| L'articolo citato ribadisce quanto è da tempo acquisito in ambito storiografico. E' banale ricordare come la bibliografia sul periodo dell'unificazione dell'Italia sia decisamente abbondante, il che però rende indispensabile distinguere al suo interno una gerarchia di valore ed attendibilità, essendovi numerosissime opere di mediocre o scarso valore. Sono basilari anzitutto le opere del siciliano Rosario Romeo (1924-1987), che rimangono pietre miliari perlomeno nella ricostruzione della storia economica della cosiddetta “questione meridionale”: Breve storia della grande industria in Italia; Storia della grande industria in Italia, Risorgimento e capitalismo. Esistono moltissimi altri studi che confermato la loro attendibilità, come ad esempio B. Caizzi, Storia dell'industria italiana dal XVIII secolo ai giorni nostri; S. Clough, Storia dell'economia italiana dal 1861 ad oggi Testo basilare è anche quello di V. Castronovo, "La storia economica", nel IV Volume, "Dall'Unità ad oggi", di "La storia d'Italia", a cura di R. Romano-C. Violante, Sulla questione meridionale mi sembra difficile escludere i testi di R. Villari, (Il sud nella storia d'Italia) e L.Cafagna (Dualismo e sviluppo nella storia d'Italia), che non indulgono affatto ad una prospettiva nostalgica del passato pre-unitario. Lo stesso si dica per l'opera più recente di M. L. Salvadori, "Il mito del buongoverno. La questione meridionale da Cavour a Gramsci", Torino 1960, che parimenti non concede nulla ad una idealizzazione del passato borbonico. E’ giudizio pressoché unanime fra gli storici che le condizioni economiche del Mezzogiorno fossero in media peggiori di quelle dell'Italia del nord e che tale forbice avesse radici plurisecolari. Neppure gli storici meridionalisti, a partire da Villari e Gramsci, sostengono il contrario. Si noti inoltre come se si prende in considerazione la cosiddetta "qualità della vita" (calcolata sulla base di un ventaglio variegato d'indici) e non soltanto il PIL il divario fra nord e sud dell'epoca fosse ancora più elevato. Il governo borbonico era pessimo, con il suo conservatorismo ed immobilismo, il livello incredibile di corruzione ed inefficienza amministrative, il prepotere di camarille feudali, di corte ed anche mafiose. Non per nulla la grande maggioranza degli abitanti del sud hanno accolto Garibaldi come un liberatore. Per di più lo stato borbonico era un semi-protettatore austriaco, in quanto erano austriaci gli istruttori militari e le truppe più fidate di re Franceschiello (si facevano chiamare "Bavaresi", ma erano in realtà reparti regolari austriaci). COn l'Austria esisteva anche un trattato politico e militare segreto, per impedire l'Unità d'Italia.
Poi si potrebbe ricordare anche la questione capitale del rapporto fra Stato e Chiesa, a cominciare dalla monografia dello Jemolo Chiesa e stato in Italia negli ultimi cento anni. Poi ancora si potrebbero citare le varie biografie di Denis Mack Smith su Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II, estremamente accurate e del tutto estranee a considerazioni agiografiche, oltre che l'ottima Storia militare del Risorgimento di Piero Pieri, che ha il merito di coniugare le vicende strettamente militari con un'analisi della storia politica e sociale del periodo. Grande biografo di Garibaldi è stato anche lo studioso inglese G. M. Trevelyan, il maggiore storico inglese della sua generazione. Si possono considerate positivamente anche visioni d'insieme, seppure soggette ad un inevitabile invecchiamento, quali quelle dei saggi di Benedetto Croce (Storia d'Italia dal 1871 al 1915) o Gioacchino Volpe (L'Italia in cammino: l'ultimo cinquantennio) sul Risorgimento. Buon ultimo, un grande storico del Risorgimento è stato Adolfo Omodeo, un siciliano allievo ideale di Croce. Egli ha difeso il modello dell'Italia liberale sviluppando la concezione crociana della storia in cui si realizza l'idea della libertà. Moltissimi i suoi studi sul periodo: L'età del risorgimento italiano del 1931, La leggenda di Carlo Alberto, (1940), V. Gioberti e la sua evoluzione politica, L'opera politica del conte di Cavour del 1942, oltre a Difesa del Risorgimento, uscito postumo. Per uno sguardo d'insieme sulle varie correnti interpretative, esiste ed è ancora valido lo studio di W. Maturi, Le interpretazioni del Risorgimento, Einaudi 1962, anche se è certo invecchiato.
Queste opere, assieme a moltissime altre, sono più che sufficienti a respingere integralmente le revisioni pseudo-scientifiche e pseudo-storiche oggigiorno di moda, mostrandone tutta l'inconsistenza. Certo, navigando in Rete o ricercando nelle librerie ed edicole è possibile trovare tutto ed il contrario di tutto, incluse persone che sostengono teorie totalmente assurde: non mancano coloro che affermano che la terra sia piatta, che Atlantide sia realmente esistita, che le civiltà antiche sono state fondate da extraterrestri ecc. Le tesi dei neo-borbonici sono speculari a quelle dei leghisti ed in verità sorte per reazione a questo movimento. La loro idealizzazione del regno borbonico è simmetrica all'esaltazione leghista dei celti o della fantomatica ed inesistente "padania" ed altrettanto inconsistente.
Edited by Rinascimento - 18/9/2010, 20:59
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