CITAZIONE (Gabriele79 @ 11/3/2011, 21:32)
Assolutamente, basta leggere qualche passo di Cicerone o appunto conoscere i prestiti latini nelle lingue germaniche per rendersi conto.
Premetto che non voglio affatto difendere la pronuncia ecclesiastica né tanto meno il modo inutile ed inefficace nel quale il latino viene insegnato in Italia.
L'argomentazione dei prestiti nelle lingue latine ovviamente non vale, in quanto i fenomeni fonetici sopravvivono più a lungo dei prestiti lessicali e quindi un fonema in più o meno nelle lingue germaniche non avrebbe nessuna implicazione. Viceversa il fatto che nelle lingue latine questo fonema ci sia sembra indicativo. Quale teoria alternativa si può porre all'origine del suono gn? E per quale ragione esso avrebbe dovuto diffondersi in tutta la romània?
CITAZIONE
la pronuncia classica del latino (quella di Cesare e Cicerone per intendersi)
in ogni caso va ricordato che non fu l'unica pronuncia, il latino si evolse con continuità sino a divenire le attuali lingue romanze. La pronuncia AE si contrasse ne tempo in E e solo per ragioni cronologiche (il cristianesimo si affermò durante la tarda latinità) la pronuncia ecclesiastica riporta queste pronunce (oltre a Cesare un esempio è cielo, un tempo sicuramente OE). Dunque la pronuncia ecclesiastica non è falsa ma solo tarda, come tu stesso più sotto affermi.
CITAZIONE
a) Testimonianze dirette dei grammatici latini;
mi puoi citare la fonte dalla quale si evincerebbe l'inesistenza del fonema gn? io sulla questione sono sempre stato molto perplesso.
CITAZIONE
b) Testimonianze indirette degli scrittori latini (tipo giochi di parole
che acquistano un senso solo ammettendo per ipotesi una
determinata pronunzia), penso ad un tale nominato da Cicerone, Cicirrus, che aveva tale nome in forza della sua voce stridula DA GALLO (e infatti in osco kikirrus significa proprio galletto), possibile che la gente lo chiamasse Cicirro? Forse all'epoca i galli facevano cicciriccì, ma ne dubito;
su questo non obietto assolutamente in quanto, come te, ritengo probabilissimo che in origine in latino, coerentemente con le altre lingue italiache, prevalessero suoni CH e GH (se concedi l'improprietà dei simboli, ma ci capiamo
) sui suono C e G, ma i primi sono stati plausibilmente una corruzione successiva.
D'altronde anche solo tra i vari dialetti d'Italia si riscontrano diversità nell'uso di c e g dure e morbide in parole con stessa radice.
CITAZIONE
c) Iscrizioni ad opera di scalpellini incolti: gli evidenti errori
riportati possono essere molto interessanti agli occhi dei
linguisti (un linguista che non conoscesse l'italiano potrebbe
senz'altro dedurre che nella nostra lingua "qu/cu" hanno esattamente
lo stesso suono e che "h" è muta dal fatto banale che alcuni italiani
illetterati scrivono "squola/scuola" e "ho preso/o preso",
deducendo poi che la scrittura "corretta" - dal punto di vista
fonetico (nota bene) sono esattamente equivalenti - è pura
convenzione dotta;
sulla tematica generale ti sposo appieno e anche sull'originaria rilevanza di h e q.
CITAZIONE
d) Trascrizioni dal greco al latino e dal latino al greco (molto
importanti), ad esempio la prima parola che mi viene in mente cognosco latina e gignoskoo greca (scusate non ho i font greci ma non penso abbiate problemi), come si pronuciano? In greco si adotta l'erasmiana, che pur non esattamente attico è una approssimazione abbastanza buona, certo più della ecclesiastica;
il greco appunto, anche quello attuale, difetta del suono gn, diversamente invece dalle lingue romanze.
CITAZIONE
e) Prestiti latini antichi in altre lingue (non solo il germanico, ma
soprattutto il germanico): certe evoluzioni subite da determinate
parole di evidente origine latina secondo regole proprie di lingue
aliene devono necessariamente presuppore che il prestito
originario fosse pronunciato in un certo modo. Arianna faceva l'esempio più noto, ma io farò l'esempio di Cella, in latino classico cantina. Ebbene in tedesco passò oltrereno nel I secolo ed oggi abbiamo Keller come esito per indicare la cantina, quando Cella, pronunciata come in italiano, divenne la cella dei monaci, e passò in Germania con altro significato, divenne Zeller, poiché i tedeschi non hanno un suono vicino alla nostra C palatale (come non l'avevano i romani antichi);
come sopra su c e g sposo appieno a tesi
CITAZIONE
f) Considerazioni di analisi comparata indoeuropea, è spinoso parlare di lingua indoeuropea mancando qualsiasi documentazione, ma linguisti più bravi di me li hanno fatto comparando le lingue indoeuropee, e credo si possa dar loro credito;
idem
CITAZIONE
g) Considerazioni di analisi comparata romanza.
queste depongono però a favore dell'esistenza di gn, perlomeno da una certa epoca comunque precedente alla cristianizzazione. Può ben darsi che in epoca remota non ci fosse, ma comunque deve essere comparso prima dell'espansione romana fuori dal'Italia o comunque entro il periodo di romanizzazione linguistica.
CITAZIONE
I primi punti cinque punti erano a disposizione già degli umanisti, ai quali infatti non sfuggirono (opera di sulla pronuncia di greco e latino Erasmo da Rotterdam), purtroppo però da noi la forza della chiesa è sempre stata troppo forte, sul latino è l'ultimo dei nostri problemi, ma sicuramente anch'esso è un indice, tant'è che in nessun paese d'europa, nemmeno in Romania, si usa l'ecclesiastica. Un caso? possibile, ma non credo alle coincidenze.
Ripeto, concordo con te sia sulla questione che su questa tua interpretazione.
CITAZIONE
In ultima analisi, non dico per non sbagliare, poiché erano gli stessi latini a sbagliare (sbagliano anche gli italiani nel parlare italiano standard), ma per avere una pronuncia attendibile, dovremmo fare come tutto il mondo, ed usare la restituta. O altrimenti, si dica chiaramente che in Italia non si studia il latino di Cicerone e Virgilio, ma il latino da Sant'Agostino in poi, in quanto paese semiconfessionale abbiamo obbrobrio delle opere laiche e macchiate di paganesimo, e riteniamo più utili quelle cristiane adatte alla salvazione dell'anima.
Ma insegnando la pronuncia ecclesiastica e sperare poi di imparare il latino è come parlare l'inglese mantenendo la pronuncia italiana delle parole, la gente viene giustamente irrisa quando lo fa, dovrebbe essere lo stesso per latino (ed infatti lo è quando latinisti italiani, o semplici studenti per erasmus, vanno all'estero, ma finché non ci sbattono è difficile capire).
premetto che a me a scuola, in tutta onestà, venne detto che studiavamo la pronuncia tarda e non classica. Forse sono stato fortunato, comunque i libri di testo lo riportano ben chiaro. Sebbene però possa ben apprezzare di più la pronuncia classica (in quanto preferisco il periodo per le varie ragioni da te descritte
) ma non è male comunque avere, come molti stranieri non hanno affatto (e su questo dovrebbero sbattere i denti) una panoramica dell'evoluzione del latino e della continuità ininterrotta con cui da questo si è arrivati alle lingue attuali, in particolar modo la nostra.