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Bolsena. Ritrovamenti in Etruria di 3000 anni fa.

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view post Posted on 4/8/2021, 13:01
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Altra interessante scoperta archeologica. Curioso l'omino bronzeo, dall'aspetto sembra un extraterrestre...

Un gigantesco giacimento di 3000 anni fa scoperto sul fondale del Lago di Bolsena
di Angelo Petrone 23:27 2 Agosto 2021

Una piccola statua di tremila anni fa ha stupito gli esperti.

Un giacimento di oggetti risalenti a tremila anni fa è stato scoperto sul fondale del Lago di Bolsena dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio dell’Etruria Meridionale. Le ricerche, finalizzate a migliorare la conoscenza dell’antico insediamento collocato in un’area oggi sommersa, hanno portato gli esperti a studiare l’Aiuola, un accumulo monumentale di rocce la cui funzione è ignota; forse un’area nella quale si praticavano culti all’aperto con l’accensione di fuochi e il seppellimento di cibo, in segno di offerta, racchiusi in vasi e bruciati.
Tra i tanti oggetti risalenti agli inizi dell’Età del Ferro portati alla luce, spicca un busto di una figurina di bronzo. Si tratta di un corpo in posizione tutta da interpretare, con un copricapo scanalato, che tiene nelle mani poste al margine di braccia molto sottili, due oggetti circolari forati la cui natura è ignota. Il viso e gli occhi, per gli esperti, ricorda molto i bronzetti sardi, ma con richiami iconografici anche nel geometrico di origine greca. La piccola statua si inserisce in maniera eccezionale all’interno dello scarso patrimonio della plastica figurativa in epoca villanoviana.

Fonte: https://www.scienzenotizie.it/2021/08/02/u...bolsena-1247210

A Bolsena gli archeologi fanno un ritrovamento eccezionale: statue bronzee di 3000 anni fa
A quattro metri di profondità, una statuina alta una manciata di centimetri, fusa in bronzo, di fattura “nuragica”, legata cioè all’antichissima civiltà sarda che echeggia le rotte dei Fenici nel Mediterraneo.
autore Martina Capit -

Eccezionale ritrovamento nel Lago di Bolsena, dove delle piccole statuette bronzee appartenenti a 3000 anni fa, appartenenti all’antica civiltà sarda sono state rinvenute in profondità, Barbara Barbaro l’archeologa subacquea del servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza per l’Etruria meridionale afferma che si tratta di un ritrovamento eccezionale, la statuetta è delineata con degli occhi e un copricapo caratteristico, come qualcosa di divino.

Il ritrovamento è avvenuto nel giacimento sacro dell’Aiola, risalente al X-IX secolo avanti Cristo (fase dell’età del Ferro), completamento sommerso nelle profondità, un gigantesco giacimento “sacro”, un grande tumulo di pietre completamente sommerso, identificato ora come il luogo di culto del famoso Villaggio preistorico di capanne su palafitte del Gran Carro.

Considerato luogo sacro dagli archeologi, è un ammasso di pietre in fondo al lago, e si tratta della prima età del Ferro. Ci sono ritrovamenti anche di anfore, scodelle, anelli e oggetti d’argento e spille in bronzo, e resti animali come vittime sacrificali, si tratta di dei dalla forma femminile, il bronzetto ha nelle sue mani due oggetti ma deve ancora essere studiato.

“Il bronzetto nuragico testimonia oggi come questo Villaggio fosse un punto strategico di contatto sulla tratta tra costa ed entroterra, che toccava Vulci, Bisenzio, Gran Carro e Orvieto”. C’è ancora molto da scoprire e gli archeologi stanno facendo il possibile per risalire al significato dei bronzetti che delineano una forma orientale.

La zona nella tarda epoca antica si trovava certamente all’asciutto in un’area che oggi è caratterizzata da sorgenti d’acqua calda che sgorgano da diversi punti in cui erano depositati, c’è ancora molto da scavare e da ritrovare, il lavoro è ancora lungo, il complesso monumentale di pietre è di 60 per 80 metri circa, afferma l’archeologa “Richiama il mondo sardo–fenicio e orientale che testimonia oggi il contatto della zona di Bolsena con il mondo asiatico“.

https://news.fidelityhouse.eu/cronaca/a-bo...-fa-519491.html

Bolsena, scoperto giacimento sacro di 3.000 anni fa: riaffiorano statuine in bronzo sarde
di Laura Larcan

Il Lago di Bolsena restituisce un gigantesco giacimento sacro di 3000 anni fa. La preistoria sommersa viene riscritta. A quattro metri di profondità, quel piccolo oggetto incrostato sembrava agli occhi dei subacquei «una semplice scoria di fusione». Una volta riemerso e ripulito, la grande sorpresa. Si tratta di un bronzetto, una statuina alta una manciata di centimetri, fusa in bronzo, di fattura “nuragica”, legata cioè all’antichissima civiltà sarda che echeggia le rotte dei Fenici nel Mediterraneo. Un unicum. «Una figura lavorata con alcuni elementi stilistici caratteristici che rimandano all’antica civiltà della Sardegna», racconta Barbara Barbaro l’archeologa subacquea del servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza per l’Etruria meridionale (doretta da Margherita Eichberg), che sta seguendo le operazioni di indagini nel Lago, in collaborazione con il Centro Ricerche Archeologia Subacquea (CRAS Aps). Gli occhi incisi, un copricapo particolare, rimanderebbero alla figura di una divinità (e non di un guerriero in miniatura). «Richiama il mondo sardo-fenicio e orientale che testimonia oggi il contatto della zona di Bolsena con il mondo asiatico». C’è l’emozione nella voce degli archeologi e degli specialisti, soprattutto di Egidio Severi, l'assistente tecnico archeologo subacqueo, che stanno guidando le immersioni.
Il Lago di Bolsena continua a regalare sorprese e a riscrivere la storia delle civiltà protostoriche. Il bronzetto nuragico, infatti, è solo uno dei tantissimi reperti che stanno riemergendo dalle acque, dal complesso cosiddetto della “Aiola”, un gigantesco giacimento "sacro", un grande tumulo di pietre completamente sommerso, identificato ora come il luogo di culto del famoso Villaggio preistorico di capanne su palafitte del Gran Carro (o Gran Caro secondo la dicitura originaria) risalente al X-IX secolo avanti Cristo (fase dell’età del Ferro), considerato dagli studiosi (e dai libri di storia) un importantissimo insediamento d’età villanoviana tra i più vasti e meglio conservati di quest’epoca. Ma anche tra i più misteriosi. «Dopo 60 anni di indagini e studi sul villaggio - continua Barbara Barbaro - abbiamo focalizzato le indagini per la prima volta sull’Aiola. Pensavamo che non desse risultati, poi, con i primi saggi subacquei sono riaffiorati i primi indizi chiave che ci hanno fatto capire che si tratta di un luogo di culto, centro di riti religiosi».
«Il monumentale complesso ellittico, formato da un grosso cumulo di pietrame informe senza leganti, dell’ampiezza di 60 per 80 metri circa, non era infatti stato finora interpretato - spiega l'archeologa - Questo in epoca antica si trovava certamente all’asciutto in un’area in cui è attestata, anche oggi, la presenza di sorgenti calde che sgorgano da più punti dell’accumulo». Il materiale rinvenuto finora si inquadra nella prima età del Ferro (IX sec. a.C) come quello rinvenuto nell’area della palafitta. «Ma sono stati individuati per la prima volta anche strati con materiale attribuibile al Bronzo Finale (XII-X sec. a.C)».

«La parte superiore dell’Aiola, dove probabilmente si svolgevano i riti si presentava con una superficie costellata di roghi e frammenti di vasi, ma soprattutto ha restituito una grande quantità di oggetti metallici, anche frammentati, tra cui fibule, anellini, spilloni in bronzo, rotelle a raggi forse d’argento e molte fusaiole anche finemente decorate», sottolinea l'archeologa.

Si indaga ora sui vasi, di forma biconica, con copertura a scodella: «All’interno custodiscono resti combusti di semi e ossa di animali. Erano offerte seppellite per le divinità “ctonie”, legate alla terra. E’ la prima volta che viene documentato questo rito. Probabilmente si tratta di divinità femminili perché i reperti trovati richiamano al mondo femminile sulla base degli studi effettuati sui corredi nelle sepolture», spiega Barbaro. Uno spettacolo sott’acqua, per un sito che prende sempre più forma accanto ad una millenaria sorgente d’acqua calda. La storia si riscrive.

L'attenzione in queste ore è dedicata soprattutto al bronzetto nuragico: «Siamo di fronte ad un busto di una figurina di bronzo fusa che si inserisce eccezionalmente nello scarso patrimonio finora conosciuto della plastica figurativa protostorica dell’Etruria. Ancora tutta da interpretare la posizione di questo personaggio con corpo e copricapo scanalato, che tiene nelle mani poste al termine delle esili braccia, due oggetti circolari delle quali è ancora incerta la connessione con le espansioni laterali del copricapo. Questo presenta un viso e soprattutto una resa degli occhi molto simile ad alcuni bronzetti sardi, con richiami iconografici anche nel geometrico greco, tuttavia l’incredibile importanza del rinvenimento risiede proprio nell’unicità nel panorama della plastica figurativa villanoviana».

«Il bronzetto nuragico testimonia oggi come questo Villaggio fosse un punto strategico di contatto sulla tratta tra costa ed entroterra, che toccava Vulci, Bisenzio, Gran Carro e Orvieto». Siamo di fronte ai centri che prefigurano la fondazione delle città etrusche. Le recenti indagini hanno anche definito la nuova mappa del Villaggio del Gran Carro, che appare ora molto più ampio: di quasi dodici ettari di estensione. «In acqua se ne conserva ancora un ettaro e mezzo».


https://www.ilmessaggero.it/social/bolsena...zo-6116564.html

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