| Le crepes non sono affatto francesi ma romane... Mangiare da Dio: il segreto delle crepes di Papa Gelasio By SantAlessandroLa tavola è il luogo dove si stringono alleanze, dove nascono le idee, dove crescono le amicizie, un’occasione, insomma, di condivisione e di dialogo; Gesù l’ha voluta addirittura come luogo di comunione. E’ il punto di partenza del singolare volume di Paolo Sartor e Andrea Ciucci, due sacerdoti che ormai da qualche anno si occupano di ricette, ma in modo singolare. Nel volume, appena uscito “Mangiare da Dio. Cinquanta ricette da San Paolo a Papa Francesco” (Edizioni San Paolo, pagine 144, euro 17,50) i racconti di cucina diventano un’occasione per ripercorrere alcuni dei momenti – e dei personaggi – più importanti della storia della Chiesa. Tra le ricette proposte dal libro ecco il pane di crusca mangiato dai primi eremiti del deserto, il paté di aringhe preparato dai monaci dell’abbazia di Westminster, il pasticcio di carne di Leone X e naturalmente anche la bagna càuda prediletta da papa Francesco. La narrazione procede in modo agile, a “schede”, complete di ingredienti e procedimento per realizzare i piatti con semplicità. Molte le curiosità ghiotte da scoprire. Per esempio, lo sapete come sono nate le crepes? Per gentile concessione dell’editore vi presentiamo la ricetta tratta dal libro e la sua storia.
A Papa Gelasio (400-496), ultimo pontefice romano a nascere in Africa, a Cabilia (Algeria), viene attribuita l’invenzione delle crepes, perché, come si legge nel volume, “le fece offrire a un gruppo di pellegrini francesi venuti a Roma per la festa della candelora (2 febbraio). Da allora questo divenne, almeno in Francia, un dolce tipico che nel tempo si arricchì di vari ingredienti divenendo sempre più completo e gustoso”.
Gli ingredienti 250 g di farina 4 uova 250 ml di vino bianco 250 ml di acqua 50 g di burro sale
Come si preparano In una ciotola capiente mescolare la farina con il vino e l’acqua. Aggiungere un pizzico di sale e le quattro uova sbattute. Lavorare l’impasto fino a che diventi perfettamente liscio e omogeneo; lasciare riposare in frigorifero per circa un’ora. Ungere con una punta di burro una pentola rovente e cuocere le crêpes una per volta, utilizzando la quantità di impasto necessaria a coprire con uno strato leggero l’intera superficie della pentola. Questa è la ricetta base che può essere farcita sia in versione salata (con formaggio, prosciutto, verdure cotte o uova), sia in quella dolce (con frutta o creme) dove è allora opportuno aggiungere un paio di cucchiai di zucchero a velo all’impasto.www.santalessandro.org/2015/07/mangiare-da-dio-crepes/Crespelle per i LupercaliaNell’anno 492, a Roma venne eletto un papa di origine africana, Gelasio I, che era nato in quella che oggi si chiama Algeria, ma che all’epoca faceva parte dell’Impero Romano (o almeno di quel che ne restava). La storia ci dice che combatté strenuamente il paganesimo e che tentò una riforma della vita morale e religiosa delle popolazioni italiane e soprattutto del clero del suo tempo. La tradizione lo vuole profondamente umano, generoso ed altruista per aver diviso tutte le sue sostanze con i poveri, salvando la città di Roma dalla carestia. Nella sua personale lotta contro il paganesimo, va ricordata la soppressione dei Lupercalia, feste della purificazione in onore del dio Fauno (in latino Luperculus), che terminavano il 15 febbraio con il rito della februatio, purificazione della città dagli influssi malefici. Al suo posto la leggenda vuole che il papa abbia istituito la festa della Candelora, per la purificazione della Vergine Maria, con la benedizione delle candele, il 2 di febbraio.
Dal punto di vista gastronomico, questa papa non dà grosse soddisfazioni: era molto parco, mangiava pochissimo e preferiva digiuni e preghiere. Ma…qualcosa di interessante c’è, almeno stando ad un’altra leggenda: proprio in un freddo febbraio del 493, arrivarono a Roma pellegrini francesi per festeggiare la nuova festa cristiana. Il loro numero era però molto alto e quindi ci si trovò in grossa difficoltà per poterli sfamare tutti. Il papa decise allora di donare loro delle derrate alimentari che consistevano in uova, latte e farina; mescolando questi ingredienti vennero preparate delle frittatine, quelle che oggi chiamiamo crepes.
“I pellegrini, sfamati e contenti, pregarono con molta devozione, sfilarono in processione con le loro candele accese levando al cielo inni di giubilo. Grati al buon pontefice, se ne tornarono a casa pieni di entusiasmo per Roma, ma anche per quel buon cibo generosamente offerto e che avevano molto gustato.”
La prima ricetta di crispellas si trova nel trecentesco Liber de Coquina e suona così:
Crispellas sic fac: habeas farinam albam distemperatam cum ovis, addito safrano. Et pone ad coquendum in lardo tantum; et quando decocte fuerint, pone desuper zucaram vel mel. Et comede.
Ho già scritto di questa ricetta, ma repetita iuvant… Crispellae
130 gr farina, 3 uova, 3 dl latte, sale, zafferano, 40 gr burro, 3 cucchiai di zucchero o miele per finire
Amalgamate le uova con latte e farina; aggiungete 20 gr di burro fuso, un pizzico di sale, zafferano e un cucchiaio di zucchero. Lasciate riposare la pastella per un’oretta.
Scaldate la padella, imburratela e versare il composto a cucchiaiate, per fare delle crespelle. Si servono calde con zucchero o miele tiepido. Et comede. Per un sapore più medievale provate a cuocerle in padella con il lardo al posto del burro.
Il termine crispella deriva forse dal latino crispus, che significa arricciato. Si serviva con gli entremets, prima del dessert, in versione sia dolce che salata; potevano essere arricchite con formaggio, pesce o anche carne macinata, ingredienti che venivano sminuzzati ed incorporati alla pastella di farina, uova, acqua o latte o latte di mandorle, con l’aggiunta talvolta di lievito. Sono quindi delle frittatine cotte in padella nel lardo fuso o in olio bollente: l’idea di arrotolarle e farcirle è successiva e stavolta, probabilmente, di origine francese. Magari di qualche romeo sfamato da papa Gelasio, tornato oltralpe a casa propria…
Le note storiche sono tratte da “Buon appetito santità” di Rinaldi-Vicini e da “La cucina medievale” di E. Carnevale Schianca
https://cucinamedievale.altervista.org/cre...r-i-lupercalia/
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