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Ruggero Borsa

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view post Posted on 23/7/2014, 11:59
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PUGNA PRO PATRIA SEMPER!!!!

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Quello che segue è il capitolo conclusivo e riassuntivo della mia tesi di Laurea magistrale (mi sono laureato giovedì 17 con la lode) su Ruggero Borsa. Il capitolo è stato lievemente modificato, ma per il resto è la riproduzione esatta di quanto scritto nella mia tesi. Per altre informazioni leggete in fondo all'articolo. Buona lettura!



Ruggero, figlio di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e Calabria, e di Sichelgaita, principessa longobarda di Salerno, nacque nell’anno 1059, essendo i genitori sposatisi nel 1058.
Ignoriamo il luogo di nascita.
Era il figlio primogenito della coppia, che ebbe altri due figli maschi, Roberto e Guido, e sette figlie femmine.
Per sposare la madre del nostro, il Guiscardo ripudiò la prima moglie Alberada, normanna come lui, con la scusa della consanguineità.
Invero il matrimonio fu sciolto per permettere al Guiscardo di sposare una principessa longobarda, rafforzando così la sua posizione di potere presso i Longobardi.
Sostanzialmente Ruggero visse la prima parte della sua vita all’ombra del padre, aiutandolo nella repressione dei conti normanni ribelli e della città restie a tollerare la dominazione normanna: per questo motivo le prime notizie che abbiamo su di lui sono le sue imprese militari.
Il primo incarico militare fu l’assedio a Castrovillari, nel 1073, dove si era rifugiato Guglielmo Arenga, ribellatosi con Abelardo, nipote del Guiscardo e cugino di Ruggero, all’autorità ducale.
L’assedio terminò con la resa del feudatario ribelle dopo quasi tre anni, fra il 1075 e il 1076. Successivamente a quella data, con la rinnovata rivolta di Abelardo, trinceratosi a Sant’Agata, Ruggero ebbe il compito di marciare contro Gradilone, cognato di Abelardo. Ignoriamo come portò a termine quest’incarico.
Comunque sia andata, tutto ebbe termine con la resa di Abelardo agli inizi dell’anno 1078.
Non sappiamo se Ruggero partecipò alla guerra contro il principato salernitano, il cui principe Gisulfo II era suo zio materno, la quale culminò nell’assedio alla capitale nel 1076.
Alla fine dell’anno 1078, Roberto il Guiscardo si ritrovò a fronteggiare quella che può essere definita “la grande rivolta dei conti normanni”: una vasta rivolta che coinvolse molti dei vassalli del duca di Puglia e che interessò buona parte dei suoi domini.
Non sappiamo se Ruggero ebbe un ruolo nella repressione di questa rivolta, ma i fatti accaduti attorno all’assedio di Giovinazzo c’inducono a pensarlo.
Quando il conte Amico, uno dei ribelli che assediava la città pugliese, venne a sapere che Ruggero stava marciando contro di lui, interruppe l’assedio e fuggì con i suoi uomini.
La notizia era falsa, ma se Amico ci credette, allora questo vuol dire che Ruggero era probabilmente impegnato a combattere i ribelli.
Null’altro possiamo dire del ruolo di Ruggero in questi eventi.
La ribellione cessò nella primavera del 1080, quando il Guiscardo costrinse l’ultimo dei conti ribelli ancora in lotta ad arrendersi.

Sedata la rivolta, il Guiscardo si dedicò anima e corpo al suo più ambizioso progetto: la conquista dell’Impero bizantino.
Ruggero non ebbe un ruolo nella prima delle due spedizioni in Grecia, tuttavia fu riconosciuto dal padre come erede dei suoi stati davanti ai conti normanni già pronti a partire per la spedizione.
Il Guiscardo inoltre lo pose al governo dei suoi domini affiancandoli persone di provata capacità ed integrità morale.
La prima spedizione del Guiscardo in Grecia nel 1081, nonostante i grandi successi, si arenò a causa dei disordini scoppiati nel Meridione d’Italia nel corso del 1082: vari conti normanni e varie città si ribellarono su istigazione di Abelardo ed Ermanno, fratello del primo, mandati a tal scopo nelle terre del Guiscardo dall’imperatore bizantino Alessio Comneno.
Ruggero fu sorpreso a Troia dai ribelli, che lo costrinsero a rifugiarsi nella cittadella della città pugliese. Riuscì a resistere all’assedio e a vendicarsi degli abitanti di Troia ed Ascoli: i primi furono sottoposti ad orrendi supplizi, i secondi videro la città data alle fiamme.
Era il 1082 e sempre nello stesso anno, ad aprile, il Guiscardo sbarcò in Italia per reprime la nuova ribellione: ci volle del tempo, in quanto le migliori truppe del duca erano rimaste in Grecia al comando dell’unico figlio che il Guiscardo ebbe dalla prima moglie, Boemondo. Costui non riuscì a tenere i territori conquistati dalla controffensiva greco-veneta.
Solo nel luglio del 1083 la rivolta venne domata e solo nell’aprile del 1084 il Guiscardo, assieme al figlio Ruggero, marciò su Roma per salvare il pontefice Gregorio VII dall’assedio a Castel Sant’Angelo, in cui lo aveva stretto l’imperatore tedesco Enrico IV.
Costui fuggì non appena seppe dell’arrivo dei Normanni: lasciò solo una piccola guarnigione a difesa della città.
Il Guiscardo riuscì con i suoi uomini a farsi largo nell’Urbe e a liberare il pontefice, ma dopo pochi giorni i Romani, stanchi della presenza normanna, attaccarono il duca e i suoi uomini.
Fu Ruggero a radunare e a guidare una carica di un migliaio di cavalieri armati pesantemente che disperse i Romani, salvando il padre e il pontefice.
Per rappresaglia o per venire a capo della rivolta nell’Urbe, la città fu data alla fiamme.
Dopo aver condotto al sicuro il pontefice nella città di Salerno, il Guiscardo si preparò per la nuova spedizione in Grecia.
Partita nel settembre del 1084, la campagna ebbe il suo culmine con le tre battaglie navali combattute a largo di Cassiopi contro una flotta greco-veneta, delle quali solo la terza fu quella determinante.
Ruggero ebbe il comando di una squadra navale di cinque unità: non solo le sue navi mantennero la loro posizione, nonostante il fitto lancio di frecce a cui furono sottoposte, ma fu proprio la sua squadra a guidare l’attacco decisivo, che disperse la flotta greca, lasciando quella veneta senza protezione.
Ottenuta la vittoria, il Guiscardo con i suoi uomini si ritirò sulle rive del golfo di Arta, a Bundicia.
Una epidemia, forse di febbre tifoidea, decimò le forze della spedizione.
Il Guiscardo tuttavia non rinunciò alla spedizione: ordinò a Ruggero di condurre parte delle truppe a Cefalonia per sottomettere l’isola, ribellatasi ai Normanni.
Non conosciamo i dettagli della spedizione: sappiamo solo che Ruggero non ebbe il tempo di portarla a termine.
Il padre si era ammalato durante il suo viaggio verso quell’isola greca.
Sbarcato in una baia che ancora oggi porta il suo nome (Fiskardo), Roberto il Guiscardo morì, forse per febbre tifoidea, il 17 luglio dell’anno 1085.

Ruggero non perse tempo ad organizzare il suo rientro in Puglia, tuttavia a causa delle diserzioni, dell’epidemia e dell’affondamento di varie navi durante la traversata del Canale di Otranto, il suo esercito si era di molto indebolito.
Fu solo grazie all’appoggio di suo zio, il granconte di Sicilia Ruggero, che riuscì a farsi riconoscere duca dai conti normanni nel settembre del 1085. Ruggero in cambio dovette concedere allo zio ogni diritto che poteva avanzare sulla Sicilia e tutti i castelli calabri.
La sua successione non era, comunque, sicura: iniziò in quell’anno quella che potrebbe essere chiamata la “guerra per la successione ducale”.
Un conflitto che vide Ruggero combattere contro Boemondo, per affermare il suo diritto al titolo ducale e ai possedimenti paterni.
Boemondo era già rientrato da mesi in Italia a causa della malattia che aveva decimato l’esercito normanno ed aveva ottenuto l’appoggio del principe di Capua Giordano, cugino e zio dei due figli del Guiscardo, e di tutti quei conti che mal tolleravano il potere degli Altavilla.
Partito il granconte per la Sicilia, Boemondo mosse guerra al duca Ruggero.
Questo conflitto durò fino alla primavera del 1086, quando, in base ad un accordo il fratellastro di Ruggero ebbe un dominio che comprendeva tutto il Salento, parte della Terra di Bari e del Materano.
Fu solo una tregua: alla fine dell’estate o agli inizi dell’autunno dell’anno 1087, Boemondo, volendo allargare i suoi domini riprese la guerra contro il fratellastro.
Ebbe anche l’appoggio di un vassallo del duca, Miera di Falloc, che occupò Maida.
A differenza della precedente guerra, il duca Ruggero ebbe il sostegno militare di suo zio.
I due Ruggeri costrinsero Miera di Falloc a tornare all’obbedienza e a restituire Maida nel marzo del 1088.
Il conflitto ebbe termine solo nell’1089, quando Ruggero e Boemondo siglarono un accordo che prevedeva la cessione a quest’ultimo di Cosenza e Maida da parte di Ruggero.
Successivamente i due si scambiarono le città: Boemondo cedette Cosenza in cambio di Bari.
Miera di Falloc e la sua famiglia vennero successivamente espropriati dei loro beni e le loro terre assegnate ai vassalli fedeli del duca, fra cui il granconte Ruggero.
L’impegno del duca durante la guerra per la successione ducale gli aveva impedito di giocare un ruolo nell’elezione del successore di Gregorio VII, morto nel maggio del 1085.
Giordano di Capua, Gisulfo II di Salerno, gli aristocratici romani e la fazione gregoriana meno intransigente, disposta a scendere a compromessi con il Sacro Romano Impero, tentarono di far eleggere l’abate di Montecassino Desiderio, che assunse il nome di papa Vittore III.
Ruggero oltre a non poter scegliere il suo candidato al soglio pontificio, dovette appoggiare il candidato del suo rivale Giordano.
Pare che il duca abbia deciso di appoggiare il riluttante abate di Montecassino, in cambio della consacrazione dell’arcivescovo da lui scelto per Salerno.
Molto probabilmente fu raggirato dal principe capuano. Tuttavia i vantaggi che quest’ultimo avrebbe potuto con l’elezione di Vittore III, svanirono con la morte di questi, nel mese di settembre successivo.
La successiva ripresa della guerra contro Boemondo gli impedì di influenzare il conclave successivo che portò all’elezione di Urbano II.
Con il riconoscimento del titolo ducale da parte del neo pontefice al nostro, avvenuto qualche tempo dopo la pace siglata con Boemondo, ma sempre nel 1089, ebbe termine la “guerra per la successione ducale”.
Fra il luglio del 1088 e l’aprile del 1098 ci fu, secondo Chalandon, una rivolta ad Amalfi che vide governare sulla città Gisulfo II.
Altro non si conosce, tranne che la città tornò nelle mani del duca.
Nell’ aprile del 1090 il duca Ruggero perse sua madre Sichelgaita, sua principale alleata e sostenitrice, e nel novembre successivo morì il principe Giordano.
Con la sua morte iniziò la decadenza del suo principato. Alla fine del gennaio del 1091 i capuani insorsero contro i Normanni, cacciando via la vedova e i figli di Giordano.
Nella prima metà del 1091 Cosenza si ribellò al duca Ruggero che l’assedio con l’aiuto dello zio e del fratellastro da maggio fino a luglio, mese in cui i Cosentini si arresero. Il granconte Ruggero ebbe per il suo appoggio, a detta di Malaterra, metà della città, ma secondo gli studiosi ebbe invece metà di Palermo.
Il duca Ruggero sposò Ada, figlia del conte delle Fiandre, Roberto il Frisone e nipote di un re di Francia, nei primi mesi del 1092.
Dalla consorte ebbe tre figli maschi: Ludovico, nato nel 1092, Guiscardo, nato nel 1093, e Guglielmo, nato nel 1097.
Ebbe un figlio illegittimo da una donna chiamata Maria, anch’egli chiamato Guglielmo. Solo i due Guglielmi sopravvissero alla morte del padre. Nel 1093 il duca Ruggero si ammalò gravemente, a tal punto che si diffuse la falsa notizia che fosse morto.
I conti normanni ne approfittarono per ribellarsi: Boemondo né approfittò per prendersi le città calabre. Guglielmo di Grantmesnil, cognato del duca, istigato forse dalla moglie, approfittò della morte del duca per appropriarsi di Rossano e Castrovillari. Entrambi affermarono di voler tutelare l’erede del defunto duca.
Ma la rapida reazione del granconte Ruggero, che cacciò Boemondo dalla Calabria, e l’inaspettata guarigione del duca Ruggero, convinsero i conti a tornare all’obbedienza.
Boemondo si riconciliò con il fratellastro, mentre Guglielmo di Grantmesnil rifiutò di farlo. Il duca Ruggero, con l’appoggio dello zio e del fratellastro, nel corso del 1094 riuscì a conquistare Rossano e San Marco, isolando il cognato ribelle a Castrovillari.
Guglielmo di Grantmesnil non ebbe scelta che sottoporsi ad un arbitrato tenuto dal granconte, che doveva giudicare al sua condotta. Risultato colpevole, andò in esilio con la moglie, mentre tutti i suoi beni gli vennero espropriati.
Nel 1096 Amalfi e l’ex-territorio del Ducato amalfitano si ribellarono al duca Ruggero.
Costui convocò i suoi vassalli per riconquistare la città: dopo che il granconte di Sicilia ebbe riconquistato Nocera, l’esercito si radunò a giugno davanti alla città.
Durante l’assedio, arrivò un contingente di crociati: l’idea di partire per la Terrasanta e di guadagnare terre e non solo, spinse Boemondo e molti vassalli dei due Ruggeri ad abbandonare l’assedio, facendolo fallire.
Amalfi rimase libera ancora per qualche anno. Due anni dopo, nel 1098, il duca di Puglia appoggiò, con l’aiuto del granconte di Sicilia, la restaurazione di Riccardo II, legittimo principe di Capua, in quanto figlio primogenito del defunto principe Giordano. In cambio del suo appoggio, il duca Ruggero chiese a Riccardo II di riconoscerlo come suo signore.
L’assedio iniziò verso la metà di maggio e qualche tempo dopo il suo inizio giunse il pontefice Urbano II per cercare di risolvere l’assedio tramite un accordo fra i Capuani e i Normanni.
Fallita questa possibilità per il rifiuto dei Capuani di riaccogliere il loro principe, il pontefice lasciò l’accampamento normanno.
Dopo quaranta giorni, i Capuani si arresero e riaccolsero il loro principe.

Nel 1099 fu eletto come papa Pasquale II. Anche questa volta il duca Ruggero non intervenne nell’elezione papale, ma mantenne un buon rapporto con il pontefice. Nel 1100 il duca represse una rivolta a Canosa e riconquistò Amalfi, ma ignoriamo come ci sia riuscito.
Nel 1101 morì il granconte di Sicilia Ruggero, che lasciò al comando dei suoi stati in qualità di reggente la giovane moglie Adelaide del Vasto. Con la morte dello zio, il duca Ruggero perse il suo miglior alleato, in quanto Adelaide del Vasto non ebbe né tempo né forze per aiutare il duca di Puglia.
Nel 1102 il duca Ruggero sostenne il pontefice Pasquale II nella riconquista di Benevento, ribellatasi fra il 1097 e il 1098.
E’ probabile che il duca abbai approfittato della cattura del fratellastro Boemondo da parte dei Turchi, avvenuta nel 1101, per riconquistare Bari e forse i suoi dintorni.
Questa occupazione andrebbe dal 1102 a prima del 1107, quando la città pugliese era già tornata nella mani di Boemondo.
Fra il 1105 e il 1107, il duca Ruggero fu impegnato in una guerra contro Guglielmo, conte di Monte Sant’Angelo: di questa guerra conosciamo solo due episodi ovvero la conquista di Monte Sant’Angelo nell’ ottobre del 1105 e la conquista di Lucera nell’agosto del 1107.
La contea venne poi abolita e la città di Lucera attribuita al figlio illegittimo del duca, Guglielmo.
Il duca Ruggero non intervenne nella lotte per la successione che sconvolsero il principato capuano e che videro l’ascesa al potere, dopo la morte di Riccardo II nel 1106, del fratello di quest’ultimo, Roberto.
Il duca sopravvisse alla morte di due figli, Ludovico morto nel 1094 e Guiscardo morto nel 1108, e dei suoi due fratelli, Guido morto nel 1108 e Roberto morto nel 1100.
Nel corso del 1100 il duca Ruggero si mise d’accordo con Pasquale II per concordare una strategia da perseguire al momento dell’arrivo a Roma dell’imperatore Enrico V.
La malattia impedì al duca di salvare il pontefice, catturato dall’imperatore.
Il duca Ruggero morì per malattia il 22 febbraio dell’anno 1111.
Suo figlio Guglielmo gli successe come duca nel 1111, ma fino al 1114 fu sotto la reggenza della madre Ada. Guglielmo ebbe meno fortuna e abilità del padre a tenere unito il Ducato e morì, senza lasciare figli e senza aver indicato un erede, nel 1127.
In quell’anno Ruggero II, figlio dell’omonimo granconte e cugino omonimo del nostro, si fece proclamare duca di Puglia a Salerno.
Tre anni, nel 1130, dopo ottenne la corona del Regno di Sicilia dall’antipapa Anacleto II, confermata poi dal pontefice Innocenzo II nel 1139.

Sostanzialmente i cronisti dell’epoca descrissero benevolmente il duca Ruggero: ne esaltarono il buon carattere che aveva nei rapporti con gli altri e la sua religiosità che si tradusse in una munificenza che interessò sia chiese che monasteri.
Gli storici odierni, invece, rilevarono la sua scarsa abilità politica e il suo fiacco governo del Ducato, del quale perse progressivamente il controllo, almeno in alcune zone.
Secondo quest’ultimi il processo di costruzione dello stato normanno si arrestò con il governo del duca Ruggero, nonostante egli avesse fatto di tutto per tenere unito il Ducato di Puglia e Calabria.


Sul soprannome Borsa.

Non si conosce il motivo preciso per cui Ruggero fu soprannominato "Borsa": forse per l'abitudine a portarsi dietro una borsa di monete, per la sua presunta avarizia o per l'inveterata abitudine a contare le monete. D'altronde solo un cronista riferisce di tale soprannome, quindi potrebbe essere falso.
In ogni caso, a prescindere dalla sua fondatezza, questo soprannome è stato utile per distinguerlo da altri omonimi personaggi ben più famosi e conosciuti di lui.
Bisogna ricordare che i nomi normanni non erano molto vari: Goffredo, Guglielmo, Roberto, Riccardo e, ovviamente, Ruggero.

Fonti e Letteratura.

Qui di seguito elenco parte del materiale da me consultato e in parte tradotto per scrivere la tesi. In particolare il materiale di base, facilmente reperibile ed essenziale per lo studio della storia normanna.

Fonti

Molte fonti minori, come gli annali, si trovano negli M.G.H. SS. (Monumenta Germaniae Historica Scriptores) e nei R.I.S. (Rerum Italicarum Scriptores).

AMATO DI MONTECASSINO, Storia dei Normanni, introduzione, traduzione e note a cura di G. Sperduti, Cassino 1999. (di questa cronaca ci è pervenuta solo la traduzione in antico francese)

De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius: auctore Gaufredo Malaterra monacho benedectino, introduzione, traduzione e note a cura di V. Lo Curto, Cassino 2002.

Guillermi Apuliensis Gesta Roberti Wiscardi, introduzione, traduzione e commento a cura di F. De Rosa, Cassino 2003.

Petri diaconi chronica monasterii Casinensis a. 1075-1139, edizione a cura di W. Wattenbach, in M.G.H., SS., a cura di G. H. Pertz, Hannover 1846, tomo VII, pp. 727-844.

Romoaldi II. archiepiscopi salernitani Annales, edizione a cura di W. Arndt, in M.G.H., SS., a cura di G. H. Pertz, Hannover 1866, tomo XIX, pp. 387-461.

The ecclesiastical history of Orderic Vitalis, edited and translated with introduction and notes by M. Chibnall, IV-VI, Oxford 1973-1978.

Letteratura

Molte informazione sono state tratte dal Dizionario biografico degli Italiani e dall'Enciclopedia dei Papi, entrambi pubblicati dall'Istituto della Enciclopedia italiana, fondata da Giovanni Treccani.

Le raccolte degli Atti delle giornate normanno-sveve, organizzate dal Centro di studi normanno-svevi dell'Università degli studi di Bari, sono una miniera d'informazioni su tutto quello che riguarda l'epoca normanna e sveva nel Mezzogiorno.

CHALANDON F., Storia della dominazione normanna in Italia e in Sicilia, traduzione ita. di A. Tamburrini , Cassino 2008, (tit. orig. : Histoire de la domination normande en Italie et in Sicile, Paris 1907).

DE BLASIIS G., La insurrezione pugliese e la conquista normanna del secolo XI, I-III, Napoli 1864-1873. (introvabile)

NORWICH J. J., I normanni nel Sud: 1016-1130, trad. italiana di E. L. Rospigliosi, Milano 1971, (tit. orig. : The Normans in the South, 1016-1130, Harlow 1967).


Per informazioni, curiosità, dubbi e critiche non esitate a chiedere.
 
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Sbrofl
view post Posted on 24/7/2014, 18:29




Devo dire che è molto interessante. Ti faccio i complimenti per laurea. ^_^
 
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view post Posted on 25/7/2014, 08:43
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CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 23/7/2014, 12:59) 
Quello che segue è il capitolo conclusivo e riassuntivo della mia tesi di Laurea magistrale (mi sono laureato giovedì 17 con la lode)

Bestia! e me lo dici così? era l'occasione per festeggiare!!!
Giuse', Congratulazioni!

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CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 23/7/2014, 12:59) 
su Ruggero Borsa. Il capitolo è stato lievemente modificato, ma per il resto è la riproduzione esatta di quanto scritto nella mia tesi. Per altre informazioni leggete in fondo all'articolo. Buona lettura!

Ho apprezzato l'articolone. Stavo per chiederti il perchè si chiamasse Borsa, ma alla fine del testo lo hai specificato. Curioso aneddoto... ^_^
 
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view post Posted on 25/7/2014, 11:20
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CITAZIONE (Giuseppe Saracino '88 @ 23/7/2014, 12:59) 
su Ruggero Borsa. Il capitolo è stato lievemente modificato, ma per il resto è la riproduzione esatta di quanto scritto nella mia tesi. Per altre informazioni leggete in fondo all'articolo. Buona lettura!

Ho apprezzato l'articolone. Stavo per chiederti il perchè si chiamasse Borsa, ma alla fine del testo lo hai specificato. Curioso aneddoto... ^_^

Tratto dalla mia tesi:



Ruggero Borsa

In tutte le fonti esaminate per la stesura di questo lavoro, Ruggero è nominato semplicemente con il suo nome e dopo essere divenuto duca, il titolo è stato preposto al nome.
Dalle fonti non viene riportato nessun soprannome a suo carico, eccetto che da Orderico Vitale.
Questo cronista è l’unico a riferire che Ruggero era conosciuto con un soprannome:<<…Rogerius […] cognomento crumena…>>.
Successivamente afferma:<<rogerius enim cognomento Crumena id est Bursa…>>.
In seguito afferma:<<rogerius autem dux cognomento Bursa…>>.
Quindi il duca Ruggero era soprannominato “crumena”: sul significato e l’origine di questo termine, lo stesso Orderico Vitale non riferisce nulla tranne che la “crumena” è una “bursa”.
Il termine “crumena” o “crumina”, variante quest’ultimo del primo termine, è un vocabolo del latino classico indicante una borsa per il denaro e per traslazione indica anche il denaro stesso.
Se il soprannome è di origine popolare, è probabile che la gente chiamasse il duca Ruggero “bursa” invece che “crumena”: Rogerius Bursa, Ruggero Borsa.
Come già detto, Orderico Vitale non fornisce nessuna spiegazione su questo soprannome: non sappiamo nulla della sua origine né del suo reale significato.
Perché Ruggero era chiamato, se effettivamente fu così, Borsa? A cosa alludeva questo soprannome? Secondo le ricerche di De Blasiis e Norwich, autore quest’ultimo della più recente storia dell’epopea normanna nel Mezzogiorno d’Italia, il duca Ruggero aveva l’inveterata abitudine di contare e ricontare le monete.
Oppure il soprannome deriva da una sua presunta avarizia?
Potrebbero anche esserci altre spiegazioni: forse il duca, come chi scrive del resto, aveva l’abitudine di portare sempre con sé una borsa per le monete?
E che da questa sua abitudine venne soprannominato “Borsa”?
E’ possibile, forse probabile visto che i soprannomi hanno un origine quanto mai variegata.
In ogni caso, sulla fondatezza di questo soprannome possono essere espressi dei dubbi, basati sulla constatazione, come già detto, che Orderico Vitale è l’unico cronista a riferire di questo soprannome, né gli altri cronisti né gli annalisti vi fanno cenno.
Sebbene egli abbia scritto la sua opera dopo il 1120 e fosse contemporaneo del duca Ruggero, fu l’unico fra i cronisti consultati a non essere vissuto nel Sud Italia.
Amato di Montecassino scrisse la sua opera fra il 1075 e il 1080 e questa si concentra sulle imprese di Roberto il Guiscardo e di Riccardo di Capua fino a quell’anno: per questi motivi è possibile capire perché questo cronista non faccia menzione del soprannome del figlio del Guiscardo, il quale, talaltro, è a malapena citato nell’opera.
Per Guglielmo di Puglia sì è già detto: l’opera di questo cronista, tesa a narrare le gesta del Guiscardo, gli fu commissionata dal duca Ruggero, il quale viene sempre rappresentato in buona luce, tranne, forse per quanto detto prima sulla critica velata o presunta tale.
Guglielmo di Puglia non avrebbe osato riportare un soprannome così poco lusinghiero verso il suo mecenate.
Goffredo Malaterra, nostra principale e spesso unica fonte sul duca Ruggero, nonostante le poche critiche mosse al duca non fa alcun cenno a questo soprannome.
Romualdo Guarna avrebbe potuto essere l’unico cronista in grado di fornirci informazioni su questo soprannome, essendo egli vissuto una quarantina di anni dopo la morte del duca Ruggero, ma anche lui tace su questo soprannome.
Detto tutto questo, si può ipotizzare che la notizia sul soprannome “Borsa”, riportata da Orderico Vitale, sia priva di fondamento?
E’ impossibile dirlo: in ogni caso, questo soprannome è rimasto associato alla figura del duca Ruggero.
Ciò è dovuto non tanto alla presunta veridicità del soprannome in questione, ma quanto alla sua pratica utilità: Ruggero è un nome proprio abbastanza comune fra i Normanni assieme a Roberto, Guglielmo, Goffredo e Riccardo. Basti pensare che al oltre al duca di Puglia, anche il granconte di Sicilia e il suo celeberrimo figlio, fondatore, come già detto, del Regno di Sicilia portavano quel nome.
L’utilizzo di questo soprannome è quindi servito a rendere un po’ meno anonimo, per così dire, il nostro: di conseguenza nei libri di testo egli è sempre citato come Ruggero Borsa.


Edited by Giuseppe Saracino '88 - 25/7/2014, 12:53
 
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Grazie per le delucidazioni. Ho scoperto che in Turchia esiste una località chiamata Bursa. Per caso Ruggero sarà mica passato di lì? Scherzo, naturalmente. Immagino non ci appiccichi nulla...
 
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view post Posted on 31/7/2014, 23:07
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Non sarebbe la prima volta che un nobile concede il suo nome ad una localita'. Alessandro Magno lascio' come suo ricordo 'Alessandria' in Egitto!!!

Scherzi a parte, nonostante i rapporti secolari tra sud Italia e Turchia, il nome Bursa e' solo una simpatica coincidenza.
 
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view post Posted on 13/8/2014, 20:39
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Complimenti per la Laurea Giuseppe, molto interessante l'argomento della tesi.
 
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