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Facchinetti aggredito da star irlandese

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view post Posted on 26/10/2021, 16:53
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Questo irlandese, che vive facendo il picchiatore professionista, in una sala riunioni di Roma ha attaccato d'improvviso e senza motivo una persona inerme che era lì con la famiglia. Un gesto vile. Solidarietà alla famiglia Facchinetti...

Francesco Facchinetti aggredito da McGregor: «Gli si è spento il cervello. Lo denuncerò»
di Chiara Maffioletti

Il produttore racconta i dettagli della serata finita con l’aggressione: «Non mi ha più chiamato. Parlare di quello che è successo è un dovere, è pericoloso»


Francesco Facchinetti è appena uscito dal pronto soccorso. Sedici giorni di prognosi, ma è ancora temporanea. «Devo fare una tac e un bel po’ di altri esami». Questa, oltre al labbro rotto in più punti, è la fine di una serata surreale, in cui il produttore dopo due ore di amabili chiacchiere si è ritrovato aggredito senza un motivo dal lottatore dei record Conon McGregor. E, appena ci sarà una prognosi definitiva, ci sarà invece l’inizio di un nuovo capitolo, perché Facchinetti ha deciso di denunciare lo sportivo più pagato al mondo. Andiamo con ordine.

Come è nata questa serata?
«Ero a Roma per la prima del film di due tra gli artisti che seguo, Ben (Benjamin Mascolo, ndr.) e Bella Thorne, Time is Up. Anche McGregor era a Roma, per il battesimo del figlio, e ha invitato Bella con i suoi amici a una festicciola privata nel suo hotel, il St Regis».

Come mai ha deciso di andare?
«Era come se ci avesse invitati a conoscerlo Cristiano Ronaldo, ero anche un suo fan. Arrivati in hotel una decina di sue guardie del corpo ci hanno fatti accomodare in una specie di stanza riunioni in cui c’era cibo e molto da bere. Dopo mezz’ora è entrato lui, tra gli applausi. Abbiamo iniziato a dialogare, a raccontarci diverse cose tranquillamente… insomma, era una bellissima serata».

Poi?
«Stavamo cercando di capire se e come proseguire la serata, quando a Conor è proprio andato off il cervello. Ero a 30 centimetri da lui e mi ha tirato un pugno in faccia. Mi sono ritrovato dall’altra parte della stanza, sotto choc come tutte le persone che erano con me».

Ma c’è stata una discussione? Una battuta non capita?
«Assolutamente niente, non c’era nessun motivo. Lui non voleva tirare un pugno a me, semplicemente a un certo punto voleva tirare un pugno. Punto. Il caso ha voluto fossi lì io ma poteva esserci mia moglie, Bella, chiunque altro. Sarebbe stato lo stesso. Ho visto nero e voleva attaccare, come fosse un pitbull».

Dopo il pugno cosa è successo?
«Quattro delle sue guardie del corpo lo tenevano letteralmente appeso al muro, fermo. Altrimenti avrebbe continuato a menarmi. Le sue mani sono come dei kalashnikov, sono armi: poteva andarmi molto peggio. Poi ho capito come mai aveva così tante guardie del corpo: non sono per proteggere lui dagli altri ma gli altri da lui».

Ma lo ha visto fare uso di droghe?
«Preferisco non commentare. Detto questo, lo ripeto, ha fatto black out il suo cervello: un secondo prima era il nostro migliore amico e un secondo dopo i prendeva a pugni. Siamo rimasti tutti pietrificati, sotto choc».

Come siete usciti da quella stanza?
«Le guardie ci hanno fatto uscire dal retro facendoci capire che sarebbe stato meglio non dire niente di quanto successo. Io per la verità all’inizio avevo anche pensato di fare così, ero scosso, volevo solo andare via. Poi Ben mi ha fatto riflettere su quanto una persona così sia pericolosa: se non avessi denunciato e avesse fatto un domani così con altri, sarebbe stato anche sulla mia coscienza. Era un dovere civico parlare. Insomma, non potevo proprio fare finta di niente. Ora sto capendo con i miei avvocati come procedere».

L’ha contattata dopo l’aggressione?
«Non ho ricevuto nessuna comunicazione da parte sua o del suo staff».

Non è la prima volta che si parla delle aggressioni di McGregor.
«Io non lo sapevo. Lo avevo sempre stimato come atleta e per la sua storia personale: uno partito dal nulla dai sobborghi di Dublino che si ritrovava in campo al mondo. Poi mi sono informato e la preoccupazione è che non usi più le sue mani fuori dal ring: sono delle armi. Lo abbiamo accolto come un eroe e invece è il peggior bullo che si possa immaginare».

Quale è il suo obiettivo ora?
«Fermarlo perché è pericoloso. Mi hanno scritto molti fighters per condannare quello che ha fatto: un gesto che fa danni enormi a una disciplina che cerca da sempre di scrollarsi di dosso una certa nomea. Ha infranto anche la prima regola dei lottatori, che è non usare le mani fuori dal ring. Poteva essere il simbolo del riscatto sociale invece è una persona con problemi enormi».

www.corriere.it/spettacoli/21_otto...70609c741.shtml

Facchinetti aggredito, la testimonianza di Benji: "Conor McGregor è drogato e alcolizzato"
Il cantante conferma la versione dell'amico e aggiunge inquietanti particolari

La storia di Francesco Facchinetti, aggredito a sorpresa dal campione di MMA Conor McGregor, si arricchisce di nuovi particolari grazie alla testimonianza di Benji Mascolo. Il cantante era infatti presente alla festa con la moglie Bella Thorne: "Non mi interessa che sia tra i più ricchi al mondo, questa persona va fermata. Ha bisogno di andare in rehab, è drogato fino al midollo e alcolizzato da fare schifo".

L'INVITO IN HOTEL - Benji, Facchinetti e le rispettive consorti erano a cena a Roma, in occasione della Festa del Cinema, quando McGregor li ha invitati nel suo hotel. "Ha mandato un messaggio a una persona a me cara dicendo: ‘Vieni in hotel da me insieme ai tuoi amici a fare festa’. Quindi finiamo la cena e andiamo in hotel per incontralo", ha raccontato Mascolo sui social. All'inizio la combriccola si diverte molto: "Cominciamo a parlare e i toni sono amichevoli, stiamo scherzando e tutto procede per il meglio circa due ore".

L'AGGRESSIONE IMMOTIVATA - Le cose prendono una piega inaspettata quando Benji e Bella dicono di voler andare a dormire. A quel punto il pugile cerca di convincerli a rimanere: "Francesco, che a era a fianco a me dice: 'Ma sì, dai, noi rimaniamo se voi volete andare a dormire'. Conor, dal niente, senza alcun valido motivo gli tira un pugno in faccia. Ero a 30 centimetri di distanza, sono ancora scioccato".

A quel punto, racconta ancora il cantante, le guardie del corpo di McGregor si sono avventate su di lui per fermarlo: "L'hanno preso e l’hanno portato via di forza, saranno state almeno cinque o sei persone perché altrimenti sarebbe andato avanti".

BENJI: "HO DETTO A FRANCESCO DI DENUNCIARE" - Dopo i primi soccorsi un bodyguard li ha scortati fino all'uscita di emergenza, mentre gli altri erano occupati a tenere fermo il lottatore. "Francesco era in stato confusionale", ha continuato Mascolo. "Gli ho detto che era suo dovere civico denunciare, perché se questa cosa succede di nuovo e tu non l’hai denunciata in parte è anche responsabilità tua. Il nostro obbligo è fermare persone del genere".

"MCGREGOR E' DROGATO E PERICOLOSO" - "Non mi interessa che sia tra i più ricchi al mondo, va fermato. Ha bisogno di andare in rehab per ripulirsi, è drogato e alcolizzato. Io non giudico nessuno, tutti abbiamo i nostri problemi e ognuno fa ciò che vuole con il proprio corpo, ma quando diventi un pericolo pubblico meriti di essere punito".

www.tgcom24.mediaset.it/television...4-202102k.shtml

L’assurda verità sulle guardie del corpo di McGregor: “Non sono lì per proteggerlo”
Conor McGregor ha lasciato Roma ed ha fatto ritorno in Irlanda, lasciandosi alle spalle i misteri che ancora avvolgono la brutale aggressione a Francesco Facchinetti avvenuta due sabati fa in una saletta privata dell’hotel St. Regis. Il suo soggiorno italiano resterà nella memoria anche per le sue guardie del corpo: ma niente è come sembra…
A cura di Paolo Fiorenza

Chi è davvero Conor McGregor? Uno degli sportivi più famosi ed amati al mondo, il ragazzo di Dublino che da apprendista idraulico si è fatto strada diventando una leggenda delle MMA, oppure un pericoloso bullo imbottito di droga ed alcol, come detto senza mezzi termini da Benji Mascolo dopo la brutale ed immotivata aggressione a Francesco Facchinetti? In attesa che l'indagine aperta dalle autorità italiane su quanto avvenuto all'hotel St. Regis faccia il suo corso, resta il mistero su quello che accadde quel sabato notte nella sala privata dell'albergo romano dove il 33enne lottatore irlandese aveva invitato il produttore, sua moglie ed altri amici – tra cui Benji e la compagna Bella Thorne – a fare festa con lui.

Le immagini della videosorveglianza interna del St. Regis non potranno fare chiarezza su coloro che erano presenti e se circolassero sostanze che abbiano contribuito a far "spegnere il cervello" di McGregor, per usare le parole di Facchinetti. Le telecamere, infatti, coprono l'intero edificio dell'hotel a cinque stelle, tranne appunto la sala in questione, visto che spesso accoglie riunioni a livello altissimo tra capi di Stato ed in quelle circostanze la privacy è un valore prioritario.

La scena raccontata dal DJ milanese è comunque di potenza plastica e non solo dà corpo alla sequenza degli avvenimenti, ma getta tutt'altra luce anche sulle gigantesche guardie del corpo che accompagnano sempre McGregor, come si è visto anche a Roma fin dal suo arrivo nella capitale. Prima di tutto colpisce il numero dei bodyguard, è un esercito: "Arrivati in hotel una decina di sue guardie del corpo ci hanno fatti accomodare in una specie di stanza riunioni in cui c’era cibo e molto da bere. Dopo mezz’ora è entrato lui, tra gli applausi", è il racconto di Facchinetti al Corriere della Sera.
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Poi – dopo il terrificante pugno in faccia che scaraventa il produttore "dall'altra parte della stanza" – è impressionante la descrizione di quello che accade successivamente: "Quattro delle sue guardie del corpo lo tenevano letteralmente appeso al muro, fermo. Altrimenti avrebbe continuato a menarmi. Ha visto nero e voleva attaccare, come fosse un pitbull. Le sue mani sono come dei kalashnikov, sono armi: poteva andarmi molto peggio. Poi ho capito come mai aveva così tante guardie del corpo: non sono per proteggere lui dagli altri ma gli altri da lui". Sembra assurdo, ma a volte la verità davvero supera ogni fantasia: cosa sarebbe successo al malcapitato Facchinetti se non ci fossero state tutte quelle guardie del corpo di McGregor? La risposta fa venire i brividi.

www.fanpage.it/sport/altri-sport/l...er-proteggerlo/


Conor McGregor, il suo primo allenatore: "È un gentiluomo, Facchinetti lo avrà infastidito"
di Valerio Lo Muzio
Il campione di MMA raccontato da Philip Sutcliffe Senior, l'ex pugile olimpico che lo ha scoperto a Dublino. "Iniziò a fare l'idraulico, gli prestai io gli attrezzi. I soldi possono dare alla testa ma a Roma sarà successo qualcosa per farlo reagire così. È un eroe irlandese con un cuore proletario"

BOLOGNA - La nebbia autunnale attanaglia l'Estragon Club di Bologna mentre all'interno un gruppo di irlandesi festeggia. Sono seduti a bordo ring e levano in alto bicchieri di whiskey and cola che alternano a qualche pinta di birra. Sono i pugili della Crumlin Boxing Club di Dublino, in trasferta in Italia per "Bologna Vs Dublin, la sfida continua" la riunione pugilistica organizzata dalla palestra popolare Bolognina Boxe del maestro Alessandro Danè e dal decano del pugilato bolognese, Franco Palmieri. Sette incontri di boxe olimpica con gli atleti bolognesi a sfidare i fighter irlandesi, un sodalizio che dura da più di dieci anni: da quando nel Tempio del Rock bolognese si celebrava l'Irlanda in Festa, in occasione della festa di San Patrizio, ora a distanza di qualche anno il format è ripartito. "Potete andare in albergo e poi siete in libera uscita" la voce perentoria è quella del coach, Philip Sutcliffe Senior, 61 anni, ex pugile con alle spalle due partecipazioni ai Giochi Olimpici nel 1980 e nel 1984, e per 4 volte campione di Irlanda - "mi raccomando, non fate cazzate altrimenti vi strappo il passaporto" la faccia è quella di un duro, scavata dall'aria fredda dei docks e da una vita passata in trincea, tra la divisa dell'Irish Army e i guantoni.

"Sono dei bravi ragazzi, ma ogni tanto bisogna minacciarli" sorride il coach, abbozzando un mezzo sorriso, la maglia che indossa del resto non mente: "Mc Gregor Sport & Entertainment" al posto della O, un leone con in testa la corona, il logo del campione mondiale di MMA (arti marziali miste) Conor McGregor: "Faccio parte del suo team, sono stato uno dei suoi primi allenatori e abbiamo ripreso a lavorare assieme lo scorso anno, quando ha richiesto la mia consulenza tecnica prima del match contro Donald Cerrone, nel main event UFC".

Una storia che parte da lontano, dal 1998 a Crumlin, meglio nota come D12, uno dei 22 diversi codici postali in cui è divisa Dublino. È in questo quartiere di periferia, a sud-ovest del fiume Liffey che spacca in due la città, che è cresciuto The Notorius, il divo delle arti marziali miste: "La prima volta che ho visto Conor McGregor, aveva solo dieci anni, ricordo che entrai in palestra e vidi questo bambino che prendeva a pugni e a calci un borsone più grosso di lui e mi disse che voleva fare il pugile, io gli risposi che prima avrei dovuto parlare con i suoi genitori".

Poche semplici regole, in un quartiere difficile, simbolo della working class dublinese e così il piccolo Conor, ottenuto il permesso del papà tassista Tony e di mamma Margaret non esce più dalla palestra: "Era un ragazzo che amava lo sport, per un periodo ha giocato anche a calcio per la squadra del quartiere", racconta Philip. "Conor è cresciuto insieme a mio figlio e insieme ai figli degli altri coach, preferivamo tenere i ragazzi in palestra invece che lasciarli bighellonare in strada, questo è un quartiere proletario dove nessuno ti regala nulla, qui vengono ad allenarsi gli operai, gli elettricisti e i disoccupati".

La carriera di pugile per il ragazzino di Crumlin promette bene, Conor riesce a vincere il Dublin Novice Championship, un campionato dilettante per i giovani amatori, ma poi inizia a sperimentare nuovi sport: "Ha sempre amato la boxe era un ragazzo che rimaneva in palestra anche dopo gli orari degli allenamenti, si tratteneva fino a tardi ad allenarsi al sacco, voleva migliorare la tecnica perché voleva diventare un lottatore professionista, ma poi attorno ai 16 anni ha iniziato a scoprire altri sport da combattimento: kickboxing, MMA, jiu-jitsu brasiliano e ha conosciuto John Kavanagh, il suo storico tecnico, e a me non piaceva perché questi sport lo distraevano e gli rubavano tempo dalla boxe" racconta divertito Philip Sutcliffe mentre versa del whiskey, rigidamente irlandese, al suo secondo Paddy Brady, altro storico patriarca della Crumling Boxe.

A diciotto anni McGregor inizia la carriera da apprendista idraulico, ma non ha neanche i soldi per comprare gli attrezzi e così si rivolge al coach Paddy Brady: "Gli prestai gli attrezzi per rifare un impianto idraulico in una casa, e non me li ha più ridati, così negli anni successivi ogni volta che lo rivedevo gli dicevo scherzando che aveva un debito con me. Due anni fa si è presentato a sorpresa al nostro evento annuale di esibizione che facciamo prima di Pasqua, il "Good Friday Show del Crumlin", per combattere con un nostro pugile dilettante, è inutile dire che la palestra è impazzita di gioia nel vedere una star come McGregor dal vivo e in quell'occasione ha staccato un assegno da 70 euro per saldare il nostro vecchio debito, ma non lo abbiamo riscosso, lo abbiamo incorniciato e appeso al muro in palestra".

Poi il resto è storia recente: la carriera nella MMA fino all'approdo nell'americana Ufc, la vittoria dei due titoli mondiali e i ricchi contratti che lo hanno portato, secondo Forbes, a diventare nel 2021 l'atleta più pagato al mondo, guadagnando 180 milioni di dollari. Ma per il suo allenatore, Philip che lo conosce fin da bambino: "Anche se ora lui qualsiasi cosa tocchi diventa oro, il suo cuore e la sua anima proletaria sono rimasti quelli di sempre: appena è diventato ricco ha aiutato tutte le persone che hanno fatto parte del suo percorso, ha dato una mano alla squadra di calcio in cui giocava da ragazzino, finanzia la nostra palestra e durante la pandemia andava in giro per distribuire le mascherine nei quartiere. Per la mia palestra, per il mio quartiere Conor è un eroe e credo lo sia per molti irlandesi, noi siamo orgogliosi di lui".

Nonostante gli aneddoti desctivano un The Notorius da un animo profondamente proletario e nobile, le cronache recenti invece, raccontano di una vita di eccessi come l'aggressione di qualche giorno fa, al dj e conduttore Francesco Facchinetti, durante una serata tra amici al St. Regis Hotel a Roma, ma il coach irlandese lo giustifica: " Ha un temperamento acceso, non so cosa sia successo a Roma, ma sicuramente Facchinetti ha fatto qualcosa per infastidirlo perché Conor è una persona dal cuore molto grande".

Il rapper Benjamin Mascolo, in arte Benji, presente la sera dell'aggressione subita da Facchinetti, ha parlato di abuso di droghe da parte del fighter irlandese, alle accuse ribatte il vecchio maestro irlandese: "Conor, è una persona che ha fatto tanti soldi in pochissimo tempo, è normale che a volte i soldi diano alla testa e che quindi ogni tanto esageri con l'alcool e che magari si rilassi in qualche altro modo, è uno dei più grandi showmen che io abbia mai conosciuto. È una persona da un cuore molto grande è un vero gentleman: l'ho visto aprire la portiera alle ragazze dopo aver parcheggiato e coprire con il suo giubbotto una pozzanghera in strada per non far bagnare le scarpe a una donna, ora è diventato un grande nome e anche se sposta un bicchiere dal tavolo fa subito notizia e tutti sono pronti a puntargli il dito contro".

L'ex idraulico di Crumlin però, oggi è uno dei lottatori professionisti più conosciuti al mondo, che tanti giovani aspiranti atleti prendono come punto di riferimento e le sue vicende extrasportive potrebbero danneggiare la reputazione degli sport da combattimento, ma per il suo vecchio coach pare non essere un problema: "Anche i miei ragazzi che hanno combattuto questa sera, magari ora andranno a bere qualche drink, ma lo vanno a fare perché non lo hanno fatto per 5 o 6 mesi, sono atleti, ma sono soprattutto dei ragazzi, io insegno loro la disciplina nel senso biblico, gli insegno a porgere l'altra guancia e a essere rispettosi del prossimo, ma gli insegno anche a difendersi dai cogl..i che a volte si presentano nei pub, e lo so per esperienza, con quelli è difficile porgere l'altra guancia. Io non so se Facchinetti sia uno di quelli, non lo conosco e non c'ero quella sera, ma conosco Mc Gregor e il suo temperamento e se ha reagito così qualcuno è stato fastidioso con lui."

Il ring di quello che è diventato per una sera "il Madison Square Garden di Bologna" ormai è stato smontato, le sei corde giacciono a terra, pronte per essere caricate su un camion e nell'Estragon Club, ormai vuoto riecheggia una vecchia ballata irlandese, cantata a squarciagola dal team della Crumlin Boxing Club, l'isola dei beati marinai, un posto dove i pescatori vanno se non finiscono all'inferno, dove ci sono i pub e le belle ragazze, dove la birra è gratis e le bottiglie di rum, crescono su ogni albero: "Vestitemi con la mia cerata e il maglione e non sarò più visto sul molo dite solo al mio capitano che sono in viaggio, compagni, ci ritroveremo un giorno a Fiddler's Green".

www.repubblica.it/sport/vari/2021/...tore-323786307/

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