| Iniziamo a definire il "concetto" di Corporazione quale vocabolo:
La parola Corporazione è erroneamente usata per identificare forze oligarchiche in campo economico, politico o sociale.
La sua etimologia identifica l'esatto opposto! Purtroppo grazie ai padroni ameri-CANI, che la utilizzano per mettere il nome alle loro aziende, viene riutilizzata tradotta in italiano erroneamente.
La sua etimologia, invece è la seguente: E' l'unione di "Corpus" e la particella participiale "IONEM", da cui "Corporationem".
E il significato è: "ciò che appartiene al Corpo"! Ed il Corpo indica una totalità unita nelle diversità delle membra! Altro che feudi! _______________________________________
E diamo spazio all'intellettuale portabandiera di tale grande progetto socio-economico, Giuseppe Bottai:
IL REGIME CORPORATIVO
[...] La rivoluzione fascista mira a trasformare e non a sopprimere la base della sovranità popolare. La rivoluzione ha iniziato cotesto laborioso processo di trasformazione con la promulgazione degli ordinamenti corporativi, da cui, meglio che dalla vecchia carta statutaria, esce definita, in chiari limiti, la personalità del cittadino produttore. Sembrava, fino a ieri, a molti che il Fascismo, con l'ansia di rigenerare in profondo, diroccasse con troppa disinvoltura alla superficie le costruzioni civili e politiche del passato. Ma oggi che incomincia a sorgere l'edificio della nuova società politica, i titubanti di ieri sono pronti a dichiararsi nemici del passato. Noi certo non faremo ad essi l'onore di ritenerli sinceri, dal momento che troppe professioni di fede rivoluzionaria a parole risentono dell'immane sforzo con cui certe coscienze tentano vanamente di separarsi dal passato. Il problema della sovranità popolare è stato dunque risolto, in linea di principio, dalla rivoluzione fascista. La sovranità del regime corporativo non poteva trovare un solido e immutabile fondamento che nelle masse, cioè nelle grandi organizzazioni dei produttori e dei lavoratori. All'infuori di esse sarebbe stata una sovranità, indefinita, nebulosa, sospesa a mezz'aria, come quella dello Stato liberale. Dove può poggiare la sovranità dello Stato, che è la sintesi della società politica, se non sui singoli organismi che la compongono? Non si dica che con questo noi ricadiamo in una sorta di nuovo atomismo. L'individuo è di fronte alla collettività nazionale, questa volta, in ben altra luce di quella che non fosse il cittadino del 1789 di fronte alla società feudale. La rivoluzione francese rivendicava i diritti dell'uomo, di fronte ad un secolare accentramento di privilegi da parte delle caste feudali. La rivoluzione fascista tenta di andare più oltre, creando la sintesi dei diritti e dei doveri dell'individuo nei confronti dello Stato.Il Fascismo edifica il nuovo contratto sociale sugli ordinamenti corporativi e crea, per la prima volta nella storia d'Europa, il documento della solidarietà civile fra le classi, con la “Carta del Lavoro”. Bisogna riconoscere che un simile sforzo di originalità è il degno coronamento dell'opera intelligente, assidua e animosa, che, fra ostacoli e restrizioni mentali di ogni sorta, vanno compiendo da quattro anni a questa parte gli organizzatori sindacali del Fascismo. Bisogna anche dire che i produttori e lavoratori italiani meritavano questo alto segno di riconoscimento della Rivoluzione, sotto le cui bandiere hanno saputo servire con grandi sacrifici e sempre in silenzio. Se una cosa ci rimane ancora da augurarci, è che questo atto di nascita di una nuova mentalità proletaria affratelli tutte le forze del lavoro nell'amore della Nazione.Non si tratta di allineare un esercito interminabile di tesserati, ma di preparare un esercito di cittadini e di lavoratori coscienti. Di qualunque natura siano i cimenti a cui sarà chiamato domani il nostro Paese, l'elemento del sicuro successo sarà sempre costituito dalla volontà concorde del popolo di intendere il valore di certe mète e di sapere all'occorrenza superarle.[...]
(Precisazioni e orientamenti, in “Critica Fascista”, 1° febbraio 1927, pp. 41-42).
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