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Il "mito" del Che. Ovvero "la benevolenza gay nei confronti dei persecutori" .

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Peppero
view post Posted on 30/3/2013, 18:38 by: Peppero
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Io facevo riferimento alle escort e ai rapporti tra adulti. Che io sappia a Cuba la pedofilia è un crimine e ci sono anche pene severe ed equivalenti al nostro ergastolo. Ritengo l'opinione di eveline ("Peccato non vi siano sottoposti gli italiani che vanno a fare turismo sessuale") lontana dalla realtà. A Cuba tutti subiscono torture, italiani inclusi.

Scagionato, ostaggio della burocrazia cubana. «Torture per farmi parlare»
Da mesi è recluso a L’Avana con altri due italiani per la morte di una dodicenne avvenuta durante un festino a luci rosse. Ma lui quel giorno era in Veneto

VERONA — «Siamo in prigione da quattro mesi in condizioni igienico sanitarie insopportabili ». Luigi Sartorio scrive dal carcere Combinado De Est, a L’Avana, dove è rinchiuso assieme ad altri due italiani (il fiorentino Simone Pini e il mantovano Angelo Malavasi) e dove resta anche se è innocente, almeno stando a quanto assicura il suo avvocato. Il legale del 44enne imprenditore di Bussolengo è in attesa di ulteriori documenti in grado di provare la sua presenza in Italia il 14 maggio dello scorso anno. In quella data, una ragazzina di 12 anni è morta a Bayamo, nel sud dell’isola, a causa di un cocktail di droghe assunto durante un festino hard in cui, secondo la polizia cubana, c’era anche lui, Luigi Sartorio, ex-proprietario di un negozio di ottica a Verona. Da sei mesi l’uomo si trova dietro le sbarre nella capitale cubana, accusato di concorso in omicidio, istigazione alla prostituzione e spaccio di stupefacenti.

Accuse che gli sono state mosse dalla polizia dell’isola al momento del suo arresto, avvenuto il 2 luglio scorso, ma dalle quali l’uomo, secondo persone a lui molto vicine, sarebbe già stato scagionato nei giorni a ridosso del Natale. In un’anteprima di giudizio a pochi giorni dal Natale, l’autorità giudiziaria de L’Avana «avrebbe ritenuto Luigi Sartorio innocente - dicono alcune fonti citando l’avvocato difensore assegnato d’ufficio all’uomo dalle autorità cubane - perché non presente al momento dei fatti». Non colpevole, dunque. La stessa posizione che da mesi, ormai, sostengono i suoi famigliari e quanti dall’Italia si stanno adoperando per risolvere la sua vicenda. «Sono tranquilla perché so che Luigi è innocente, lo so fin dall’inizio di questa storia - ha dichiarato la sorella dell’imprenditore - e lui mi ha confidato di avere fiducia nell’attività della magistratura ». Ieri, il consulente di Sartorio e il suo avvocato, Alberto Maule, avevano assicurato che «Luigi quel giorno era in Veneto, dov’era tornato il 2 aprile ed è ripartito il 28 maggio, abbiamo tantissima documentazione che lo prova ». I due hanno già fornito all’ambasciata italiana a Cuba una serie di documenti firmati a sostegno della loro tesi: biglietti aerei, ricevute di visite mediche, dichiarazioni controfirmate che documentano la presenza dell’uomo nell’ufficio del suo avvocato a Vicenza, e la testimonianza che lo stesso Sartorio, il 17 maggio, aveva rilasciato alla Procura di Vicenza nell’ambito di un’indagine per alcuni reati di usura.

Ma dall’isola, l’avvocato d’ufficio che segue il caso dell’imprenditore veronese ha fatto sapere che i documenti non bastano e, in una mail inviata a un consulente vicentino che si interessa al caso, ha chiesto che gli venga recapitata una nuova prova: una dichiarazione originale, firmata dal procuratore di Vicenza o dal comandante della guardia di finanza locale, in cui sia specificata in modo chiaro la sua presenza in Italia nel giorno del festino hard, il 14 maggio scorso. «Ci metteremo qualche giorno per fornire questa prova, per gli altri documenti ci sono voluti quasi dieci giorni» ha commentato un amico di Sartorio, in forma anonima, che in tono polemico ha aggiunto: «Abbiamo fatto sempre tutto da soli perché la Farnesina e l’ambasciata italiana a Cuba non ci hanno aiutato, se ne sono disinteressati». Intanto, il 44enne resta in carcere e si dice vittima di fame e torture. Lo scorso ottobre, ha inviato una lettera all’ambasciata italiana sull’isola, in cui svela i dettagli legati al suo arresto e alla falsa confessione resa: «Mi hanno preso il 2 luglio a Holguin, mi hanno messo in una cella larga due metri e lunga due metri e mezzo senza luce, aria e acqua. Mi hanno obbligato a sostenere che ero presente alla festa: io, anche per colpa della mia inesperienza e delle torture subite, ho accettato dichiarando che ero presente» si legge nella lettera, che termina con un appello alle autorità italiane a Cuba: «Vi chiedo di prendere una posizione forte nei nostri confronti, stiamo vivendo un dramma senza fine».

Gian Maria Collicelli

http://corrieredelveneto.corriere.it/vicen...249851650.shtml
 
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