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Foibe. Il giorno del ricordo e polemiche (Febbraio, 2019)

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view post Posted on 14/2/2019, 10:22
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Mi domando se hanno già risarcito gli esuli...

Foibe, la Slovenia protesta con Mattarella
Lettera del presidente Pahor per le parole usate da Tajani e Salvini per commemorare il Giorno del Ricordo
di mauro manzin lubiana

Tra Slovenia, Croazia e Italia è incidente diplomatico. L’oggetto della crisi sono i discorsi ufficiali tenuti nel Giorno del Ricordo domenica scorsa alla foiba di Basovizza, in provincia di Trieste, dal ministro degli Interni Matteo Salvini e dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. Ma nella bufera sono finite anche le parole pronunciate per la stessa celebrazione al Quirinale da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Davanti all’enorme lapide che ricopre la foiba il tempo si è fermato nei rapporti tra Slovenia e Italia e le lancette dell’orologio diplomatico sono tornate indietro agli anni Ottanta, quando la frizione tra i due Paesi era elevatissima a causa dei beni abbandonati dagli Esuli, tema poi posto in agenda dal governo targato Berlusconi.

Le parole di Tajani
Le frasi che più hanno fatto arrabbiare gli sloveni sono la condanna di Salvini di nazismo e comunismo, ma non del fascismo, e il suo definire il dramma delle foibe una pulizia etnica; nonché le parole finali del discorso di Tajani: «Viva Trieste, viva l’Istria e la Dalmazia italiane!». Ma sul banco degli imputati, come detto, finiscono anche le parole pronunciate dal capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo discorso al Quirinale, quando ha affermato che «tra le vittime italiane ci sono state anche molte persone che non avevano alcun legame con i fascisti e i loro crimini».

https://www.lastampa.it/2019/02/12/esteri/...VgI/pagina.html


Tajani a Basovizza: “Viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana’’
12/02/2019
Per concludere il suo intervento alla foiba di Basovizza in occasione della Giornata del Ricordo, Tajani ha detto: «Viva Trieste, viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana, viva gli esuli italiani, viva gli eredi degli esuli italiani, evviva coloro che difendono i valori della nostra Patria». Pronta la risposta del premier sloveno Marjan Sarec, che ha replicato alle parole di Tajani con un tweet: «Il fascismo era un fatto e aveva lo scopo di distruggere il popolo sloveno». Anche il primo ministro croato, Andrei Plenkovic, ha criticato Tajani, chiedendo un chiarimento sulle sue affermazioni «che contengono elementi di rivendicazioni territoriali e di rivisionismo storico». Poi la replica di Tajani. «Il mio riferimento all’Istria e alla Dalmazia italiana non era in alcun modo una rivendicazione territoriale. Mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana».

https://www.lastampa.it/2019/02/12/italia/...niP/pagina.html

La reazione croata
Ma a infuriarsi è stata anche la Croazia. «Esprimo la mia ferma condanna e respingo con forza le dichiarazioni di Tajani che contengono elementi di rivendicazioni territoriali e di revisionismo storico». Con queste parole il premier croato, Andrej Plenković, ha duramente criticato il discorso dell’esponente di Forza Italia che ha parlato di «Istria e Dalmazia italiane».
https://www.lastampa.it/2019/02/12/esteri/...VgI/pagina.html

Rai Storia - 10 febbraio è il “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe e degli esuli istriano-dalmati
È intervenuta anche la commissaria Ue ai trasporti, Violeta Bulc, che su Twitter ha definito «preoccupante» la dichiarazione di Tajani, e ha commentato: «Non è qualcosa che ci aspettiamo dai nostri leader europei. La distorsione dei fatti storici sul confine italo-sloveno è inaccettabile». Altri eurodeputati, anche dello stesso Ppe, hanno criticato Tajani. In serata è arrivata la replica di Tajani. «Nel corso del mio intervento mi riferivo agli esuli istriani e dalmati di lingua italiana, ai loro figli e nipoti, molti dei quali presenti alla cerimonia».
https://www.lastampa.it/2019/02/12/esteri/...VgI/pagina.html


Salvini: “Riconoscere gli orrori delle Foibe come quelli di Auschwitz”
10/02/2019
«I morti nelle foibe e i morti di Auschwitz sono uguali. Non esistono martiri di serie A e vittime di serie B». Lo ha detto il vicepremier Matteo Salvini parlando alla Foiba di Basovizza-Trieste durante la cerimonia del Giorno del Ricordo. «Non esiste un però per Auschwitz e un però a Basovizza. Sono criminali gli uni e sono criminali gli altri».

https://www.lastampa.it/2019/02/10/italia/...LAM/pagina.html

Foibe, la storia utilizzata come un randello nel confronto politico
Le polemiche sono scoppiate fin dalla scelta della data per il Giorno del Ricordo
di giovanni de luna

Nel dibattito sulle foibe gli storici vengono relegati in secondo piano; è sempre stato così, a partire dalle polemiche che accompagnarono l’approvazione della legge che istituiva il Giorno del Ricordo, approvata il 16 marzo 2004. La proposta, presentata dall’on. Roberto Menia, trovò un consenso quasi unanime. Ci si divise però sulla data: il centrodestra aveva subito proposto il 10 febbraio; il centrosinistra aveva replicato con il 20 marzo, giorno della partenza dell’ultimo convoglio di profughi italiani da Pola. Fu il sen. Servello (ex Msi) a illustrare le ragioni della scelta del centrodestra: il 10 febbraio era «il giorno del Trattato di Parigi che impose all’Italia la mutilazione delle terre adriatiche». Il fatto che nessuna delle due date fosse legata effettivamente alle foibe non sembrava degno di interesse. Menia citava il numero dell’11 febbraio 1947 del giornale Il grido dell’Istria: «Finis Histriae: 10 febbraio. L’Istria non è più Italia». Non le foibe bisognava ricordare il 10 febbraio, ma l’«infame diktat di Parigi».

Nell’argomentare le varie posizioni ci si confrontò del tutto marginalmente con le ricerche degli storici. I sostenitori (il relatore Luciano Magnalbò) del provvedimento citavano un rapporto della Special Intelligence (?) datato 30 novembre 1944 e pubblicato sul Corriere della Sera («Ci viene riferito che in tutto i partigiani jugoslavi hanno gettato parecchie centinaia di persone nelle foibe»). Altri (Piergiorgio Stiffoni) si riferivano genericamente a documenti dell’Oss, dai quali «risultava evidente che gli alleati, americani e inglesi, fin dall’autunno 1944 ebbero notizia delle foibe ma preferirono non intervenire per non irritare Tito che consideravano un alleato sul fronte antinazista». A sostegno degli oppositori c’erano le conclusioni dei lavori della commissione bilaterale italo-slovena e i Quaderni della Resistenza pubblicati dall’Anpi del Friuli-Venezia Giulia. Questo era tutto.

Quanto alla bibliografia, tutti tirarono in ballo gli stessi libri, quelli dello storico Gianni Oliva: mentre Servello ne citava un brano usandolo per denunciare il mito «autoassolutorio» della Resistenza, sul fronte opposto, Vittoria Franco ne utilizzava un’altra frase all’interno di una impegnata perorazione perché le foibe fossero considerate «un fenomeno dovuto sia alla politica di italianizzazione forzata da parte del fascismo, che mirava all’annullamento dell’identità nazionale delle comunità slovene e croate, sia alla politica espansionistica di Tito per annettersi Trieste e il goriziano».

Nell’uso pubblico della storia era così allora ed è così oggi: non tesi che si confrontano sulle fonti e sui documenti, ma argomentazioni che diventano nodosi randelli da brandire contro i propri avversari. E le vicende del passato sono degradate a puri pretesti.

https://www.lastampa.it/2019/02/10/cultura...CPI/pagina.html

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