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Mussolini sostenuto dagli inglesi

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view post Posted on 20/10/2009, 22:13
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La notizia è interessante e, se vera, forse gli archivi inglesi potrebbero dirci qualcosa di più.

Mussolini al soldo degli inglesi, "Sostegno possibile ma non essenziale"
Roma, 14 ott. - (Adnkronos) - L'eventuale sostegno economico da parte degli inglesi al Popolo d'Italia diretto da Mussolini, per quanto possibile, non fu essenziale. Il giornale di Mussolini non aveva intenzione di cambiare linea politica e continuava ad essere a favore dell'impegno militare. Ne è convinto lo storico Valerio Castronuovo che commenta così all'ADNKRONOS le rivelazioni dello storico inglese Peter Martland, riportate da 'The Guardian', secondo cui, per circa un anno, dall'autunno del 1917, Benito Mussolini ricevette cento sterline alla settimana dagli agenti di Sua Maestà per frenare le spinte pacifiste in Italia dopo la disastrosa sconfitta di Caporetto. ''I finanziamenti a Mussolini - spiega lo storico - provenivano dall'Ansaldo, dall'Ilva e da tutte le industrie pesanti che erano favorevoli alla partecipazione dell'Italia al conflitto. L'industria metalmeccanica, e quella siderurgica - conclude - volevano che il nostro Paese si schierasse con la Francia e l'Inghilterra che potevano garantire maggiori rifornimenti e risorse".
Per lo storico Arrigo Petacco "è molto probabile che Mussolini abbia ricevuto un sostegno economico da parte degli inglesi per mantenere l'impegno dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale". "Non ci vedo nulla di strano e nulla di cui scandalizzarsi - sottolinea all'ADNKRONOS - Già i francesi, nel 1914, avevano sovvenzionato il Popolo d'Italia, il quotidiano diretto da Mussolini, per alimentare le posizioni interventiste del nostro Paese nell'imminente conflitto mondiale. Non escludo che il governo inglese - aggiunge Petacco - fosse interessato al fatto che l'Italia restasse in guerra soprattutto dopo la disfatta di Caporetto''. ''I finanziamenti che Mussolini ha ricevuto - continua Petacco - non erano per usi personali ma alimentavano la linea politica a favore della guerra sostenuta dal Popolo d'Italia".
"Dopo settant'anni cercano ancora di metterlo in mezzo...", commenta con l'ADNKRONOS Alessandra Mussolini che sottolinea: "Macché rivelazioni: ora mio nonno è diventato pure un traditore. Ma fatemi il piacere... Dopo tutti questi anni - insiste la nipote Alessandra - ancora vogliono metterlo in mezzo. Una volta sono i matrimoni veri o presunti, un'altra volta sono le amanti inesistenti... E pensare che lui l'aveva previsto. Diceva 'anche dopo cinquant'anni si continuerà a parlare di me'". "Aveva ragione - conclude Alessandra Mussolini - ma di anni ne sono passati settanta e ancora c'e' chi vuole metterlo in mezzo".
Dal canto suo lo storico inglese Denis Mack Smith, professore emerito dell'Università di Oxford, afferma che ''la fonte da cui arrivano queste rivelazioni mi pare seria e quindi meritevole di essere presa in debita considerazione''. Mack Smith, uno dei maggiori conoscitori stranieri delle vicende storiche italiane e biografo di Mussolini, non conosce nel dettaglio le scoperte archiviste dello storico di Cambridge Peter Martland e per questo intende approfondirle. ''Non posso negare tuttavia che si sia aperta una pista interessante e mi auguro che la ricerca vada avanti, per cercare di capire meglio il senso e la durata di questa collaborazione'', ha aggiunto.
Per lo storico Massimo Teodori ''i finanziamenti dall'estero a Mussolini dalla Francia e dall'Inghilterra sono noti da tempo agli storici. Del resto, in quella stagione, lo scontro in Europa è nettissimo: da una parte la Francia e l'Inghilterra e dall'altra la Germania e l'impero Austroungarico. Le potenze democratiche Anglo-Francesi avevano tutto l'interesse a che l'Italia si schierasse dalla loro parte rompendo la Triplice Alleanza che la legava agli imperi centrali".
''Mussolini pagato dai servizi segreti inglesi nel 1917? Mai saputo nulla del genere, ma se fosse vero non c'è da menare particolare scandalo'', è il commento dello storico Pietro Melograni, professore emerito dell'Università di Perugia. ''A quell'epoca eravamo alleati degli inglesi e non nemici'', ha aggiunto.
''Non sono uno storico, ma semplicemente un lettore. I diari di Mussolini riguardano il periodo dal '35 al '39 e non parlano di vicende della Prima Guerra mondiale. Di sicuro, nei diari non c'è traccia di una passata collaborazione con i servizi inglesi'', commenta Marcello Dell'Utri commenta cosi' all'ADNKRONOS le rivelazioni dello storico inglese Peter Martland, riportate da 'The Guardian', secondo il quale nel 1917 il futuro capo del fascismo ricevette 100 sterline alla settimana dai servizi inglesi per frenare le spinte pacifiste in Italia dopo Caporetto. Il senatore del Pdl, che e' in possesso dei diari di Benito Mussolini, spiega di ''non avere le capacita' critiche e la competenza'' per valutare l'attendibilita' storica di queste rivelazioni. Di sicuro, il duce nei diari non ne parla. ''In quelle pagine -sottolinea Dell'Utri- scrive a piu' riprese dello spirito rivoluzionario socialista e ricorda che persino Lenin disse ai socialisti italiani: 'perche' avete perso Mussolini?''. (Leb/Gs/Adnkronos)

http://it.notizie.yahoo.com/7/20091014/tts...os-c8abaed.html
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«Il Littore»
view post Posted on 20/10/2009, 22:41




Mussolini usava i finanziamenti che gli venivano concessi dai francesi e ora a quanto pare anche dagli inglesi, per realizzare gli obiettivi della "sua" Rivoluzione. E questa rivoluzione si poteva compiere soltanto dopo una guerra di dimensioni quale quella del 15-18. Guerra intesa come Rivoluzione.
I socialisti che non ebbero questo ingegno furono tagliati fuori dal corso impetuoso della Storia.


P.S. Non riesco a capire come quello pseudo-destroide di Dell'Utri sia presente ovunque si parli di Fascismo. Mah...
 
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view post Posted on 20/10/2009, 23:06

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Non mi stupisce affatto, gli inglesi avevano tutto l' interesse nell' appoggiare gli interventisti in Italia.
Ovviamente non immaginavano che quello che per loro era un rumoroso attivista facesse tanta strada (e anche di cattiva strada, a mio parere).
 
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view post Posted on 21/10/2009, 08:57
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CITAZIONE («Il Littore» @ 20/10/2009, 23:41)
P.S. Non riesco a capire come quello pseudo-destroide di Dell'Utri sia presente ovunque si parli di Fascismo. Mah...

Che io sappia, è un collezionista di documenti, manoscritti, incisioni e volumi d'epoca e raccoglie soprattutto "introvabili". Lo invitano spesso quando ci sono esposizioni di raccolte rare e mostre di libri antichi.
 
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«Il Littore»
view post Posted on 21/10/2009, 09:16




CITAZIONE (Peppero @ 21/10/2009, 09:57)
CITAZIONE («Il Littore» @ 20/10/2009, 23:41)
P.S. Non riesco a capire come quello pseudo-destroide di Dell'Utri sia presente ovunque si parli di Fascismo. Mah...

Che io sappia, è un collezionista di documenti, manoscritti, incisioni e volumi d'epoca e raccoglie soprattutto "introvabili". Lo invitano spesso quando ci sono esposizioni di raccolte rare e mostre di libri antichi.

Alle volte proprio gli indegni possiedono Opere introvabili.
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 21/10/2009, 14:08




dove sta la novita......ma se ad inglesi e americani(persino a roosvelt) il fascismo è èpiaciuto al meno fino al patto d'acciaio e prima ancorqa alla guerra in abbissinia.....solo quando entrammo in guerra con la germania bruciammo definitivamente i ponti con gli anglo-americani.....che al contrario dei francesi erano sdispostissimi aq trovare un accomodamento con noi....

poi qualcuno decise che ra piu pèroduttivo entrare in guerra .....

 
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«Il Littore»
view post Posted on 21/10/2009, 14:11




La Guerra serviva a ripulire il terreno per poter fare la Rivoluzione. Il suo ultimo atto.
 
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view post Posted on 22/10/2009, 11:17
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CITAZIONE («Il Littore» @ 21/10/2009, 10:16)
Alle volte proprio gli indegni possiedono Opere introvabili.

Se avessi i soldi che ha lui, anche io farei il collezionista. Riguardo Dell'Utri e Mussolini, c'è un dibattito che ha attirato l'attenzione dei politici.

Nell'intervista a Klaus Davi su YouTube il senatore del Pdl
assolve il Duce, "blando" sulle leggi razziali, e i repubblichini
Dell'Utri: "Mussolini troppo buono
Le veline meglio delle telegiornaliste"
Molti i commenti indignati, a cominciare da Vita: "Pura provocazione" a Ferrero, che parla di "continuità fascistoide della Destra nostra con il Ventennio"

ROMA - "Le veline laureate e preparate politicamente sono di gran lunga più apprezzabili di alcune telegiornaliste che non conoscono l'italiano". Ma soprattutto Benito Mussolini non fu "un dittatore spietato e sanguinario", perse la guerra perchè fu "troppo buono", fu "blando" sulle leggi razziali e, infine, i repubblichini furono "i partigiani di destra", perché lottarono per un ideale. Sono alcune delle dichiarazioni del senatore del Pdl Marcello dell'Utri, intervistato da Klaus Davi per il programma Klauscondicio.
Dichiarazioni che hanno suscitato reazioni sdegnate da parte di diversi esponenti politici: "Marcello Dell'Utri getta la maschera, dicendo che Mussolini non era poi tanto male e che le veline sono meglio delle giornaliste Rai", dichiara Roberto Cuillo, della Direzione del Partito Democratico. "E' la conferma della giustezza delle parole del segretario del PD, Dario Franceschini: con Berlusconi il nostro Paese è a rischio. Ed è ora, per tutti, di rompere il silenzio e gridarlo con forza".
"Passate le convenienze del 25 aprile, la continuità fascistoide della destra nostra con il Ventennio fascista torna fuori chiaramente nelle parole di Marcello Dell'Utri, ideologo della Pdl e intimo del premier", dice Paolo Ferrero, segretario del Prc.
"Questa storia della buona fede di quelli di Salò la trovo una furbizia ed anche di cattivo gusto, nella migliore delle ipotesi una banalità. Chi faceva quelle cose non era obbligato da nessuno", ha replicato il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti.
Mentre il senatore dell'Italia dei Valori Pancho Pardi accusa Dell'Utri di aver "recuperato le più bieche banalità del revisionismo storico filofascista". Per Vincenzo Vita, senatore del Pd e membro
della commissione di Vigilanza Rai, quella di Dell'Utri "è una pura provocazione che non merita neppure commenti. Ciò che dice è augurabile possa e debba essere smentito da chi ha responsabilità politiche nel suo partito".
E Roberto Rao, capogruppo Udc in commissione di Vigilanza Rai, sostiene che "L'onorevole Dell'Utri va apprezzato, ma solo per la sua sincerità: è la seconda volta che si fa intervistare da Klaus Davi e persevera nel rilasciare dichiarazioni sconcertanti".
Dell'Utri nell'intervista a Klaus Davi ha anche ipotizzato l'"occupazione" della Rai: "Occupare la Rai? Perché no, - ha detto, rispondendo a una domanda - ma naturalmente speriamo di non doverla occupare. La tv di Stato ha grandi professionalità, ma un po' ha ragione Gasparri: è ancora in mano alla sinistra".
"Che l'idea vi fosse venuta, francamente, un po' ce n'eravamo accorti. - ha replicato ironicamente il vicesegretario dell'Usigrai Daniele Cerrato -. Occupare la Rai è sicuramente in cima ai pensieri di tutti quelli che hanno un malinteso senso dello Stato, del Servizio Pubblico radiotelevisivo e hanno solo presente la propria appartenenza a questo o quello schieramento".

http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/p...lutri-duce.html
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Italoromano
view post Posted on 22/10/2009, 17:37




CITAZIONE (dardanide @ 21/10/2009, 00:06)
Non mi stupisce affatto, gli inglesi avevano tutto l' interesse nell' appoggiare gli interventisti in Italia.
Ovviamente non immaginavano che quello che per loro era un rumoroso attivista facesse tanta strada (e anche di cattiva strada, a mio parere).

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Concordo, anche le roboanti dichiarazioni di stima di Churchill a Mussolini, rilasciate in occasione dei suoi viaggi - il primo nel 1927, il secondo nel 1934 - in Italia, accaddero quando lui era privo di ogni carica e a Londra faceva evidentemente comodo avere un governo amico, che oltretutto poteva fungere da equilibratore rispetto all'hitlerismo in ascesa, ma anche al possibile sbocco espansivo nel Mediterraneo dell'URSS colla sua marina militare (=ipotesi sempre aborrita dagli inglesi).


Cordialmente


 
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Avanguardista_tn
view post Posted on 24/10/2009, 12:14




Gli inglesi avevano interesse ad appoggiare il fascismo e Mussolini solo fino a quando andava bene a loro, quando hanno visto che la politica fascista stava andando a toccare gli interessi dei brittanici, (basta pensare alla guerra di etiopia che era molto voluta dagli stessi Italiani) hanno bene pensato di fermarlo,prima l'hanno buttato buttato fra le braccia dei nazisti cercando di isolare l'Italia e fare pressione per le multe che venivano inflitte al nostro paese in conseguenza "all'aggressione" all'etiopia e poi con varie provocazioni, per esempio gli inglesi incitavano i polacchi prima dell'attacco alla polonia,ad avere un comportamento anti-tedesco nei confronti delle minoranze tedesche, venivano confiscate loro case e campi, molto spesso venivano maltratti e uccisi, questo ha innescato la reazione della germania che non era attrezzata per un guerra lunga, gli inglesi hanno poi coinvolto gli americani e cosi è scoppiata la 2 guerra mondiale.

A questo proposito c'è un articolo molto interessante dove si dice che gli inglesi finanaziavano Mussolini nel 1917 dirattamente dal sito della fncrsi

I finanziamenti britannici nel 1917 a Mussolini

In questi giorni alcuni siti dei media inglesi hanno reso noto che lo storico di Cambridge, Peter Martland, avrebbe rintracciato i dettagli dei pagamenti avvenuti nel 1917 in favore di Mussolini, da parte dell'agenzia dei "servizi" britannici MI5 che, in quell'epoca bellica, venne autorizzata da Sir Samuel Hoare, il futuro parlamentare Lord Templewood.
Questa storia, nelle sue linee generali, era già nota avendone lo stesso Hoare accennato in suo libro di memorie del 1954 e riguardava, in definitiva, una forma indiretta di finanziamento a "Il Popolo d'Italia", il giornale di Mussolini strenuamente impegnato nel sostengo all'Italia in guerra.
Oggi sappiamo che, tale finanziamento, ammontava a 100 sterline settimanali, pari a circa 6.000 sterline di oggi.
La notizia non ci meraviglia e potremmo anche prenderla per buona, non perché riteniamo veritiere le "ricerche" d'oltre manica e soprattutto il modo di come vengono rese pubbliche (negli anni '70 l'assistente di Henry Kissinger, tale Loewenstein, confezionò false documentazioni per dimostrare che Aldo Moro era quell' "Antelope Kobbler" che aveva intascato tangenti nello scandalo Lockheed), ma per il semplice fatto che il contesto storico dell'epoca e quanto fino ad oggi è storicamente acquisito possono renderla attendibile.
Del resto bastava leggersi i primi volumi della monumentale e seria opera dello storico Renzo De Felice per avere il riscontro sui multiformi finanziamenti che portarono alla nascita di "Il Popolo d'Italia" e a favore di tutto l'Interventismo italiano. Giornale e movimento politico che ebbero una notevole parte nello spingere l'Italia in guerra contro gli Imperi Centrali.
Come prevedibile la notizia di fonte britannica è stata ripresa dai mass media nostrani a cominciare da "Il Sole 24 ore" che con un servizio di tale Elysa Fazzino ha pubblicato un articolo sotto il capzioso titolo: "Mussolini spia degli inglesi per 100 sterline alla settimana".
L'intento denigratorio nei confronti di Mussolini è palese e resta solo il dubbio se l'autrice dell'articolo lo abbia voluto deliberatamente formulare in tal senso oppure nasce da una cattiva conoscenza delle vicende storiche di quegli anni.
Già di per se stesso il termine "spia", infatti, pur avendo una certa elasticità di significati, implica essenzialmente un genere di attività che, attraverso un ambiguo operare o lo svelare delicate informazioni, danneggia la fazione o la stessa nazione alla quale si appartiene.
Riportano i dizionari «Spia: chiunque, indagando nascostamente, riferisce i fatti altrui o notizie importanti e riservate, come segreti militari, politici ed industriali; in particolare, informatore clandestino al servizio di una nazione straniera».
Questo termine, in ogni caso, così denigratorio e non dissociabile da quello di traditore, non può essere utilizzato per qualificare l'attività e la posizione di Mussolini al tempo notoriamente impegnato a sostenere lo sforzo bellico italiano in sintonia con l'alleata Gran Bretagna e neppure per insinuare un suo interesse venale quando è storicamente acquisito che mai il futuro Duce palesò desiderio di arricchimento.
Oltretutto la qualifica di "spia" gratuitamente affibbiata a Mussolini è palesemente fuori luogo visto che il futuro Duce non era certo in grado di fornire informazioni di carattere militare o strategico tali da giustificare una sua assunzione a libro paga nell'Intelligence britannico, ma anche se questo fosse stato possibile, e non lo è, sempre di informazioni passate ad una nazione alleata, impegnata nel comune sforzo bellico, si sarebbe trattato. Anche un bambino capirebbe comunque che gli inglesi non avevano certo bisogno di questo genere di "informazioni" che potevano tranquillamente scambiare con il nostro Stato Maggiore.
Insomma tutto questo sproloquio si configura come una vera e propria barzelletta.
Volendo, l'autrice del suddetto servizio, avrebbe invece potuto affibbiarlo, appropriatamente, a quanti operarono, durante il secondo conflitto mondiale, contro l'Italia e in favore degli Alleati, più o meno dal momento della nostra entrata in guerra e fino al voltafaccia dell'8 settembre 1943.
Tanto è vero che queste spie e traditori dovettero poi essere giuridicamente protetti dai vincitori della guerra, con un apposito articolo retro-attivo (il N. 16) inserito nel Dikat imposto all'Italia.
Detto questo cerchiamo di riportare tutta questa questione ai giusti termini e presupposti storici che gli appartengono e per far ciò dobbiamo, sia pure sinteticamente, riassumere il contesto storico di cui si parla, partendo dal presupposto che Mussolini è pur stato un rivoluzionario intento a perseguire determinati obiettivi e intuizioni politiche per la realizzazione dei quali dovette uscire dal partito socialista a cui apparteneva.
Con lo scoppio della prima guerra mondiale, infatti, egli aveva avuto la percezione netta e definitiva che l'utopia marxista era fuori della portata umana, che la seconda internazionale naufragava sotto le spinte degli ideali e interessi nazionali e che inoltre lo sconvolgimento bellico in atto avrebbe consentito un rinnovamento generazionale e politico con il concretizzarsi di ampie possibilità rivoluzionarie.
In Mussolini nacque allora, dapprima la convinzione che il socialismo avrebbe potuto realizzarsi solo attraverso una via nazionale e successivamente che in Italia la sintesi dei valori sociali e combattentistici era la base politica e ideologica per la conquista rivoluzionaria del potere.
La scelta di campo dell'interventismo quindi, nasce in Mussolini, da precise convinzioni e intuizioni politiche e rivoluzionarie e risponde anche alle sue concezioni ideali, quelle che tendevano a portare a compimento i progetti risorgimentali passando necessariamente attraverso la distruzione dell'Impero Austroungarico.
Non è un mistero che su alcune di queste posizioni e ovviamente per altri diversi ideali e interessi si trovava anche la Massoneria internazionale.
E fu proprio la massoneria, data la sua natura transnazionale e la sua forza politica e finanziaria, il veicolo attraverso il quale passarono gli intrighi, i finanziamenti e le manovre che dovevano spingere i vari stati nazionali a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali e, nella fattispecie, per l'Italia a farla uscire dalla triplice Alleanza ed entrare nell'Intesa con gli anglo francesi.
Questa è la realtà storica dell'epoca e noi oggi non possiamo valutare e giudicare certe scelte attraverso il senno del poi ovvero che, tutto sommato, sarebbe forse stato più opportuno che l'Italia fosse scesa in campo con la Triplice Alleanza dando quindi un apporto bellico che forse avrebbe potuto ostacolare un atavico e occulto obiettivo che perseguiva scopi ideali e finanziari "mondialisti", miranti al dominio mondiale, oggi evidenti e sotto gli occhi di tutti.
Nel primo decennio del '900 la nostra storia nazionale, nata dal Risorgimento e a cui fare riferimento, era quello che era e al contempo la vera dimensione e i fini occulti di certe Consorterie che agivano dietro le quinte non erano esattamente valutabili e quantificabili anche perché le Nazioni e gli Stati, almeno apparentemente, si muovevano ancora attraverso i soliti e tradizionali canoni diplomatici, i rispettivi interessi geopolitici e quegli degli Stati Maggiori.
Certi Organismi, Lobby e Istituti sovra nazionali, tesi a condizionare i singoli Stati (a parte quelli di natura finanziaria) non erano ancora stati realizzati (cominceranno a costituirsi con la fine della Grande Guerra) e inoltre certi avvenimenti, di portata planetaria, che potevano mostrare quanto si nascondeva dietro queste grandi consorterie massoniche dovevano ancora verificarsi.
Non è quindi possibile pretendere oggi, dal poco più che trentenne socialista Mussolini, proveniente dalle tradizioni del socialismo italiano, una visione ed una concezione ideologica che tenesse conto di una scelta di campo di diversa natura ed oltretutto delle concrete possibilità rivoluzionarie è indubbio che si sarebbero potute realizzare solo nel solco della scelta interventista.
Molti ricercatori storici, analizzando le vicende di quegli anni, si sono stupiti di come fosse stato possibile che attorno a Mussolini, all'Interventismo ed alla nascita dello stesso fascismo sansepolcrista ci sia stata la presenza maggioritaria di molti massoni (ottimo e interessante, a questo proposito, anche se non approfondito: F. Pinotti, "Fratelli d'Italia", Bur 2007).
Come già illustrammo con il nostro articolo "Mussolini e la Massoneria" ("Rinascita" 4 dicembre 2008) bisogna invece tenere conto che la tradizione politica italiana, la nascita della nostra nazione, della nostra finanza. del nostro apparato industriale e della nostra editoria si realizzarono sotto un egida di stampo massonico, visto che era stata la Massoneria, con le sue articolazioni anglo francesi, l'elemento trainante del Risorgimento.
Si può essere avversi, come siamo, al pensiero e agli ideali massonici, ma non si può negare che a suo tempo la massoneria non fu soltanto un centro di potere occulto e un diramarsi di lobby, ma fu anche una presenza culturale dell'epoca, tanto da indurre molte personalità di ingegno e di cultura (che magari ignoravano i fini più nascosti delle trame massoniche) ad aderire a questa setta.
A quel tempo poi, coloro che in Italia avevano un anelito rinnovatore e volevano fare politica, tanto più se con fini rivoluzionari, era facile ritrovarli iscritti alla "setta" (con l'eccezione veramente straordinaria proprio di Mussolini e pochi altri) in quanto l'alternativa ad essa era quello di stare con i clericali o con certe aristocrazie oramai decisamente fuori gioco.
Non c'è quindi da stupirsi nel fatto che alla costituzione dei fasci di combattimento (23 marzo 1919) vi ritroviamo una moltitudine di massoni.
Resta il fatto che poi, molti di costoro, in poco tempo furono portati a fare una scelta definitiva, con il fascio o con la setta, visto che gli ideali di Mussolini e il suo intento di Stato, dove prevalevano gli aspetti etici e politici su quelli finanziari ed economici, erano decisamente antitetici a quelli massonici. Per molti di loro la scelta fascista fu chiara, netta e definitiva, per altri invece fu alquanto
Ambigua e se ne videro le conseguenze durante la Seconda guerra mondiale quando tutti i "fratelli" vennero fatti uscire dal "sonno" per operare in favore degli Alleati e contro il fascismo.
Già con l'assassinio di Matteotti (giugno 1924), un delitto sostanzialmente perpetrato contro Mussolini e nel quale è quasi impossibile non trovare personaggi implicati che non avessero la tessera della setta, fu evidente che gli scopi e i destini tra il fascismo e la massoneria, oramai si erano separati definitivamente.
Queste due grandi forze del XX secolo, finirono per trovarsi irriducibilmente contro perchè Mussolini, già convinto antimassone fin dalla sua militanza socialista, perseguendo come capo del Governo una concezione dirigistica dello Stato e la difesa degli interessi geopolitici dell'Italia, si mise di traverso agli ideali, agli intrallazzi e agli interessi massonici.
Torniamo però alle vicende storiche che qui ci interessano e teniamo ben presente quella che è una costante della realtà umana: la grande politica e le rivoluzioni, non si fanno senza i soldi (tanti) e i soldi se non ci sono o si espropriano armi alla mano, o ci si fa finanziarie. E chi ti finanzia lo fa per paura o per interesse.
Che piaccia o meno, le collusioni trasversali e l'illegalità rispondono a leggi storiche ricorrenti e inevitabili.
Se quindi, volenti o nolenti, la scelta interventista di Mussolini era in sintonia con gli stessi intenti massonici miranti a portare l'Italia in guerra, come inevitabilmente sempre accade nella storia, a fronte di grandi eventi, grandi uomini ed energie nuove, vanno a destarsi e convergere interessi eterogenei che tendono a utilizzare e/o aiutare il "fatto nuovo" per i loro scopi.
Mussolini, un rivoluzionario di stampo soprattutto politico, laddove la politica è l'arte del compromesso, del ricatto, del coinvolgimento razionale o emotivo, dell'elaborazione di programmi ed idee nuove che possono mettere assieme persone e interessi eterogenei per uno stesso fine, nella prassi politica era spregiudicato, pragmatico disposto a perseguire ogni strada che tornasse utile per l'attuazione dei suoi programmi ed ideali.
Non è un mistero, né avrebbe potuto essere altrimenti, che Mussolini poteva fondare un quotidiano non con le noccioline, ma attraverso vari finanziamenti e questi finanziamenti non potevano che venire da chi, in quel momento, aveva interesse a conseguire l'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'Intesa.
Si conoscono i contatti e i movimenti che, in questo senso, si ebbero tra Mussolini e quel Filippo Naldi, già direttore del "Carlino", gran faccendiere legato alla Massoneria che nel 1914 ebbe una notevole parte nell'iniziativa editoriale del futuro Duce.
Ed il fatto che poi ritroveremo lo stesso Naldi implicato in qualche modo nel delitto Matteotti e molti anni dopo, nel 1943, presente nell'entourage del governo badogliano al Sud, è la dimostrazione evidente di come Mussolini abbia a suo tempo utilizzato certi appoggi per i suoi intenti rivoluzionari, distaccandosene poi, anzi rivoltandosi contro, quando gli "amici" di un tempo e le consorterie che li trascendevano, vennero a trovarsi in contrasto con il fascismo e con le nostre esigenze nazionali.
Anche i socialisti francesi, tramite Marcel Chachin (come rivelò lui stesso), un famoso marxista divenuto poi anche senatore comunista, probabilmente sempre dietro una manipolazione massonica, finanziarono o fecero da tramite per finanziare il giornale di Mussolini, così come probabilmente orecchie sensibili si ebbero a Parigi al Quai d'Orsay, visto il comune interesse per la partecipazione italiana al conflitto.
E Mussolini "prese" tutto quello che c'era da prendere, proseguendo per la strada intrapresa senza farsi troppi scrupoli.
A febbraio del 1917 Mussolini rimase poi seriamente ferito durante una esercitazione bellica e dovette lasciare l'esercito proseguendo però la battaglia politica e giornalistica a sostegno dello sforzo italiano in guerra.
E l'impegno di Mussolini, attraverso il suo giornale, svariate iniziative politiche e raccolte di fondi con le sottoscrizioni, fu veramente notevole e tanto più necessario quando, in seguito alle privazioni e ai lutti che la guerra causava presero a manifestarsi nel paese serie minacce di pacifismo.
Quando poi ad ottobre del 1917 gli austriaci sfondarono il fronte a Caporetto, la situazione militare dell'Italia si fece drammatica e a Londra e Parigi, dove da tempo paventavano un nostro disimpegno, ci si diede da fare in tutti i modi per impedire una capitolazione dell'Italia che avrebbe avuto conseguenze decisive nelle sorti della guerra.
Anche in questi periodi sappiamo bene che inglesi e francesi non lesinarono aiuti di ogni genere per sostenere quelle forze e quelle iniziative che, nel paese, sostenevano l'impegno bellico.
Possiamo allora meravigliarci che gli inglesi pensarono bene di finanziarie Mussolini ovvero colui che più di ogni altro era impegnato in questa bisogna e mostrava di avere tutte le capacità realizzatrici per questi scopi?
E possiamo stupirci che Mussolini non disdegnò affatto di prendere questi finanziamenti?
E' evidente che non possiamo meravigliarci e non vediamo neppure dove stia l'aspetto negativo o deplorevole di questa vicenda, tanto più che possiamo dire che, proprio in quel travagliato 1917, anche grazie all'apporto di uomini come Mussolini, di fatto nacque la Nazione Italiana.
Ricordava e rilevava l'amico Giorgio Vitali, uno dei più acuti, preparati e intelligenti osservatori storici (e delle vicende ideali e umane che stanno dietro gli avvenimenti politici), che nel 1792, proprio come da noi nel 1917, a Valmy era nata la nazione Francese. Ebbene, a capo del governo francese c'era quel Danton, vero padre della rivoluzione, che non esitò a trattare sottobanco coi prussiani, con i quali era addirittura in guerra, mantenendo inoltre legami molto stretti, ancorché segreti, con l'Inghilterra, atavica nemica della Francia, la quale entrò in guerra contro i francesi qulche mese dopo.
Quest'ultimo esempio è a dimostrazione, in questo caso estrema, di come gli scopi ideali, le leggi della rivoluzione e le necessità contingenti, non sempre seguono e non possono seguire, uno svolgimento chiaro e cristallino e quello che conta è la sincerità disinteressata nel proprio ideale.
http://www.vivamafarka.com/forum/index.php?topic=72859.0


[Aggiunta non riportata nell'articolo]

A questo proposito ricorda il bravo scrittore storico Filippo Gannini, una rivelazione di Montanelli:
«Montanelli, ad esempio, ricorda di un suo incontro avvenuto nel 1937 con l'allora direttore de "Il Resto del Carlino", Filippo Naldi, il quale, circa l'espulsione di Mussolini da "l'Avanti!", dal partito e delle successiva fondazione de "Il Popolo d'Italia", così riferisce: "Mussolini sulle prime non voleva neppure riceverlo, e all'offerta di denaro si adombrò. Ma Naldi, ch'era una sirena, provvide subito a rassicurarlo: sarebbe stato, disse, denaro pulito e senza condizionamenti: Mussolini sarebbe stato libero di difendere le cause che voleva, senza risponderne a nessuno. E su questa condizione l'intesa fu raggiunta"».

Edited by Peppero - 24/10/2009, 22:34
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 24/10/2009, 20:47




povera GERMANIA ,povero hitler....tutta colpa di quei cattivoni polacchi :cry:

i tedeschi si che ci dapevano fare con le minoranze...... :ph34r: :laser:
 
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Avanguardista_tn
view post Posted on 25/10/2009, 12:21




CITAZIONE (GIUSEPPE MAZZINI @ 24/10/2009, 20:47)
povera GERMANIA ,povero hitler....tutta colpa di quei cattivoni polacchi :cry:

i tedeschi si che ci dapevano fare con le minoranze...... :ph34r: :laser:

Non era mia intenzione difendere i tedeschi o schiodarli dalle loro responsabilità durante la guerra, ma spiegare semplicemente le vere cause che portarono al conflitto, queste cose non le dice nessuno, come anche il fatto che dopo che i tedeschi si sono spartiti la polonia con i russi, le democrazie hanno dichiaro guerra soltanto alla germania.
 
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GIUSEPPE MAZZINI
view post Posted on 25/10/2009, 13:33




be sarebbero stati poco furbi in quel moemnto a prendersela con un potenziale alleato in funzione anti -tedesca......basti ricordare il tentativo contro-rivoluzionario del dopo rivoluzione sovietivca per capire quando fosse pocoi amata la russia sovietica dalle democrazie occidentali
 
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Avanguardista_tn
view post Posted on 25/10/2009, 14:59




Secondo me è la situazione che fu sbagliata, perchè le "democrazie" se la presero con la germania e con l'Italia,anche a costo di allearsi con chi detestavano, perchè si erano accorti che la politica fascista dei due paesi andava a toccare i loro interessi, e non per difendere la "povera polonia" "dall'aggressione" tedesca nè tantomeno per difendere la "democrazia".

Quindi churchill appogiò Mussolini e l'Italia, solo fino a quando gli andava bene a lui, poi quando a visto che ci avrebbe perso, ha cercato di scatenare un conflitto mondiale, provocando/approfittando della reazione tedesca in polonia, cercando poi di allargare il conflitto, eliminando pure l'Italia.
Cosi si viene a sfaldare il mito resistenziale che vuole che i due rivoluzionari Mussolini e Hitler una mattina si alzarono e decisero di fare una guerra.

Edited by Avanguardista_tn - 25/10/2009, 17:44
 
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Italoromano
view post Posted on 26/10/2009, 16:31




CITAZIONE (Avanguardista_tn @ 25/10/2009, 14:59)
Secondo me è la situazione che fu sbagliata, perchè le "democrazie" se la presero con la germania e con l'Italia,anche a costo di allearsi con chi detestavano, perchè si erano accorti che la politica fascista dei due paesi andava a toccare i loro interessi, e non per difendere la "povera polonia" "dall'aggressione" tedesca nè tantomeno per difendere la "democrazia".

Quindi churchill appogiò Mussolini e l'Italia, solo fino a quando gli andava bene a lui, poi quando a visto che ci avrebbe perso, ha cercato di scatenare un conflitto mondiale, provocando/approfittando della reazione tedesca in polonia, cercando poi di allargare il conflitto, eliminando pure l'Italia.
Cosi si viene a sfaldare il mito resistenziale che vuole che i due rivoluzionari Mussolini e Hitler una mattina si alzarono e decisero di fare una guerra.

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Le cause della SGM sono certamente molteplici e più profonde, come giustamente (ci) fai notare, ma ad AGGREDIRE fu comunque la Germania, inscenando il fasullo incidente frontaliero di Gleiwitz, il 1° settembre 1939: quello fu il casus belli, peraltro ingiustificato perchè pur non essendo infondate le rivendicazioni tedesche su Danzica - città a maggioranza germanofona - , la Polonia non poteva certo rappresentare un serio pericolo militare per il Terzo Reich, cui peraltro era legata dal trattato bilaterale del gennaio 1934.
 
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16 replies since 20/10/2009, 22:13   465 views
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