MicheleNovaro |
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| Caffaro, il bulldog che prese parte alla Terza Guerra di IndipendenzaSi chiamava Caffaro ed era un bulldog. Fin qui niente di particolare, direte voi, ma invece no. Caffaro è un cane importante nella giornata di oggi. Perché è stato un cane al servizio dell’esercito italiano nel 2º Reggimento Volontari Italiani di Giuseppe Garibaldi, durante la Terza Guerra di Indipendenza, e quindi è parte anche lui di questi festeggiamenti per l’Unità d’Italia.
Caffaro era il cane del sottotenente Giulio Grossi di Venezia, e lo seguiva dovunque, anche in battaglia. Fu così che il 25 giugno 1866 si trovò coinvolto nella nota battaglia di Ponte Caffaro tra garibaldini e austriaci, e si “intromise” nel duello corpo a corpo tra in tenente Giovanni Battista Cella (bersagliere) e il capitano austriano Rudolf Ruzicka (12a compagnia di Sassonia). Caffaro, mentre entrambi i militari giacevano a terra feriti, andò in soccorso dell’italiano assalendo l’austriaco e mordendolo finché non decise di arrendersi come prigionero. Non contento, Caffaro, così come descritto nei racconti dello scrittore garibaldino Giuseppe Cesare Abba, fece provare i suoi dentini anche al tenente Suchonel, che per difendersi lo ferì a sciabolate.
Il nome originale del cane, in verità, non era Caffaro, ma per tutti, dopo quella battaglia, fu rinominato così, come il ponte su cui aveva dato il suo contributo per la vittoria. Le ferite infertagli da Suchonel per fortuna non furono gravi, e dopo essere stato medicato, Caffaro continiò a servire l’Italia, seguendo fedelmente il suo padrone fino allo scontro Pieve di Ledro del 18 luglio, nel quale però il sottotenente Grossi fu ucciso in un assalto.
A questo punto la storia di Caffaro si sdoppia. Secondo alcuni scritti, il coraggioso e fedele bulldog aspettò per giorni sulla tomba del padrone piangendo, e fu salvato da quell’agonia dal capitano Marani, con cui continuò la guerra, e morì poi di crepacuore a Venezia, dove viveva con il padre dell’ufficiale. Secondo altre versioni, tra cui ancora la testimonianza dello scrittore Giuseppe Cesare Abba, il cane restò a Pieve di Lendro sulla tomba del suo padrone, e lì attese la morte con coraggio e valore, senza abbandonare mai l’umano che in terra lo aveva così amato. www.petsblog.it/post/3024/caffaro-i...di-indipendenzaNon conoscevo questa storia, davvero strana Edited by MicheleNovaro - 28/7/2011, 11:37
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