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| Armigero, in realtà sono sempre soldi nostri. A Pompei un nuovo disastro... Ancora un crollo a Pompei cede il muro di una domus Ma crescono i sospetti «per la tempistica» delle segnalazioni. Il soprintendente: l’ultimo fatto non è avvenuto questa notteAncora un muro crollato a Pompei, ancora una volta, come fu ai primi di marzo, in una domus vicina a via di Nola, in una zona già da tempo chiusa al pubblico. E il ministero, che solo ieri aveva annunciato misure straordinarie con l’arrivo di nuovo personale e il ricorso anche a vigilantes privati, sottolinea di aver segnalato subito il nuovo episodio all’autorità giudiziaria e ai carabinieri, oltre ad aver coinvolto l’istituto centrale del restauro per i rilievi. Perché anche se questo nessuno lo dice, il ripetersi delle segnalazioni di crolli e cedimenti, quattro solo nell’ultimo mese, ai quali si aggiunge la notizia del furto di un frammento di affresco dalla domus di Nettuno, comincia comunque a destare qualche inquietudine, non foss’altro, «per la tempistica». Di ritorno dall’ennesimo sopralluogo, il soprintendente Massimo Osanna avverte: «Il nuovo crollo non è avvenuto questa notte, le prime analisi archeologiche dimostrano che non si tratta di un evento recente». Le immagini raccontano di una porzione di muro (1 metro e 30 per 1 secondo i tecnici) venuto giù all’interno di una domus totalmente spoglia, senza intonaco né affreschi né opere di rilievo. La zona è la Regio V, in un vicolo della principale via di Nola, uno dei decumani della città antica. Un’area nella quale, spiega il soprintendente, l’ultima verifica sistematica è stata fatta nell’aprile del 2013 per la messa in sicurezza prevista dal Grande Progetto Pompei «che sarà tra i prossimi a partire, con la gara che si aprirà a breve e con l’obiettivo di essere chiuso entro il 2015». Da allora, vista anche l’esiguità di custodi, solo controlli sporadici. Un po’ come è successo con la casa di Nettuno dove è stato rubato l’affresco, anche questo, secondo Osanna, «un episodio non recente».
«È chiaro che bisognerà riorganizzare e coordinare meglio anche i lavori di ronda», ammette. Ma la soprintendenza, sottolinea, è al lavoro anche su questo, mentre studia progetti di rilancio del sito, con la riapertura entro Pasqua di una serie di nuove domus, tra le quali quella di Telefo e persino la casa di Marco Lucrezio Frontone, prezioso e delicatissimo gioiello, ricca di splendidi affreschi. «Ci stiamo attrezzando per essere più efficaci in vista dell’estate», dice, «tra gli obiettivi anche una serie di interventi per migliorare le condizioni di lavoro dei custodi, dalle divise nuove al restauro degli alloggi».
Tant’è. Sul fatto che il nuovo crollo denunciato questa mattina sia roba vecchia sembrano concordare un po’ tutti, dal presidente dell’osservatorio beni culturali Antonio Irlando, convinto che «ad ogni crollo segnalato ne corrispondano circa nove di cui non si sa nulla» alla Uil, che mette in guardia sulla presenza di muschio sulle pietre cadute. «La carenza di custodi è evidente», dice Irlando, che in attesa delle gare per i vigilantes lancia la proposta di chiedere l’aiuto di tutti i comuni della zona perché forniscano personale. Osanna si dice d’accordo: «siamo aperti alla collaborazione di tutti - sottolinea - abbiamo avuto contatti anche con il Touring club che ci ha offerto l’aiuto dei suoi volontari». La Uil ricorda però le lentezze in cui è impastoiato il Grande progetto («al di là delle parole i cantieri aperti sono sempre soltanto cinque») e ribadisce «precise responsabilità da parte del Mibact e soprintendenti nonché dei predecessori di Franceschini». «Ovviamente ben vengano le indagini della magistratura per accertare responsabilità e se vi sono anche quelle interne - scrive la segreteria nazionale Uil -. È ora che qualcuno paghi anche rispetto all’omessa vigilanza davanti alla Corte dei Conti».http://www.lastampa.it/2014/03/20/italia/l...GBJ/pagina.html
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