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Il genocidio asburgico. 1866-1918, Come il governo di Vienna progettò e portò a compimento un genocidio di Italiani

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Rinascimento
view post Posted on 4/1/2011, 16:52 by: Rinascimento




Il multiculturalismo asburgico è una creazione mitologica, respinta dalla maggior parte degli storici,che ben sanno come quell'impero fosse una costruzione imperniata sull'egemonia nell'elemento austriaco e sulla politica del divide et impera. Non per nulla Giuseppe Mazzini parlava dell'Austria come di un mostro divoratore di popoli.
Nella sua ultima fase, è d'altronde noto come esso perseguisse il cosiddetto progetto trialistico, che voleva condurre ad un'alleanza delle classi dirigenti dell'impero con gli Slavi del sud (Sloveni e Croati nella fattispecie), a scapito dell'elemento italiano.


IL GENOCIDIO ASBURGICO DEGLI ITALIANI IN DALMAZIA
Fra gli altri, Luciano Monzali ha documentato nel suo recente studio “Italiani di Dalmazia : dal Risorgimento alla grande guerra” Firenze : Le lettere, 2004) come tale politica abbia compiuto un'operazione di snazionalizzazione in Dalmazia.

Gli Italiani avevano rappresentato per secoli in terra dàlmata la maggioranza assoluta nelle isole, sulle coste e nelle città, nonché la maggioranza relativa fra le moltissime etnie che popolavano la regione. Ancora, erano rimaste compattamente italiane sino al trattato di Campoformio le autorità politiche, l’economia e la cultura.
Già nel secolo XVIII era iniziato un declino della presenza italiana in Dalmazia, dovuto alla differente crescita demografica: tuttavia, ancora ad inizio dell’Ottocento gli italiani dàlmati erano circa il 30% del totale degli abitanti.
Il dominio austriaco determinò a partire dalla sua imposizione nel 1815 un rapido ed irreversibile tracollo della presenza italiana. Fu un genocidio silenzioso, documentato dagli stessi censimenti austriaci
1845 - 19.7%
1865 - 12,5%
1869 - 10,8%
1880 - 5,8%
1890 - 3,1%
1900 - 2,6%
1910 - 2,7%
Dopo il 1866, i numerosi casi di violenze compiuti da Slavi contro Italiani nella Dalmazia, per nulla repressi, se non favoriti, dal governo austriaco, provocarono un primo massiccio afflusso di profughi dalla regione. La Dalmazia, regione in cui la presenza latina aveva oltre due millenni di storia, luogo di rifugio per i latini dell’Illiria che nel VII secolo d. C. presero a fuggire dinanzi all’invasione slava, plurisecolare possedimento veneziano, vedeva ancora nel 1866 una folta presenza di Italiani: l’azione congiunta della persecuzione austriaca condotta per così dire “dall’alto” e di quella degli Slavi compiuta “dal basso” e favorita dalla connivenza delle autorità asburgiche non lasciò scampò agli Italiani, che dovettero per lo più fuggire in Italia. I pochi rimasti dovettero abbandonare le campagne e l’entroterra e rifugiarsi nelle città della costa (Zara, Spalato, Ragusa, Cattaro, le principali, oltre a numerose altre minori) e nelle isole antistanti, in cui conservavano ancora una buona consistenza numerica. Rimase celebre la figura di Antonio Bajamonti, sindaco di Spalato che invano cercò d’opporsi alla metodica distruzione della italianità dalmata stretta fra l’incudine del governo asburgico ed il martello degli Slavi. Una sua frase, pronunciata nel 1888, rimase famosa: A noi Italiani di Dalmazia non resta che soffrire.

Edited by Rinascimento - 25/7/2012, 17:01
 
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