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I crimini comunisti

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view post Posted on 8/7/2009, 18:33
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Leggevo un vecchio articolo di Carotenuto e mi ha colpito non poco. Ve lo ripropongo.

"La storia negata: il silenzio in Italia sui crimini comunisti" - di Paolo Carotenuto.
I comunisti esisteranno finché non sarà fatta piena luce sui loro crimini occultati

Ha riscosso una grande partecipazione di pubblico il convegno che si è tenuto a Napoli sui crimini negati del comunismo in Italia organizzato dalla Fondazione Campi Flegrei. Grazie anche a relatori di livello assoluto, presenti giornalisti del calibro di Dario Fertilio e Giancarlo Lehner, oltre agli apprezzati De Simone e Nardiello del quotidiano Il Roma, sono stati presentati volumi di grande valore volti a rimuovere quel silenzio non casuale che è calato su pagine ancora oggi inesplorate della nostra storia. In sostanza non si tratta di riscrivere la storia attraverso un'azione revisionista, ma si tratta di scoprire eventi che fino ad oggi sono stati volutamente occultati, manipolati e falsificati. Ma chi è che ha intrapreso questa scientifica e metodologica azione di rimozione del passato? E' stata la domanda alla quale si è cercato di dare una risposta. Innanzitutto con Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera ed autore de La morte rossa (edito dalla Marsilio), per il quale si sono dette pseudo-verità per occultare la realtà e l'essenza dei fatti. Se alla parola lager corrisponde la definizione di campo militare per addestramento militare, se alla parola foiba corrisponde il significato di cavità carsica più o meno profonda prodotta dalle acque correnti, a quella di gulag si è attribuita la corrispondente traduzione di "campo di rieducazione".
Due sono gli obiettivi perseguiti in questo modo. Dimenticare, relegare "tra parentesi" esperienze che magari un domani possono consentire di riprendere un discorso lasciato in sospeso; negare, perché di fronte alla negazione dei crimini del comunismo, è più semplice elevare simboli e bandiere di Lenin o di Che Guevara, ovvero simboli di morte e umiliazione dei diritti fondamentali dell'uomo e della sua dignità.

Il comunismo ha agito in maniera molto simile in tutti i Paesi nei quali ha raggiunto il potere, dall'Unione Sovietica alla Jugoslavia, dai paesi dell'Europa dell'Est all'Albania, da quelli dell'Asia sovietica a quelli dell'America latina, ed ha riprodotto quasi sempre gli stessi scempi che nell'arco di pochi anni si sono compiuti per mano dei regimi nazionalsocialisti. Ma la differenza che ha contraddistinto il comunismo dal nazionalsocialismo è nella menzogna di fondo di cui il comunismo si è dipinto, che pur mantenendo la sua identica forza distruttiva, si travestiva da redentore. Per questo i genocidi comunisti devono essere ricordati e non dimenticati o nascosti come si è fatto fino ad oggi. Alle date del 27 gennaio ed ora del 10 febbraio, che lasciano sovente spazio alla retorica che accompagna la memoria, è doveroso elevare al medesimo rango quella del 7 novembre, anniversario della rivoluzione bolscevica e che è stata proposta come Giornata della memoria delle vittime comuniste (Memento Gulag) grazie all'impegno caparbio dei Comitati per le Libertà (wwwlibertates.org), di cui lo stesso Fertilio è presidente e fondatore.

A chi ritiene l'anticomunismo come un disco rotto, ha replicato Armando De Simone, autore con Vincenzo Nardiello dell'apprezzato volume di ricerca Appunti per un libro nero del comunismo italiano (ed. Controcorrente), che ha ricordato quale sia lo scandalo che si è perpetrato fino ad oggi. Il vero tradimento degli intellettuali è testimoniato proprio da un convegno come quello di Napoli, dove a parlare di un simile argomento sono stati quattro "giornalisti" e non storici o studiosi. Nessun professore ci ha raccontato di 200 milioni di persone morte, nessuno ha documentato questa che è una storia negata. Ed è lecito indagare sulle ragioni per le quali chi sapeva ha preferito tacere.

Fino ad oggi non è ancora stato compiuto alcun processo al Partito comunista italiano e questo tema non lo si pone nemmeno oggi, un periodo nel quale retoricamente si fa richiamo spesso al dovere della memoria. Ma a quale memoria ci si fa appello e perché questa deve essere pilotata, circoscritta? Per questo non abbiamo bisogno di mentitori professionisti, ma di comunisti veri, quelli come Massimo D'Alema che in Unione Sovietica c'è stato 47 volte; abbiamo bisogno dei Fassino, che è stato segretario della più grande federazione comunista italiana, quella di Torino, e che oggi si definisce riformista semplicemente perché al congresso dei Ds ha ricordato la figura di Bettino Craxi come una delle più grandi del socialismo europeo. E vogliamo sapere dove sono finiti i piani di insurrezione contenuti in 5 valigie in pelle verde, laddove addirittura Soave ha ammesso che questi piani furono organizzati fino alla fine degli anni '80. Stiamo parlando di attentati alla costituzione, reati imprescrittibili, sui quali nessun magistrato ha voluto indagare. Come è stato possibile tutto questo?

Stavolta è Vincenzo Nardiello che prova l'impresa di dare una spiegazione, evidenziando come la storia sia stata messa a servizio di un progetto politico, visto che qui non si parla di fatti interpretati male, non conosciuti o posti correttamente, ma di pagine che sono state espulse completamente dal dibattito storico. Pagine che nessuno storico si è preso la briga di raccontare, come quella che vide Palmiro Togliatti invitare ad accogliere i titini come liberatori e di realizzare uno scambio tra Gorizia e Trieste.
Perché tutto questo? Una prima risposta è rinvenibile nel fatto che una parte degli storici erano di fatto dirigenti o esponenti comunisti. Ma questi da soli non erano sufficienti per portare a compimento questa impressionante opera mistificatoria. E qui ci viene in soccorso Ernesto Galli della Loggia che recentemente ha ammesso quanto gli storici e gli intellettuali moderati si siano piegati al volere dei comunisti che non gli chiedevano di essere comunisti, ma semplicemente di non essere anticomunisti.
Immaginate che cosa sarebbe accaduto, ad esempio, se un agente della CIA avesse seguito Aldo Moro, il segretario del più grosso partito italiano, fino al giorno prima del suo sequestro. E' successo, invece, che sia stato pedinato da un agente del Kgb come dimostrano i documenti ufficiali provenienti dagli archivi dell'Unione Sovietica. Non patacche, ma prove scritte, atti ufficiali, drammaticamente sconcertanti sui quali continua ad aleggiare un silenzio che si fa sempre più assordante.

Dunque oggi ha senso rileggere la storia nel tentativo di depurarla da questi inaccettabili condizionamenti che hanno fatto sì che alcune verità non venissero alla luce? Ed ha senso dichiararsi ancora anticomunisti, oggi che il Muro di Berlino è crollato ed il regime sovietico si è dissolto?
Ebbene sì, un simile comportamento è prima di tutto un dovere, perché, come ci ricorda Giancarlo Lehner, autore de La Tragedia dei comunisti italiani, le vittime del Pci in Unione Sovietica (edito per la collana le Scie della Mondadori), essere contro il comunismo non è una contingenza politica, ma è un principio ed un dovere morale. E ricorda anche che il comunismo non lo si combatte con l'anticomunismo urlato ma semplicemente raccontando i fatti e ricercando la verità.
Del resto basta riportare alcune chicche presenti nel libro del giornalista e storico, direttore de Il Giusto Processo, per rendersi conto di quanto sia stato enorme il lavoro di dissimulazione prodotto fino ad oggi: in una lettera inviata al suo comando firmata da Giorgio Bocca, all'epoca attivista partigiano, è possibile leggere il suo sconcerto per taluni eccessi di partigiani comunisti, come quelli di un comandante partigiano di nome Rocca "specializzato ad uccidere personalmente i prigionieri fascisti squartandoli a colpi di pala". Un Bocca allibito si domandava fino a che punto fosse lecito arrivare. Questo valoroso partigiano, ovviamente, non ha avuto alcun problema per i suoi atti, se non una medaglia d'oro.

Ma se un tempo erano pagati per disinformare, oggi a sinistra si segnalano professori per la loro imbarazzante ignoranza. E' di pochi giorni fa un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica di Tabucchi, autore tanto in voga e pompato dall'intellighenzia di sinistra, che tranquillamente si è preso il lusso di dichiarare che Gramsci fosse morto in carcere.
E' evidente che dinanzi a simili mistificazioni si comprende anche perché sia abilmente taciuto da questi "professionisti della menzogna" la vera essenza del patto Molotov-Ribbentrop che nel 1939 ha sancito la nascita dell'asse nazi-comunista e che diede il via libera a Hitler per l'eliminazione degli ebrei. Fu in quel frangente che Stalin, in segno di concordia, si permise di offrire in "regalo" ad Hitler tutti gli ebrei internati nei gulag. Questo è un dato storico, provato, inconfutabile: la persecuzione degli ebrei partì con il benestare di Stalin, dei comunisti. Innegabile a tal punto che nei libri di storia non v'è menzione alcuna. All'epoca, inoltre, Hitler non doveva di certo apparire come un mostro dai "benpensanti rossi", visto che esiste un saggio vergognoso di Palmiro Togliatti per il quale il patto fu la conseguenza dell'aggressione ai danni della Germania compiuta da Francia e Gran Bretagna.

Possiamo continuare ricordando la storia di don Pietro Leoni che tornò in Italia dopo essersi fatto 10 anni di gulag accusato di un reato che nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche era assolutamente vietato: avere rapporti col Vaticano. Certo che per un prete sarebbe stato davvero ostico non averne, ma la tragedia per quest'uomo si materializzò con il suo ritorno nel suo paese natale, Bologna. Qui cominciò a raccontare la sua esperienza, la verità sull'URSS e su come si viveva. Roba da far impazzire il Pci, tanto che i "compagni" italiani arrivarono a dire che il vero prete fosse morto, che quello che parlava era solo un impostore o un sosia. E cosa fece Sacra Romana Chiesa? Pensò bene di spedirlo in Canada perché "era disfunzionale alla strategia del dialogo" intrapresa dal papa buono.

Ma vi è un documento storico che vale più di mille altre storie raccontate, che inchioda definitivamente Palmiro Togliatti alle sue responsabilità. Sono trascorsi 50 anni di dibattiti, riflessioni e scontri tra gli storici nello stabilire se Togliatti avesse o meno fatto qualcosa in favore degli italiani comunisti arrestati, perseguitati e trucidati in URSS. In realtà si è trattato di un falso problema, perché il vero dilemma è stabilire quanti siano stati gli italiani consegnati direttamente da Togliatti ai sovietici.
In un documento datato 25 dicembre 1936, catalogato come «segretissimo», al terzo paragrafo c'è una lista di tredici comunisti italiani, fra cui Vincenzo Baccalà, bollati come «elementi negativi». Accanto ai nomi di Rossetti (pseudonimo di Baccalà) e di Modugno, c'è una nota: «troskista, deportare», E in fondo al testo, la scritta: «Soglasen» («Sono d'accordo»), firmato «Ercoli», ovvero il nome in codice di Togliatti. Da notare un particolare agghiacciante: «Soglasen» era la formula di ratifica dell'incaricato dell'Nkvd che prendeva visione dei mandati di cattura e degli ordini di perquisizione. Togliatti, dunque, anche nel lessico, il codice ristretto dei carnefici, appare tutt'uno con la polizia segreta sovietica. Del resto, come poteva non essere d'accordo, visto che le prime denunce contro quei poveri compagni di base erano partite proprio dai dirigenti «vigilantes» del PCd'I?

Ma esistono ancora i comunisti in Italia? Forse sono cambiate le sigle, ma nei fatti anche il più anticomunista (sua dichiarazione) dei comunisti della storia italiana, Walter Veltroni, spesso ne ha subito la cultura e le metodologie. Basta riprendere l'Unità diretta dall'attuale sindaco di Roma dell'11 novembre 1993, a pagina 10, dove appare un trafiletto in cui si comunica la morte del compagno Penco, e si legge "vecchio militante comunista, perseguitato politico per le sue idee di libertà e di socialismo". Peccato che Veltroni abbia scordato di aggiungere un particolare: Penco fu sì un perseguitato politico, ma lo fu da suoi compagni facendosi pure 14 anni nei gulag sovietici. Certo, un particolare irrisorio per chi è cresciuto nella cultura della menzogna.

Ebbene si, i comunisti esistono ancora e condizionano tuttora la ricerca della verità storica se è vero che tra i consulenti della Commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin vi sia anche Giulietto Chiesa, corrispondente dell'Unità dall'80 all'88 che non veniva pagato dal suo giornale, ma dal Comitato della mezzaluna e croce rossa sovietica. Pagato in sostanza da Breznev. Ebbene, Chiesa che veniva pagato tre volte più del direttore della Pravda, con casa, automobile, spese per i viaggi, vacanze garantite, tutte a carico del valoroso stato sovietico, era il giornalista italiano che doveva informare delle cose sovietiche.
Dinanzi ad un così illuminante scenario, riteniamo di poter chiudere rimarcando il messaggio che Giancarlo Lehner ha lanciato: il lavoro serio dello storico non è quello di usare aggettivi o invettive, ma cercare dati, documenti e fatti. Questo è il principio da seguire per chi vuole rendere giustizia alla verità ed alla storia del nostro paese e che 60 anni di storia repubblicana non sono stati sufficienti a garantire.

http://www.storialibera.it/epoca_contempor...colo.php?id=772
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Sgarra
view post Posted on 8/7/2009, 19:05




Cosa avrebbe di storico questo convegno?
 
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view post Posted on 8/7/2009, 19:19
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PUGNA PRO PATRIA SEMPER!!!!

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Tutte le dittature hanno le loro vittime,ma si sa i comunisti negano e fanno finta di non vedere i crimini comessi non in nome della loro ideologia ma in nome delle aberrazioni che ne sono derivate.......
 
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Sgarra
view post Posted on 8/7/2009, 19:43




CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 8/7/2009, 20:19)
Tutte le dittature hanno le loro vittime,ma si sa i comunisti negano e fanno finta di non vedere i crimini comessi non in nome della loro ideologia ma in nome delle aberrazioni che ne sono derivate.......

Ma non vedo cosa dovremmo negare. I crimini non ci sono stati
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 8/7/2009, 20:05




CITAZIONE (Peppero @ 8/7/2009, 19:33)
Leggevo un vecchio articolo di Carotenuto e mi ha colpito non poco. Ve lo ripropongo.

"La storia negata: il silenzio in Italia sui crimini comunisti" - di Paolo Carotenuto.
I comunisti esisteranno finché non sarà fatta piena luce sui loro crimini occultati

Ha riscosso una grande partecipazione di pubblico il convegno che si è tenuto a Napoli sui crimini negati del comunismo in Italia organizzato dalla Fondazione Campi Flegrei. Grazie anche a relatori di livello assoluto, presenti giornalisti del calibro di Dario Fertilio e Giancarlo Lehner, oltre agli apprezzati De Simone e Nardiello del quotidiano Il Roma, sono stati presentati volumi di grande valore volti a rimuovere quel silenzio non casuale che è calato su pagine ancora oggi inesplorate della nostra storia. In sostanza non si tratta di riscrivere la storia attraverso un'azione revisionista, ma si tratta di scoprire eventi che fino ad oggi sono stati volutamente occultati, manipolati e falsificati. Ma chi è che ha intrapreso questa scientifica e metodologica azione di rimozione del passato? E' stata la domanda alla quale si è cercato di dare una risposta. Innanzitutto con Dario Fertilio, giornalista del Corriere della Sera ed autore de La morte rossa (edito dalla Marsilio), per il quale si sono dette pseudo-verità per occultare la realtà e l'essenza dei fatti. Se alla parola lager corrisponde la definizione di campo militare per addestramento militare, se alla parola foiba corrisponde il significato di cavità carsica più o meno profonda prodotta dalle acque correnti, a quella di gulag si è attribuita la corrispondente traduzione di "campo di rieducazione".
Due sono gli obiettivi perseguiti in questo modo. Dimenticare, relegare "tra parentesi" esperienze che magari un domani possono consentire di riprendere un discorso lasciato in sospeso; negare, perché di fronte alla negazione dei crimini del comunismo, è più semplice elevare simboli e bandiere di Lenin o di Che Guevara, ovvero simboli di morte e umiliazione dei diritti fondamentali dell'uomo e della sua dignità.

Il comunismo ha agito in maniera molto simile in tutti i Paesi nei quali ha raggiunto il potere, dall'Unione Sovietica alla Jugoslavia, dai paesi dell'Europa dell'Est all'Albania, da quelli dell'Asia sovietica a quelli dell'America latina, ed ha riprodotto quasi sempre gli stessi scempi che nell'arco di pochi anni si sono compiuti per mano dei regimi nazionalsocialisti. Ma la differenza che ha contraddistinto il comunismo dal nazionalsocialismo è nella menzogna di fondo di cui il comunismo si è dipinto, che pur mantenendo la sua identica forza distruttiva, si travestiva da redentore. Per questo i genocidi comunisti devono essere ricordati e non dimenticati o nascosti come si è fatto fino ad oggi. Alle date del 27 gennaio ed ora del 10 febbraio, che lasciano sovente spazio alla retorica che accompagna la memoria, è doveroso elevare al medesimo rango quella del 7 novembre, anniversario della rivoluzione bolscevica e che è stata proposta come Giornata della memoria delle vittime comuniste (Memento Gulag) grazie all'impegno caparbio dei Comitati per le Libertà (wwwlibertates.org), di cui lo stesso Fertilio è presidente e fondatore.

A chi ritiene l'anticomunismo come un disco rotto, ha replicato Armando De Simone, autore con Vincenzo Nardiello dell'apprezzato volume di ricerca Appunti per un libro nero del comunismo italiano (ed. Controcorrente), che ha ricordato quale sia lo scandalo che si è perpetrato fino ad oggi. Il vero tradimento degli intellettuali è testimoniato proprio da un convegno come quello di Napoli, dove a parlare di un simile argomento sono stati quattro "giornalisti" e non storici o studiosi. Nessun professore ci ha raccontato di 200 milioni di persone morte, nessuno ha documentato questa che è una storia negata. Ed è lecito indagare sulle ragioni per le quali chi sapeva ha preferito tacere.

Fino ad oggi non è ancora stato compiuto alcun processo al Partito comunista italiano e questo tema non lo si pone nemmeno oggi, un periodo nel quale retoricamente si fa richiamo spesso al dovere della memoria. Ma a quale memoria ci si fa appello e perché questa deve essere pilotata, circoscritta? Per questo non abbiamo bisogno di mentitori professionisti, ma di comunisti veri, quelli come Massimo D'Alema che in Unione Sovietica c'è stato 47 volte; abbiamo bisogno dei Fassino, che è stato segretario della più grande federazione comunista italiana, quella di Torino, e che oggi si definisce riformista semplicemente perché al congresso dei Ds ha ricordato la figura di Bettino Craxi come una delle più grandi del socialismo europeo. E vogliamo sapere dove sono finiti i piani di insurrezione contenuti in 5 valigie in pelle verde, laddove addirittura Soave ha ammesso che questi piani furono organizzati fino alla fine degli anni '80. Stiamo parlando di attentati alla costituzione, reati imprescrittibili, sui quali nessun magistrato ha voluto indagare. Come è stato possibile tutto questo?

Stavolta è Vincenzo Nardiello che prova l'impresa di dare una spiegazione, evidenziando come la storia sia stata messa a servizio di un progetto politico, visto che qui non si parla di fatti interpretati male, non conosciuti o posti correttamente, ma di pagine che sono state espulse completamente dal dibattito storico. Pagine che nessuno storico si è preso la briga di raccontare, come quella che vide Palmiro Togliatti invitare ad accogliere i titini come liberatori e di realizzare uno scambio tra Gorizia e Trieste.
Perché tutto questo? Una prima risposta è rinvenibile nel fatto che una parte degli storici erano di fatto dirigenti o esponenti comunisti. Ma questi da soli non erano sufficienti per portare a compimento questa impressionante opera mistificatoria. E qui ci viene in soccorso Ernesto Galli della Loggia che recentemente ha ammesso quanto gli storici e gli intellettuali moderati si siano piegati al volere dei comunisti che non gli chiedevano di essere comunisti, ma semplicemente di non essere anticomunisti.
Immaginate che cosa sarebbe accaduto, ad esempio, se un agente della CIA avesse seguito Aldo Moro, il segretario del più grosso partito italiano, fino al giorno prima del suo sequestro. E' successo, invece, che sia stato pedinato da un agente del Kgb come dimostrano i documenti ufficiali provenienti dagli archivi dell'Unione Sovietica. Non patacche, ma prove scritte, atti ufficiali, drammaticamente sconcertanti sui quali continua ad aleggiare un silenzio che si fa sempre più assordante.

Dunque oggi ha senso rileggere la storia nel tentativo di depurarla da questi inaccettabili condizionamenti che hanno fatto sì che alcune verità non venissero alla luce? Ed ha senso dichiararsi ancora anticomunisti, oggi che il Muro di Berlino è crollato ed il regime sovietico si è dissolto?
Ebbene sì, un simile comportamento è prima di tutto un dovere, perché, come ci ricorda Giancarlo Lehner, autore de La Tragedia dei comunisti italiani, le vittime del Pci in Unione Sovietica (edito per la collana le Scie della Mondadori), essere contro il comunismo non è una contingenza politica, ma è un principio ed un dovere morale. E ricorda anche che il comunismo non lo si combatte con l'anticomunismo urlato ma semplicemente raccontando i fatti e ricercando la verità.
Del resto basta riportare alcune chicche presenti nel libro del giornalista e storico, direttore de Il Giusto Processo, per rendersi conto di quanto sia stato enorme il lavoro di dissimulazione prodotto fino ad oggi: in una lettera inviata al suo comando firmata da Giorgio Bocca, all'epoca attivista partigiano, è possibile leggere il suo sconcerto per taluni eccessi di partigiani comunisti, come quelli di un comandante partigiano di nome Rocca "specializzato ad uccidere personalmente i prigionieri fascisti squartandoli a colpi di pala". Un Bocca allibito si domandava fino a che punto fosse lecito arrivare. Questo valoroso partigiano, ovviamente, non ha avuto alcun problema per i suoi atti, se non una medaglia d'oro.

Ma se un tempo erano pagati per disinformare, oggi a sinistra si segnalano professori per la loro imbarazzante ignoranza. E' di pochi giorni fa un articolo pubblicato sul quotidiano La Repubblica di Tabucchi, autore tanto in voga e pompato dall'intellighenzia di sinistra, che tranquillamente si è preso il lusso di dichiarare che Gramsci fosse morto in carcere.
E' evidente che dinanzi a simili mistificazioni si comprende anche perché sia abilmente taciuto da questi "professionisti della menzogna" la vera essenza del patto Molotov-Ribbentrop che nel 1939 ha sancito la nascita dell'asse nazi-comunista e che diede il via libera a Hitler per l'eliminazione degli ebrei. Fu in quel frangente che Stalin, in segno di concordia, si permise di offrire in "regalo" ad Hitler tutti gli ebrei internati nei gulag. Questo è un dato storico, provato, inconfutabile: la persecuzione degli ebrei partì con il benestare di Stalin, dei comunisti. Innegabile a tal punto che nei libri di storia non v'è menzione alcuna. All'epoca, inoltre, Hitler non doveva di certo apparire come un mostro dai "benpensanti rossi", visto che esiste un saggio vergognoso di Palmiro Togliatti per il quale il patto fu la conseguenza dell'aggressione ai danni della Germania compiuta da Francia e Gran Bretagna.

Possiamo continuare ricordando la storia di don Pietro Leoni che tornò in Italia dopo essersi fatto 10 anni di gulag accusato di un reato che nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche era assolutamente vietato: avere rapporti col Vaticano. Certo che per un prete sarebbe stato davvero ostico non averne, ma la tragedia per quest'uomo si materializzò con il suo ritorno nel suo paese natale, Bologna. Qui cominciò a raccontare la sua esperienza, la verità sull'URSS e su come si viveva. Roba da far impazzire il Pci, tanto che i "compagni" italiani arrivarono a dire che il vero prete fosse morto, che quello che parlava era solo un impostore o un sosia. E cosa fece Sacra Romana Chiesa? Pensò bene di spedirlo in Canada perché "era disfunzionale alla strategia del dialogo" intrapresa dal papa buono.

Ma vi è un documento storico che vale più di mille altre storie raccontate, che inchioda definitivamente Palmiro Togliatti alle sue responsabilità. Sono trascorsi 50 anni di dibattiti, riflessioni e scontri tra gli storici nello stabilire se Togliatti avesse o meno fatto qualcosa in favore degli italiani comunisti arrestati, perseguitati e trucidati in URSS. In realtà si è trattato di un falso problema, perché il vero dilemma è stabilire quanti siano stati gli italiani consegnati direttamente da Togliatti ai sovietici.
In un documento datato 25 dicembre 1936, catalogato come «segretissimo», al terzo paragrafo c'è una lista di tredici comunisti italiani, fra cui Vincenzo Baccalà, bollati come «elementi negativi». Accanto ai nomi di Rossetti (pseudonimo di Baccalà) e di Modugno, c'è una nota: «troskista, deportare», E in fondo al testo, la scritta: «Soglasen» («Sono d'accordo»), firmato «Ercoli», ovvero il nome in codice di Togliatti. Da notare un particolare agghiacciante: «Soglasen» era la formula di ratifica dell'incaricato dell'Nkvd che prendeva visione dei mandati di cattura e degli ordini di perquisizione. Togliatti, dunque, anche nel lessico, il codice ristretto dei carnefici, appare tutt'uno con la polizia segreta sovietica. Del resto, come poteva non essere d'accordo, visto che le prime denunce contro quei poveri compagni di base erano partite proprio dai dirigenti «vigilantes» del PCd'I?

Ma esistono ancora i comunisti in Italia? Forse sono cambiate le sigle, ma nei fatti anche il più anticomunista (sua dichiarazione) dei comunisti della storia italiana, Walter Veltroni, spesso ne ha subito la cultura e le metodologie. Basta riprendere l'Unità diretta dall'attuale sindaco di Roma dell'11 novembre 1993, a pagina 10, dove appare un trafiletto in cui si comunica la morte del compagno Penco, e si legge "vecchio militante comunista, perseguitato politico per le sue idee di libertà e di socialismo". Peccato che Veltroni abbia scordato di aggiungere un particolare: Penco fu sì un perseguitato politico, ma lo fu da suoi compagni facendosi pure 14 anni nei gulag sovietici. Certo, un particolare irrisorio per chi è cresciuto nella cultura della menzogna.

Ebbene si, i comunisti esistono ancora e condizionano tuttora la ricerca della verità storica se è vero che tra i consulenti della Commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin vi sia anche Giulietto Chiesa, corrispondente dell'Unità dall'80 all'88 che non veniva pagato dal suo giornale, ma dal Comitato della mezzaluna e croce rossa sovietica. Pagato in sostanza da Breznev. Ebbene, Chiesa che veniva pagato tre volte più del direttore della Pravda, con casa, automobile, spese per i viaggi, vacanze garantite, tutte a carico del valoroso stato sovietico, era il giornalista italiano che doveva informare delle cose sovietiche.
Dinanzi ad un così illuminante scenario, riteniamo di poter chiudere rimarcando il messaggio che Giancarlo Lehner ha lanciato: il lavoro serio dello storico non è quello di usare aggettivi o invettive, ma cercare dati, documenti e fatti. Questo è il principio da seguire per chi vuole rendere giustizia alla verità ed alla storia del nostro paese e che 60 anni di storia repubblicana non sono stati sufficienti a garantire.

http://www.storialibera.it/epoca_contempor...colo.php?id=772
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be che l'unita si prendesse i soldi della pravda,almeno fino a meta ammi 80 ...lo saprvamo gia
le storia dei piaqni insurrezzionali bisogna vedere da chi è uscirta fuotri e chi la sostiene.......dubito molto che berlinguer pensasse o fosse al corrente di qualcosa del genere....e dubito molto che fassinio fosse in grado di entrare a far parte di qualcosa del genere,,.......
non avrei difficolta a credere nell'esistenza di questi piani negli anni 50-60 ,nelò periodo piu duro delll aguerra fredda....negli anni 80 mi sanno di sparata poco attendibile
per i crimini del dopoguerra ancora il coperchio dovra essere scoperto completamente temo
 
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view post Posted on 8/7/2009, 20:41
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PUGNA PRO PATRIA SEMPER!!!!

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CITAZIONE (Sgarra @ 8/7/2009, 20:43)
CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 8/7/2009, 20:19)
Tutte le dittature hanno le loro vittime,ma si sa i comunisti negano e fanno finta di non vedere i crimini comessi non in nome della loro ideologia ma in nome delle aberrazioni che ne sono derivate.......

Ma non vedo cosa dovremmo negare. I crimini non ci sono stati

Che prove hai per dire che il Comunismo è "pulito" dal sangue delle milioni di persone che hanno sofferto a causa sua?????
 
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Sgarra
view post Posted on 9/7/2009, 11:32




CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 8/7/2009, 21:41)
Che prove hai per dire che il Comunismo è "pulito" dal sangue delle milioni di persone che hanno sofferto a causa sua?????

Generalmente chi accusa dovrebbe fornire la prova
 
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Jacopo Vibio Frentano
view post Posted on 9/7/2009, 18:46




le foibe sono crimini gravissimi, subiti da uno stato invasore sconfitto, come quelli subiti da parte dei sovietici dai tedeschi in pomerania ed in prussia; vanno dunque contestualizzati anche se non giustificati, e di certo non strumentalizzati. Quanto alle insurrezioni pianificate durante la guerra fredda sono ridicolaggini, esistevano già teorie di una presunta insurrezione rossa già dopo la prima guerra mondiale e non furono mai provati, al massimo si trattava di sbandati. Insomma, il comunismo nel mondo ha indubbiamente fatto una enormità di morti (non più dei regimi di destra e ahimè forse nemmeno più di alcuni stati liberali)e di certo non ho niente da ridire se si vietasse in europa orientale la falce e martello come in italia è vietato il fascio (anche se bisognerebbe far notare ai polacchi che il loro fato sotto i nazisti (sotto i quali sarebbero rimasti senza i russi comunisti) sarebbe stato ben più gravoso di quello che fu sotto i comunisti. Tuttavia un processo al comunismo italiano vorrebbe dire infangare quella forza politica che si è comportata con rettitudine e con spirito democratico durante decenni della storia italiana, per non parlare del glorioso periodo dell'antifascismo e della resistenza. Togliatti era poco più di un qualsiasi apparatchik sovietico, e si è macchiato di gravi crimini (come l'accordarsi per la cancellazione dei crimini di guerra fascisti oppure per la preservazione del concordato o per aver taciuto le foibe), ma il grosso dei comunisti non erano di quella fatta, specialmente negli anni a venire. Insomma, se l'urss era una brutale tirannia, il comunismo italiano era la parte migliore del comunismo (che io comunque non appoggio ne condivido). Curioso come l'autore dell'articolo confronti i comunisti con i nazisti ma non con i fascisti :stort: chissà come mai
 
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Sgarra
view post Posted on 9/7/2009, 18:50




Le foibe sono state mistificate,in alcuni atti c'era anche una popolarità nelle azioni,e sono state compiute in una zona di guerra
 
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mangusta11
view post Posted on 10/7/2009, 09:17




ma stiamo scherzando tu sgarra parli senza sapere le cose.

le foibe non sono stato un atto di guerra ma un tenatativo di eliminare ogni sorta di italianizazione dell'istia e della dalmazia e di fiume.trovo vergognose le tue parole dove affermi che di crimini comunisti non c'e' ne sono stati.

togliatti era solamente un bastardo,spero che stia marcendo all'inferno,essi ha dato l'autorizazone hai sovietici di fucilare gli alpini catturati in russia e colui che ha negato per tantissime anni i crimini delle foibe.

per lo piu' un uomo che diceva queste parole

È per me motivo di particolare orgoglio aver rinunciato alla cittadinanza italiana perché come italiano mi sentivo un miserabile mandolinista e nulla più. Come cittadino sovietico sento di valere dieci volte più del migliore italiano
e voi comunisti lo osannate ancora.ma stiamo scherzando.

credo che voi comunisti sappiate cosa sia successo a katyn vero,se no ve lo dico io piu' di 20 mila ufficiali polacchi giustiziati con un colpo alla nuca senza a ver commesso nessun crimine,questo massacro giustamente come da comunisti venne fatto passare per mano tedesca negando la verita per piu' di 50 anni,solamente negli anni 90 si e' saputa la verita.

la cosa che odio maggiormente dei comuisti e che essi negano perfino l'evidenza.


https://www.youtube.com/watch?v=Xoza-YIBfuM
 
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Nicoliberale
view post Posted on 10/7/2009, 09:33




Togliatti descrisse le foibe come " una giustizia sommaria fatta dagli stessi italiani contro i fascisti."

Per il resto non so quali prove abbia Sgarra per dire che non vi furono crimini comunisti. 20-25 milioni di morti solo in Unione Sovietica, senza contare i 65/70 di Mao e lo sterminio di un terzo della popolazione cambogiana perpetrato dai Khmer Rossi.
Vedremo se saprà smontare le mie cifre mostrandomi dati e non con le solite " Falso", " Non è vero"...
 
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mangusta11
view post Posted on 10/7/2009, 10:07




nico ma sai cosa penzo a proposito di sgarra che sia uno di quei bimbiminkia(cosi si chiamano)che si mette a gridare viva il comunismo senza sapere minimamente cosa sia e la sua storia.quindi non perdere tempo a rispondere a questo utente.


ps ragazzi guardate d ache sito viene sgarra,il nostro negazionista preferito non mi stupisco che scriva quelle emerite idiozie.

Edited by Daniele Italico - 10/7/2009, 12:11
 
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Nicoliberale
view post Posted on 10/7/2009, 10:12




Io lo conosco bene a Sgara...voglio vedere le sue fonti e i suoi documenti...
 
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Daniele Italico
view post Posted on 10/7/2009, 11:19




CITAZIONE (Sgarra @ 8/7/2009, 20:05)
Cosa avrebbe di storico questo convegno?

Gli argomenti trattati. "Forse sei troppo ignorante per capirlo".
 
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view post Posted on 10/7/2009, 11:33
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CITAZIONE (Sgarra @ 9/7/2009, 12:32)
Generalmente chi accusa dovrebbe fornire la prova

Ti è già stato dimostrato in più occasioni e con questo tuo negazionismo non stai facendo bella figura. Inoltre porta rispetto verso coloro che sono stati massacrati da criminali del partito comunista.
 
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39 replies since 8/7/2009, 18:33   882 views
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