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Roma antica: la madre del cattolicesimo

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Rinascimento
view post Posted on 20/2/2010, 13:23




Molto spesso si ritiene che il cattolicesimo e l’ortodossia, ovvero il cristianesimo “latino” e quello “greco”, discendano unicamente da un’evoluzione del giudaismo del I secolo d.C. Ciò, a detta di moltissimi storici, è decisamente erroneo.
Come recita un’antica massima, queste due forme di cristianesimo, cattolicesimo ed ortodossia, fra loro assai simili, sono certamente figlie di Gerusalemme (il giudaismo), ma anche di Alessandria (la cultura greco-ellenistica d’impronta orientale, con la sua simbolica ed il suo pensiero “mistico”), Atene (il pensiero filosofico greco, che ha segnato in modo indelebile non solo l’intera elaborazione teologica cattolica ed ortodossa, ma i suoi medesimi principi ispiratori; la letteratura e l’arte greche) e Roma (il pensiero giuridico; il modello organizzativo ed amministrativo di tipo statale; la letteratura e l’arte romane).

Questo è un dato di fatto storico, anzi, un’immensa congerie di dati laboriosamente raccolti, ma risulta altresì una eredità storica consapevolmente rivendicata dai teologi cattolici ed ortodossi stessi, sin dall’Antichità. Già il primo dei Padri della Chiesa, Giustino, teorizzava l’esistenza dei “semi del Verbo” (tà spermatà tou Logou), ovvero della partecipazione alla divina Rivelazione anche da parte dei Greci e dei Romani, i quali, senza saperlo, avrebbero preannunciato, esattamente come i Giudei, la venuta di Cristo. La cultura greca e romana non era per i teologi cristiani antichi, o meglio per la corrente maggioritaria del cristianesimo antico, da considerarsi falsa, ma soltanto, come il giudaismo, incompleta ed imperfetta. Essa risultava finalisticamente e provvidenzialmente ordinata alla venuta del Salvatore, il cui insegnamento non negava la validità della grecità e della romanità, come non aboliva la “legge antica” giudaica, bensì soltanto li conduceva a compimento.
Questo atteggiamento permise al cristianesimo di farsi scientemente imitatore ed erede di Roma.
A scanso d’equivoci, preciso che le “eredità” che saranno riferite non devono affatto essere interpretate quali semplici derivazioni, bensì considerate come “influssi” e “fusioni” di cultura romana e cristiana: ad esempio, l’istituzione episcopale trae la sua linfa dall’evoluzione autonoma dell’ecclesia, per poi incontrarsi con il modello politico romano.
Mi scuso per l’estrema ingenuità e grossolonità dell’elenco seguente, che è diretto unicamente a facilitare in estrema sintesi la significatività e le dimensioni di tale operazione.
a) la struttura ecclesiastica, nella sua articolazione di patriarca-arcivescovo-vescovo-sacerdote, e nella sua categoria di territorialità è ripresa puntualmente dall’apparato statale ed amministrativo romano. A partire dal II secolo d.C., l’ordinamento ecclesiastico, incentrato sulla figura del vescovo, capo della comunità dei fedeli a cui spettava la nomina dei presbiteri, si era formato su quello pubblico, prendendone a modello l’organizzazione politico-amministrativa. Il sistema episcopale riproduceva in tal modo gli schemi propri dello stato romano, nel suo apparato centralizzato e gerarchico, fondato sulla territorialità del diritto. Dato che alle province in cui era suddiviso l’impero corrispondevano altrettante circoscrizioni ecclesiastiche, fu riconosciuta una dignità speciale ai seggi vescovili dei capoluoghi provinciali. Quando, in seguito alla riforma di Diocleziano, le province furono raggruppate in dodici circoscrzioni superiori, le diocesi, aventi per capitale la metropoli della provincia più improtante, ulteriore fu il prestigio acquisito dai seggi episcopali metropolitani quali coordinatori dei vescovi appartenenti a quella medesima circoscrizione ecclesiastica. Infine, l’affermarsi dei patriarchi al vertice della gerarchia ecclesiastica dipese in modo considerevole, anzi decisivo, dall’ulteriore ripartizione amministrativa dell’impero, specie dalle due capitali imperiali di Roma e Costantinopoli, divenute poi vertici della Chiesa latina e di quella greca
b) la figura del vescovo è largamente ispirata a quella del magistrato romano, così come l’estrazione sociale dei vertici ecclesiastici a partire dalla fine del II secolo discende dall’ordine senatorio. Come scrive, fra gli altri, un grande storico italiano, Giovanni Tabacco, “Il risultato di tutti questi processi culturali ed istituzionali fu un sistema cattolico di impronta aristocratica, civilmente autorevole, armato, nei suoi rappresentanti qualificati, di attributi imperiosi, elaborati sul modello del magistrato romano, e di tutte le arti della persuasione e dell’eloquenza, della retotica e della dialettica; con responsaabilità crescenti, per le competenze giuridsidioznali concesse ai vescovi dagli imperatori al di là della pura disciplina ecclesiastica, in concorrenza dunque col magistato civile”
c) la figura del pontefice, quale viene ad essere elaborata a partire dal secolo V, e soprattutto dal XI, è fondata in buona misura ispirandosi sia alla “teologia imperiale”, sia alla dottrina giuridica concernente l’imperatore romano stesso. In altri termini, ciò che l’imperatore è per l’imperium Romanorum, così il pontefice nei confronti delle ecclesia Christianorum
d) il governo pastorale e l’amministrazione disciplinare della Chiesa al suo interno è stata, almeno sin dal secolo XI, fondata sull’applicazione dei principi del diritto romano a quello canonico.
e) la definizione stessa di “Chiesa” è stata condizionata dal diritto romano, con l’evoluzione in senso pubblicistico dell’autorità pontificia, secondo il modello dell’antico ordinamento imperiale, da cui, fra l’altro, le categorie di unicità ed universalità della ecclesia, tradizionali nel cristianesimo, hanno ricevuto una reinterpretazione
f) il modello caritativo cristiano, risalente sin ai primi tempi della chiesa apostolica, è stato riespresso, come hanno mostrato Peter Brown ed Evelyn Patlagean, sulla scorta del rapporto romano fra patronus e cliens, inizialmente applicato alla relazione fra attività di munificenza del vescovo e suoi fedeli
g) la cosiddetta “liturgia imperiale” , ovvero il complesso cerimoniale in uso nel “sacro palazzo” dell’imperatore, è in una certa misura imitato dalla liturgia cristiana

Come questo rozzo elenco lascia trasparire, la Chiesa (non solo quella cattolica, ma anche ortodossa), come struttura ed organizzazione, è la diretta imitazione dell’impero romano, del suo apparato gerarchico ed accentratore, della sua filosofia del diritto, dei suoi rapporti sociali verticali.
Inoltre, la Chiesa di Roma ha assorbito altri importanti aspetti della romanità:
a) il calendario, con cui è regolata la pratica cultuale
b) l’architettura
c) la lingua e la letteratura. Come è noto a tutti, il latino rimane in uso in ambito ecclesiastico, come lingua parlata, per l’intero Medioevo ed oltre, come lingua scritta e liturgica sino al Novecento. La letteratura latina, da cui tutte le letterature d’Europa traggono gran parte (un nome per tutti gli studiosi che l'hanno esaminato: Ernst Robert Curtius ed il suo magistrale Letteratura europea e Medio Evo latino), gioca un ruolo basilare non solo sotto l’aspetto formale, ma anche nell’educazione morale del clero, come già accadeva per i Romani, per i quali la retorica era anche propedeutica all’apprendimento del mos maiorum e dei doveri del buon cittadino
d) le forme musicali, da cui discenderà il gregoriano (anche se influenzato anche da modelli musicali celtici ovvero iro-scozzesi)
Ancora, due rilevanti categorie teologiche cristiane sono date dalla fusioni di tradizione giudaica e romana:
1) l’idea di “fede” che, al di là della formula teologica paolina, appare condizionata da una trasposizione nelle relazioni fra Dio e l’uomo del latino fides, concetto centralissimo nell’etica romana riferita all’esistenza sociale e politica
2) l’idea di “virtù”, che, in una certa misura, applica al rapporto Dio-uomo la categoria della virtus latina


Su quanto sopra riportato, si possono ricordare diversi importanti studiosi, da Michael McCormick ad Hélène Arweiler, da Gilbert Dagron a Henri Marrou, da Ramòa Teja ad Andrea Giardina, da Erik Peterson a F. Farina e S. Calderone, ed poi Giovanni Tabacco, Cesare Alzati, Arnaldo Momigliano, ed innumerevoli altri ancora.


Post Scriptum:
Spero che il messaggio non sia troppo lungo e che sia stato inserito nella sezione apposita.

Fonti:
www.legnostorto.com
http://www.legnostorto.com/index.php?optio...id=15&id=469224



Edited by Peppero - 20/2/2010, 18:30
 
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Van Hanegem
view post Posted on 20/2/2010, 17:39




Mi complimento con te, questi sono contributi di altissimo livello.
 
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view post Posted on 20/2/2010, 18:35
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QUOTE (Rinascimento @ 20/2/2010, 13:23)
Post Scriptum:
Spero che il messaggio non sia troppo lungo e che sia stato inserito nella sezione apposita.

Non ti preoccupare, al limite, anche se sbagli mettendo i topic, si possono sempre spostare. Post molto interessante, complimenti...
 
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_Evans_
view post Posted on 20/2/2010, 19:32




Infatti il Cristianesimo Romano non deriva unicamente dal Giudaismo. È la brutta copia del Paganesimo Classico. :sisi:
 
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eveline1
view post Posted on 20/2/2010, 19:34




CITAZIONE (Peppero @ 20/2/2010, 18:35)
CITAZIONE (Rinascimento @ 20/2/2010, 13:23)
Post Scriptum:
Spero che il messaggio non sia troppo lungo e che sia stato inserito nella sezione apposita.

Non ti preoccupare, al limite, anche se sbagli mettendo i topic, si possono sempre spostare. Post molto interessante, complimenti...

Posso dissentire?

CITAZIONE (_Evans_ @ 20/2/2010, 19:32)
Infatti il Cristianesimo Romano non deriva unicamente dal Giudaismo. È la brutta copia del Paganesimo Classico. :sisi:

Questa discussione quale contributo dovrebbe portare alla nostra conoscenza?
 
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_Evans_
view post Posted on 20/2/2010, 19:38




Ce l'hai col mio post?
 
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eveline1
view post Posted on 20/2/2010, 19:43




No.Con l'argomento in generale.
 
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Rinascimento
view post Posted on 21/2/2010, 10:12




Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti, sia chi ha assentito, sia chi ha ritenuto discutibile il senso in generale del post.
Vorrei proprio rispondere ad Eveline, che si domanda quale contributo ciò che, modestamente, ho sopra scritto, potrebbe apportare alla nostra conoscenza.
In primo luogo, ha la sua importanza nell'ambito della storia religiosa e culturale, aiutando a meglio conoscere la genesi e la natura del cristianesimo cattolico ed orotodosso.
In secondo luogo, in una prospettiva di storia nazionale, sia valorizza la grande eredità di Roma antica, non solo in campo giuridico, politico, militare, letterario, ma anche religioso. Il cattolicesmo è diffuso in tutto il mondo, il che significa che, anche in questo modo, la civiltà romana si è irradiata globalmente.
Inoltre, mi pare che fornisca argomenti a sostegno della continuità e sostanziale unitarietà della storia italiana. Prima Roma antica, poi Roma cristiana hanno inciso profondissimamente la storia italiana ed il suo carattere nazionale, e la seconda è erede della prima.

Almeno, questo è il mio umile parere
Un grazie particolare a Van Hanegem e Peppone per le loro gentili parole
Buona domenica a tutti
 
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Allonsanfan
view post Posted on 26/11/2010, 14:23




L'argomento toccato è molto interessante.

Pur non essendo un esperto vorrei solamente aggiungere un paio di parole su un pensatore a mio parere fondamentale per comprendere l'evoluzione del Cristianesimo: l'esegeta Alessandrino Origene(185 - 253/254), contemporaneo di Plotino e continuatore di Clemente - e, indirettamente, di Filone - nell'estensione del culto alle classi intellettuali, mediante l'ibridazione con il MedioPlatonismo.
Per quanto riguarda la biografia, possiamo rivolgerci alla monumentale e rivoluzionaria "Storia della Chiesa" di Eusebio di Cesarea; al contrario, la ricostruzione della bibliografia risulta problematica, essendoci pervenuti solamente pochi e tardi frammenti del testo originale, appartenenti a una breve antologia redatta per ordine dell'imperatore Giustiniano, il cui fine era quello di ribadire la condanna delle dottrine Origeniane. Fortunatamente siamo in possesso di alcune traduzioni in lingua latina, curate da Girolamo e Rufino alla fine del V secolo, che purtroppo sacrificano buona parte del raffinatissimo impianto esegetico, sorto dalla sintesi di tradizione dei grammatici Alessandrini, filosofia Platonica, mediazione culturale e tentativi esegetico/dottrinali, dettati dall'esigenza pratica di elaborare una risposta alle obiezioni di pagani, ebrei o eretici (soprattutto Gnostici).
Un esempio della profondità speculativa e tecnica raggiunta nella "capitale culturale" dell'oriente Romano - e dal nostro - ci è fornito dagli "Hexapla" (giuntici in piccola parte), sinossi delle edizioni allora esistenti dell'Antico Testamento, trascritto in ebraico(vocalizzato), ebraico traslitterato in greco, e in quattro traduzioni alternative, fra le quali spicca la LXX.
Dobbiamo altresì ricordare:
- "Principi", opera dottrinale, ove vengono affrontate, con piglio filosofico-filologico(ruolo fondamentale dei testi sacri, elaborazione del canone), le questioni fondamentali dell'allora tutt'altro che definita teologia cristiana, come la natura di Dio e del Cristo/Logos, l'anima, la resurrezione(contestatissima dai pagani, a partire da Celso), il libero arbitrio, la creazione(racconto biblico reinterpretato in chiave Platonica, in particolar modo per quanto riguarda la caduta degli enti razionali, presente - non ci stupisca: tutti gl'intellettuali avevano, a grandi linee, la medesima formazione - con le adeguate rielaborazioni, anche nelle dottrine Gnostiche), il rapporto con la Scrittura(esegesi Letterale, Allegorica, Filoniana) e fra ragione e fede...
Come nella stessa esegesi, Origene rifiuta di fissare dogmi, ammettendo diverse interpretazioni. A patto, ovviamente, ch'esse siano fondate sulla Ragione.
- "Sulla preghiera": saggio molto agevole che fornisce una interpretazione della preghiera che oggi definiremmo "psicologica"; essendo la volontà di Dio immutabile, la pratica spirituale acquista importanza per la crescita interiore del singolo.
- Commentarii:Scolii e omelie, per buona parte perduti. Si pensa che Origene abbia analizzato e interpretato l'intero corpus (o quasi) della Scrittura (AT compresi i deuterocanonici +NT), da egli considerata come un tutto organico.
Interessanti sono le "Omelie" e il "Commentario" al "Cantico dei Cantici", che nel livello letterale di esegesi diviene la fusione fra un epitalamio e una azione scenica, dotata degli stilemi del teatro greco.
 
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Italoromano
view post Posted on 26/11/2010, 14:43






Da assoluto profano in materia, ne approfitto per sottoporre all'attenzione generale un quesito: ritenente sostenibile l'accusa, portata avanti dalle cosiddette "comunità ecclesiali di base" sorte dopo il Vaticano II e il Sessantotto, secondo cui detta faconda contaminazione tra la scaturigine giudaica ed il successivo, potente innesto romano, abbia trasformato la Chiesa delle origini in una sorta di soggetto imperiale, agente secondo precise logiche di potere estranee alla sua originaria (e primaria) missione spirituale?

A me è sempre parsa una critica un poco viziata da una sorta di pregiudizio ideologico, ma ci terrei davvero moltissimo a conoscere i vostri autorevoli pareri.

Cordiali saluti



 
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Allonsanfan
view post Posted on 28/11/2010, 13:26




La tua domanda è assai insidiosa.

Risponderei con un secco NO, per un motivo fondamentale: senza l'ibridazione con il mondo Romano - il che vale a dire anche con i Giudei Ellenizzanti di cultura e lingua greche, come Paolo di Tarso (non a caso una metropoli commerciale) e gli ignoti evangelisti - il Cristianesimo non sarebbe mai esistito. O meglio, si sarebbe ridotto a una delle molti correnti ebraiche, al pari degli Esseni.
Perché?
Perché, almeno a detta di molti storici del Cristianesimo (i riferimenti precisi in seguito, appena recupero gli appunti dell'anno scorso :lol:), l'uomo Gesù non avrebbe mai avuto intenzione di fondare comunità indipendenti, e ancor meno di dare vita ad una religione indipendente. Altrimenti perché non sarebbe(quasi)mai uscito dalla Galilea rurale, dai villaggi arroccati sulle sponde del lago di Tiberiade? Perché non avrebbe lasciato scritto nulla? Forse era analfabeta (come la stragrande maggioranza della popolazione), forse non ne aveva bisogno, in qualità di predicatore itinerante, fautore di un profondo rinnovamento morale: aveva il Pentateuco.
Non ho detto l'Antico Testamento perché:
1. Quello "nuovo" non era ancora stato scritto
2. Il canone fu chiuso intorno agli anni '90 del primo secolo d.C.

Il problema è che, almeno all'attuale stato di documentazione, non siamo in grado di ricostruire il pensiero di Gesù, né la sua controversa figura. Né la ricezione del suo pensiero presso i contemporanei. Non abbiamo abbastanza fonti: nulla prima di Paolo - vent'anni di buco sono tanti -, quasi nulla dalle comunità giudeo-cristiane...tenendo poi conto del ruolo, assolutamente preponderante, dell'oralità, non più ricostruibile.
Ergo non siamo in grado di stabilire con esattezza quale fosse la "originale (e primaria) missione del Cristianesimo".

Più che di tradimento parlerei di evoluzione storica e mediazione culturale, all'interno di quell'immenso e sfaccettato coacervo che era l'Impero Romano.

Concedimi una nota di costume: si è soliti indicare Costantino I come il campione del "cristianesimo imperiale", sulla scorta del suo biografo - e appassionato apologeta - Eusebio di Cesarea. E' solo parzialmente vero. La convenienza politica lo spinse ad allearsi con quella che ormai era diventata una lobby abbastanza influente, potenziale serbatoio di organizzazione e collanti per il vacillante Impero MA:
- Rimase pagano per tutta la vita. Si convertì in punto di morte. E fu battezzato da un vescovo ariano. Ovvero eretico.
- Non fu l'autore del decreto che sancì la libertà di culto, siglato dal predecessore Galerio (in merito ti raccomando il pittoresco "Le morti dei persecutori" di Lattanzio. Puro, adorabile, viulento libellismo)
 
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Italoromano
view post Posted on 29/11/2010, 16:13




Quindi la Chiesa è cattolica perchè romana, ossia in una certa qual misura erede della missione universale della Roma imperiale?

Pur nella sua lapidaria e forzata brevità, lo ritieni questo un concetto sostenibile?

p.s. Perdona la curiosità, ma allora non fu l'editto costantiniano del 313 a liberalizzare le pratiche cultuali cristiane? :huh:
 
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Allonsanfan
view post Posted on 29/11/2010, 21:32




QUOTE
Perdona la curiosità, ma allora non fu l'editto costantiniano del 313 a liberalizzare le pratiche cultuali cristiane?

L'"editto di Milano", o meglio, la svolta politica avviata da Costantino e Licinio all'indomani di Ponte Milvio - giacché secondo molti storici, fra cui S.Pricoco, un vero e proprio editto non sarebbe mai stato prodotto - , faceva seguito all'Editto di Nicomedia, emanato per ordine del morente Galerio nel 311 e interpretato da Lattanzio come un atto di conversione personale.

QUOTE
Quindi la Chiesa è cattolica perchè romana, ossia in una certa qual misura erede della missione universale della Roma imperiale?

Non credo di essere in grado di formulare una risposta netta. Mi riserberei piuttosto di fare alcune considerazioni:
- l'aggettivo "Romano" ha una estensione ben superiore ai limiti fisici dell'Urbe, e viene a inglobare l'intero Impero. La priorità della sede di Roma non è mai stata accettata dalle altri metropoli imperiali, come Alessandria o Costantinopoli.
- l'aggettivo "Romano" non può indicare il Mos Maiorum, giacchè la fortuna dell'espansione imperiale fu proprio l'adattabilità, la capacità di sovrapporsi e fondersi alle culture autoctone senza cancellarle, dando vita a un complesso coacervo di popoli, istanze, spunti, risposte, soluzioni, ibridazioni. Se non teniamo conto di questa plasticità non possiamo comprendere il sorgere e l'evoluzione del Cristianesimo, esempio palese di mediazione culturale, o la sua sopravvivenza alla caduta di Roma, superata con la "translatio Imperii"...ricordando la ben assodata continuità giuridica fra Impero e regni Romano-Barbarici.
Inoltre, i rimandi alla "Gerusalemme celeste" permettono di rendere il culto indipendente alla vita dello Stato.
- il valore universale o meno del Cristianesimo è oggetto di disputa fin dagli anni '50 del I secolo, e dalla frattura fra Paolo di Tarso e i capi della comunità di Gerusalemme, Pietro e Giacomo (diffida della versione irenica degli "Atti degli apostoli" e goditi le improperie delle lettere - soprattutto II Corinzi e Galati. Per nota di costume ricordo che Efesini, Colossesi, II Tessalonicesi, Tito, Tomoteo, Ebrei sono unanimemente ritenute pseudoepigrafe - del pensatore di Tarso).
La grande differenza riguarda le diverse prospettive dei protagonisti, influenzate dal luogo d'origine: una metropoli di lingua greca o la ribelle Palestina, fiera della sua ormai perduta indipendenza.
I Vangeli sinottici (Giovanni è più problematico), composti approssimativamente fra 70 e 85 d.C., manifestano la prima impostazione, che si è rivelata poi vincente.
- una Chiesa istituzionalizzata e organizzata sorge nel IV secolo, a partire dalla svolta Costantiniana, e dall'ibridazione con la politica imperiale.
Eppure non credo che il Cristianesimo abbia mai compreso Roma fra i propri "miti di fondazione", sopratutto se consideriamo il ruolo attribuito ai martiri (veri o inventati), emblemi di una difficile coesistenza.
Ergo non saprei fino a che punto la Chiesa si sia auto-considerata erede dell'Impero Romano. Certamente la base culturale era quella, ed è probabile che il binomio Civiltà=Roma fosse insito nel sostrato degli intellettuali, convertitisi a partire dal paganesimo e incapaci di rinunciare alla cultura pagana. L'eredità imperiale è stata uno dei fattori che concorsero al concetto di universalità, ma non saprei fino a che punto.
 
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Civis
view post Posted on 18/12/2010, 14:02




CITAZIONE (Italoromano @ 29/11/2010, 16:13) 
Quindi la Chiesa è cattolica perchè romana, ossia in una certa qual misura erede della missione universale della Roma imperiale?

Diciamo che, romanamente parlando.. non ci sono le basi legali per poter fare tale affermazione.. anche perchè gli unici a poter dire "noi siamo gli eredi di roma" sono gli imperatori dell'impero romano d'oriente poichè quando Odoacre depose Romolo Augustolo nel 476, inviò le insegne imperiali a Costantinopoli riunificando de jure e de facto lo stato romano, poi venne nominato anche patrizio e regnò sull'Italia sempre al servizio dell'imperatore d'oriente.. alla fine quello è il passaggio fondamentale, perchè dire che "i barbari hanno invaso e smembrato l'impero" è storicamente scorretto.. coloro che hanno guidato rivolte, colpi di stati, o come Odoacre hanno deposto imperatori.. erano cittadini romani, di origini barbarica.. gente che parlava latino, gente che sapeva leggere e scrivere, generali foederati dell'esercito romano.. che comunque, stando sempre nel concetto legale e romano dell'eretidà imperiale, è crollato nel 1453 con il nome di "Pars Occidentalis Imperium Romanum", in seguito ribattezzato "Impero Bizantino" nel 18esimo secolo.. tra l'altro dopo la caduta di Costantinopoli, Maometto II° si è incoronato "Kayser-i Rum", titolo che non venne mai riconosciuto.

Ma andando un po più indietro nell'anno 800, quando Carlomagno venne incoronato "Rex Romanorum", l'Imperatore d'Oriente non riconobbe mai questa autorità.. ne i suoi successori, solo l'Impero romano d'oriente aveva l'autorità legale e giuridica per definisrsi continuazioni naturale, legale, politica e geografica dello stato romano e della dinastia dei cesari.

La chiesa romana, anzi, lo stato pontificio nacque come entità politica indipendente circa verso la metà dell'ottavo secolo con il nome di "Ducatus Romanus", Ducato Romano.. poichè prima quei territori erano parte del cosiddetto "esarcato di ravenna", una provincia amministrative dell'impero romano d'oriente (non a caso la parola "Romagna", che ha la stessa etimologia di "Romania", vuol dire "Terra dei romani" o più in generale "mondo romano").. poi tramite la donazione di costantino, rivelatasi un falso, si autoproclamarono eredi dell'autorità imperiale e si avvalsero il diritto di incoronare un nuovo imperatore, in modo illegale e giuridicamente non valido..

Una cosa però è vera.. nell'epoca tardo antica la chiesa cattolica prese di fatto il posto dell'autorità imperiale.. si sostituì allo stato poichè lo stato romano non era più forte e presente come prima, ma giuridicamente parlando, non sono gli eredi dello stato romano.

 
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Allonsanfan
view post Posted on 21/12/2010, 21:32




QUOTE
Ma andando un po più indietro nell'anno 800, quando Carlomagno venne incoronato "Rex Romanorum", l'Imperatore d'Oriente non riconobbe mai questa autorità

Se ricordo bene tale fu il motivo principale che spinse Carlo Magno a ricorrere alla legittimazione da parte del pontefice. Oltre all'illegittimità dell'usurpatrice Irene, la cui autorità non era riconosciuta dalla gran parte dell'aristocrazia Bizantina (in effetti neanch'io mi fiderei di una che fa accecare il figlio per soffiargli il trono :lol: ).

Potrei chiederti un parere?
Secondo te che ruolo ebbe la prassi longobarda di incoronare i monarchi con la Corona ferrea, nella translatio imperii?
 
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15 replies since 20/2/2010, 13:23   175 views
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