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Il genocidio asburgico. 1866-1918, Come il governo di Vienna progettò e portò a compimento un genocidio di Italiani

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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 20/1/2011, 23:15




il supremo ettore schmitz :wub: ....raramente ho letto un libro che contiene tante verita sulla vita,come 'la coscienza di zeno'
 
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Italoromano
view post Posted on 20/1/2011, 23:20




CITAZIONE (GIUSEPPE MAZZINI @ 20/1/2011, 23:15) 
il supremo ettore schmitz :wub: ....raramente ho letto un libro che contiene tante verita sulla vita,come 'la coscienza di zeno'

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Sono pienamente d'accordo...e il buon Svevo/Schmitz, pur essendo un poliglotta, pensava e scriveva appunto in italiano.
 
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view post Posted on 21/1/2011, 23:05

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ti ringrazio come sempre rinascimento del tuo dettagliato, lucido e profondo contributo che, posso assicurarti, mi ha donato molti spunti di riflessione.
Mi spiace non poter contribuire di più, tutto quello che potrei fare è ripetere parte di quanto già hai degnamente descritto :)
:ita:
 
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Char08
view post Posted on 22/1/2011, 13:43




CITAZIONE (dardanide @ 21/1/2011, 23:05) 
ti ringrazio come sempre rinascimento del tuo dettagliato, lucido e profondo contributo che, posso assicurarti, mi ha donato molti spunti di riflessione.
Mi spiace non poter contribuire di più, tutto quello che potrei fare è ripetere parte di quanto già hai degnamente descritto :)
:ita:

Daccordo, hai detto bene! Viva italia :ita:
 
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Rinascimento
view post Posted on 22/1/2011, 22:38




Cari amici Char 08, Dardanide, Giuseppe Mazzini, Italo.Romano,
grazie sincere a voi tutti.

Colgo l'occasione dell'argomento dell'antisemitismo propagandato dall'impero asburgico in funzione anti-italiana per un breve excursus storico: la politica nazista in Venezia Giulia. Essa infatti ricalcò nella sostanza la linea già tracciata dalla politica imperiale.

Buona notte a tutti :italia:




CONTINUITA' FRA LA POLITICA ASBURGICA E QUELLA NAZISTA IN VENEZIA GIULIA

L’invasione nazista conferma il legame, già riscontrato in precedenza, fra i progetti e le finalità di distruzione della italianità della Venezia Giulia dei nazionalisti Tedeschi e dei nazionalisti Slavi, ossia la loro alleanza.
Come si è già diffusamente ricordato in precedenza, nel periodo dell’occupazione asburgica della Venezia Giulia l’amministrazione austriaca si era alleata di fatto con i nazionalisti Slavi al fine di distruggere l’italianità della Venezia Giulia, avendo deciso Francesco Giuseppe di “procedere alla germanizzazione e slavizzazione” della Venezia Giulia, della Dalmazia e dell’Alto Adige “con energia e senza riguardo alcuno”.
L’operato dei nazisti nella seconda guerra mondiale attesta la continuità di tale programma, compiuto secondo modalità analoghe: espulsioni di Italiani, immigrazione di Slavi, germanizzazione e slavizzazione delle scuole, della toponomastica ecc., e naturalmente lager e massacri.
I nazisti che promossero tali azioni erano praticamente tutti Austriaci ed in massima parte ex amministratori asburgici, e nel proprio bagaglio ideologico attingevano direttamente alla mentalità dell’Austria imperiale. Anzi, Hitler stesso, che si preoccupò personalmente della ri-costituzione dell’unità amministrativa cosiddetta del “Litorale adriatico”, oltre ad essere un Austriaco in Venezia Giulia non faceva che riproporre progetti e finalità già propri alle autorità imperial-regie.
La stessa “soluzione finale” in Venezia Giulia ricalcò strettamente le orme dell’amministrazione asburgica, che già aveva cercato di diffondervi l’antisemitismo, strumentalmente alla propria politica anti-italiana.
Inoltre, a rafforzare il parallelismo, sia nel periodo dell’occupazione asburgica, sia in quello dell’occupazione nazista, i nazionalisti Slavi, appoggiati e favoriti dal governo austro-germanico (di fatto austriaco in entrambi i regimi), si allearono con quest’ultimo contro gli Italiani.
Come si era ricordato in precedenza, la stessa formazione del nazionalismo sloveno e croato avviene durante il dominio asburgico ed in parte in sua conseguenza, con strumentalizzazione anti-italiana. Similmente, è sempre all’era asburgica che risale un’alleanza di fatto fra l’amministrazione imperiale ed i nazionalisti Slavi in Venezia Giulia, oltre al progetto di germanizzare e slavizzare la regione.
Si ritrova pertanto una grande continuità storica, sia per i metodi, sia per le finalità, nell’azione dei nazionalisti Austriaci e Slavi in Venezia Giulia, dal periodo asburgico a quello nazista.

Dopo l’8 settembre il III Reich attuò il progetto, già anteriore, di creazione di due “Länder” dipendenti da Berlino; l’uno comprendente il Trentino e l'Alto Adige, l'altro il Friuli e la Venezia Giulia. Il 10 settembre, la Cancelleria del Reich decideva ufficialmente la costituzione dell'Alpenvorland con capitale Bolzano e dell'Adriatisches Küsteriland con capitale Trieste, rispettivamente affidati al Gauleiter del Tirolo Franz Hofer, ed al Gauleiter della Carinzia Friedrich Rainer. In tal modo, il 15 ottobre 1943 nasceva ufficialmente l'Adriatisches Küstenland che comprendeva Udine, Trieste, Gorizia, Pola, Fiume inclusi i territori di Buccari, Ciabar, Casta e Veglia.
Sin dagli inizi, ed in modo sistematico, emerse come questa ripartizione amministrativa, inglobata nel III Reich, perseguisse un chiaro progetto di de-italianizzazione dei territori occupati, di cui era parte integrante l’idea di procedere ad una slavizzazione.


Germanizzazione e slavizzazione dell’amministrazione.
Gli incarichi più importanti della regione furono affidati abitualmente ad ex funzionari asburgici che già avevano amministrato la Venezia Giulia sotto dominio imperiale. Vi furono però alcune, apparenti, eccezioni, fra cui particolarmente significativa quella del generale delle SS Odilo Globocnik, un austro-tedesco con origini in parte slovene (il cognome Globocnik è appunto sloveno), nato e cresciuto a Trieste sotto il dominio asburgico, che fu incaricato anche di procedere alla deportazione degli Ebrei che vivevano in Venezia Giulia. Inoltre, ai funzionari italiani in subordine, che rimasero al loro posto per esigenze amministrative, furono regolamente affiancati altri di origine tedesca e slava.


Germanizzazione e slavizzazione della toponomastica, dell’insegnamento, della lingua ufficiale
Inoltre, il nazista Rainer provvedè a germanizzare e slavizzare la toponomastica, l’insegnamento, le lingue ufficiali.
Già il nome scelto dai tedeschi per la nuova regione aveva allarmato i cittadini giuliani, poiché Adriatisches Küstenland (“Litorale austriaco”, termine quanto mai arbitrario, non avendo i germanofoni mai superato il 5% del totale degli abitanti della Venezia Giulia neppure durante il dominio austriaco, per di più quasi tutti militari o funzionari in servizio temporaneo) era infatti lo stesso nome che indicava quella zona ai tempi del dominio asburgico.
Inoltre, il Gauleiter dispose che le lingue tedesca e slava tornassero ad essere lingue ufficiali e la loro conoscenza fu resa indispensabile nei concorsi e nell'esercizio delle funzioni pubbliche. Ancora, egli le reintrodusse nelle scuole di ogni ordine e grado.
Parimenti, il Rainer finanziò ed appoggiò i sedicenti “circoli culturali” sloveni e croati, oltre che i giornali e le pubblicazioni in queste lingue.


Tricolore proibito, monumenti italiani distrutti

Ogni segno esteriore della presenza italiana nel cosiddetto “Litorale austriaco” venne gradualmente cancellato. Fu addirittura proibita l’esposizione del tricolore e questo provvedimento giunse a colpire le insegne dei reparti militari della RSI che operavano al fianco dei tedeschi nella regione. Non fu però proibito ai reparti militari slavi, formati da Sloveni e Croati provenienti dalle aree transalpine, di adoperare le proprie insegne.
Persino i monumenti italiani della regione furono distrutti. A Capodistria quello dedicato a Nazario Sauro fu abbattuto, mentre a Gorizia il monumento dedicato ai caduti italiani della prima guerra mondiale fu fatto saltare in aria da un gruppo di Slavi, che agì sotto la protezione delle SS.


Espulsioni e deportazioni di Italiani, immigrazione di Slavi

Il regime nazista provvedè inoltre ad espellere un buon numero di “cittadini della RSI” (il cosiddetto “Litorale austriaco” hitleriano non era infatti compreso nella repubblica sociale), ed ad imporre rigide restrizioni al movimento degli Italiani che volessero recarsi nei territori inglobati nel Reich. Inoltre, provvide a massicce deportazioni di Italiani nei campi di concentramento, anzitutto, ma non esclusivamente di Ebrei Italiani.
Al contempo, il Globocnik si fece promotore di una immigrazione di Slavi dalla Slovenia e dalla Croazia nella Venezia Giulia. Egli addirittura sviluppò un progetto di far stanziare nel Goriziano, in Carnia e nell'Alto Friuli i Cosacchi, alleati dei Tedeschi, dell'atamano Piotr Krassnoff (autore del noto libro Dall'Aquila imperiale alla Bandiera Rossa). Circa 15.000 uomini seguiti dalle rispettive famiglie si videro affidare un territorio fra Venezia Giulia e Friuli a cui fu data la denominazione di Kosakenland.


Cancellazione dei reparti militari italiani ed attribuzione di competenze a reparti di nazionalisti slavi
Ignorando le proteste del governo di Salò, il Globocnik una volta assunto l'incarico dispose che i cittadini della regione fossero esentati dal servizio militare nella RSI, con il chiaro intento d’impedire una formazione di reparti militari italiani nella regione.
Le unità fasciste presenti in Venezia Giulia furono raggruppate nella «Milizia Difesa Territoriale» (MDT), salvo i carabinieri e la Guardia di finanza cui erano affidati compiti diversi. La MDT operava alle dipendenze del comando SS ed era inquadrata nella Landschutz, la polizia territoriale di cui facevano parte, anche le varie formazioni di slavi che si erano alleati con i tedeschi.


L'aggressività anti-italiana dei reparti slavi ed il tacito assenso dei nazisti
Le diverse formazioni di Slavi che operavano in Venezia Giulia sotto comando tedesco erano alquanto differenziate: cetnici serbi, ustascia croati, domobranci sloveni, belagardisti d’ispirazione cattolica, varie formazioni di altri movimenti politico-militari sorti dal marasma della guerra civile jugoslava.
Per quel che qui interessa, si devono fare subito due osservazioni in proposito. In primo luogo, questi vari reparti di Slavi era in lotta intestina tra loro, e sovente si avevano degli scontri, malgrado fossero tutti alleati dei Tedeschi. Tuttavia, sebbene in conflitto reciproco, queste varie unità slave facevano sempre fronte comune contro gli Italiani. In secondo luogo, il generale delle SS Odilo Globognik e più in generale le autorità germaniche non ostacolavano affatto gli atti di violenza degli Slavi ai loro ordini contro gli Italiani.
Il funzionario della RSI in visita nei territori occupati da Hitler riferiva a Salò che «Grazie alla politica […] praticata dai tedeschi sloveni e croati trovano il modo di manifestare tangibilmente il loro odio secolare contro gli italiani. […] Armati per combattere i partigiani comunisti, essi svolgono al contrario tutta la loro attività nel combattere gli italiani perché tali».

Edited by Rinascimento - 28/1/2011, 09:36
 
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Italoromano
view post Posted on 23/1/2011, 03:15




Le vicende personali di Friedrich Rainer ed Odilo Globocnick mi pare siano già più che sufficienti a riassumere efficacemente la permanente strumentalizzazione antiitaliana operata dai responsabili dell'Impero Asburgico prima, e di quello Hitleriano poi, attraverso le istituzioni locali rappresentate appunto ai massimi livelli da simili personaggi; un rinnovato, sentito ringraziamento all'amico Rinascimento per averle riportate all'attenzione generale.
 
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view post Posted on 23/1/2011, 17:58

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Riguardo il mondo germanico ho la percezione di un loro rapporto molto ambivalente nei confronti dell'Italia; da sempre, da prima ancora delle invasioni barbariche.
Ovviamente si tratta di una mia personalissima percezione, ma mi sembra di notare una costante storica in questo.
I popoli dell'area germanica ammirano molto l'Italia, la sua arte, la sua cultura. Ne sono affascinati e intimoriti.
Ma ne sono anche invidiosi e, alcuni di loro, non si capacitino di come il loro popolo, nettamente superiore per natura, sia sempre stato sopravanzato culturalmente dal nostro, così inferiore, disordinato e disonesto.
Questo dualismo l'ho riscontrato in tantissimi personaggi della loro cultura, tutti ansiosi di dominare l'Italia, ma il percorrerla militarmente, per questi germanici, secondo me era un tentativo di possedere l'Italia anche culturalmente, di capirla, di imitarla. O almeno il compenso per questo complesso di inferiorità.

Edited by dardanide - 24/1/2011, 19:16
 
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Porzùs
view post Posted on 24/1/2011, 02:16




Queste cose a scuola non le insegnano...
Grazie Rinascimento per questi documenti che non avevo mai avuto il piacere (agrodolce) di leggere!
 
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Char08
view post Posted on 24/1/2011, 13:58




CITAZIONE (Rinascimento @ 22/1/2011, 22:38) 
Cari amici Char 08, Dardanide, Giuseppe Mazzini, Italo.Romano,
grazie sincere a voi tutti.

Colgo l'occasione dell'argomento dell'antisemitismo propagandato dall'impero asburgico in funzione anti-italiana per un breve excursus storico: la politica nazista in Venezia Giulia. Essa infatti ricalcò nella sostanza la linea già tracciata dalla politica imperiale.

Buona notte a tutti :italia:

Molto prego a Rinascimento, molto grazie a te.... Questo un bellissimo per la storia, completamente!!!!!!!!...........

Edited by Peppero - 24/1/2011, 15:44
 
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Rinascimento
view post Posted on 27/1/2011, 21:06




QUOTE (dardanide @ 23/1/2011, 17:58) 
Riguardo il mondo germanico ho la percezione di un loro rapporto molto ambivalente nei confronti dell'Italia; da sempre, da prima ancora delle invasioni barbariche.
Ovviamente si tratta di una mia personalissima percezione, ma mi sembra di notare una costante storica in questo.
I popoli dell'area germanica ammirano molto l'Italia, la sua arte, la sua cultura. Ne sono affascinati e intimoriti.
Ma ne sono anche invidiosi e, alcuni di loro, non si capacitino di come il loro popolo, nettamente superiore per natura, sia sempre stato sopravanzato culturalmente dal nostro, così inferiore, disordinato e disonesto.
Questo dualismo l'ho riscontrato in tantissimi personaggi della loro cultura, tutti ansiosi di dominare l'Italia, ma il percorrerla militarmente, per questi germanici, secondo me era un tentativo di possedere l'Italia anche culturalmente, di capirla, di imitarla. O almeno il compenso per questo complesso di inferiorità.

Cari amici Char08, Dardanide, Italo.Romano, Porzus,
anzitutto, ancora molte e sentite grazie a tutte voi per la vostra generosa approvazione!
Scusate se rispondo soltanto ora: non ho sempre tempo e modo d’intervenire su questo bel Forum.

Vorrei rispondere a Dardanide, il quale ha proposto un’ipotesi che, personalmente, ritengo molto acuta. Se si legge il capolavoro di Ernst Kantorowicz Federico II di Svevia, dedicato al grande imperatore svevo, si percepisce chiaramente l’ambivalenza dell’atteggiamento di questo storico nei confronti dell’Italia. Egli da una parte ne ammira moltissimo la storia e la cultura, dall’altra invece le percepisce quali estranee alla Deutschland. Si tratta di una ambiguità irrisolta che è frequente nella cultura tedesca.
Ad esempio, la scuola storiografica prussiana della seconda metà del secolo XIX era imbevuta di nazionalismo tedesco, eppure coltivava una grande ammirazione per la storia romana.
La Germania, sin dalle sue remote origini, si è considerata quale distinta dalla Romanitas ovvero la latinità e quindi l’italianità, che è l’erede di Roma per eccellenza, ma al contempo se le poste quale modello. Da qui un conflitto irrisolto, di amore ed odio, attrazione e repulsione, invidia e disprezzo.

Perlomeno, questa è l'opinione che mi sono fatto studiando la cultura tedesca.
 
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Rinascimento
view post Posted on 27/1/2011, 22:41




L’ECCIDIO DI CASTELNUOVO DEL GARDA
Prima di tornare all’argomento vero e proprio di questo filone di discussione, ovvero il tentativo d’annientare sistematicamente la popolazione italiana nelle regioni del Trentino-Alto Adige, Venezia Giulia e Dalmazia, compiuto dal regime asburgico nel periodo 1866-1918, si porta qui un breve excursus storico rivolto al passato, per ricordare come già nel periodo delle guerre risorgimentali gli Austriaci si fossero distinti per la loro estrema ferocia nei confronti delle popolazioni italiane.
Quello di Castelnuovo del Garda, un piccolo villaggio lombardo i cui abitanti furono tutti uccisi dalle truppe di Radetzky per rappresaglia, è soltanto uno dei moltissimi episodi analoghi che ebbero luogo da parte dei reparti asburgici nella lunga fase delle guerre risorgimentali.
I massacri compiuti su inermi durante le Cinque Giornate di Milano, gli ordini del generale Haynau durante le Dieci Giornate di Brescia d’incendiare ogni casa da cui si fossero compiuti atti ostili e di fucilare indistintamente tutti i suoi abitanti (vecchi, donne e bambini inclusi), il durissimo assedio di Venezia stremata da bombardamenti a tappeto, dalla fame e dalla pestilenza sono soltanto i più noti nel lunghissimo elenco di carneficine di civili compiuto dai reparti militari asburgici nel periodo 1820-1866.

L’11 aprile 1848 un gruppo di circa 400 volontari Lombardi insorti si attestò nel villaggio di Castelnuovo del Garda, in attesa delle avanguardie dell’esercito piemontese. Radetzky, approfittando del fatto che queste ultime erano ancora piuttosto lontane, inviò una forte colonna di 4000 uomini, al comando del generale principe Thurn und Taxis, membro della più alta aristocrazia imperiale.
Questi dapprima sottopose il piccolo villaggio, in cui si erano barricati i volontari, ad un massiccio bombardamento con l’artiglieria, poi ordinò un attacco che, vista la sproporzione delle forze, costrinse alla ritirata i volontari.
Dopo che questi furono costretti ad abbandonare il campo, le truppe asburgiche, in conformità agli ordini ricevuti da Radetzky, uccisero tutti gli abitanti di Castelnuovo, tranne quelli che fecero in tempo a fuggire: si ebbero così 113 vittime. Scrive Piero Pieri nel suo capolavoro Storia militare del Risorgimento (Torino 1962, p. 319): “Il villaggio è dato alle fiamme: le truppe austriache vogliono dare un esempio che distolga le popolazioni dal favorire piemontesi e insorti; e ben 113 persone, tra cui vecchi, donne, bambini in gran numero, sono massacrati o muoiono fra le fiamme!” Fatto ciò il villaggio fu dato alle fiamme. La chiesa stessa venne profanata e le donne giovani prima di essere uccise furono stuprate.
Dopo questa impresa, le truppe asburgiche il 12 aprile furono fatte rientrare a Verona, sede del grosso delle forze austriache, venendo fatte sfilare con grande evidenza per tutta la città assieme al bottino che aveva raccolto, per intimidire i cittadini. Il 13 aprile il feldmaresciallo Radetzky, noto per la sua verbosità retorica, indirizzò un proclama ai sudditi, in cui spiegava che quanto era accaduto a Castelnuovo del Garda era conseguenza della “ribellione” e che egli non poteva impedire che simili “conseguenze” (ovvero la rappresaglia) si verificassero. Questo proclama era chiaramente una minaccia destinata agli Italiani: chi fosse insorto od anche solo avesse appoggiato gli insorti avrebbe subito la stessa sorte.
 
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Italoromano
view post Posted on 27/1/2011, 23:33




Purtroppo allora l'esercito sabaudo si mosse con lentezza...malgrado lo stato di guerra vigesse fin dal 23 marzo, infatti, solo a partire dal 29 guadò in forze il Ticino, entrando nel Lombardo-Veneto (è sempre il Pieri a rammentarcelo, nella sua fondamentale opera citata dall'amico Rinascimento).

Bisogna poi aggiungere che la crudele prassi asburgica nella repressione del "banditismo" - ovviamente tra virgolette, poichè così eran definiti i combattenti di reparti irregolari - rimase sostanzialmente immutata sino alla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale la dottrina tedesca per la controguerriglia, elaborata nelle sue linee generali fin dal 1936, si ispirò proprio ad essa.
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 28/1/2011, 14:54




una volta risolta la rivoluzione interna a vienna,non credo che i piemontesi da soli potessero aver esperanza contro l'esercito imperiale...allora carlo alberto fece male i suoi conti....com epurtroppo i patrioti che accorsero da tutta italia....forse ingenuaamente credette veramente sul sostegno delgi altri principi italiani,che invece ben presto gli voltarono le spalle...
certamente si perse allora un agrand eoccasione di fare un italia diversa,piu condivisa ed equilibrata
 
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Italoromano
view post Posted on 28/1/2011, 15:13




CITAZIONE (GIUSEPPE MAZZINI @ 28/1/2011, 14:54) 
una volta risolta la rivoluzione interna a vienna,non credo che i piemontesi da soli potessero aver esperanza contro l'esercito imperiale...allora carlo alberto fece male i suoi conti....com epurtroppo i patrioti che accorsero da tutta italia....forse ingenuaamente credette veramente sul sostegno delgi altri principi italiani,che invece ben presto gli voltarono le spalle...
certamente si perse allora un agrand eoccasione di fare un italia diversa,piu condivisa ed equilibrata

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Caro Mazzini,


non si può certo nascondere la difficoltà del compito, ma è pur vero che i piemontesi si mossero con estrema cautela, badando più a mettere il cappello sabaudo ai moti insurrezionali patriottici nel Lombardo-Veneto, che a sostenerli attivamente; vi furon anche gravi errori da parte dei capi degli insorti, come a Venezia, ma anche col venir meno dei contingenti pontifici, toscani e napoletani si era ancora in grado quantomeno di cacciare le truppe asburgiche anche dal Veneto, mentre i Piemontesi sostanzialmente si attestarono sul Mincio rimanendovi per mesi.

Naturalmente a posteriori è ben facile criticare una simile conduzione delle operazioni, del resto non ci si poteva realisticamente aspettare che Carlo Alberto cavalcasse l'onda della protesta popolare...sta di fatto che si è persa un'occasione irripetibile.

Ad es., collegandosi prima e meglio cogli insorti veneziani, si sarebbe potuto presidiare - e quindi difendere - Treviso, Padova e Vicenza, ossia i due solidi antemurali della difesa di Venezia, rispettivamente a nord e ad ovest; contando su un retroterra, la città lagunare avrebbe quantomeno potuto resistere ancor più a lungo (e già così comunque si arrese solo dopo più di un anno di assedio...).
Mancò un costante ed efficace coordinamento tra i vari elementi della guerra patriottica, come pure la flessibilità mentale di saper sfruttare adeguatamente le forze popolari.
 
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Rinascimento
view post Posted on 31/1/2011, 17:36




Cari amici,

senz'altro l'esercito piemontese era molto più piccolo di quello austriaco a causa della sproporzione dei due stati e fu lasciato solo dagli altri regnanti italiani (Pio IX e il Borbone), che tradirono la causa dell'indipendenza ritirando i propri contingenti.

Tuttavia, concordo con Italo.Romano quando ricorda che esso fu malamente adoperato. Le forze armate piemontesi erano uno strumento militare notevole, con ottimi soldati e ufficiali inferiori, un'artiglieria potente e di grande precisione, una cavalleria eccellente nelle cariche. Il suo vero punto debole erano gli alti comandi ed il sovrano stesso, privi di vere doti strategiche.

Carlo Alberto, l'eterno Amleto, attese troppo ad intervenire, altrimenti avrebbe potuto schiacciare i reparti austriaci prima ancora che potessero riorganizzarsi dinanzi alla violenta ed imprevista insurrezione. Inoltre non sfruttò adeguatamente la vittoria di Santa Lucia, davanti a Verona, quando andò vicinissimo a cacciare Radetzky dalla sua grande base, con esito risolutivi per il controllo di tutto il Veneto.

Il campo del "che cosa sarebbe successo se" è sempre scivoloso. Resta il fatto che nel 1848 si perse un'occasione per cacciare da soli gli stranieri dall'Italia, con molti anni d'anticipo.

Cordiali saluti



 
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403 replies since 4/1/2011, 14:27   23847 views
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