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Prosecco a rischio. La Croazia propone il prosek

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view post Posted on 9/7/2021, 10:10
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Hai capito i furbetti d'oltre Adriatico? Dopo Marco Polo, vogliono fregarci pure il buon prosecco....

L’ultimo attacco al Prosecco arriva dalla Croazia: “L’Europa riconosca il nostro Prosek”. Ecco che cosa può succedere
di Giuseppe Pietrobelli

E' iniziata una guerra di marchi, ovvero il tentativo di mettersi sulla scia dell'italiano prosecco, per sfruttarne nomea e diffusione internazionale. Zaia: "Difenderemo in tutte le sedi il nostro marchio". Il consorzio di tutela: "Questa richiesta è in grado di minare alla radice tutto l'impianto delle Indicazioni Geografiche europee"
Toccate tutto, al Veneto, ma non il prosecco. Il vino con le bollicine che ha fatto ricca la provincia di Treviso e che sui mercati mondiali ha perfino insidiato lo champagne, adesso deve fare i conti con un’offensiva lanciata dalla Croazia. Il paese adriatico ha chiesto il riconoscimento del Prosek, il cui nome dice tutto: è iniziata una guerra di marchi, ovvero il tentativo di mettersi sulla scia dell’italiano prosecco, per sfruttarne nomea e diffusione internazionale.

La richiesta della Croazia è diretta all’Unione Europea, per ottenere il riconoscimento della menzione tradizionale Prosek. La sola notizia ha fatto andare su tutte le furie il governatore Luca Zaia, che è nato vicino a Conegliano, nelle terre del Prosecco, e che per le colline è riuscito a ottenere dall’Unesco il riconoscimento di patrimonio ambientale dell’umanità. In realtà la zona del prosecco copre cinque province del Veneto (Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno) e quattro del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine. “Ogni tanto ci riprovano. – ha dichiarato Zaia – Si tratta di un vecchio tormentone. Ma il Prosecco ha una sua identità che non può essere assolutamente confusa. È scandaloso che l’Europa consenta di dare corso a simili procedure: non si tratta soltanto di scongiurare la confusione sui mercati, ma di salvaguardare un diritto identitario. Difenderemo in tutte le sedi il nostro Prosecco”.

Attorno all’identità Zaia ha costruito molte delle sue campagne politiche. E quindi ha invitato a mettere giù le mani dal prosecco. Non è solo una questione identitaria, ma soprattutto economica, visto il giro d’affari che ruota attorno a questo vino. In realtà i pretendenti al trono del prosecco sono molti. Ci sono anche l’Australia, la Nuova Zelanda e il Cile. La prima volta la Croazia ci provò già nel 2013 con l’avvio delle procedure per abbinare il Prosek alla denominazione di un bianco locale. Ma allora da Bruxelles venne uno stop, proprio perchè il nome evocava in modo troppo diretto il vino italiano.

L’europarlamentare Paolo De Castro, ex ministro dell’agricoltura, eletto con il Pd, che fa parte del gruppo socialisti e democratici europei, ha inviato una lettera al Commissario all’agricoltura, Janusz Wojciechowski: “Di fronte alla richiesta di tutela di una menzione, Prosek, che altro non è se non la traduzione in lingua slovena del nome Prosecco, bisogna ricordare che il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua. Senza contare che, al momento della sua adesione all’Ue, la Croazia non aveva chiesto la protezione della denominazione Prosek consapevole del fatto che fosse in conflitto con la tutela riservata al nostro Prosecco”.

Da parte italiana è arrivata, quindi, alla Ue, la richiesta di non pubblicare nemmeno la richiesta croata nella Gazzetta Ufficiale: “Un’approvazione da parte della Commissione di questa richiesta, che dovrà comunque superare in seconda battuta anche lo scrutinio degli Stati membri, – aggiunge l’europarlamentare – potrebbe far passare il messaggio pericoloso che la protezione di Dop (denominazione di origine protetta, ndr) e Igp (Indicazione geografica protetta, ndr) nell’Ue possa essere facilmente aggirata tramite altri schemi, come le menzioni tradizionali, e indebolire la posizione dell’Ue nel quadro di negoziati in corso con Australia, Nuova Zelanda e Cile, che già si oppongono alla protezione completa del prosecco”.

Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela del Prosecco Doc, dichiara: “Speravamo che la Commissione valutasse in autonomia come irricevibile la provocazione croata. Non tanto perché palesemente evocativa della nostra denominazione di origine, ma perché in grado di minare alla radice tutto l’impianto delle Indicazioni Geografiche europee. Per questo motivo abbiamo ricevuto il sostegno e l’impegno a portare avanti una battaglia, in merito, da parte delle più importanti Denominazioni di Origine a livello internazionale”.

Sul tema è intervenuta anche la Coldiretti ricordando che “il successo del Prosecco ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti, dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco al Consecco, dal Whitesecco al Crisecco. Il falso Made in Italy alimentare vale 100 miliardi nel mondo dove 2 prodotti su tre che richiamano all’Italia non hanno in realtà nulla a che vedere con il tessuto produttivo ed occupazionale nazionale”. Nel passato c’è il precedente del Tocai, il vino bianco friulano, sul cui riconoscimento fu ingaggiata una battaglia con l’Ungheria. L’Italia la perse perchè il Tokaij ungherese era anche un luogo geografico, e quindi ottenne la protezione delle norme comunitarie. Per questo l’area del Prosecco è stata estesa dal Veneto al Friuli, fino a ricomprendere il paesino di Prosecco, sul Carso triestino. In questo modo coincidono denominazione e luogo geografico. Basterà per rintuzzare le richieste della Croazia?


www.ilfattoquotidiano.it/2021/07/0...cedere/6249214/

A Bruxelles si riapre il dossier
Prosecco, tutti vogliono copiarlo La Croazia ci riprova col Prosek
Presentata all’Unione europea la procedura di riconoscimento di un vino bianco dei Balcani. Zaia: "Quello vero è il nostro"

In Europa è guerra aperta sul fronte del prosecco. La Croazia è passata all’attacco, chiedendo all’Unione europea l’avvio delle procedure di riconoscimento del "Prosek", denominazione abbinata dai croati a un tipico vino bianco locale. Non è la prima volta che il Paese che si affaccia sull’Adriatico chiede tale riconoscimento. Ci aveva già provato infatti nel 2013, ma Bruxelles aveva nettamente respinto la richiesta in quanto la parola "Prosek" evocava in maniera troppo evidente il nostro "Prosecco". Ma adesso la Croazia ci riprova presentando la stessa identica domanda.

Immediate le reazioni delle associazioni e della politica. Paolo De Castro, coordinatore del gruppo S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha inviato una lettera al commissario all’Agricoltura Ue, Janusz Wojciechowski, sottolineando che "non possiamo tollerare che la denominazione protetta "Prosecco", una delle più emblematiche a livello europeo, diventi oggetto di imitazioni e abusi".

La capogruppo del Pd alla Camera Debora Serracchiani invita il governo italiano "a opporre un deciso ’no’ alla possibilità che si mettano sul mercato ’copie’ del nostro Prosecco, come sta tentando di fare la Croazia". E anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, interviene in merito, precisando che "è scandaloso che l’Europa consenta di dare corso a simili procedure". Perché "non si tratta – prosegue il governatore – soltanto di scongiurare la confusione sui mercati, ma di salvaguardare un diritto identitario". Perché di "Prosek" ce ne potranno essere un’infinitià, ma come puntualizza Zaia, "quello vero è solo il nostro".

red. eco.

www.quotidiano.net/economia/prosec...rosek-1.6551325

Interrogazioni parlamentari

Interrogazione prioritaria con richiesta di risposta scritta P-003435/2021
alla Commissione
Articolo 138 del regolamento
Mara Bizzotto (ID)

Oggetto: Guerra del Prosecco tra Italia e Croazia: la Commissione fermi le illegittime pretese della Croazia sulla denominazione Prosek

La Croazia ha avviato le procedure per il riconoscimento a livello europeo della denominazione Prosek come menzione tradizionale da abbinare ad un vino bianco locale. La richiesta della denominazione Prosek è in evidente conflitto con la DOP italiana Prosecco e con le normative dell'UE che disciplinano e tutelano i prodotti DOP e IGP da ogni forma di abuso, imitazione o evocazione.

Considerato che nel 2013, in risposta alla mia interrogazione E-006284/2013, l’allora Commissario Ciolos dichiarò che "l'utilizzo in commercio del termine 'Prosek' può creare problemi giuridici nella misura in cui rientra nel campo d'applicazione dell'art.118 del regolamento CE n°1234/2007, poiché la denominazione croata potrebbe entrare in conflitto con la protezione della DOP italiana Prosecco. Le autorità croate sono a conoscenza di tale problema giuridico" e che "se sarà presentata una domanda di protezione per "Prosek" come IGP, DOP o menzione tradizionale […] nella fase d'esame che precede la decisione di concessione o rifiuto della protezione sono prese in considerazione eventuali denominazioni di vini omonimi già registrati”.

Ciò premesso, può la Commissione far sapere:

1. se intende bocciare le illegittime pretese di riconoscimento della denominazione Prosek;

2. se intende bloccare la pubblicazione della richiesta croata nella Gazzetta Ufficiale;

3. come intende attivarsi per tutelare i consumatori e gli oltre 8000 produttori della DOP Prosecco, vittime di abusi e contraffazioni legate a fenomeni quali l’agropirateria e il fenomeno dell’Italian sounding, come nel caso del Prosek croato.

www.europarl.europa.eu/doceo/docum...-003435_IT.html

La Croazia chiede il via libera Ue al Prosek. Insorgono i produttori di Prosecco
di Emanuele Scarci

Stavolta ci prova la Croazia. Zagabria ha presentato alla Commissione Ue una richiesta di registrazione della menzione tradizionale Prosek. Una goffa traduzione del termine italiano Prosecco, bollicine che riscuotono da anni un successo mondiale con 500 milioni di bottiglie.

L’europarlamentare Paolo De Castro sottolinea che “il regolamento Ue sull’Organizzazione comune dei mercati agricoli stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche protette devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua”.

Il nome Prosecco è legato indissolubilmente al paese in provincia di Trieste e rispetta il principio dell’indicazione geografica.

Per Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc, “la richiesta dei croati non solo è irricevibile, ma è una palese provocazione. E’ chiaramente evocativa della nostra Denominazione e potrebbe minare alla radice l'intero impianto delle Indicazione geografiche europee”.

Governo mobilitato

In una nota Albiera Antinori, presidente del gruppo vini di Federvini, stigmatizza “l'atteggiamento della Commissione Europea che lascia andare avanti il dossier. Il Regolamento europeo in materia (1308/2013) stabilisce che ogni denominazione di origine, come il nostro Prosecco, deve essere difesa da ogni tentativo di imitazione, anche attraverso la semplice traduzione linguistica. E il termine croato Prosek è semplicemente la traduzione di Prosecco".

Federvini chiede che il Governo italiano si faccia garante della protezione della nostra denominazione, che tanto successo ha avuto negli ultimi anni, e faccia pressione sulla Commissione affinché riconosca l'inammissibilità della richiesta.

https://distribuzionemoderna.info/estero/l...ori-di-prosecco

Prosecco-DOCG-calice
 
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view post Posted on 12/7/2021, 19:05

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Ogni giorno ne provano una...
 
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view post Posted on 13/7/2021, 10:40
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Proprio l'altro giorno, su Quora, qualcuno chiedeva se Zara fosse più italiana o più croata, culturalmente parlando. Ricordo di aver letto le risposte date dai croati, tutti dicevano "croata". Inoltre molti omettevano l'occupazione romana, veneziana e altri fatti storici di notevole importanza, esaltando la questione slava del dopoguerra e la leggenda di Tomislav. Falsificatori professionisti. O forse solo troll, chissà...
 
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view post Posted on 14/7/2021, 17:26

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Credo siano indottrinati, e quindi sinceramente convinti di quel che affermano.
Ho conosciuto anche croati molto piu` onesti intellettualmente, ma solitamente avevano studiato fuori dalla Croazia.
 
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