Forum Patriottismo - Patria, Nazione, Irredentismo, Italia, Tradizione, Storia, Geografia, Cultura, Politica, Attualità, Società

Articolo della Stampa contro il Risorgiimento

« Older   Newer »
  Share  
Passepartout-90
view post Posted on 24/4/2009, 14:31




Pubblico un articolo della stampa del 10-04-2009 che mi ha colpito abbastanza :

Autore: BARBERIS WALTER
PASSATO MA NON TROPPO Risorgimento dividiamoci a coorte I politici e gli eroi dell'Italia unita avevano ben poco in comune
Due anni esatti ci separano dalle celebrazioni del 2011 che ricorderanno l'Unita' d'Italia, cioe' gli esordi della nostra storia come Stato nazionale. Sappiamo che da subito non parve cosa semplice tirare su l'edificio unitario e che le parole attribuite con qualche approssimazione a Massimo d'Azeglio - «fatta l'Italia, dobbiamo fare gli Italiani» - sarebbero rimaste anche in seguito esemplari delle molte difficolta' da superare su quel percorso accidentato. Zone di insorgenza popolare, gia' nel 1861, videro il Mezzogiorno resistere all'unificazione, e successivamente dare luogo a fenomeni passati sotto il nome di brigantaggio, banditismo, autonomismo; per non dire delle organizzazioni criminali, le mafie, che si costituirono nel tempo, fino ad oggi, come forme di potere parallelo e antagonista rispetto allo Stato. Se poi consideriamo che alla «questione meridionale» l'Italia degli ultimi anni ha aggiunto una questione settentrionale, a ben vedere ulteriormente frammentata in un'anima lombardo-veneta e una ligure-piemontese, allora possiamo ben dire che l'unita' nazionale non solo ha stentato a realizzarsi, ma ha ancora strada da fare. E' curioso, tuttavia, leggere i testi che nella nostra scuola danno conto di questo percorso. In generale, lasciano trasparire l'idea che vi furono anni, piu' o meno a partire dal 1848, che videro molti volenterosi uomini d'azione convergere a Torino da ogni parte d'Italia per intonare una armonica canzone di liberta' e per darsi da fare alla costruzione di una sola casa nazionale. Consolidando nella capitale del Regno di Sardegna il movimento che avrebbe infine portato all'Unita'. Eppure, potrebbe non essere del tutto privo di senso liberare dalla retorica quegli anni, anche allo scopo non peregrino di capire meglio i nostri. Forse non sarebbe inutile ricordare che la prima guerra di indipendenza che vide i Piemontesi combattere contro gli Austriaci fu una guerra perduta. E non solo sul piano militare. Con tanto di recriminazioni che nel 1849 portavano Vincenzo Gioberti a sostenere che la guerra non era stata combattuta con buona volonta' giacche' in Piemonte aveva prevalso un «municipalismo grettissimo» che si era risolto in una «avversione alla guerra italiana»: in altri termini, i generali sabaudi non avevano affondato il colpo contro gli Austriaci perche' in definitiva alle e'lite piemontesi pareva piu' rassicurante un'alleanza con l'Austria e la Russia piuttosto che la condivisione di tutte quelle idee di liberta' che fermentavano come vinacce nei tini in quel di Milano o di Genova o di Venezia, dove pullulavano idee di un'Italia federale, repubblicana e persino democratica. I generali Dabormida, Bava e Franzini vennero accusati di varie incompetenze; ma l'eco di un certo clima politico doveva essere forte se da Colonia un osservatore lontano ma certo non disattento come Friedrich Engels parlava con convinzione del «tradimento del partito reazionario-austriacante di Torino». Insomma, la prima mossa del RISORGIMENTO ITALIANO era stato un passo falso. E pareva proprio che fossero piu' forti e urgenti le divisioni in campo ITALIANO piuttosto che le ansie di una indipendenza dagli stranieri; d'altra parte cosa avevano in comune gente come Mazzini o Garibaldi con Cesare Balbo e lo stesso Camillo Cavour? E con quale occhio potevano guardare questi «patrioti», che poi sarebbero assurti al pantheon ITALIANO, i circoli della corte di Torino? E' del tutto evidente che in quei primi vagiti di unita' nazionale italiana i piemontesi vedevano piu' chiaramente cosa rischiavano di perdere - prima di ogni altra cosa la loro identita' storica - piuttosto che gli eventuali guadagni di una dissoluzione del Regno di Sardegna in un futuro Regno d'Italia. La classe politica che crebbe a Torino e che per anni fu il ceto politico prevalente, non a caso venne definita moderata. Erano monarchici, mentre la maggior parte di coloro che cercavano a Torino alleati per l'unita' italiana erano spesso di idee repubblicane, talvolta radicali, rivoluzionari memori dell'89 francese o volontari romantici di un movimento di rivolta ramificato in Europa. Il dato di fatto era che alle tradizionali divisioni di un'Italia scheggiata in frammenti regionali, governata da Stati diversi, variamente occupata dagli stranieri, si aggiungevano allora forti disparita' di sentimenti e di idee proprio fra coloro che avrebbero dovuto congiurare insieme per l'unita' nazionale. Lo disse proprio Massimo d'Azeglio, questa volta con la certezza della parola scritta, a cose fatte, nei suoi Ricordi: «La lotta collo straniero e' portata a buon porto, ma non e' questa la difficolta' maggiore. La maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse e' la lotta interna. I piu' pericolosi nemici d'Italia non sono i Tedeschi, sono gli Italiani». Carlo Alberto, dopo la sconfitta di Novara, abdico', lasciando agli storici e ai letterati il compito di criticarne o celebrarne l'amletica figura. E' indubbio, tuttavia, che lascio' una eredita' da non sottovalutare e che il successore Vittorio Emanuele II ebbe il buon senso di mettere a frutto: lo Statuto. Con quello cominciava la nuova storia di uno Stato costituzionale, entrava in funzione un parlamento a cui era deputato il potere legislativo, venivano sancite sia pure con restrizioni la liberta' di stampa e di espressione individuale, la liberta' di culto. Anche Il Carroccio, il giornale di Casale che si richiamava alla Lega Lombarda e ai simboli dell'indipendenza comunale contro l'oppressione straniera, scriveva «la Costituzione e' proprio la casa nostra». I tanti Italiani che si precipitarono a Torino dopo il 1848, nonostante le ritrosie dei Piemontesi, lo fecero prevalentemente mossi dall'entusiasmo per quello che era destinato a rimanere il piu' moderno ordinamento giuridico dell'epoca e che costitui' il telaio del nuovo Stato unitario dopo il 1861. La Costituzione fu, si puo' ben dire, cio' che da subito, e ben prima che l'Italia fosse fatta, tenne insieme gli Italiani.
Fonte: http://www.italia150.it/wp-content/uploads...-lastampait.pdf

Molto probabilmente alcune cose riportate in questo articolo sono vere ma mi sembra che l'autore abbia scoperto l'acqua calda: è naturale che in un processo politico e sociale come quello dell'unità d'Italia i vari esponenti non condividessero perfettamente una stessa ideologia o parte politica, la cosa fondamentale era la base patriottica che condividevano tutti i vari personaggi risorgimentali.

Edited by Peppero - 24/4/2009, 15:50
 
Top
GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 24/4/2009, 15:33




ma guarda non direi che è un aerticolo contro il risorgimrnto...certi dubbi su figure come quella di cavour e dello stesso vittorio emanuele ci sono sempre stati....l'importante è il risultato...certamente è un articolo x che non aggiunge niente di nuovo al dibattito
 
Top
AzzurroItalia
view post Posted on 24/4/2009, 15:52




Propaganda legaiol-mafiosa
 
Top
2 replies since 24/4/2009, 14:31   70 views
  Share