entrata e una al rientro: organizzativamente molto difficile, se non cambia qualcosa, e gli atleti non vogliono andare".

https://www.ansa.it/olimpiadi_tokyo_2020/n...b71f5c2f59.html

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view post Posted: 7/8/2021, 10:11 Iran. Una tavoletta babilonese riscrive la storia della matematica - »Dall'Estero
Bellissimo strumento con rappresentata figura trapezoidale e tanto di formule matematiche. Una dura botta per i greci, che credevano di essere i primi a conoscere la geometria...

Una tavoletta babilonese riscrive la storia della matematica
E' il più antico esempio di geometria applicata, a fini catastali

E’ impresso su un’antica tavoletta d’argilla babilonese di 3.700 anni fa, il più antico esempio di geometria applicata del mondo: si tratta di un documento catastale stilato da un perito per risolvere una disputa relativa alla divisione di un terreno, in cui gli angoli retti sono stati disegnati usando il sistema delle terne pitagoriche oltre mille anni prima che venisse formulato dai Greci. La scoperta del significato del reperto, conservato al Museo archeologico di Instabul, si deve a Daniel Mansfield, un matematico dell’Università del Nuovo Galles del Sud in Australia, che pubblica i risultati dello studio sulla rivista Foundations of Science.
La tavoletta d’argilla, rinvenuta in Iraq nel 1894 e indicata con la sigla Si.427, “è l’unico esempio noto di documento catastale dell’antico periodo babilonese: in questo caso ci racconta i dettagli legali e geometrici di un campo che è stato diviso dopo la vendita di una sua parte”, spiega Mansfield. “Con questa tavoletta possiamo davvero vedere per la prima volta perché i Babilonesi erano interessati alla geometria: serviva a tracciare i confini in maniera precisa. Questo avveniva in un periodo in cui la terra iniziava a diventare privata: le persone volevano stabilire i giusti confini per avere buone relazioni di vicinato, e questo è proprio quello che ci dice questa tavoletta”.

Secondo Mansfield, la scoperta potrà avere importanti implicazioni anche per la storia della matematica, perché “nessuno si aspettava che i Babilonesi usassero le terne pitagoriche in questo modo”. Una lista di quelle utili per le applicazioni sui terreni sarebbe riportata sopra una seconda tavoletta dello stesso periodo, chiamata Plimpton 322, che i periti babilonesi avrebbero usato come una sorta di manuale per risolvere i loro problemi pratici: una strategia ben diversa dalla trigonometria dei Greci, concepita osservando le stelle nel secondo secolo avanti Cristo.


https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica...bee954910b.html

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Edited by Peppero - 31/8/2021, 10:49
view post Posted: 6/8/2021, 17:11 Olimpiadi Tokyo 2020. - »Sport e Competizioni
Oggi tripletta magnifica. Dopo la Palmisano nella marcia, arrivano l'oro del Karate specialità kumite combattimento libero di Luigi Busà e poi quello della staffetta maschile 4 x 100 con il quartetto magico Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu, Filippo Tortu. Fantastici...

Tokyo 2020, Busà oro nel karate
Battuto l'azero Aghayev: "E' un sogno"

Luigi Busà vince la medaglia d'oro nel karate, specialità kumite 75 kg, alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Il 33enne siciliano sconfigge in finale l'eterno rivale il 35enne azero Rafael Aghayev per 1-0. E' il nono oro per l'Italia team ai Giochi, la 37esima medaglia in totale, nuovo record assoluto. Poco dopo, arriverà la 38esima medaglia con l'oro della 4x100.
"Ce l'ho fatta. All'inizio stavo bene ma non mi sono espresso benissimo. Ho perso col kazako e qui non puoi sbagliare, poi mi sono ripreso e la semifinale è stata grandiosa, magica la finale. Se è un sogno lasciatemi sognare perchè per me è stato un anno incredibile, quasi folle: magari un giorno lo racconterò, per me questa vittoria vale doppio", dice Busà.

www.adnkronos.com/tokyo-2020-busa-...Tqde0djGgGYuyUN

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Tokyo 2020, Italia oro nella staffetta 4x100: Jacobs fa bis
Gli azzurri si impongono con il nuovo record italiano di 37''50, un solo centesimo meglio della Gran Bretagna

L'Italia è medaglia d'oro nella staffetta 4x100 alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Gli azzurri Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu hanno vinto la finale con il tempo di 37''50, nuovo record italiano. La medaglia d'argento è andata alla Gran Bretagna in 37''51, bronzo al Canada in 37''70. Per l'Italia è la quinta medaglia nell'atletica, tutte d'oro, in questa edizione da record dei Giochi Olimpici dopo i successi dello stesso Jacobs nei 100 metri e Gianmarco Tamberi nel salto in alto e la doppietta di Massimo Stano e Antonella Palmisano nelle 20 km di marcia maschile e femminile. Per la spedizione azzurra è anche la medaglia numero 38 a Tokyo 2020, record assoluto alle Olimpiadi.
La quinta perla dell'Italia nell'atletica arriva al termine di una gara tiratissima: decisiva l'ultima frazione di Tortu, che ha recuperato sul britannico Nethaneel Mitchell-Blake tagliando il traguardo con un solo centesimo di vantaggio, quasi incredulo dell'impresa.

Dopo l'arrivo risuonano le note di 'Notti magiche' all'interno dello stadio Olimpico di Tokyo, omaggio alla vittoria dell'Italia. Festa in pista con abbracci e tricolore sulle spalle per il quartetto azzurro, con Tortu in piedi sul tabellone dei tempi a sventolare la bandiera tricolore.

"E' difficile parlare di me e non di noi in questo momento. Quando sono partito ho visto che il britannico era lì a fianco e ho pensato solo a stare rilassato e correre il più tranquillo possibile perché se lo avessi fatto lo avrei superato. Ero più lucido in quel momento che dopo il traguardo, non volevo crederci", dice Tortu raccontando le sue emozioni ai microfoni di Rai Sport. "Quando ho visto Italia sul tabellone è stata l'emozione più bella che si possa immaginare. La cosa più bella per me, posso immaginare, sarà domani cantare l'inno", conclude l'azzurro.

"Ci abbiamo creduto fino in fondo, è qualcosa di fantastico. Abbiamo fatto un grandissimo lavoro, un percorso lungo ma ora siamo sul tetto del mondo, grazie agli italiani che ci hanno spinto da casa. Grazie per questo sogno che ci stiamo regalando", le parole del re dei 100 metri Jacobs.

"Per essere la seconda volta che corro in curva in staffetta mi sono trovato abbastanza bene -dice Desalu-. Noi siamo un bel gruppo, abbiamo lavorato tanto, la cosa che ha fatto la differenza è il grande gruppo che ci unisce, qualcosa di fantastico".

"E' stato bellissimo, questa era la mia prima olimpiade. Sono felicissimo, al settimo cielo, ancora non ci credo. Abbiamo portato un'altra medaglia d'oro in Italia", esulta Patta.
Mattarella chiama Malagò: "Bravissimi"

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, per complimentarsi delle prestazioni degli Azzurri. "Bravissimi, vi aspetto al Quirinale", è l'invito del capo dello Stato.

"Un altro giorno da incorniciare a Tokyo 2020. Tre ori in poche ore, uno storico nella 4x100 e record assoluto di medaglie olimpiche in una singola edizione. Grandi azzurri", si legge sul profilo Twitter di Palazzo Chigi.

"Tre ori in un giorno. Stiamo scrivendo la storia! Record di medaglie, record di emozioni. Grazie azzurri. Grazie Italia. L'estate italiana non è ancora finita…", scrive su Twitter la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali.
Malagò: "La più grande Olimpiade di sempre"

"La più grande Olimpiade di sempre: sono orgoglioso di tutta la delegazione, atleti, tecnici e dirigenti, e di questa meravigliosa squadra che ha dato un'altra grande felicità all'Italia, dopo gli Europei di calcio, regalando emozioni fortissime al nostro Paese e a tutti gli italiani che tanto hanno sofferto in questi ultimi due anni per il Covid". Così il presidente del Coni Giovanni Malagò commenta i risultati degli azzurri ai Giochi di Tokyo 2020, con il record di medaglie conquistate e gli exploit nell'atletica.
Il canadese De Grasse: "Azzurri fantastici e molto simpatici"

“La staffetta dell’Italia ha fatto un lavoro incredibile, hanno trovato la chimica giusta, si vede che sono affiatati”, dice il velocista canadese Andre De Grasse dopo la staffetta vinta dall’Italia davanti a Gran Bretagna e Canada.

“Jacobs, Tortu - aggiunge in zona mista allo stadio Olimpico di Tokyo- sono atleti fantastici e ragazzi molto simpatici, hanno corso tutti molto bene oggi e hanno anche stabilito il nuovo record nazionale. Jacobs ha vinto due ori a questa Olimpiade, ha fatto qualcosa di incredibile per l’Italia”.


www.adnkronos.com/tokyo-2020-itali...5attUst3kBqZdFv

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Patta-Jacobs-Desalu-Tortu, la staffetta 4x100 azzurra da impazzire! È oro!!!
Incredibile. La staffetta azzurra è la più forte del mondo. Argento alla Gran Bretagna, bronzo al Canada

dal nostro inviato Andrea Buongiovanni

Le note di "Notte magiche" rimbalzano, di colpo, all’interno dello stadio olimpico di Tokyo: la 4x100 maschile azzurra è oro olimpico. Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu, Filippo Tortu, ecco i protagonisti di una delle più grandi imprese dello sport italiano. Forse la più grande, perché - in uno sport individuale - è l’espressione di un movimento intero. È la gara perfetta, una prova corale meravigliosa, figlia di quattro volate una più bella dell’altra e di cambi tanto rischiosi quanto precisi. Solo così si disegna un capolavoro. E se Jacobs tornerà a casa addirittura con due titoli, l’eroe di giornata - con Patta e Desalu scatenati - è Tortu.

L’apoteosi—
La sua frazione, l’ultima, è una cosa da pazzi. Era da tempo che non volava così. Pippo riceve il testimone da Fausto, con la Gran Bretagna che pare involarsi e la Cina che gli sta attaccata. Ma gli asiatici pasticciano e il brianzolo, indemoniato, comincia la sua rimonta. È una furia. Nethaneel Mitchell-Blake, in testa, poco alla volta perde vantaggio e Tortu, che ha frequenze ed ampiezze straordinarie, completa l’opera poco prima del traguardo. L’Italia, con un 37”50 che non sembra reale, è d’oro (sì, l’Italia è d’oro), la Gran Bretagna d’argento (a 1/100) e il Canada di bronzo (37”70). Il crono azzurro vale il quinto posto nella lista mondiale all-time e il secondo europeo. Onore a tutti i tecnici che, guidati da Filippo Di Mulo, hanno messo insieme questa creatura. Per l’atletica italiana è il quinto titolo di un’Olimpiade che rischia di essere irripetibile. Per l’Italia è l’apoteosi.

FONTE www.gazzetta.it/olimpiadi/discipli...233402642.shtml





Edited by Peppero - 7/8/2021, 15:12
view post Posted: 6/8/2021, 13:35 Olimpiadi Tokyo 2020. - »Sport e Competizioni
E dopo il bronzo del karate, oro alla Palmisano nella marcia donne. Il miglior regalo di compleanno che potesse ricevere...

Tokyo 2020, Palmisano oro marcia 20 km donne
L'azzurra trionfa, ottavo oro per l'Italia ai Giochi e medagliere record

Antonella Palmisano ha vinto la medaglia d'oro nella marcia 20 km alle Olimpiadi di Tokyo 2020. E' l'ottavo oro per la spedizione azzurra ai Giochi e la 36esima medaglia totale: eguagliato il medagliere record di Los Angeles 1932 e Roma 1960. Il primato verrà superato grazie a Luigi Busà, in semifinale nel karate 75 kg e medaglia sicura.

Al Sapporo Odori Park la trentenne atleta pugliese ha tagliato il traguardo in 1h29'12, davanti alla colombiana Arenas, 1h29'37'', e alla cinese Liu, bronzo in 1h29'57''. La neo olimpionica aveva chiuso ai piedi del podio la sua precedente partecipazione olimpica a Rio 2016. A Tokyo, l'Italia completa una straordinaria doppietta nella marcia: dopo Massimo Stano, oro nella 20 km maschile, arriva il bis in campo femminile. E l'atletica, considerati gli ori di Marcell Jacobs nei 100 metri e di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, cala un poker straordinario.


https://www.adnkronos.com/tokyo-2020-palmi...iLh5aWvQdhsLXHr

palmisano_esulta_afp_0608
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