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Il genocidio asburgico. 1866-1918, Come il governo di Vienna progettò e portò a compimento un genocidio di Italiani

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Rinascimento
view post Posted on 15/2/2011, 17:20




LA QUESTIONE SCOLASTICA. I FATTI DI INNSBRUCK
Il governo austriaco si servì per schiacciare l’italianità del Trentino-Alto Adige, della Venezia Giulia e della Dalmazia anche degli istituti scolastici ed universitari di vario ordine e grado. Il regime imperiale tentò in ogni modo d’impedire l’insegnamento della lingua e cultura italiane in ogni loro forma e di diffondere in loro vece quella tedesca o, in alternativa, quelle locali degli slavi.
Come semplice premessa dell’argomento si può riportare un famigerato episodio, che all’epoca suscitò amplissima eco in tutta Italia ed oggi è praticamente dimenticato: i cosiddetti fatti di Innsbruck del 1904.
Sin dal 1848 gli Italiani di Trieste sollecitavano l’apertura di una università italiana nella grande città costiera, per dimensioni la terza dell’impero, dopo Vienna e Praga, ma tale richiesta fu sempre respinta. Dopo il 1866 gli Italiani, oltre alla pulizia etnica orchestrata da Francesco Giuseppe, dovettero anche affrontare l’impossibilità di recarsi a studiare presso le università italiane, in primis quella di Padova, che aveva rappresentato sin dal secolo XV il luogo di formazione di tutta la classe dirigente del Trentino, della Venezia Giulia e della Dalmazia. Pertanto la domanda al governo centrale di poter aprire un’università italiana a Trieste si fece pressante. Infine, nel 1904, dopo un’attesa di 56 anni, Vienna concesse la fondazione non di una università, ma soltanto di una facoltà di giurisprudenza in lingua italiana, e non a Trieste, bensì nella lontana e germanica Innsbruck. Già questa scelta palesava la volontà austriaca d’impedire il più possibile la formazione e conservazione della cultura italiana nei propri territori.
Comunque, il 3 novembre del 2004 diverse centinaia di studenti italiani, molti dei quali provenienti sin dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, si trovavano ad Innsbruck per assistere all’apertura dell’anno universitario di tale facoltà di giurisprudenza. Tuttavia, al loro arrivo nella città austriaca, i nazionalisti e pangermanisti locali diedero aperta prova della loro ostilità verso la fondazione di tale facoltà. La polizia di Innsbruck, su pressioni delle autorità politiche locali, entrò nell’aula, in cui il professor Angelo de Gubernatis stava tenendo il discorso inaugurale, ordinando d’interrompere la cerimonia.
Gli studenti italiani si limitarono allora ad offrire un banchetto in onore del prof. de Gubernatis, per giunta con previo accordo delle autorità. Ciò bastò tuttavia a suscitare la reazione violentissima degli abitanti di Innsbruck, i quali compirono una specie di insurrezione. Gli Italiani presenti in città furono scacciati ed i loro beni saccheggiati, mentre gli studenti furono circondati all’interno della sede università e stretti d’assedio con armi da fuoco.
Intervenne infine l’esercito, il quale però arrestò tutti gli studenti italiani (fra cui Cesare Battisti ed Alcide De Gasperi), malgrado questi non avessero compiuto alcun reato e si fosse limitati a difendersi dall'aggressione violentissima dei cittadini di Innsbruck, che non patirono invece arresti.
In seguito a tale pogrom anti-italiano fu poi ordinata la chiusura della facoltà di giurisprudenza.

Questa è una semplice testimonianza dell'ipocrisia repressiva del governo imperiale e dell'odio autentico che gli Austriaci asburgici coltivavano verso gli Italiani, tanto da spingerli a compiere un pogrom contro di loro soltanto per l'istituzione di una facoltà di diritto.
 
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MarescialloRadetzky
view post Posted on 19/2/2011, 17:45




Io, con tutto il rispetto, non sono d'accordo.

La dominazione asburgica sui territori di nazionalità Italiana (Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli, Trieste, Istria e Dalmazia) fu tutto sommato benigno fino ai moti del 1848, anche perchè il regno Lombardo-veneto era l'unica regione industrializzata dell'Impero oltrechè "vacca da mungere".

Comunque gli Austriaci erano effettivamente detestati da borghesia e popolo, e dopo il 1848 la nazionalità Italiana fu messa sotto controllo in quanto ritenuta particolarmente ostile (ricordiamoci però che c'erano stati moti risorgimentali anche in altre parti dell'Impero).

Ecco, io penso che dopo il 1848, e ancora più dopo il 1859 e il 1866, il solco tra Italiani ed Austriaci divenne incolmabile ma non per motivi di odio etnico (gli Austriaci semmai disprezzavano gli slavi, considerandoli molto sotto gli Italiani da un punto di vista culturale), bensì semplicemente perchè gli Italiani si erano dimostrati irredentisti pericolosi e dei quali, in prospettiva imperiali, non fidarsi.

Per quanto riguarda gli slavi, il mio odio e il mio disgusto verso di loro è tale che non posso parlarne perchè violerei le regole del Forum.

Essi sono, a differenza dei Germanici, il vero elemento barbaro e brutale, tagliagole balcanici rozzi e ignoranti, per secoli nostri schiavi (giustamente) poi divenuti aguzzini dei loro antichi padroni.
 
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view post Posted on 19/2/2011, 18:16

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Ma infatti proprio del periodo che indichi stiamo parlando.
 
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BasofiloII
view post Posted on 19/2/2011, 18:24




CITAZIONE (MarescialloRadetzky @ 19/2/2011, 17:45) 
Io, con tutto il rispetto, non sono d'accordo.

La dominazione asburgica sui territori di nazionalità Italiana (Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli, Trieste, Istria e Dalmazia) fu tutto sommato benigno fino ai moti del 1848, anche perchè il regno Lombardo-veneto era l'unica regione industrializzata dell'Impero oltrechè "vacca da mungere".

Comunque gli Austriaci erano effettivamente detestati da borghesia e popolo, e dopo il 1848 la nazionalità Italiana fu messa sotto controllo in quanto ritenuta particolarmente ostile (ricordiamoci però che c'erano stati moti risorgimentali anche in altre parti dell'Impero).

Ecco, io penso che dopo il 1848, e ancora più dopo il 1859 e il 1866, il solco tra Italiani ed Austriaci divenne incolmabile ma non per motivi di odio etnico (gli Austriaci semmai disprezzavano gli slavi, considerandoli molto sotto gli Italiani da un punto di vista culturale), bensì semplicemente perchè gli Italiani si erano dimostrati irredentisti pericolosi e dei quali, in prospettiva imperiali, non fidarsi.

Per quanto riguarda gli slavi, il mio odio e il mio disgusto verso di loro è tale che non posso parlarne perchè violerei le regole del Forum.

Mi permetto un appunto sul fatto che gli austriaci ritenessero gli slavi sotto gli italiani. Gli austriaci e gli slavi sono sempre stati entrambi MOLTO al di sotto dell'Italia, dal punto di vista culturale; direi anzi proprio allo stesso livello.
Non mi risulta che la produzione culturale (in senso generale) austriaca sia mai stata questa gran cosa, sinceramente.
Per il resto scusami se insisto, ma sei proprio sicuro di non avere collegamenti con la gente di Stormfront? Guarda che ho letto il tuo stesso discorso in merito agli slavi (condito con quelle che presumo siano le cose che hai voluto evitare per non violare il regolamento) proprio in un thread là sopra qualche giorno fa. Magari è una coincidenza, ma lasciati dire che questo tuo intervento, e in particolare:
"il mio odio e il mio disgusto verso di loro è tale che non posso parlarne perchè violerei le regole del Forum."
"Essi sono, a differenza dei Germanici, il vero elemento barbaro e brutale, tagliagole balcanici rozzi e ignoranti, per secoli nostri schiavi (giustamente) poi divenuti aguzzini dei loro antichi padroni."

cozzano un po' con quello che hai asserito nella tua presentazione.
Inoltre - sarò paranoico io - noto la G maiuscola con cui indichi il popolo germanico, altro tipico elemento riscontrato sull'altro forum, accompagnata da una tendenza a segregare tra loro le popolazioni europee (in quanto con germanici non si intende solo la popolazione tedesca, ma popoli i cui componenti rispecchiano determinate caratteristiche fisiche e usanze etniche che nella Storia li hanno distinti, a loro modo).
Insomma, capirai che se dico "gli Italiani" la I ci sta, come ci sta la T se dico "i Tedeschi". Ma non dico "gli Italici", dico "gli italici".
Oltretutto, scusa ancora, ma ti sei lasciato andare ad un'esternazione che tutto definirei tranne che antirazzista. Magari non è proprio conclamata, ma ha il suo perché.
Diciamo pure che ci sono i prerequisiti. Su questo credo che non ci sia nulla da dire. :)
 
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MarescialloRadetzky
view post Posted on 19/2/2011, 18:29




CITAZIONE (BasofiloII @ 19/2/2011, 18:24) 
CITAZIONE (MarescialloRadetzky @ 19/2/2011, 17:45) 
Io, con tutto il rispetto, non sono d'accordo.

La dominazione asburgica sui territori di nazionalità Italiana (Lombardia, Veneto, Trentino, Friuli, Trieste, Istria e Dalmazia) fu tutto sommato benigno fino ai moti del 1848, anche perchè il regno Lombardo-veneto era l'unica regione industrializzata dell'Impero oltrechè "vacca da mungere".

Comunque gli Austriaci erano effettivamente detestati da borghesia e popolo, e dopo il 1848 la nazionalità Italiana fu messa sotto controllo in quanto ritenuta particolarmente ostile (ricordiamoci però che c'erano stati moti risorgimentali anche in altre parti dell'Impero).

Ecco, io penso che dopo il 1848, e ancora più dopo il 1859 e il 1866, il solco tra Italiani ed Austriaci divenne incolmabile ma non per motivi di odio etnico (gli Austriaci semmai disprezzavano gli slavi, considerandoli molto sotto gli Italiani da un punto di vista culturale), bensì semplicemente perchè gli Italiani si erano dimostrati irredentisti pericolosi e dei quali, in prospettiva imperiali, non fidarsi.

Per quanto riguarda gli slavi, il mio odio e il mio disgusto verso di loro è tale che non posso parlarne perchè violerei le regole del Forum.

Mi permetto un appunto sul fatto che gli austriaci ritenessero gli slavi sotto gli italiani. Gli austriaci e gli slavi sono sempre stati entrambi MOLTO al di sotto dell'Italia, dal punto di vista culturale; direi anzi proprio allo stesso livello.
Non mi risulta che la produzione culturale (in senso generale) austriaca sia mai stata questa gran cosa, sinceramente.
Per il resto scusami se insisto, ma sei proprio sicuro di non avere collegamenti con la gente di Stormfront? Guarda che ho letto il tuo stesso discorso in merito agli slavi (condito con quelle che presumo siano le cose che hai voluto evitare per non violare il regolamento) proprio in un thread là sopra qualche giorno fa. Magari è una coincidenza, ma lasciati dire che questo tuo intervento, e in particolare:
"il mio odio e il mio disgusto verso di loro è tale che non posso parlarne perchè violerei le regole del Forum."
"Essi sono, a differenza dei Germanici, il vero elemento barbaro e brutale, tagliagole balcanici rozzi e ignoranti, per secoli nostri schiavi (giustamente) poi divenuti aguzzini dei loro antichi padroni."

cozzano un po' con quello che hai asserito nella tua presentazione.
Inoltre - sarò paranoico io - noto la G maiuscola con cui indichi il popolo germanico, altro tipico elemento riscontrato sull'altro forum, accompagnata da una tendenza a segregare tra loro le popolazioni europee (in quanto con germanici non si intende solo la popolazione tedesca, ma popoli i cui componenti rispecchiano determinate caratteristiche fisiche e usanze etniche che nella Storia li hanno distinti, a loro modo).
Insomma, capirai che se dico "gli Italiani" la I ci sta, come ci sta la T se dico "i Tedeschi". Ma non dico "gli Italici", dico "gli italici".
Oltretutto, scusa ancora, ma ti sei lasciato andare ad un'esternazione che tutto definirei tranne che antirazzista. Magari non è proprio conclamata, ma ha il suo perché.
Diciamo pure che ci sono i prerequisiti. Su questo credo che non ci sia nulla da dire. :)

No, io non ho nulla a che vedere con il Forum che citi, ma comunque gli Slavi effettivamente suscitano in me una tale antipatia da rasentare il razzismo, culturale però, non biologico.
 
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Rinascimento
view post Posted on 19/2/2011, 18:33




Il dominio asburgico fu autoritario e repressivo già prima del 1848, non diversamente in questo da altri dell'epoca.
Divenne decisamente feroce nel periodo 1848-1866.
Infine nel 1866-1918 organizzò e portò avanti un autentico genocidio contro gli Italiani.
Con tutto rispetto, queste affermazioni si possono ampiamente provare sulla base di dati di fatto storici e di una estesa bibliografia.

Comunque, come ha già detto l'amico Dardanide, su questo filone di discussione si parla della fase del 1866-1918, con qualche limitato excursus sul periodo anteriore a partire dal 1848, cosicché sostenere che il dominio asburgico era opprimente ma non genocida prima di questa fase per definizione non toglie nulla a quanto qui asserito.
 
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MarescialloRadetzky
view post Posted on 19/2/2011, 19:35




CITAZIONE (Rinascimento @ 19/2/2011, 18:33) 
Il dominio asburgico fu autoritario e repressivo già prima del 1848, non diversamente in questo da altri dell'epoca.
Divenne decisamente feroce nel periodo 1848-1866.
Infine nel 1866-1918 organizzò e portò avanti un autentico genocidio contro gli Italiani.
Con tutto rispetto, queste affermazioni si possono ampiamente provare sulla base di dati di fatto storici e di una estesa bibliografia.

Comunque, come ha già detto l'amico Dardanide, su questo filone di discussione si parla della fase del 1866-1918, con qualche limitato excursus sul periodo anteriore a partire dal 1848, cosicché sostenere che il dominio asburgico era opprimente ma non genocida prima di questa fase per definizione non toglie nulla a quanto qui asserito.

Si, in quella fase c'era estrema diffidenza verso gli Italiani, compresi i Trentini che seppur serventi dell'esercito imperiale durante la guerra 1915-1918 erano sempre comandati da ufficiali Austriaci e comunque non combattevano sul fronte Italo-Austriaco.
 
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Rinascimento
view post Posted on 19/2/2011, 22:46




Un breve excursus sulle cause che hanno condotto al fatto innegabile che Vienna abbia programmato e compiuto un genocidio o pulizia etnica a danno degli Italiani, in questo appoggiandosi ai nazionalisti slavi.
Insomma, si era progettata la totale cancellazione della componente italiana dalla Dalmazia, la Venezia Giulia ed il Trentino-Alto Adige, e si era già iniziato a procedere in questo senso. In Dalmazia l'opera era già quasi compiuta nel 1910.



DALLA POLITICA FILO-SLAVA AL PROGRAMMA DI UNA PULIZIA ETNICA DEGLI ITALIANI
L’impero austriaco sin dalla Restaurazione aveva seguito una politica filo-slava, poiché i popoli slavi apparivano molto più controllabili da Vienna per la loro storia assai più recente di quella italiana, la loro minore coscienza nazionale e la grave debolezza economica e culturale rispetto all’elemento italiano. Durante le guerre risorgimentali gli Austriaci si servirono frequentemente di truppe slave contro gli Italiani, tanto che queste si segnalarono per la loro crudeltà durante le Cinque Giornate di Milano, a Brescia (dove, fra l’altro, bruciarono vivo il patriota Carlo Zima), nell’assedio di Venezia ed in generale nelle operazioni di repressione dei moti risorgimentali.
Radetzky si era così espresso in modo reciso: "Bisogna slavizzare la Dalmazia per toglierla alla pericolosa signoria intellettuale di Venezia alla quale le popolazioni italiane si rivolgono con eccessiva ammirazione". Durante i moti del 1848-1849. Il bano della Croazia, Jelacic, diede pieno appoggio al regime asburgico e si fece egli stesso promotore di una politica anti-italiana, il che già trovò risposte positive nelle alte sfere del potere viennese.
La tradizionale politica filo-slava ed anti-italiana dell’autocrazia asburgica si accentuò e sfociò nel programma di un genocidio nel 1866.
La tensione esistente fra Italia ed Austria facilità l’accrescersi di sentimenti xenofobi ed italo-fobi nel nazionalismo slavo, che beninteso erano preesistenti ed appoggiati dalle autorità asburgiche.
I gruppi nazionalistici serbi e croati iniziarono una massiccia campagna contro gli Italiani sudditi asburgici, accusandoli tutti e globalmente d’infedeltà e slealtà nei confronti delle autorità e proponendoli quale una minaccia per il regime imperiale. Il 4 agosto 1866, dopo la battaglia di Lissa, «Il Nazionale» (giornale di nazionalisti croati, ma scritto in lingua italiana, all’epoca universalmente usata da tutti i Croati colti in Dalmazia) pubblicò un articolo programmatico intitolato "Le conseguenze della battaglia di Lissa". Il giornale nazionalista croato proponeva di distruggere per sempre il pericolo di una Dalmazia italiana e per far ciò era necessario innalzare «tra Dalmazia e Italia una frontiera nazionale insuperabile». Questo poteva essere reso possibile, proseguivano il foglio nazionalista, sia favorendo in ogni modo l’elemento slavo, sia attraverso la repressione politica e culturale di quello italiano.
Lo storico Luciano Monzali ricorda che “i verbali del Consiglio dei ministri asburgico della fine del 1866 mostrano l'intensità dell'ostilità antitaliana dell'imperatore e la natura delle sue direttive politiche a tale riguardo. Francesco Giuseppe si convertì pienamente all'idea della generale infedeltà dell'elemento italiano e italofono verso la dinastia asburgica". Il Monzali cita poi il famigerato ordine del consiglio della corona del 1866, che imponeva la germanizzazione e la slavizzazione delle regioni italiane dell'impero. Egli poi spiega che questi sentimenti antitaliani dell'imperatore "avrebbero avuto pesanti conseguenze politiche […] negli anni successivi". Essi inoltre erano assai vigorosi "nell'esercito, che aveva combattuto molte guerre in Italia ed era desideroso di rivalsa: considerato il ruolo preponderante dei militari […], ciò era estremamente pericoloso.” (L. Monzali, Italiani di Dalmazia, cit., p. 89)
Fu così formulato e portato avanti il “piano della classe dirigente conservatrice austriaca di intraprendere una politica di concessioni alle nazionalità slave, ritenute più fedeli all'Impero e ben disposte ad accettare il potere dominante dell'imperatore e dell'aristocrazia asburgica.” (L. Monzali, Italiani di Dalmazia, cit., p. 89)
Le stesse nuove direttive di politica estera che l'Impero asburgico adottò a partire dalla fine degli anni Sessanta facilitarono il rafforzarsi delle tendenze italofobe. (L. Monzali, Italiani di Dalmazia, cit., pp. 69-70). Il nuovo ministro degli Esteri asburgico, Beust, constatò la forza e la solidità dei due nuovi grandi stati nazionali di Italia e Germania, cosicché delineò una nuova strategia colonialistica ed aggressiva di Vienna, la quale anziché volgersi verso i territori italiani e germanici come in passato, doveva ora indirizzarsi principalmente verso i Balcani. “Questa strategia ebbe come conseguenza l'affermarsi dell'idea, molto popolare nei militari, che fosse necessario svolgere una politica slavofila […] per attrarre all'Austria le simpatie delle popolazioni serbe e croate” (L. Monzali, Italiani di Dalmazia, cit. p. 69-70).
Era appunto il cosiddetto progetto del trialismo, che intendeva inglobare le popolazioni degli slavi del sud all'interno dell'amministrazione dell'impero, seppure in posizione pur sempre subordinata rispetto agli austriaci ed agli ungheresi. L'agnello sacrificale da offrire in dono agli slavi erano appunto le popolazioni italiane di Venezia Giulia e Dalmazia.

D'altronde, è noto, anche grazie a classici della storiografia riguardante l'impero come le opere del boemo Z. Zeman e dell'italiano Leo Valiani, che lo stato asburgico aveva una struttura gerarchica su base cetuale, religiosa ed etnica.
Esso "apparteneva" anzitutto alla casata imperiale, poi all'aristocrazia feudale austriaca ed, a scalare, a quelle germanizzate delle popolazioni assoggettate. Sino al 1866 l'elemento austriaco era nettamente preponderante e rimase egemone anche dopo il compromesso del 1866. Gli Ungheresi avevano più potere ed importanza degli altri popoli, ma questi stessi esistevano differenze nelle concessioni da parte del governo centrale, cosicché i Boemi, ad esempio, erano in una condizione di privilegio rispetto ai Romeni od ai Serbi.
Ancora, i cattolici erano favoriti rispetto ad ortodossi, protestanti ed ebrei.
In breve, l'impero asburgico discriminava i suoi cittadini, in modo assai pesante, su base dell'origine sociale, dell'etnia, della religione. Il progetto genocida contro gli Italiani fu un'applicazione a suo modo coerente di tale impostazione di base.

Edited by Rinascimento - 25/7/2012, 18:13
 
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view post Posted on 19/2/2011, 23:51
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Mai avrei immaginato che gli italiani d'oltre Adriatico fossero stati bersaglio di tutta questa propaganda d'odio. Rinascimento, come sempre, posti articoli interessantissimi e ti faccio ancora una volta i miei complimenti per lo scritto. Grazie anche per aver citato i testi che trattano l'argomento.
 
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Rinascimento
view post Posted on 25/2/2011, 09:57




Caro Peppero,
anzitutto grazie dell'apprezzamento e scusa se rispondo soltanto ora.

In verità la pulizia etnica asburgica e la campagna d'odio orchestrata assieme da Vienna e dai nazionalisti sloveni e croati sono passate quasi inavvertite in Italia.
All'epoca in cui avvennero, furono denunciate dagli irredentisti, ma le autorità politiche non erano favorevoli all'irredentismo, sia per l'alleanza della Triplice, sia per le sue tendenze repubblicane.
Eppure, la discriminazione, il disprezzo ed il vero odio contro gli italiani del Trentino-Alto Adige, Venezia Giulia e Dalmazia furono violentissimi per tutta la fase del 1866-1918.
Al momento non mi soffermo a lungo, ma posso ricordare che un governatore austriaco di Trieste definiva i Triestini in termini davvero infamanti, come persone dedite soltanto al profitto, venali ed avide, prive d'onestà e religione ecc. Pensare che questo governatore era ritenuto essere all'interno della classe dirigente austriaca un amico dell'Italia!
Il clero sloveno, animato da sentimenti ultra-nazionalisti e xenofobi, giungeva a predicare pubblicare d'evitare i matrimoni misti. Un sacerdote sloveno era così accanito nell'odio contro l'Italia da distruggere personalmente a martellate preziosi reperti archeologici d'epoca romana. Altri preti, croati, si rifiutavano di svolgere le proprie funzioni religiose a beneficio di italiani: questi venivano allontanati dalle loro messe, si vedevano rifiutati i sacramenti al momento dell'agonia ecc.
Si tratta di comportamenti ed azioni che, come le prediche contro i matrimoni misti, erano in totale contrasto alle stesse norme ecclesiastiche.
Non mancarono sacerdoti croati che si resero responsabili d'aver istigato i propri fedeli a gravi atti di violenza contro italiani.

Arrivederci a presto
 
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Rinascimento
view post Posted on 27/2/2011, 22:36




LA QUESTIONE SCOLASTICA

Si già accennato in precedenza alla questione scolastica e di come il regime asburgico si servisse delle scuole, in tutti gli ordini di insegnamento, per tentare di snazionalizzare e cancellare l'italianità del Trentino-Alto Adige, della Venezia Giulia e della Dalmazia.
Anzitutto alcuni dati finanziari possono dare un'idea degli intenti del governo viennese. Nel bilancio dell'istruzione pubblica per il primo semestre del 1914, le spese preventivate nel cosiddetto “Litorale adriatico”, ovvero la Venezia Giulia, vedevano 1.121.020 corone destinate a scuole non italiane e 154.642 corone per scuole italiane. Questo avveniva in una regione in cui, secondo gli stessi censimenti austriaci, gli Italiani erano la maggioranza assoluta. Nel 1913 il governatore austriaco spese a Trieste oltre 400.000 corone per scuole popolari tedesche e non una sola per le scuole italiane, malgrado la stragrande maggioranza dei Triestini fosse italiana ed i Tedeschi fossero circa il 5% degli abitanti e quasi esclusivamente funzionari e militari provenienti dall'Austria con le loro famiglie.
Questa sperequazione discriminatoria si riscontra sia nel suo complesso, sia per singole categorie e tipologie. Ad esempio, sempre nel bilancio del 1914, venivano assegnate 172.871 corone per istituti magistrali non italiani e 57.370 per quelli italiani, malgrado il numero di allievi di questi ultimi fosse il quadruplo dei primi. Insomma, le scuole magistrali italiane ricevettero circa un terzo della somma destinata a quelle di lingua tedesca o slovena, nonostante avessero un numero di allievi quattro volte superiore. Se si considera la spesa pro capite per allievo, si calcola un rapporto di 1 a 12: per ogni corona spesa per un futuro maestro studente in una scuola di lingua italiana ne furono spese dodici per gli allievi in istituti d'altra lingua.
Le autorità imperiali non si limitarono a negare i propri finanziamenti alle scuole italiane, preferendo impiegare i proventi delle tasse della regione, di cui gli Italiani erano di gran lunga i primi contribuenti, per istituti tedeschi o slavi, ma giunsero ad impedire alle autorità municipali ed a private associazioni di finanziare i propri istituti. Ad esempio, il comune di Trieste, amministrato da Italiani, pose nel suo bilancio ordinario del 1914 un preventivo di spesa per le scuole italiana di 4 milioni di corone: una somma enorme, se si considera che Vienna aveva riservato agli istituti di lingua italiana di tutta la Venezia Giulia 154.642 corone. Nonostante la decisione fosse interna al comune triestino, il governatore d'oppose ed impedì con ogni sorta di pretesto burocratico che l'iniziativa si traducesse in atto.
Fra le conseguenze di questo operato vi fu la diffusione dell'ignoranza e dell'analfabetismo. Il gruppo etnico italiano era quello sia più numeroso, sia di gran lungo più prospero economicamente: Trieste era assieme a Vienna e Praga il maggior centro economico dell'intero impero. La privazione dei fondi per le scuole, compiuta negandoli nel bilancio statale od impedendone l'allocazione in quelli locali ebbe esiti catastrofici. Trieste rimase un centro di grande cultura, ma l'Istria ed il medio ed alto Isonzo videro il dilagare dell'analfabetismo presso Italiani e Slavi contemporaneamente. Nel 1918 la Venezia Giulia era infatti la regione italiana con la più alta percentuale di analfabeti, nonostante la presenza in essa di una città quale quella triestina.
La politica scolastica imperiale non si servì però soltanto dalla restrizione dei fondi scolastici e del loro utilizzo preferenziale presso scuole non italiane, ma fece ricorso anche da altri strumenti repressivi diretti a snazionalizzare e de-italianizzare gli abitanti della Venezia Giulia: il rifiuto di una università a Trieste (il terzo centro dell'impero!), la censura repressiva sui libri di testo, l'imposizione di lingue ed insegnanti stranieri. Ancora più negativi furono i risultati della slavizzazione forzata delle scuole della Dalmazia.

 
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Italoromano
view post Posted on 27/2/2011, 23:16




Il debito intellettuale con l'amico Rinascimento cresce sempre di più...
 
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Rinascimento
view post Posted on 1/3/2011, 22:46




LA PERSECUZIONE SCOLASTICA ANTI-ITALIANA. ALTRE SUE MODALITA'

Si è ricordato sopra come il governo viennese portasse avanti il suo progetto di cancellare l'italianità del Trentino-Alto Adige, della Venezia Giulia e della Dalmazia anche con una particolare politica scolastica e tagliando o negando i fondi per gli istituti italiani. Ora si possono portare alcuni esempi ulteriori delle modalità di tale persecuzione in campo scolastico.


Fiume. Il governo ungherese impose la sostituzione della lingua magiara a quella italiana in tutte le scuole superiori ed addirittura proibì ai Fiumani di frequentare scuole italiane esistente nel regno austriaco. La natura arbitraria di simili decisioni risalta dal fatto che dopo aver magiarizzato a forza l'accademia di nautica, dovettero essere incaricati dei professori ed interpreti di creare ex novo un lessico marinaresco in lingua ungherese, a causa della gran quantità di vocaboli tecnici esistenti sconosciuti in precedenza nell'idioma magiaro. Questo avvenne in una città in cui gli Ungheresi erano soltanto amministratore e funzionari provenienti dall'Ungheria propriamente detta e nel quale gli abitanti della città erano per oltre l'80% Italiani.


Dalmazia. In tutta la Dalmazia, con la sola eccezione di Zara, furono gradualmente soppresse dopo il 1866 le scuole italiane di ogni ordine e grado, sin da quelle destinate alla prima infanzia, lasciando attive unicamente quelle croate. Fu inoltre proibita quasi sempre la stessa costituzione di scuole italiane private.
Si noti che nella storia di Dalmazia la stragrande maggioranza dei letterati, artisti, scienziati, politici sino al 1866 erano di nazionalità e lingua italiana, il che non sorprende, essendo stati gli Italiani sino al secolo XIX inoltrato la classe egemone anche politicamente, economicamente e culturalmente. I tardi e lenti inizi della letteratura croata presero a modello proprio la letteratura italiana di Dalmazia.
Sino al 1866 i Croati arricchitisi od acculturatisi tendevano ad italianizzarsi e la lingua italiana era quella adoperata abitualmente nell'amministrazione, nelle scuole e nella cultura scritta, tanto che persino il primo giornale dei nazionalisti Croati era scritto in lingua italiana e si chiamava “Il nazionale”.
La croatizzazione dell'insegnamento in Dalmazia fu quindi non solo un atto arbitrario di cancellazione della cultura italiana, ma un sopruso alla storia stessa della regione.


Venezia Giulia. Scrive il già citato Attilio Tamaro nella sua opera sulle condizioni degli Italiani soggetti all'Austria-Ungheria: “Esso [il governo austriaco] per rimanere negli ultimi anni non spese neppure un centesimo per scuole popolari italiane e si limitò a mantenere due scuole medie italiane preesistenti al suo dominio. Eresse invece numerose scuole popolari tedesche (due a Trieste, due a Pola, una a Gorizia), tre ginnasi-licei tedeschi e tre scuole tecniche tedesche (una per ciascuna delle città nominate) un ginnasio-liceo croato a Pisino, un ginnasio sloveno a Gorizia. A scopo di snazionalizzazione mise sempre in città italiane le scuole per gli stranieri in modo che questi vi si concentrassero.". Il governo pagò il personale docente per "per una scuola tedesca privata eretta dalla Südmark a Servola [...] i maestri per la scuola slava privata eretta dalla Cirillo e Metodio, a Trieste e sovvenzionò largamente un liceo femminile tedesco eretto dalle suore." Tuttavia, esso rifiutava aiuti alle scuole italiane, come avvenne nel 1910 a Pola e nel 1911 a Gorizia, quando i locali Municipi avevano aperto con grandi spese e sacrifici "le prime classi di due ginnasi italiani". Allora intervenne il governo, che "se ne impossessò, mandò professori che non sapevano l'italiano e s'apprestò - avendo già manifestato il proposito - ad aprire parallele slave nella scuola così statizzata di Pola. A Gorizia, per contrapposto, aprì il ginnasio sloveno”


La censura e la proibizione di testi. La pressione anti-italiana dell'Austria-Ungheria s'esercitò in campo scolastico anche in forme indirette e più nascoste che non la pura e semplice proibizione dell'insegnamento della lingua, storia e cultura italiane o l'imposizione di quelle tedesche o slave.
Si ebbero così proibizioni estesissime d'impiego di testi provenienti dall'Italia ovvero pubblicati in essa, con l'imposizione di servirsi di testi di storia e letteratura italiana scritti in tedesco e poi tradotti in italiano. Interi periodi storici od autori furono proibiti. Si esiti furono tanto paradossali quanto gravi.
Ad esempio, comparve il divieto d'insegnare la storia di Trieste nelle scuole di Trieste. Oppure, Dante, da molti ritenuto il più grande poeta dell'umanità intera, fu colpito da restrizioni od addirittura censurato, con la proibizione dell'insegnamento della Divina Commedia nelle scuole italiane.


P.S.
Caro ItaloRomano, ma quale debito nei miei confronti? Siamo tutti qui per parlare e discutere fra noi, giusto?
Buona notte :italia:

Edited by Rinascimento - 25/7/2012, 17:30
 
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view post Posted on 1/3/2011, 23:07

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In ogni caso un sentito grazie :)
 
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Rinascimento
view post Posted on 8/3/2011, 20:49




IL MERCATO DEL LAVORO. IL FAVORITISMO VERSO GLI SLAVI OVVERO L’IMMIGRAZIONE SLAVA
L’Austria favorì inoltre gli Slavi in ogni modo nel mercato del lavoro. Il Governo austriaco, consapevole che l'immigrazione naturale era insufficiente a de-italianizzare la Venezia Giulia, attuò un vastissimo piano d'immigrazione artificiale attirando nella regione slavi d’ogni stirpe, anzitutto Sloveni e Croati, e concedendo loro condizioni favorevoli per l’immissione nelle aziende e posti di lavoro statali e non solo. Si creò con ciò una richiesta di mano d'opera artificiosamente favorevole agli Slavi, che quindi furono allettati ad emigrare dalle loro province. Questo trovò naturalmente il sostegno sia delle organizzazioni sindacali slave, favorevoli all’emigrazione di propri membri in una regione economicamente molto più sviluppata di Slovenia e Croazia quale la Venezia Giulia e Triesta, sia dei partiti nazionalistici slavi.
Si possono portare diversi esempi di questo, ricordando che si trattava comunque di una pratica costante. Così, quando furono intrapresi i lavori per ferrovia dei Tauri, il governo asburgico fece giungere a Trieste, nello spazio di meno che quindici giorni, oltre settecento famiglie dì ferrovieri slavi, e li accasermò in grandì case preparate tutte nel quar tiare di S. Vito, affinchè la nuova massa slava potesse influire sulle elezioni del collegio comprendente quel quartiere. Contemporaneamente immise in Gorizia quattrocento famiglie di ferrovieri in massima parte slavi, in minore parte tedeschi. Si deve ancora aggiungere che i ferrovieri slavi condotti a Trieste avevano oltre mille figli tra i 6 e i 14 anni, come risultò dalle statistiche scolastiche.
Il governatore austriaco inoltre riuscì ad imporre in questo la sua volontà alle Società di navigazione sovvenzionate, cosicché il Lloyd, lo Stabilimento tecnico di S. Marco, il cantiere di Monfalcone ecc. dovettero gradualmente o sostituire lavoratori italiani o coprire i posti nuovi o quelli vacanti con immigrati slavi. Negli ultimi tempi, con un'azione, che fu appena avvertita dalla città, negli stabilimenti suddetti la massima parte degli operai di categoria inferiore era divenuta slava. Al grande cantiere navale di Pola il governo asburgico impose arbitrariamente e violentemente la propria volontà nel 1907, quando cacciò nel giro di pochi mesi quasi tutti gli operai Italiani dall’Arsenale, sostituendoli con Croati, malgrado questi non avessero in media affatto la competenza necessaria. Similmente, sempre a Pola ed a Trieste, le autorità asburgiche proibirono che si chiamassero lavoratori italiani nelle opere di fortificazione e in quelle portuali, preferendo far giungere sin dalla Bosnia e dal Montenegro grandi torme di contadini croati dalla Bosnia e dal Montenegro.
Nelle ferrovie, nei porti, negli uffici pubblici, nei tribunali, nelle camere di commercio, negli incarichi amministrativi e polizieschi, erano posti anzitutto Austriaci, se possibile, secondariamente Slavi. Infine, se non si poteva farne a meno, ad Italiani, malgrado costoro avessero un grado d’istruzione media molto superiore a quello di Sloveni e Croati.
Trieste era un grande centro industriale e commerciale in forte espansione e, com’è naturale, attivava manodopera dalle aree circostanti. Tuttavia, l’emigrazione dal Friuli italiano era proibita od attivamente scoraggiata, tanto che i “regnicoli” che avevano trovato lavoro a Trieste finivano frequentemente espulsi tramite decreti del Luogotenente.
Al contrario, quella slava dalla Slovenia e Croazia era favorita in ogni modo. Conseguenza di questo fu un rapido aumento della presenza slava in Venezia Giulia, la quale s’avvicinò sempre più numericamente a quella italiana, sebbene questa conservasse la maggioranza assoluta. Come si vedrà in seguito, l'immigrazione artificiale slava ebbe un impatto devastante sulla demografia della Venezia Giulia


P.S.
Caro Dardanide, piuttosto sono io che devo ringraziarti per la tua cortesia ed attenzione. :italia:
 
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