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Confutazione delle tesi neo-borboniche

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view post Posted on 3/9/2010, 09:24
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Un interessante articolo del Sole 24 ore dedicato a chi pensa che l'unità d'Italia sia stata una jattura per il meridione governato dai Borboni.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=AYiaH2LC


Unità d'Italia vista da Sud. La replica dell'Istituto della Reale Casa di Savoia
Dopo la pubblicazione dell'articolo del 31 agosto sull'Unità d'Italia vista da Sud abbiamo ricevuto la lettera del presidente dell'Istituto della Reale Casa di Savoia, il dottor Alberto Casirati, che contesta alcuni degli argomenti proposti nell'articolo. Con ricchezza di argomenti, il dottor Casirati propone le puntalizzazioni dell'Istituo di Casa Savoia su un momento storico che, riconosce, «ha avuto le sue ombre, come ogni esperienza umana» ma che - afferma - ha «costituito per il Sud un'occasione vera di sviluppo». Non riteniamo che le puntualizzazioni dell'Istituto contraddicano la sostanza dell'articolo in cui le tesi anti-risorgimentali vengono sottoposte al giudizio di storici autorevoli. In ogni caso riteniamo che la pubblicazione della lettera possa offrire ai lettori un punto di vista autorevole, per quanto interessato.


Egr. Direttore,
l'articolo del 31 agosto 2010 di Giuseppe Chiellino, dal titolo L'Unità d'Italia vista da Sud: un'annessione senza dichiarazione di guerra? ripropone, seppur garbatamente, alcuni argomenti senza alcun fondamento storico, cavalli di battaglia di chi, per motivi di carattere personale e sfruttando la buona fede di persone all'oscuro dei fatti storici, cerca di sfruttare anche il cosiddetto "150° anniversario dell'unità italiana".
Per amor di verità storica, e per limitarsi ai temi accennati nell'articolo, è necessario ricordare che:

- nel 1861 non fu raggiunta l'unità nazionale, bensì proclamato il Regno d'Italia. L'unità venne completata solo nel 1918, grazie alla vittoria nella "Grande Guerra" (che divenne così la IV Guerra d'Indipendenza italiana) ed il raggiungimento dei confini naturali della Patria;

- le tesi dei nostalgici borbonici ignorano completamente il quadro generale europeo e mondiale del XIX secolo, nell'ambito del quale il processo unitario nazionale dovette per forza di cosa muoversi e dal quale era inevitabilmente condizionato;

- il brigantaggio, che i neoborbonici imputano alla "conquista piemontese", era in realtà già ben radicato nel Sud già due secoli prima. Tanto che i primi a mettere in pratica la repressione armata del brigantaggio furono gli stessi Borbone, che sotto Ferdinando I arrivarono persino ad affidarsi ad uno straniero: il Generale Richard Church. Anche durante il regno di Gioacchino Murat, diversi decenni prima della spedizione dei Mille, il brigantaggio fu aspramente combattuto. Il Colonnello francese Charles Antoine Manhés è ricordato per i suoi metodi violenti e crudeli. I francesi stigmatizzarono in particolare l'utilizzo delle bande da parte dei nobili latifondisti locali, che se ne servivano per tenere i loro contadini in una situazione di sottomissione del tutto simile alla schiavitù. Altro che patrioti!

- la tanto decantata "identità meridionale" ha la stessa credibilità storica della Padania: una favola. Basti pensare all'odio nutrito per la dominazione borbonica da parte dei siciliani, che parteciparono, con migliaia di caduti, alla liberazione dell'isola, appoggiando in armi la spedizione garibaldina;

- le casse del regno borbonico erano ben fornite, ma a scapito del popolo: storici meridionalisti affidabili hanno da tempo ammesso le condizioni di vita miserrime della maggior parte dei sudditi borbonici, l'analfabetizzazione imperante e ben al di sopra della media europea d'allora (basti pensare, ad esempio, che numerosi consiglieri comunali della provincia di Napoli firmavano i verbali di consiglio aiutandosi con una stampiglia di legno), l'assenza quasi totale di vie di comunicazione…

- mancava un'istruzione pubblica propriamente detta. Il Prof. Carmine Cimmino, docente napoletano, sintetizza così l'argomento: "I Borbone persero il Regno per necessità storica: Francesco I e Ferdinando II cercarono, con una perseveranza maniacale, di chiudere le genti del Sud in una specie di bolla gigantesca che li isolasse da un mondo che cambiava senza sosta. Accadde così che piccoli gruppi di eccellenza, ingegneri, architetti, medici, raggiungessero posizioni d'avanguardia: ma l'analfabetismo di massa toccava percentuali altissime, e il programma delle scuole pubbliche di primo grado era roba da ridere. Nell'ultima battaglia, sul Volturno, i soldati napoletani si coprirono di gloria, ma pochi di essi sapevano leggere e scrivere; tutti i sodati piemontesi, invece, leggevano e scrivevano con una certa facilità. Questo dato sarebbe sufficiente, da solo, a spiegare il crollo del Regno. La logica della storia è spesso più lineare di quanto si pensi".

- Angelo D'Orsi, professore di Storia del pensiero politico all'Università di Torino, ricorda che "il Regno del Sud era un territorio profondamente depresso ed era almeno un secolo e mezzo indietro rispetto allo sviluppo del resto d'Europa"; gli fa eco il prof. Giuseppe Cacciatore, filosofo salernitano e membro dell'Accademia dei Lincei: "nessuno può negare che quella dei Borbone sia stata una tra le peggiori dinastie europee e contemporanee. E' quella che ha mandato in carcere e al patibolo i patrioti napoletani, che impose il giuramento davanti ai vescovi delle diocesi dei professori universitari per avere il permesso ad insegnare". Metternich previde che la dinastia sarebbe morta di una "infezione" contratta durante i moti del 1820 - 1821: la paura.

D'altra parte, è un fatto storicamente accertato che le sorti del Regno borbonico erano affidate ad una classe "dirigente" composta in massima parte da corrotti e da traditori, pur con alcune lodevoli eccezioni. Lo dimostra anche la repentina decomposizione del Regno dopo lo sbarco dei Mille a Marsala.

Come ogni esperienza umana, anche il nostro Risorgimento ha avuto le sue ombre, ma non v'è dubbio che abbia costituito, per il Sud, un'occasione vera di sviluppo. Se ne ricordarono bene, solo 86 anni dopo, le genti del Sud, quando votarono a grande maggioranza a favore della Monarchia sabauda nel referendum istituzionale.

E' dunque sempre più squallido e meno credibile lo scenario rivendicativo "meridionalista" odierno, che Ernesto Galli della Loggia ben sintetizza dalle pagine del Corriere della Sera del 29 agosto 2010: "Almeno nella sua vulgata di massa, quella del Sud si presenta come una protesta che non tiene assolutamente conto, non fa menzione neppure, di quello che pure tutti gli osservatori imparziali hanno indicato da decenni come tra i principali, o forse il principale ostacolo di qualunque possibile sviluppo del Mezzogiorno. Vale a dire la paurosa, talvolta miserabile pochezza delle classi dirigenti politiche meridionali, specie locali, protagoniste di malgoverno e di sperperi inauditi, ma che continuano a stare al loro posto perché votate dai propri elettori".

Grato di una pubblicazione, porgo vive cordialità.

*Dr. Alberto Casirati
Presidente - Istituto della Reale Casa di Savoia

Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/201...l?uuid=AYiaH2LC

Edited by Peppero - 10/5/2015, 14:12
 
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_Evans_
view post Posted on 3/9/2010, 09:38




Molto interessante. :sisi:
 
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view post Posted on 3/9/2010, 10:20
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Bellissimo articolo, Juvaborg, il testo del dottor Casirati dell'Istituto della Reale Casa di Savoia è adatto per creare un video patriottico. Mi piacciono soprattutto le frasi: <<la tanto decantata "identità meridionale" ha la stessa credibilità storica della Padania>> e <<le casse del regno borbonico erano ben fornite, ma a scapito del popolo>>. Altro che sud ricco e benestante...
 
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Char08
view post Posted on 3/9/2010, 11:07




Anche io molto interessante........ Un ottim'articolo!!!!
 
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view post Posted on 3/9/2010, 11:09
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Purtroppo si sta diffondendo una sottocultura partigiana e priva di fondamento tesa a contrapporre il sud contro il nord (indovinate scatenata da chi?), e non si esamina più il vero contesto storico in modo equilibrato.Proporrei la diffusione obligatoria nelle scuole di una puntata di porta a porta nella quale l'antirisorgimentale Castelli fu ridicolizzato dagli storici Villari e Galli Della Loggia.
 
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Daniele Italico
view post Posted on 3/9/2010, 13:38




Nelle scuole bisognerebbe diffondere l'amor patrio. Specialmente materiale che riguardi la storia della nostra Italia e i sacrifici fatti per unirla, proprio per evitare che le nuove generazioni si lascino confondere dai politici dell'ultima ora e da improvvisati storici.
 
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Il Littore
view post Posted on 3/9/2010, 13:51




Anche se l'articolo "volutamente" esclude l'apporto del Regime Fascista al Risorgimento...
 
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The Italian Patriot
view post Posted on 3/9/2010, 14:15




CITAZIONE (Daniele Italico @ 3/9/2010, 14:38)
Nelle scuole bisognerebbe diffondere l'amor patrio. Specialmente materiale che riguardi la storia della nostra Italia e i sacrifici fatti per unirla, proprio per evitare che le nuove generazioni si lascino confondere dai politici dell'ultima ora e da improvvisati storici.

:nazionale:
 
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Char08
view post Posted on 3/9/2010, 15:46




CITAZIONE (The Italian Patriot @ 3/9/2010, 15:15)
CITAZIONE (Daniele Italico @ 3/9/2010, 14:38)
Nelle scuole bisognerebbe diffondere l'amor patrio. Specialmente materiale che riguardi la storia della nostra Italia e i sacrifici fatti per unirla, proprio per evitare che le nuove generazioni si lascino confondere dai politici dell'ultima ora e da improvvisati storici.

:nazionale:

:ita: :ita: :ita:
 
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Rinascimento
view post Posted on 18/9/2010, 16:24




L'articolo citato ribadisce quanto è da tempo acquisito in ambito storiografico.
E' banale ricordare come la bibliografia sul periodo dell'unificazione dell'Italia sia decisamente abbondante, il che però rende indispensabile distinguere al suo interno una gerarchia di valore ed attendibilità, essendovi numerosissime opere di mediocre o scarso valore.
Sono basilari anzitutto le opere del siciliano Rosario Romeo (1924-1987), che rimangono pietre miliari perlomeno nella ricostruzione della storia economica della cosiddetta “questione meridionale”: Breve storia della grande industria in Italia; Storia della grande industria in Italia, Risorgimento e capitalismo. Esistono moltissimi altri studi che confermato la loro attendibilità, come ad esempio
B. Caizzi, Storia dell'industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri; S. Clough, Storia dell'economia italiana dal 1861 ad oggi
Testo basilare è anche quello di V. Castronovo, "La storia economica", nel IV Volume, "Dall'Unità ad oggi", di "La storia d'Italia", a cura di R. Romano-C. Violante,
Sulla questione meridionale mi sembra difficile escludere i testi di R. Villari, (Il sud nella storia d'Italia) e L.Cafagna (Dualismo e sviluppo nella storia d'Italia), che non indulgono affatto ad una prospettiva nostalgica del passato pre-unitario. Lo stesso si dica per l'opera più recente di M. L. Salvadori, "Il mito del buongoverno. La questione meridionale da Cavour a Gramsci", Torino 1960, che parimenti non concede nulla ad una idealizzazione del passato borbonico.
E’ giudizio pressoché unanime fra gli storici che le condizioni economiche del Mezzogiorno fossero in media peggiori di quelle dell'Italia del nord e che tale forbice avesse radici plurisecolari. Neppure gli storici meridionalisti, a partire da Villari e Gramsci, sostengono il contrario. Si noti inoltre come se si prende in considerazione la cosiddetta "qualità della vita" (calcolata sulla base di un ventaglio variegato d'indici) e non soltanto il PIL il divario fra nord e sud dell'epoca fosse ancora più elevato. Il governo borbonico era pessimo, con il suo conservatorismo ed immobilismo, il livello incredibile di corruzione ed inefficienza amministrative, il prepotere di camarille feudali, di corte ed anche mafiose. Non per nulla la grande maggioranza degli abitanti del sud hanno accolto Garibaldi come un liberatore. Per di più lo stato borbonico era un semi-protettatore austriaco, in quanto erano austriaci gli istruttori militari e le truppe più fidate di re Franceschiello (si facevano chiamare "Bavaresi", ma erano in realtà reparti regolari austriaci). COn l'Austria esisteva anche un trattato politico e militare segreto, per impedire l'Unità d'Italia.

Poi si potrebbe ricordare anche la questione capitale del rapporto fra Stato e Chiesa, a cominciare dalla monografia dello Jemolo Chiesa e stato in Italia negli ultimi cento anni.
Poi ancora si potrebbero citare le varie biografie di Denis Mack Smith su Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II, estremamente accurate e del tutto estranee a considerazioni agiografiche, oltre che l'ottima Storia militare del Risorgimento di Piero Pieri, che ha il merito di coniugare le vicende strettamente militari con un'analisi della storia politica e sociale del periodo. Grande biografo di Garibaldi è stato anche lo studioso inglese G. M. Trevelyan, il maggiore storico inglese della sua generazione.
Si possono considerate positivamente anche visioni d'insieme, seppure soggette ad un inevitabile invecchiamento, quali quelle dei saggi di Benedetto Croce (Storia d'Italia dal 1871 al 1915) o Gioacchino Volpe (L'Italia in cammino: l'ultimo cinquantennio) sul Risorgimento.
Buon ultimo, un grande storico del Risorgimento è stato Adolfo Omodeo, un siciliano allievo ideale di Croce. Egli ha difeso il modello dell'Italia liberale sviluppando la concezione crociana della storia in cui si realizza l'idea della libertà. Moltissimi i suoi studi sul periodo: L'età del risorgimento italiano del 1931, La leggenda di Carlo Alberto, (1940), V. Gioberti e la sua evoluzione politica, L'opera politica del conte di Cavour del 1942, oltre a Difesa del Risorgimento, uscito postumo.
Per uno sguardo d'insieme sulle varie correnti interpretative, esiste ed è ancora valido lo studio di W. Maturi, Le interpretazioni del Risorgimento, Einaudi 1962, anche se è certo invecchiato.

Queste opere, assieme a moltissime altre, sono più che sufficienti a respingere integralmente le revisioni pseudo-scientifiche e pseudo-storiche oggigiorno di moda, mostrandone tutta l'inconsistenza.
Certo, navigando in Rete o ricercando nelle librerie ed edicole è possibile trovare tutto ed il contrario di tutto, incluse persone che sostengono teorie totalmente assurde: non mancano coloro che affermano che la terra sia piatta, che Atlantide sia realmente esistita, che le civiltà antiche sono state fondate da extraterrestri ecc.
Le tesi dei neo-borbonici sono speculari a quelle dei leghisti ed in verità sorte per reazione a questo movimento. La loro idealizzazione del regno borbonico è simmetrica all'esaltazione leghista dei celti o della fantomatica ed inesistente "padania" ed altrettanto inconsistente.

Edited by Rinascimento - 18/9/2010, 20:59
 
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view post Posted on 18/9/2010, 16:49
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Ottimo commento, Rinascimento, e grazie per i riferimenti bibliografici. Il problema è che oggi la maggior parte delle persone trovano più facile reperire informazioni su youtube o wikipedia, dove vige un tipo di cultura alla "Voyager", piuttosto che attraverso un percorso più rigoroso costituito dalla lettura di libri seri scritti da gente seria e non da improvvisati cultori del complotto.
 
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Italoromano
view post Posted on 19/9/2010, 13:50




Concordo ampiamente con la pregnante ed articolata risposta dell'amico Uomo Vitruviano, che mi permetto di chiosare ricordando come, ad ogni modo, almeno sino all'ingresso del Cavour nella compagine ministeriale sabauda (12 ottobre 1850), neppure il Regno di Sardegna potesse comunque vantare una legislazione particolarmente avanzata, e tantomeno nei rapporti Stato-Chiesa; lo stesso Camillo Benso dovette scendere a patti colla destra più retriva, impegnandosi di fatto a non sostenere quel progetto di legge sull'istituzione del matrimonio civile, su cui era caduto poco prima il ministero guidato dal marchese d'Azeglio (cui succedette, dopo un breve interregno, lo stesso Cavour, nel novembre 1852).

Addirittura, sotto Carlo Alberto si era tornati persino indietro rispetto al tradizionale giurisdizionalismo sabaudo, favorendo il monopolio gesuitico nell'istruzione superiore ed universitaria, ergo almeno sino al 1850 i piemontesi non avevano sostanzialmente alcun titolo per impartire lezioni in materia ai napoletani (=colle c.d. leggi Siccardi poi, com'è noto, cambierà tutto).
 
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Rinascimento
view post Posted on 21/9/2010, 10:31




Sul piano della legislazione certamente il Piemonte non era migliore del regno borbonico e tantomeno dell'Austria, almeno sino al 1850.
Tuttavia, esistevano due differenze, sempre per permanere in campo giuridico. Lo stato sabaudo aveva una Costituzione applicata ed era fermamente unitario, laddove gli altri stati della penisola né erano costituzionali (a Napoli la Costituzione esisteva, ma era di fatto inapplicata) né unitari. L'Austria e gli stati governati da monarchi di stirpe asburgica (Toscana e Modena) erano naturalmente ostili all'Unità, mentre il papato ed il regno di Napoli dopo un'iniziale periodo di favore nel 1848 ne erano divenuti ostili: infatti, nell'Ottocento "liberale" e "patriota" erano praticamente sinonimi. Anzi, nel 1859 ambedue avevano sottoscritto un'alleanza segreta con l'Austria per attaccare il neonato "regno dell'Alta Italia", respingendo invece la proposta di Cavour di una confederazione paritetica, seguita da offensiva contro lo stato asburgico per cacciarlo dai suoi possedimenti italiani. Fu proprio tale alleanza segreta (i migliori reggimenti dell'esercito borbonico erano in realtà costituiti da reparti regolari austriaci, anche se indossavano uniformi napoletane ed erano ufficialmente "mercenari bavaresi") ad indurre alla spedizione dei Mille.

D'altronde, il Meridione stesso ha dato un contributo essenziale sia al Risorgimento, sia al posteriore periodo d'unificazione culturale dell'Italia: appunto, anche gli Italiani del sud erano in grande maggioranza anti-borbonici.
Spaventa, Pellegrini, Poerio ecc., tutta la grande classe intellettuale meridionale era fervemente unitaria ed anti-borbonica. Dopo l'Unità, fra gli intellettuali prodotti dal sud si possono ricordare:
-Francesco De Sanctis, che con il suo capolavoro "Storia della letteratura italiana", modello e pietra di paragone per tutte le analoghe opere posteriori, ha dimostrato che prima ancora dell'unità politica era sempre esistita in Italia la coscienza d'essere una nazione ed una cultura unitaria, espresse entrambi nella letteratura
-Matteo Renato Imbriani, ex garibaldino, il teorico e padre dell'irredentismo
-Benedetto Croce, filosofo e teorico politico, grande sostenitore del Risorgimento e dei suoi ideali.
Tutti e tre erano napoletani.

L'Unità non è stata fatta solo da alcune regioni e contro altre. L'Unità è stata fatta dagli Italiani per gli Italiani.
 
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Haxeln
view post Posted on 25/9/2010, 15:06




a parte qualcosa, dire che il sud non voleva l'Italia èuna baggianata. c'erano eccome gente che si sacrificò per l'Italia o si sentì davvero italiana
 
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view post Posted on 25/10/2010, 10:42
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Non so se avete visto in TV quegli imbecilli che per via del problema monnezza hanno bruciato il tricolore in Campania. Gesto idiota molto commentato in rete. Alcuni ne hanno approfittato per rilanciare l'idea del governo borbonico...
 
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18 replies since 3/9/2010, 09:24   587 views
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