| L'interrogativo posto da Italo.Romano mi pare di non facile risposta.
Denis Mack Smith nella sua biografia sul sovrano ne fornisce un'immagine realistica, che ne coglie alcuni difetti umani e caratteriali assieme ad indubbie qualità: il buon senso, il coraggio, la capacità di servirsi di collaboratori capaci, l'umanità che gli seppe ottenere una notevole popolarità.
Gioacchino Volpe, che è stato un grande storico ma che nel suo giudizio è stato certo condizionato dalle sue idee monarchiche, ne fornisce invece un ritratto quasi apologetico e comunque altamente positivo.
George Macaulay Trevelyan, il maestro di Mack Smith ed il maggior storico britannico della sua generazione, considera Vittorio Emanuele II come un monarca capace di grande acume politico e provvisto di grande lealtà e correttezza. Questo era fra l'altro il parere di Massimo D'Azeglio, statista notoriamente integerrimo a detta persino dei suoi nemici, che coniò l'espressione di "Re Galantuomo".
Piero Pieri, il massimo storico militare italiano, di convinzioni repubblicane, riconosce a Vittorio Emanuele II un indubbio coraggio e carisma e doti di buon comandante militare.
Personalmente, se dovessi esprimere un parere, direi che questo re ha avuto senz'altro delle discrete doti di sovrano, statista e comandante, anche se non eccelse. Fu un valido cooperatore di personaggi di primissima grandezza come Cavour e Garibaldi, che possono rientrare a pieno diritto fra i maggiori politici e condottieri d'ogni tempo. Giuseppe Mazzini è talvolta trascurato dagli storici, ma il Mack Smith nella sua biografia ricorda la diffusione impressionante delle sue idee in Italia, anzi nell'Europa tutta, ed un ruolo di pensatore ed ideologo che, sul piano delle formazione delle idee politiche, può essere paragonato soltanto a quello di Carlo Marx.
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