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Il genocidio asburgico. 1866-1918, Come il governo di Vienna progettò e portò a compimento un genocidio di Italiani

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Rinascimento
view post Posted on 27/1/2011, 22:41 by: Rinascimento




L’ECCIDIO DI CASTELNUOVO DEL GARDA
Prima di tornare all’argomento vero e proprio di questo filone di discussione, ovvero il tentativo d’annientare sistematicamente la popolazione italiana nelle regioni del Trentino-Alto Adige, Venezia Giulia e Dalmazia, compiuto dal regime asburgico nel periodo 1866-1918, si porta qui un breve excursus storico rivolto al passato, per ricordare come già nel periodo delle guerre risorgimentali gli Austriaci si fossero distinti per la loro estrema ferocia nei confronti delle popolazioni italiane.
Quello di Castelnuovo del Garda, un piccolo villaggio lombardo i cui abitanti furono tutti uccisi dalle truppe di Radetzky per rappresaglia, è soltanto uno dei moltissimi episodi analoghi che ebbero luogo da parte dei reparti asburgici nella lunga fase delle guerre risorgimentali.
I massacri compiuti su inermi durante le Cinque Giornate di Milano, gli ordini del generale Haynau durante le Dieci Giornate di Brescia d’incendiare ogni casa da cui si fossero compiuti atti ostili e di fucilare indistintamente tutti i suoi abitanti (vecchi, donne e bambini inclusi), il durissimo assedio di Venezia stremata da bombardamenti a tappeto, dalla fame e dalla pestilenza sono soltanto i più noti nel lunghissimo elenco di carneficine di civili compiuto dai reparti militari asburgici nel periodo 1820-1866.

L’11 aprile 1848 un gruppo di circa 400 volontari Lombardi insorti si attestò nel villaggio di Castelnuovo del Garda, in attesa delle avanguardie dell’esercito piemontese. Radetzky, approfittando del fatto che queste ultime erano ancora piuttosto lontane, inviò una forte colonna di 4000 uomini, al comando del generale principe Thurn und Taxis, membro della più alta aristocrazia imperiale.
Questi dapprima sottopose il piccolo villaggio, in cui si erano barricati i volontari, ad un massiccio bombardamento con l’artiglieria, poi ordinò un attacco che, vista la sproporzione delle forze, costrinse alla ritirata i volontari.
Dopo che questi furono costretti ad abbandonare il campo, le truppe asburgiche, in conformità agli ordini ricevuti da Radetzky, uccisero tutti gli abitanti di Castelnuovo, tranne quelli che fecero in tempo a fuggire: si ebbero così 113 vittime. Scrive Piero Pieri nel suo capolavoro Storia militare del Risorgimento (Torino 1962, p. 319): “Il villaggio è dato alle fiamme: le truppe austriache vogliono dare un esempio che distolga le popolazioni dal favorire piemontesi e insorti; e ben 113 persone, tra cui vecchi, donne, bambini in gran numero, sono massacrati o muoiono fra le fiamme!” Fatto ciò il villaggio fu dato alle fiamme. La chiesa stessa venne profanata e le donne giovani prima di essere uccise furono stuprate.
Dopo questa impresa, le truppe asburgiche il 12 aprile furono fatte rientrare a Verona, sede del grosso delle forze austriache, venendo fatte sfilare con grande evidenza per tutta la città assieme al bottino che aveva raccolto, per intimidire i cittadini. Il 13 aprile il feldmaresciallo Radetzky, noto per la sua verbosità retorica, indirizzò un proclama ai sudditi, in cui spiegava che quanto era accaduto a Castelnuovo del Garda era conseguenza della “ribellione” e che egli non poteva impedire che simili “conseguenze” (ovvero la rappresaglia) si verificassero. Questo proclama era chiaramente una minaccia destinata agli Italiani: chi fosse insorto od anche solo avesse appoggiato gli insorti avrebbe subito la stessa sorte.
 
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