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Melo ed Argiro, estratti di una tesi di laurea

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view post Posted on 16/2/2012, 09:41
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Quello che segue è una rielaborazione della mia tesi dal titolo Melo ed Argiro: due protagonisti della storia del Mezzogiorno d'Italia, scritta appositamente per questo Forum.


Il contesto storico

All’alba dell’XI secolo Bari era la capitale della più occidentale delle province dell’Impero Bizantino: il Catepanato d’Italia, guidato da un catepano residente a Bari, che si estendeva sulle attuali Puglia, Calabria e su di una parte della Basilicata. Esso era stato creato dall’imperatore Niceforo II nell’anno 969, riunificando i vecchi temi di Longobardia e di Calabria, con l’intento di meglio difendere questa parte dell’impero dalle rivendicazioni dell’imperatori germanici, su la parte più meridionale della penisola italiana. Le rivendicazioni di Ottone I, dei suoi discendenti e successori, che si risolvevano in invasioni ben fronteggiate dai Bizantini e senza alcun costrutto per gli imperatori tedeschi, non erano l’unico problema per l’Impero Bizantino. A parte il territorio del Catepanato ed il territorio costiero della Campania, diviso nei ducati di Gaeta, Napoli ed Amalfi “formalmente” sotto il controllo bizantino, il resto del meridione era diviso nei tre Principati longobardi di Capua, Benevento e Salerno. Essi si formarono a causa della progressiva scomposizione territoriale del Ducato di Benevento, l’unico non inglobato dal nascente impero di Carlo Magno dopo il 774. Codesti principati, non sempre in buoni rapporti con il potere bizantino, non esitarono o a schierarsi o semplicemente ad appoggiare gli imperatori tedeschi oppure a sostenere o fomentare rivolte nel territorio del Catepanato, facendo leva sullo scontento di una popolazione culturalmente latina ed insofferente almeno in parte al dominio bizantino. Altri problemi venivano dalle incursioni dei pirati musulmani che si verificarono per tutto il IX e X secolo: incursioni che si fecero ben più gravi quando i Bizantini persero Taormina nel 902, ultimo loro avamposto in un’isola, la Sicilia, già sotto dominio musulmano. Codeste incursioni riguardavano sia la Calabria, la più vicina in ordine geografico delle province bizantine, sia la Puglia: la stessa Bari venne posta sotto assedio all’inizio del nuovo secolo, più precisamente nell’anno 1002, da una banda di pirati mussulmani guidati da un rinnegato cristiano. Solo l’intervento della flotta veneziana salvò la città dalla morsa musulmana. Nonostante tutte queste minacce le province occidentali dell’Impero bizantino dovettero cavarsela da sole per buona parte dell’X e nei primi anni dell’XI secolo, contando sulle forze militari e diplomatiche dei singoli catepani, in quanto le guerre sulla frontiera settentrionale contro i Bulgari e su quella orientale contro gli Arabi ed i contrasti interni sfociati dopo la salita al potere di Basilio II nel 985, sotto tutela del prozio, l’eunuco Basilio, fin dal 976, impedirono un azione efficace contro queste minacce alla sovranità Bizantina su quei territori.


Le rivolte di Melo

Melo fu un cittadino barese ricco ed influente nella sua città natale: prima della rivolta, che lo vide a capo, ben poco si sa di lui. Discendeva da una famiglia ricca ed agiata ed era sposato con una Longobarda, chiamata Maralda, dalla quale ebbe un figlio, Argiro. Il fratello di sua moglie, Datto, fu suo compagno nella ribellione scoppiata nel maggio del 1009. I ribelli pugliesi s’impadronirono subito di Bari sconfiggendo le truppe bizantine in una battaglia a Bitetto. Nonostante le forti perdite questa vittoria permise alla ribellione di estendersi: molte città pugliesi si unirono ai ribelli e la morte del catepano allora in carica, avvenuta alla fine del 1009 o forse all’inizi del 1010, lasciò le truppe bizantine senza guida. Melo e Datto godettero dell’appoggio dei principi longobardi e del papa Sergio IV (1009-1012) anche se essi non parteciparono in alcun modo alla rivolta. Tutta la Puglia settentrionale e centrale era nelle loro mani ma la riscossa bizantina non si fece attendere: l’imperatore bizantino Basilio II nominò come nuovo catepano Basilio Mesardonita: questi, sbarcato in Puglia nel marzo del 1010 con i rinforzi, mise sotto assedio Bari nell’aprile dello stesso anno. Nonostante Bari reggesse all’assedio la durezza dello stesso, le sue privazioni, l’impossibilità di resistere a lungo crearono lo scontento fra i Baresi, permettendo alla fazione cittadina filo-bizantina e, quindi, ostile a Melo, di rialzare la testa. Melo, temendo di essere consegnato dai suoi stessi concittadini al catepano, decise di lasciare Bari in una notte del giugno del 1020, dopo due soli mesi d’assedio, trovando rifugio dai principi longobardi. Con lui fuggì Datto e la famiglia di costui mentre sua moglie e suo figlio furono catturati dai Bizantini. Il catepano non si dimostrò duro nei confronti dei Baresi che gli aprirono le porte: gli stessi famigliari di Melo furono portati a Costantinopoli in qualità di ostaggi.

Non si sa dove sia stato di preciso Melo fra il 1011 e il 1016. Trovò di sicurò aiuto nel nuovo papa Benedetto VIII (1012-1024) il quale affidò a suo cognato Datto una torre fortificata di sua proprietà sulle sponde del fiume Garigliano. Il 14 febbraio del 1014 il papa incoronò, a Roma, Enrico II come imperatore del Sacro Romano Impero. Fu forse qui o in Germania che Melo incontrò l’imperatore e fu forse qui o nella sua seconda visita in Germania nel 1020 che gli donò un mantello di seta azzurro ricamato da artigiani musulmani. Ma è certo che Melo ricevette le promesse d’aiuto da parte di Enrico II ed il titolo di duca di Puglia, facendolo divenire un suo vassallo. Nessun aiuto concreto riuscì però ad ottenere dall’imperatore.

Secondo una leggenda Melo, mentre si trovava al santuario dell’arcangelo Michele a Monte Sant’Angelo sul Gargano, era forse il 1016, incontrò un gruppo di pellegrini ritornati dalla Terrasanta: erano dei Normanni. Essi, ascoltata la storia di Melo ed allettati dalla promessa di un facile bottino, gli promisero di mettersi al suo servizio. Fu così che Melo verso la fine del 1016, a Capua, riuscì a radunare un esercito con cui riprendere la ribellione ed ottenere la vittoria sui Bizantini. Esso era composto dai Normanni postisi al suo servizio e da truppe longobarde fornite dai principi di Salerno e Benevento. Anche Benedetto VIII appoggiò la nuova rivolta. La guerra iniziò nella primavera del 1017: l’esercito di Melo invase la Puglia percorrendo la valle del fiume Fortore. A quell’epoca il catepano era Tornikios Contoleon. Il primo scontro fra le sue truppe e quelle di Melo avvenne a maggio nei pressi di Arenula, lungo il fiume Fortore. Melo ottenne la vittoria e ciò costrinse il catepano in persona a guidare le sue truppe in una seconda battaglia a Civitate il 22 giugno successivo. Melo vinse di nuovo e ribatté il catepano una terza volta a Vaccarizza nei pressi di Aeca nel mese di luglio. Queste sconfitte costrinsero il catepano Tornikios a rifugiarsi a Bari mentre tutta la Puglia del nord fino a Trani si unì ai ribelli.

Per la sua incapacità venne destituito prima del settembre del 1017 ma l’esercito di Melo non versava in una buona situazione: le vittorie, ottenute a caro prezzo, avevano causato forti perdite al già suo ridotto esercito inoltre i saccheggi, le ruberie, le angherie e le malversazioni compiute di Normanni assoldati, ai danni della popolazione, gli avevano alienato il sostegno della stessa. La reazione bizantina alla sua avanzata non si fece attendere: nel dicembre del 1017 giunse a Bari il nuovo catepano Basilio Boioannes giunto non solo con notevoli rinforzi ma anche con cospicue risorse finanziarie. Ma le operazioni militari ristagnarono per buona parte del 1018: questo diede il tempo a Melo di rinfoltire il suo esercito con altri Normanni giunti da Salerno e con truppe longobarde del beneventano. Basilio Boioannes avanzò contro di lui ed i due eserciti si diedero battaglia a Canne nei pressi del fiume Ofanto nell’ottobre del 1018. I Bizantini ottennero una grande vittoria: l’esercito di Melo venne distrutto ed egli con i pochi superstiti riparò a Benevento.

La vittoria dei Bizantini gli tolse ogni possibilità di sostegno da parte dei principi longobardi e, una volta rimandate le truppe ricevute dai rispettivi signori, si recò a Roma e da qui raggiunse Bamberga in Germania. Qui cercò di ottenere l’appoggio concreto di Enrico II per riprendere i suoi piani anti-bizantini quando la morte lo colse il 23 aprile del 1020. Il suo corpo venne tumulato con tutti gli onori nella cattedrale di Bamberga e, nel maggio del 1054, per volere dell’imperatore Enrico III (1039-1056), su richiesta del stesso figlio di Melo, Argiro, nessuno venne più sepolto accanto alla tomba di Melo di Bari.

Alla morte di Melo seguì quella di Datto: egli dopo la battaglia di Canne si era rifugiato nella sua torre sul Garigliano sotto la protezione papale. Ma il catepano Boioannes lo raggiunse e lo assediò per ben due giorni: costretto ad arrendersi Datto fu portato a Bari e qui, dopo essere stato portato in giro a dorso d’asino con intento derisorio, venne cucito in un sacco di cuoi e gettato in mare il 15 giugno del 1021.

Considerazioni su Melo

La figura di Melo è sempre stata avvolta dalla leggenda tanto che due scrittori ottocenteschi, Giulio Petroni e Giuseppe De Blasiis, lo ritrassero nelle loro opere come un campione della libertà della Puglia contro la tirannia bizantina. Egli va visto più che altro come un'esponente di quei ceti cittadini che si erano arrichiti economicamente grazie ai commerci. Ceti che volevano una maggiore autonomia politica e non da un impero, come quello bizantino, che imponeva esose tasse.
Non campione di libertà dunque ma esponente di punta di un ceto e di una provincia, il Catepanato, scontenta delle troppe tasse, dell'insucurezza del territorio e della lontananza del potere centrale.


a seguire il resto...

Edited by Giuseppe Saracino '88 - 16/2/2012, 18:19
 
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Datto ha fatto una fine a dir poco agghiacciante...

errata corrige :asd:
CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 16/2/2012, 09:41) 
La vittoria dei Bizantini gli tolse ogni possibilità di sostengo da parte dei...

 
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view post Posted on 16/2/2012, 18:20
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Correzione effettuata.
 
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Saracino, per curiosità, ti risulta che a Bari i due personaggi siano conosciuti e che gli abbiano dedicato qualche strada?
 
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view post Posted on 17/2/2012, 15:13
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Ogni città ha delle strade dedicate ai personaggi storici locali: a Bari vi sono sia una via intolata a Melo che una ad Argiro. Purtroppo come molti altri personaggi della nostra storia anche questi due sono sconosciuti: sia a Bari che fuori.
Vi chiedo scusa se non ho ancora scritto la seconda parte su Argiro: ho degli impegni che me lo hanno impedito. Ma vi prometto che domani completerò questa discussione.
 
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view post Posted on 17/2/2012, 15:42
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Saracino, con calma, nessuno ti insegue (o almeno spero)...:asd:
 
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tammuz
view post Posted on 17/2/2012, 23:29




Interessante esposizione di un periodo storico e di un personaggio poco conosciuti. In effetti la storia dell'Italia meridionale nell'Alto Medio Evo, prima della fondazione del Regno di Sicilia ad opera dei Normanni, meriterebbe di essere studiata e approfondita più di quanto non si faccia; anche perchè in quel periodo era il punto nel quale si incontravano (e si scontravano) il mondo latino-germanico, quello orientale-bizantino e quello arabo-islamico, i quali erano scaturiti e si erano sviluppati dalla frantumazione dell'Impero Romano. Tuttavia, al di là delle molteplici influenze culturali e politiche che hanno arricchito la civiltà dell'Italia meridionale, e attraverso essa tutta l'Italia, è innegabile che il fondamento delle società meridionali, come nel resto della penisola, rimase la cultura e la civiltà italico-romana. :ita:
PS: ma poi Melo di Bari rimase sepolto a Bamberga?
 
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